di Sergio Climinti
Questo pezzo, con alcune differenze non sostanziali, è già apparso sui social di Moreno Burattini. Era talmente interessante, emozionante e dettato da un comune sentire che abbiamo chiesto a Sergio Climinti - di cui presto leggerete qui la sesta puntata della biografia di HPL - di poterlo pubblicare anche su "Dime Web": la scelta delle immagini è dello stesso autore. (s.c. & f.m.)
Sergio Climinti con i figli (agosto 2015) |
Fin
da piccolo ho sempre preferito il fumetto in bianco e nero, rispetto
a quello a colori. Probabilmente perché, a parte rare eccezioni, la
qualità non era eccelsa. Devo però riconoscere che senza
quest’ultimo difficilmente sarei riuscito a coinvolgere i miei
figli nella lettura dei fumetti, in particolare di "Zagor".
Credo
che ogni zagoriano che si rispetti abbia pensato, prima o poi, di
trasmettere al proprio figlio o figlia, un po’ di quelle emozioni e
passioni che nell’infanzia e nell’adolescenza le storie dello
Spirito con la Scure gli hanno procurato.
Ebbene,
ci ho provato anch’io, con risultati insperati, lontani da ogni più
ottimistica previsione.
L’interesse
dei miei figli per le avventure di Zagor, dunque, è stato possibile
grazie alla policromia, offerta per l’occasione dalla "Collezione
storica a colori", pubblicata da "la Repubblica" a partire dal
16 febbraio 2012, sulla scia del successo arriso a quella dedicata a
Tex.
Zagor Collezione Storica a Colori n. 1 |
All’epoca
decisi di comprare quei volumi, pur avendo la collezione completa,
per una serie di motivi. Fra questi, la distanza dalla mia personale
raccolta, che dopo varie sistemazioni è finita nella casa di
montagna, ma anche per la curiosità di vedere le avventure di Zagor
con l’ausilio del colore, poiché l’ho sempre ritenuto uno fra i
personaggi più adatti a presentarsi in tale veste. Per via del
costume e di quello di molti dei suoi avversari, per la cornice
naturalistica delle sue avventure, per le acconciature degli indiani
e per il particolare tratto di Ferri e Donatelli, i disegnatori
principali della serie. Anche i numerosi redazionali che
arricchiscono ogni volume hanno contribuito a farmi fare questa
scelta. Soprattutto però, perché speravo che potesse piacere anche
a mia figlia.
Bianca,
all’epoca della riproposta di "Repubblica", aveva quasi tre
anni. Ogni tanto le davo da sfogliare qualche volume, ma è col n. 35
(11 ottobre 2012), a tre anni e mezzo, che ha cominciato a
interessarsi al personaggio. Su quel numero c’è il primo incontro
di Zagor con il vampiro. Attratta probabilmente dalla copertina, un
giorno mi chiese di leggerglielo, restando così incollata dalla
prima all’ultima pagina.
Da
quel momento, per diverso tempo, cominciò a prendere quel numero da
sola, sfogliandolo di continuo. Ogni tanto mi chiedeva di rileggerle
qualche sequenza - come quella comica tra Cico e il barone Rakosi o
quella in cui il vampiro entra nella stanza del giovane Parkman - ma
amava in particolare quella finale, dove il barone, costretto a terra
dalla forza di Zagor, ai primi raggi del sole si porverizza,
come affermava lei.
In
seguito, si mostrò attratta da altre storie con i mostri. Su tutte,
quelle con l’uomo lupo e la creatura anfibia del Dark Canal.
Poi
c’è stata una lunga pausa, dovuta alla nascita del secondogenito,
Tiziano, e al trasferimento in un’altra città.
I
fumetti però non sono mai mancati nelle letture che dedicavo ai
bambini. "Topolino", sia il settimanale - che sfogliavano e
leggevano per conto loro - sia qualche classica avventura di Floyd
Gottfredson e Romano Scarpa. Poi ho attaccato con tutta la saga di
Bone, di Jeff Smith, impresa che ci ha impegnato per parecchi
mesi.
Bone, di Jeff Smith |
Finché
un giorno ho deciso di tornare all’attacco con Zagor,
facendolo peraltro in maniera rigorosa: ho cominciato a leggere ai
bimbi tutte le storie del personaggio in ordine cronologico. Solo
Bianca mi ha seguito fin da subito. Tiziano ha mostrato meno
interesse, almeno fino a quando la pista dell’eroe di Darkwood non
ha incontrato quella di Titan. È stato amore a prima vista. Non pago
della prima avventura, mi ha chiesto di leggergli anche il secondo
incontro con il gigantesco robot. Purtroppo il suo entusiasmo è
stato frustrato, perché non appena il mostro d’acciaio ricomincia
a camminare, viene immediatamente distrutto. Notando la sua
delusione, gli ho dato in mano il volume con la storia di Hellingen
scritta da Sclavi, dove c’è un tripudio di arti meccanici che si
animano e reinnestano, seguiti da una lunga camminata del colosso
fatta di distruzione ed esplosioni, con grandi vignette dalle
inquadrature prospettiche a sottolineare l’imponente mole del
robot. Devo dire che è rimasto più che soddisfatto, non faceva che
sfogliare avanti e indietro le tavole di Ferri. Un entusiasmo che si
è riversato anche al di fuori dei confini del fumetto. Un giorno
abbiamo cominciato a “giocare a Titan”, dove io impersonavo il
robot che, a braccia tese e con i suoi pesanti passi, calpestava o
superava ogni ostacolo che i due marmocchi mi mettevano davanti nel
tentativo di evitare di essere afferrati. Il momento preferito da
Tiziano era quando mi saltava alle spalle, dal divano o dal letto, e
si attaccava al mio povero collo, a imitazione della storia
sclaviana, dove Zagor prima resta appeso alla schiena del mostro, poi
la risale rimanendo stabilmente in piedi sulla spalla del gigante.
Per
un po’ di tempo ho udito spesso fare una precisa richiesta da parte
di mio figlio: Papà, giochiamo a Titan?
Tavola originale di Ferri dalla storia di Sclavi. Notare che si tratta di tre strisce assemblate, come usava fare il Maestro per comporre le sue tavole. |
Quando
nel 2016 è uscito l’album di figurine della Panini, che io
ovviamente ho comprato, Bianca ne ha voluta una copia tutta per sé.
È grazie a questo che le è venuta la curiosità per qualche
personaggio o episodio che ancora non conosceva. Ha voluto vedere ad
esempio l’avventura dove l’eroe si bacia con Frida Lang e mi ha
fatto molte domande sulle storie non ancora lette. Da quell’anno,
l’appuntamento con le vicende dell’eroe di Darkwood ha avuto
un’accelerata. Nel frattempo, Tiziano è cresciuto, così anche lui
ha cominciato a seguire con più interesse le storie che gli leggevo.
Cico
meriterebbe un discorso a parte. Vi basti sapere che, grazie alla sua
fisicità e alle numerose gag che lo vedono protagonista,
riscuote quasi lo stesso successo dello Spirito con la Scure. Di lui
adorano soprattutto le canzoncine strampalate che inventa: dopo la
storia coi Seminoles, i due hanno improvvisato più volte la famosa
canzone del messicano, Il lamento del serpente.
Tornando
a Zagor invece, in una occasione Bianca mi ha fatto notare come a
volte si mostri piuttosto ingenuo di fronte ai suoi avversari,
concedendogli sempre una possibilità. Al che le ho spiegato che
l’eroe offre questa opportunità ai suoi antagonisti perché anche
lui un tempo è stato cattivo, solo che poi si è redento. Per questo
talvolta indulge col nemico di turno nell’affibbiargli il giusto
castigo e gli concede una chance, perché spera che possa
riscattarsi delle proprie malefatte. Proprio come è capitato a lui.
Ho concluso dicendole che avrebbe compreso meglio dopo la lettura
delle origini del personaggio. Storia che abbiamo letto giusto poco
tempo fa.
Bianca
oggi ha undici anni, Tiziano sette, e la sera, prima di andare a
letto, alterno la lettura di "Zagor" a quella dei "Puffi" e "Asterix".
Tiziano
fra i tre preferisce i folletti blu, mentre Bianca - che i Puffi li
ha già letti tutti da sola (ben 40 volumi) - predilige lo Spirito
con la Scure. Le ho detto che ormai è grande abbastanza da farlo
autonomamente, ma lei preferisce che lo legga ancora io, perché
“faccio le voci” dei diversi personaggi. Così la sera è una
lotta, e la democratica alternanza non sempre funziona.
Ho
cominciato a leggere Zagor ai miei figli perché è un personaggio
che ho amato molto da bambino e che, soprattutto, è stato capace di
procurarmi un immaginario considerevole. Credo sia questo, in fondo,
il motivo più importante per cui ho provato a farlo amare anche a
loro. Rifugiarsi nel mondo della fantasia – che sia un fumetto, un
libro, un film o quant’altro – non è una mera fuga dalla realtà.
Perché se talvolta quest’ultima dà la sensazione di schiacciarci,
allora quella fuga – se è solo momentanea – aiuta a svuotare la
mente, a ricaricare le batterie, per tornare poi ai problemi di tutti
i giorni con più leggerezza e serenità. Ritengo che questo sia un
grande merito dell’immaginazione, capace di rivelarsi una risorsa
che mi piacerebbe adottassero anche i miei figli, un giorno, per
affrontare la loro quotidianità.
Certo
non mi sarei mai aspettato che potessero diventare addirittura degli
esegeti di "Zagor".
Qualche
giorno fa infatti, li ho sentiti che parlavano dell’urlo dell’eroe
di Darkwood. Tiziano, avendo appreso a scuola i primi rudimenti della
lingua inglese, ne metteva in discussione la pronuncia. Riteneva che
il famoso Aaahhyakkk! non andasse letto con l’accento sulla
prima “a”, cioè Àayaak, bensì sulla “y”,
però aspirata, perché preceduta dalla “h”, ovvero ahÝaak.
Vi
prego però, non ditelo a mia moglie…
Una striscia dei Peanuts |
P.S.
In
questi tempi di coronavirus, dove da settimane i bambini sono
costretti a rimanere in casa, il tempo libero a disposizione si è
dilatato a dismisura. Un po’ di TV non gli si nega, un bel gioco in
scatola li tiene impegnati per parecchio, un’ora di gioco col
Nintendo gli è permessa e un buon film è utile per intrattenerli
per un paio d’ore. Ma il piacere della lettura è quello che gli fa
sopportare meglio questa segregazione.
Bianca,
che è più autonoma, ha cominciato a guardarsi in giro per la casa e
ha trovato diversi fumetti da leggere. La serie completa dei "Candy
Candy" della mamma, uscita negli anni Ottanta, che comprende anche
le avventure di "Lady Oscar" e "Georgie". E poi i "Peanuts"
e le strisce di "Calvin & Hobbes". Noi lettori, di questi
tempi, siamo più fortunati di altri. Buona resistenza a tutti.
Sergio Climinti
N.B. Trovate i link alle altre novità su Interviste & News!
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