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giovedì 20 giugno 2019

WOODSTOCK: FREEDOM

di Pierangelo Serafin

Accogliamo con piacere questo reportage del nostro amico e collaboratore Pierangelo Serafin (arricchito con le foto da lui scattate) della mostra "Woodstock: freedom" di Asolo, per il mezzo secolo della celeberrima kermesse musicale americana del 1969. La musica "leggera" contemporanea è un aspetto nobile della pop art, esattamente come il fumetto, ed è dunque doveroso parlarne su "Dime Web"! (s.c. & f.m.)


In l'apertura l'immagine che poi ritroveremo in chiave Pop sulla copertina del catalogo della mostra.

Uno dei circa 186.000 biglietti venduti prima che si decidesse che l'ingresso a Woodstock sarebbe stato gratuito!

Quella collocata fra i locali del Museo e gli spazi della Torre Civica dedicata al cinquantesimo anniversario dell'evento musicale più famoso del secolo scorso, che ha avuto luogo dal 23 Febbraio al 12 Maggio 2019 ad Asolo, segue idealmente le mostre su Mario Schifano e sulla Pop Art italiana a cavallo tra il 2017 ed il 2018 e quella celebrativa di Andy Warhol che si tenne nel 2017, nel trentesimo anniversario della morte dell'artista originario di Pittsburgh, la città della Pennsylvania dove nel 1924 si spense improvvisamente, nel bel mezzo di una tournée nel Nuovo Continente, Eleonora Duse. Colei che viene ritenuta la più grande attrice teatrale che il nostro Paese abbia mai avuto (e per la quale gli americani coniarono l'aggettivo doozy per sottindere qualcosa di straordinario), volle essere sepolta proprio ad Asolo e della cittadina della Marca Trevigiana divenne presto un'icona.


All'interno del museo è ricreata una stanza con oggetti appartenuti a Eleonora Duse.

Il retaggio storico della "città dai cento orizzonti", come la definì il Carducci, era già di una certa rilevanza fin dai tempi dell'insediamento della ex regina di Cipro Caterina Cornaro nel 1489 (quando i Veneziani ripresero il controllo dell'isola nel Mediterraneo orientale dettero Asolo come indennizzo alla spodestata regnante). Tra gli appartenenti alla sua prestigiosa corte si ritrovarono artisti come Giorgione e letterati come Pietro Bembo. Nel corso dei secoli successivi diversi importanti personaggi dimostrarono di gradire la particolare posizione climatica della cittadina. Tra questi vi dimorarono il poeta inglese Robert Browning (1812-1899), il musicista Gianfrancesco Malipiero (1882-1973), l'architetto Carlo Scarpa (1906-1978) e l'esploratrice e scrittrice Freya Stark (1893-1993), che riposa nello stesso cimitero che accoglie le spoglie della Duse.


Un bellissimo ambiente interattivo che si avvale anche del supporto di alcuni audiovisivi è dedicato all'escursionista Freya Stark.


Un'altra grande personalità artistica del luogo è lo scultore Antonio Canova che nacque a Possagno, una località a una quindicina di chilometri da Asolo, e che venne ad affinare le sue capacità presso lo studio di Giovanni Torretto nella piccola frazione di Pagnano. A sua volta il Canova ebbe numerosi allievi e alcuni omaggiarono la cittadina con le loro opere realizzate nello stile neoclassico che ebbe notevole successo a cavallo tra il XVIII ed il XIX secolo. Essendo comunque una testimonianza artistica preziosa i curatori delle mostre le lasciano visibili ai visitatori creando un curioso abbinamento tra classico e moderno, come ben evidenziato da questa immagine.

L'allestimento della mostra diviso tra le sale disposte sullo stesso piano del Museo Civico e sul percorso ascensionale della Torre Civica è quantomeno curioso e decisamente stimolante. Tra opere d'arte pop, memorabilia dell'evento, riproduttori musicali dotati di cuffie per l'ascolto dei brani più significativi degli album usciti in quel fatidico 1969 e schermi televisivi che proiettano immagini di film come Fragole e sangue di Stuart Hagmann, Hair di Milos Forman, Apocalypse Now di Francis Ford Coppola e naturalmente Woodstock - Tre giorni di pace, amore e musica di Michael Wadleigh, ci si ritrova immersi in una piccola ma suggestiva capsula temporale.


In evidenza due tragiche immagini relative al conflitto nel Vietnam. A sinistra L'esecuzione di Saigon, scatto di Eddie Adams del 1° Febbraio 1968. Di fianco The Napalm Girl di Nick Ut (Giugno 1972)

La branda con la bandiera americana e il sacco militare. Sullo schermo alla parete scorrono le immagini di Fragole e sangue di Stuart Hagmann del 1970 (il libro The Strawberry Statement di James Simon Kunen da cui è stato tratto il film è del 1969).

Si possono accettare anche piccoli anacronismi come l'esposizione della celeberrima fotografia di Nick Ut The Napalm Girl che risale al Giugno del 1972 (ed è quindi successiva di pochissimi anni rispetto all'evento al quale la mostra è dedicata) che diventa comunque utilissima per rendere perfettamente l'idea del contesto tragico della guerra nel Vietnam nella stanza al cui centro c'è una branda da campo militare coperta da una bandiera a stelle e strisce.
Nella stanza del museo, che riproduce su un maxi-schermo le immagini del raduno tenutosi nella cittadina dello stato di New York, troviamo le grandi riproduzioni degli album usciti in quell'anno, incisi dagli artisti più importanti che vi hanno partecipato, corredate di un riproduttore mp3 con incisi i brani più significativi della raccolta stessa. Tra questi, in ordine sparso, troviamo Tommy degli Who, Electric Ladyland di Jimi Hendrix, With a Little Help From My Friends di Joe Cocker, l'omonimo di Santana, Volunteers dei Jefferson Airplane e I Got Dem Ol' Cosmic Blues Again Mama! di Janis Joplin.



As I Opened Fire di Roy Lichtenstein (litografia del 1966 - originale ad olio del 1964). L'opera riprende un pannello di Jerry Grandenetti pubblicato in "All American Men of War" n. 90 (Marzo/Aprile 1962).

L'iconica Love di Robert Indiana. Serigrafia su carta (l'originale è una scultura del 1970)


Alle pareti delle sale attigue e nei corridoi di collegamento ammiriamo opere di artisti pop del calibro di Roy Lichtenstein, Andy Warhol, Robert Indiana, Mario Schifano e altri ancora, fino a imbatterci nelle gigantesche riproduzioni delle sagome dei Beatles composte da neon illuminati nella posa della copertina di Abbey Road (l'iconica fotografia di Iain Mcmillian venne scattata esattamente una settimana prima dell'inizio del festival d'oltreoceano) realizzate dall'artista fiorentino, classe 1955, Marco Lodola.


Beatles di Marco Lodola

Usciti dal museo ci dirigiamo verso la Torre Civica dove il percorso si svolge salendo almeno per tre piani su per le anguste e strette scale. Dopo appena mezzo piano ecco una delle installazioni più suggestive dell'intera mostra ed è quella che ricrea un ipotetico salottino minimale composto da due poltroncine, un tavolino con al centro una bottiglia di Coca Cola (vuota) e uno schermo televisivo che trasmette in un loop continuo il discorso di insediamento di John Fitzgerald Kennedy, trentacinquesimo presidente degli Stati Uniti d'America in carica dal 20 Gennaio 1961 al 22 Novembre 1963 (giorno del suo assassinio a Dallas).


Il salottino con il video che riproduce la cerimonia di insediamento di JFK.

JFK

L'ultimo Capitan America

Al primo piano, che è più che altro occupato dai camerini del sottostante Teatro Duse, troviamo cartonati con le foto di JFK, Marilyn Monroe e un ritratto del più recente Capitan America.
Al piano superiore, pressoché al centro della stanza, è innalzato uno schermo sul quale viene proposto (anche questo a ciclo continuo) il clip tratto da Easy Rider nel quale si può ascoltare il classico brano Born to be Wild degli Steppenwolf.
A corredo del video, sulle pareti della sala, sono esposte altre scene tratte da film nei quali la protagonista è la Harley-Davidson, icona americana quanto i personaggi visti in precedenza.


Kerouac, autore del romanzo on the road per antonomasia, mito della beat generation.



John Lennon & Yoko Ono con il testo di Imagine

Al terzo ed ultimo piano della mostra c'è un cartonato che ritrae John e Yoko e il testo di Imagine del 1971, ma correttamente lo schermo ripropone Give Peace A Chance della Plastic Ono Band che è proprio del 1969.
Ancora un piano più e siamo ormai fuori dal contesto della mostra, nella stanza della campana (ben bloccata affinché non suoni) dove al termine della salita ci si sarebbe aspettati di vedere immagini della Conquista della Luna (impresa che compie 50 anni come Woodstock), e invece ci dobbiamo "accontentare" di ammirare a perdita d'occhio alcuni dei già detti orizzonti del Carducci.


Veduta dalla cima della torre con la Rocca che è uno dei simboli della cittadina.


Appetibile il catalogo della mostra, che è composto da ottantotto pagine più quattro di copertina ed è curato da Enrica Feltracco (per quello che riguarda il contesto storico ed artistico), da Massimiliano Sabbion (che esamina prevalentemente il contesto cinematografico) e da Matteo Vanzan (che ci parla dell'aspetto musicale). Davvero interessante l'excursus sul perché delle partecipazioni e anche delle defezioni di alcuni artisti al festival (come i Beatles, i Rolling Stones, i Doors e Bob Dylan che per un motivo o per l'altro non si resero disponibili).
In definitiva si esce soddisfatti da questa mostra così ben fatta da riuscire a catturare lo spirito dell'epoca e le sensazioni di un tempo che ha forgiato, nel bene e nel male, la cultura (non solo) giovanile delle decadi successive.


Il catalogo

Pierangelo Serafin

N.B. Trovate i link alle altre novità in Interviste & News!

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