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mercoledì 3 aprile 2019

COMPUTER & ALIENI: I FUMETTI DI CRYX MAI VISTI QUI!

di Francesco Manetti

Su "Dime Web" abbiamo parlato più volte dell'arte a fumetti del fiorentino Cristiano "Cryx" Corsani... In particolar modo il nostro Filippo Pieri lo ha intervistato e vi abbiamo già fatto conoscere tre dei suoi cinque volumi finora usciti: Viviane l'infermiera (con Pieri ai testi), La trilogia della scimmia e Un giorno da sistemista. Esistono però altri due titoli firmati Cryx come autore completo sui quali ancora non ci siamo soffermati: L'evoluzione della specie (Periscopio, 2015) e Mobile Suit 500: L'esperimento (Cryx Edizioni, 2017). Entrambi i volumi possono essere acquistati, sia in versione Kindle, sia in cartaceo, sulle migliori piattaforme di vendita online, come Amazon.





Il primo dei due risale al 2015 e - come la Scimmia e il Sistemista - presenta forti elementi autobiografici con puntate nostalgiche su come nascono le passioni (cinema, cartooning, hobby) di un giovane nerd, cifra stilistica corsaniana; un "giovane nerd", che potrebbe anche essere lo stesso autore in una dimensione parallela leggermente "fuori fase" rispetto alla nostra, che cresce e matura nella (in una probabile) Firenze degli anni Settanta, Ottanta e Novanta. Rispetto agli altri bambini e poi ragazzi, indi uomini, della sua generazione qualcosa di diverso, qualcosa in più non si limita ad attraversare stile bolide pascoliano la sua vita, ma vi si sedimenta. La tecnologia, l'elettronica e l'informatica.


Il televisore del tempo che fu

Si inizia con un piccolo televisore che trasmette il TG1 rubando spaziotempo ai cartoni di Jeeg Robot, avendo oltretutto l'ardire tale vetusto tubo catodico di non avere nemmeno il telecomando abbinato: il bambino, che è quello che ha il posto a tavola più vicino all'apparecchio, ha l'ingrato compito di alzare manualmente il volume. Altro quadro. Mentre i ragazzini si arrangiano a registrare le cassette via etere, accostando il microfono agli altoparlanti dello stereo sul cui piatto sta girando l'LP preferito, si apre il primo squarcio sul futuro: il Walkman della Sony, lanciato in Giappone nel 1979 e diventato icona generazionale in Occidente nella prima metà degli anni Ottanta. Si trattava di un registratore e riproduttore stereo di musicassette, dove la musica si ascoltava con apposite cuffie, un aggeggio a pile portatile (e fu questa la vera rivoluzione). Il passo successivo è l'arrivo nei bar dei videogiochi di nuova generazione: fra il 1979 e il 1981 Space Invaders e poi Asteroids, Donkey Kong, etc. soppiantano gli ormai insulsi e schematici tennis e ping-pong in bianco-e-nero con tavolette e palline rimbalzanti, dando una nuova ragione di vita ai ragazzi del quartiere. Negli stessi anni, fra i '70 e gli '80, arriva la prima console di successo per poter godere dei videogiochi direttamente a casa, connettendo il "coso" al televisore: è il momento dell'Atari 2600, che ben presto deve però vedere la concorrenza della Intellivision della Mattel.


L'arrivo del videoregistratore, subito sfruttato al meglio con Linda Lovelace. Notare la citazione del Cinema Arlecchino di Firenze, nota sala per amanti delle pellicole piccanti

L'altro "alieno" che entrò nelle case di tutti con la seconda metà degli anni '80 fu il videoregistratore, o VCR, che registrava e leggeva videocassette nello standard VHS; in realtà questa tecnologia di riproduzione video, il Betamax per esempio, esisteva già fin dagli anni Settanta, ma, grazie all'abbattimento dei prezzi, sarebbe diventata di dominio pubblico nel decennio successivo; cominciò a declinare già alla fine dei '90 con l'arrivo dei primi lettori DVD casalinghi, per poi sparire. Finalmente venne il momento per il Nostro di potersi godere tranquillamente sul divano cogli amici i capolavori del cinema: Bergman, Antonioni, Pasolini, Herzog... Eh? Cosa?? Scherzavo! Volevo dire Gerard Damiano con il suo Deep Throat, interpretato da Linda Lovelace!
Chi voleva discostarsi dal mero intrattenimento, pur rimanendo a caccia nelle praterie tecnologiche, cominciò - come il protagonista/autore, Cryx - a interessarsi ai computer, con il pathfinder Commodore Vic-20 del 1980, le sue memorie espandibili e l'unità a cassette (per caricare i programmi). La fantasia di questi primi appassionati/esperti digitali italiani fu stimolata anche dall'uscita nel 1983 di WarGames, un discreto film americano di fantapolitica nel quale si parlava per la prima volta in maniera seria e reale di pirateria informatica, modem, computer in rete, etc. "Discreto" sia detto col senno di poi, ma all'epoca fu un blockbuster e l'adorammo. Ci pareva, con quel film, che tutti potessero diventare Capt'n Crunch, col suo fischietto di plastica, e che bastasse un poco d'impegno e d'ingegno per hackerare il cybermondo. Sì, bona Ugo! Da lì il primo interessamento alla programmazione in BASIC (chi scrive era un "genio" nel creare programmini dementi tipo "indovina il numero").


La rivelazione della topa


C'era però un buco nero in tutto questo primordiale allacciamento di cavi, linguaggi macchina, tastiere e monitor. La topa. Proprio quella, avete presente? Si trattava di un'altro genere di apparato di riproduzione, creato (assemblando però i soliti elementi, carbonio, idrogeno, ossigeno, etc., tranne il silicio) qualche milione di anni prima del Commodore, da un burlone sconosciuto. Questo misterioso oggetto distoglie per un po' l'attenzione del protagonista dalle sue inclinazioni elettroniche. Però il richiamo delle sirene binarie è troppo forte: il videogioco Dragon's Lair di Don Bluth (con la sua nuova tecnologia a laser disc) e i cartoni animati giapponesi, primo su tutti "Daitarn III", che arrivò nello Stivale nel 1980. Concorrente straordinario del Commodore e della topa fu nel 1982 il Sinclair ZX Spectrum (il vostro scrivente se lo fece portare da Londra), con i suoi incredibili tasti di gomma multifunzione e le sue allora grandi capacità di memoria: che bello ricopiare a mano pagine e pagine in BASIC dai libri comprati alla Marzocco e poi scoprire che il programma non "girava" perché avevi saltato una riga o cose simili!
Per il protagonista arriva il momento di fare le cose sul serio, con la decisione di studiare informatica alle superiori, matematica all'università e borse di studio post-laurea a ingegneria informatica. E nel mezzo la naja, il militare, il servizio di leva obbligatorio, l'anno sprecato. I giovani hanno avuto la fortuna di non doversi più confrontare, dai 17 anni in poi, con visite mediche militari e rinvii scolastici, e con quel maledetto anno che non serviva a nulla se eri uno con la testa a posto - uno stress spaventoso che andò avanti dall'Unità d'Italia fino alla fine del 2004, quando quello del soldato divenne finalmente un nobile mestiere esclusivamente volontario, aperto anche alle donne.


Internet attacks!

Se gli anni '80 erano iniziati con i videogiochi, i Novanta partono con Internet e con il World Wide Web. Non a caso, in una vignetta, appare il logo di Mosaic, primo browser "per tutti", prima di Netscape e Internet Explorer. La rete mondiale di collegamento dei grandi server e attraverso quelli dei computer presenti negli uffici e nelle case era destinata a cambiare il destino e il comportamento dell'intera specie umana. A partire dalle relazioni sociali. Fenomeno degli anni Novanta furono le chat room per incontrare sulle autostrade telematiche l'anima gemella. Come direbbero gli amici del "Vernacoliere" era però più facile incontrare l'anima budella, che è quello che infatti capita al nostro malcapitato protagonista.
Walkman, videogiochi, console, PC, Internet... Siamo giunti alla fine della storia? Ma no! Stavamo per lasciare indietro l'intruso più allucinante delle nostre vite, quello che, con le sue successive evoluzioni, ci avrebbe permesso di portarci tutto quello di cui abbiamo parlato sopra, tutto insieme mescolato e compattato... in tasca! Il cellulare nasce negli anni '70 ma solo con la seconda metà dei Novanta il "telefonino" diventa uno strumento anche economicamente alla portata di tutti, prog(reg)redendo di pari passo con la Rete. Per il protagonista è giunto il momento di affrontare la vita adulta: il lavoro, il matrimonio, la prole, lo smartphone. Impossibile gestire tutto insieme senza svalvolare. Occorre scollegare il cervello dal Master Control Program e ricollegarlo altrove. Magari sul fumetto. Certo! Lasciare per un attimo il lavoro con i computer, quel ronzio continuo e quel continuo refresh del monitor. Quell'odore di metallo caldo e plastica leggermente bruciata. L'hard disk che gira, i processori che processano. Lasciare tutto questo a favore delle matite, delle chine, dei pantone, della gomma pane, della carta Fabriano... Aaahh che bello! Invece no! Anche il fumetto deve adeguarsi ai tempi e dunque il Vampiro della Valle Siliconata pretende ancora litri di sangue dal Nostro per aggiornarsi - con un nuovissimo IMac e una tavoletta grafica Cintiq, cose costosissime! Alla fine però saranno i contatti umani, la carne nella carne, l'essenziale (il refugium peccatorum, scherzerebbe qualcuno) della vita. Senza la carne non ci sarebbe nemmeno il bit.





Nel 2017 CristCryx" Corsani lancia i componenti di Mobile Suit 500, prima sua opera nata interamente a colori, vero e proprio graphic novel fantascientifico con il quale si discosta un po' dalle rievocazioni autobiografiche (che in realtà sono tali solo in parte, diciamo che soprattutto l'atmosfera, il mood è autobiografico). Il racconto inizia con una satira delle mode neocavernicole di oggi. Scie chimiche, vaccini che fanno venire la meningite, veganismo d'assalto, etc. Ricordo benissimo che negli anni '70 e '80 fra le letture preferite di noi ragazzi occhialuti e non proprio fulmini da guerra in quanto a topa, oltre ai fumetti e ai romanzi (al 99% letteratura di genere), c'era la saggistica del realismo magico e dell'archeologia misteriosa. Non tanto Pauwels & Bergier, quelli del "Mattino dei maghi", che scrivevano in foggia un po' troppo colta per dei ragazzini, tanto meno l'antropologia alla Frazer, ma Peter Kolosimo e Charles Berlitz, quelli sì, con i loro resoconti di astronauti maya e di navi da guerra che si dematerializzavano nei campi di forza. E poi la rivista fiorentina "Il Giornale dei Misteri" (leggevamo la parte meno rivoltante, tralasciando dunque le storie su gente che vomitava chiodi o che allestiva bamboline di cera infilandoci dentro le unghie e i capelli del nemico) e i libri degli ufologi italiani, come Pinotti e Gianfranceschi. Ma sapevamo tenere ben distinti i quattro livelli del reale, del probabile, dell'improbabile e dell'impossibile. Non che il sottoscritto sia un fanatico del razionalismo e del Rasoio di Occam, perché credo che esista un quinto livello - quello dell'inspiegabile, del misterioso, del preternaturale, dell'insondabile. Preferisco lasciare sempre aperto uno spiraglio e non credo che la scienza abbia (ancora) tutte le risposte. 


Scie chimiche e altre amenità


Però, fra i seguaci odierni di queste teorie alternative, convinti di curarsi con la memoria dell'acqua et similia, sicuri che l'uomo non sia andato sulla Luna e interessati al dibattito sulla Terra Piatta, le barriere semantiche fra i quattro livelli cadono e tutto si confonde, in un mishmash concettuale peggiore del dialetto angloispanonipponico parlato nella Los Angeles di Blade Runner. Nella storia di Cryx il punto di snodo emerge quando il falso diventa vero. Il complottista è convinto di aver ragione perché HA ragione, come scopre suo malgrado il protagonista, uomo altrimenti realista e coi piedi ben piantati per terra. Dietro tutto quanto, dietro le scie, i vaccini fallaci, etc. c'è un supercomplotto, un ur-complotto (per dirla alla Eco). Gli alieni usano da secoli la Terra come un laboratorio, permettendosi ogni sorta di esperimento. E quando l'esperimento fallisce e si prospetta una soluzione finale, ma finale finale? Agli Umani non resta che resistere, e contrattaccare, sfruttando la mirabile e avanzatissima tecnologia extraterrestre contro i suoi stessi creatori. Il complesso di Frankenstein, nel suo eterno ritorno. Cryx in Mobile Suit 500 dà sfogo alla fantasia, riversando nel testo e nei disegni la sua passione per la fantascienza (numerosi i riferimenti alla cinematografia dell'invasione silenziosa e della minaccia aliena, in primo luogo La Guerra dei Mondi e Independence Day) e per l'animazione giap, per i robot giganti, quelli ai quali Alfredo Castelli, in una antico "Martin Mystère" del 1984, riservò origini ancestrali, risalenti alla guerra senza fine fra Atlantide e Mu. Il realismo magico non sarà mai stato così reale.


La minaccia aliena


Francesco Manetti

N.B. Trovate i link alle altre novità su Interviste & News!

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