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lunedì 4 marzo 2019

C'ERA UNA VOLTA... "IL TOTEM MISTERIOSO" (FROM THE VAULT 13)

di Nazzareno Giorgini



Nel 2018 erano passati 70 anni da quando era apparsa nelle edicole italiane, il 30 settembre 1948, la prima storia di Tex Willer intitolata Il totem misterioso, nel classico formato a striscia; da allora i lettori del nostro eroe, aumentati costantemente nel tempo, hanno sempre amato farsi raccontare le sue gesta, quasi fossero una fiaba che non può e non deve avere fine. Poco importava, all’inizio, chi fosse il cantastorie delle imprese narrate: erano infatti “le memorie di Tex” (come si legge a pag. 35 del n. 74 della seconda serie a striscia) a tramandarci direttamente le sue avventure. Nasceva così “un eroe con l’anima” che si sarebbe fatto spazio sempre di più, sia nel mitico mondo del West sia in quello di carta del nostro Paese. Ritornare alle fonti dello straordinario successo di questo personaggio mi sembra profondamente interessante, dopo che tante vicissitudini si sono intrecciate nella nostra vita e in quella del nostro eroe. Cercherò allora di dimostrare come già nella prima storia fossero presenti “in nuce” alcuni elementi fondamentali della saga texiana, che avrebbero trovato sempre più spazio nelle future imprese dell’eroe, e come già in queste prime tre strisce (come tutti sapranno, la prima avventura di Tex è composta dai titoli Il totem misterioso, La roccia parlante, Terrore a Calver City, per un totale di 32 tavole) si evidenzi una struttura narrativa di tutto rispetto che farà la fortuna del personaggio e che è il frutto geniale del suo ideatore Gianluigi Bonelli.




La nascita dell’eroe
Si sa che il primo Tex ebbe come modello grafico l’attore statunitense Gary Cooper (anche se diversi sono i fattori che hanno influenzato il disegnatore Aurelio Galleppini, non ultimo l’aspetto fisico e l’abbigliamento di Occhio Cupo, il personaggio creato contemporaneamente al nostro eroe da Gianluigi Bonelli), ma ciò che colpisce maggiormente è l’irruenza, il dinamismo e la carica aggressiva del character; inoltre il lettore è spinto ad interessarsi alle vicende dell’eroe anche dal fatto che egli dimostra di conoscere il suo antagonista, Coffin, l’indiana Tesah, e per la gente del West è già un mito, infatti viene definito con l’epiteto di “Giustiziere solitario”; sembra anche essere un vagabondo (“bazzicavo il campo dei Pawnee”, afferma), quasi un eroe on the road. È nota la trama di questa prima avventura: Tex aiuta Tesah, inseguita da Coffin, a ritrovare il tesoro della Roccia Parlante e, dopo alterne vicende, riesce a sconfiggere il bandito che si è alleato con un banchiere disonesto intenzionato a sfruttarne l’immensa ricchezza.
Tex nasce con un intento “provocatorio”: sadismo, forte aggressività, sangue, violenza, insieme a donne disegnate da Galep spesso in modo provocante e attraente. A suo tempo (alla fine degli anni ’50), per sfuggire alla campagna denigratoria che politici, educatori e uomini di chiesa lanciarono contro il mondo delle “nuvole parlanti”, si era resa necessaria un’autocensura da parte dell’editore, che ha permesso al nostro ranger di continuare a uscire nelle edicole (sorvolo ora sulle ragioni politiche e sociali che erano alla base di questo atteggiamento di condanna nei confronti del personaggio e del fumetto in generale).




In questa prima storia, il cui antefatto verrà presentato da G. L. Bonelli negli albi 83, 84 e 85 (Il passato di Tex), è interessante notare la definizione originaria che Tesah dà dell’eroe: “Il fuorilegge solitario”, poi mutata in quella che ho riportato sopra di “Giustiziere solitario”. Degna di attenzione è anche la risposta che Tex dà all’indiana: “uccido solo chi merita di essere ucciso” (n. 1, pag. 4, striscia 4), frase veramente appropriata per un personaggio che doveva chiamarsi “Killer” (Uccisore), cognome poi cambiato in quello meno duro di Willer. La sostituzione “Fuorilegge/Giustiziere” contiene in sé (come nella prima striscia “scagnozzi/uomini”) tutta la problematica del dibattuto e travagliato rapporto di Tex con la legge ufficiale; per ragioni di coerenza narrativa (avvicinare maggiormente il personaggio al suo destino di ranger) sono state mantenute queste forme nelle ultime riedizioni, ma ciò non toglie, alla luce del prosieguo delle avventure dell’eroe, che Tex sia, fin dalla prima apparizione, un “fuorilegge” che è anche un “giustiziere”; e non c’è antitesi in questo, poiché la legge degli uomini può sbagliare, quella di Tex no. Fin dall’inizio, quindi, il personaggio si assume una grossa responsabilità, quella di conoscere ciò che si cela nell’animo umano, frutto di una quasi arcana capacità che gli consentirà di crescere spiritualmente e narrativamente.




Tutti ricordano altri aspetti della “censura” dei primi anni ’60, come i ben noti pantaloni attillati fatti indossare a Tesah, in sostituzione della “scandalosa” minigonna, oppure le meno note imprecazioni del linguaggio texiano, fra cui spiccava un proibito “Perdio!” che verrà mutato in seguito con il caratteristico “Peste!” (ricordiamo anche i tanti errori ortografici attribuibili al lettering del “primo” Tex; per l’edizione non censurata utilizziamo “Gli albi di Tex a colori” pubblicati dall’Editoriale Mercury). Ma un elemento del testo originale che colpisce l’attenzione è la volontà del personaggio di restituire al nemico ciò che gli era stato destinato, e il classico tema della vendetta (nella terza parte dell’avventura, Terrore a Calver City) si colora di toni enfatici (come l’uso dei biglietti firmati “L’uomo della tomba”), senza perdere in nulla di aggressività e tensione narrativa. Qui ci troviamo di fronte veramente non al Willer giustiziere o ranger, ma all’uccisore che fa propria la legge del taglione: “avrai quello che tu avevi destinato a me... il terrore prima della morte!”. Poco dopo egli si diverte a disarmare Coffin invece di ucciderlo e si comporta come fa il gatto con il topo: gioca con la vita degli altri. Provate a mettere al servizio della legge un simile individuo e vedremo nascere il nostro eroe così come lo conosciamo. La forte aggressività di Tex, in queste prime storie, può nascere forse, secondo un’ipotesi suggestiva, dalla solitudine e dalla sofferenza, dalla mancanza di un sicuro appoggio e di affetto (anche se i Sanderson, che abitano a S. Thomas, dove Tex e Tesah si incontreranno, sembrano rappresentare una famiglia “rifugio” per il Tex fuorilegge; quando l’eroe avrà bisogno dell’indiana, in una successiva avventura, la cercherà nell’abitazione dei Sanderson, presso cui la giovane vive); questa aggressività, in effetti, è presente soprattutto nella prima serie a striscia (i primi quattro numeri della serie “gigante”) e pian piano diminuirà quando Tex diventerà ranger (e troverà l’affetto di Kit Carson) e poi Aquila della Notte (e troverà in Lilyth colei che gli darà un figlio, in Tiger Jack un amico e soprattutto un ruolo fondamentale, quello appunto di Aquila della Notte, difensore dei diritti del popolo rosso).




Tesah appare come la prefigurazione di Lilyth, ed è anche probabile un rapporto affettivo tra lei e Tex, rapporto che verrà ricordato dalla stessa Lilyth (ne Il patto di sangue), che definirà il suo sposo come “l’amico” di Tesah, che tra l’altro è stata anche lei (come Lilyth) nella scuola dei “Padri bianchi”. Sembrerebbe quasi che G. L. Bonelli voglia dirci che all’inizio di ogni cammino di un uomo c’è sempre una donna, la quale è naturalmente destinata a scomparire fisicamente (come avverrà sia per Tesah sia per Lilyth), ma a rimanere nella memoria dell’eroe e dei suoi lettori. Parlare di misoginia in Tex mi sembra completamente errato, tutto dipende dalla funzione che vogliamo attribuire alla donna e, secondo me, Bonelli senior le ha dato quella più importante e fondamentale nella vita di qualsiasi uomo, sia frutto della fantasia (come Tex) sia in carne e ossa. Tra l’altro la figura di Tesah introduce quella “componente antirazzista” che risulterà fondamentale nella saga dell’eroe, come ha anche messo in luce Gianni Brunoro nel suo articolo apparso in “CinquanTex”, Lo Scarabeo, 1998 (catalogo della mostra sui cinquant’anni di Tex Willer, tenutasi nella città di San Marco in Lamis, a cura di Giuseppe Pollicelli).
Una figura che, in questa prima avventura, sembra anticipare molti caratteristici personaggi della saga di Tex è quella di Fred, il banchiere disonesto che sfrutta le ricchezze altrui, in questo caso il tesoro ritrovato da Coffin. È interessante notare che, nell’ultima tavola del racconto, l’eroe ucciderà il banchiere, mentre a Coffin dà solo un pugno (lasciandolo poi svenuto nel suo ranch in fiamme); quasi a dire che i più pericolosi sono i ladri in guanti bianchi, “quel tipo di ladri che, nascosti in eleganti uffici e dietro rispettabili scrivanie, sono i più insidiosi per la società e i più difficili da scoprire” (frase peculiare della filosofia texiana, che abbiamo tratto dall’albo Acqua alla gola, n. 309, pag. 43).




Una curiosità: notiamo che compare già ne Il totem misterioso il nome del popolo indiano che ospiterà Tex: “La Roccia dei Navajos o Roccia Parlante” (n. 1, pag. 7, striscia 14). Infine non è un caso se G. L. Bonelli ha concluso la sua opera di sceneggiatore delle avventure del ranger con un titolo come Il medaglione spagnolo (n. 364), quasi abbia voluto rifarsi idealmente alla prima striscia del lontano 1948 (in effetti le due storie presentano alcuni punti di collegamento: nella prima Tex salva Tesah dalle mani di Coffin, nell’ultima Tex e Carson salvano Daana e Chayo da tre banditi; troviamo in entrambe anche un antico medaglione legato ad un mitico tesoro che però resta, nell’ultima storia, inesplorato).

Analisi strutturale
Già fin dal 1979, anno di pubblicazione dell’interessante saggio su Tex di Bargioni-Lucotti (Tex Willer, analisi semiseria del più popolare fumetto italiano - Gammalibri, 1979), si è parlato di analisi strutturale delle avventure di Aquila della Notte, richiamandosi al fondamentale trattato intitolato “Morfologia della fiaba” scritto nel 1928 dallo studioso russo Vladimir Propp. Cito dal dossier Tex comparso su Dime Press n.6 del febbraio 1994 (pagg.51-52): l’intento di Propp è «quello di dimostrare come qualunque racconto fiabesco sia in realtà costruito sulla base del medesimo schema, grazie a una rigida “grammatica” dell’affabulazione, e riconducibile a una sorta di espressione matematica in grado di tener conto delle variabili. [...] Tutte le storie del nostro eroe si basano sullo stesso schema, il cui sviluppo è abbastanza prevedibile. Il lettore , insomma, si trova di fronte a un meccanismo narrativo di cui conosce le regole e l’esito, e trae soddisfazione solo dalle variazioni minime attraverso le quali il protagonista giunge ad avere ragione del cattivo di turno». Anche Ermanno Detti e Daniela Parolai (che già avevano pubblicato un interessante articolo sulle censure in Tex, apparso sul periodico La Striscia, Speciale Tex, 1984) scrivono nel loro volume Storia e storie di Tex, Edizioni Anicia, 1994: «Quando ancora non si conoscevano in Italia le funzioni di Propp, Rodari non ci aveva insegnato “l’insalata di favole” e Calvino non aveva scritto il castello dei destini incrociati utilizzando i tarocchi, Bonelli fece ricorso alle “ funzioni narrative” per la costruzione di una storia. [...] Una “tecnica” diffusa, usata anche dai più grandi scrittori» (pag.111- il riferimento è alla storia Avventura a Cedar Mines, Tex n.21). Continuano ancora Detti e Parolai a pag.116: «Tex appartiene alla fiaba e come tale può essere collocato, se non proprio al di fuori del tempo, certamente in una cornice cronologicamente molto elastica. La realtà, storica o geografica che sia, resta sullo sfondo, come nel sogno o come nella narrativa popolare».




Il mio intento è quello di dimostrare che fin dalla prima storia di Tex, G.L. Bonelli, da quel grande sceneggiatore che era, seppe utilizzare le “funzioni narrative” per creare un intreccio, pur nella sua semplicità, avvincente e dinamico. Ci accorgiamo infatti che l’avventura intitolata Il totem misterioso può essere suddivisa, cronologicamente e geograficamente, in quattro parti di ventiquattro strisce ciascuna che coprono un arco di tempo narrativo di circa quarantotto ore. La prima parte (siamo nelle ore serali in quanto Tex “sta bivaccando”), che possiamo intitolare “Rainbow Canyon”, dove si svolge tutta l’azione, vede innanzitutto la presentazione del protagonista (striscia 4) che si incontra con Tesah inseguita da Coffin; nel primo scontro tra l’eroe e l’antagonista risulta vincente Tex. Nel successivo dialogo tra quest’ultimo e la giovane veniamo a conoscenza, attraverso la presentazione di Tesah e un breve flashback, delle ragioni dell’inseguimento e quindi entriamo nel vivo della storia. A rimettere in moto l’azione ci pensa Coffin, che risulta questa volta vittorioso sull’eroe e riesce a rubare “il segno del totem” appartenente a Tesah (Tex naturalmente si salva, evitando a se stesso e all’indiana una brutta fine). La seconda parte (che va dalla striscia 25 de Il totem misterioso alla striscia 16 de La Roccia Parlante) è quasi tutta ambientata durante la notte e vede il nostro eroe arrivare a Calver City per riprendere il medaglione a Coffin e a Dente di Lupo (un indiano alleato con il bandito); quest’ultimo rimette in moto l’azione poiché ricorda a memoria i segni incisi sul medaglione che permetteranno ai due uomini di arrivare al tesoro della “Roccia Parlante”; la sequenza è poi in gran parte occupata dallo scontro sul fiume “Blue River” (questo è il titolo che possiamo dargli) tra Tex e gli uomini di Coffin; l’eroe raggiunge Tesah all’alba e, dopo aver dormito tutto il giorno (mentre l’indiana è di guardia), al tramonto si accinge a dirigersi, con la guida della compagna d’avventura, verso la misteriosa roccia.




La terza sequenza va dalla striscia 17 de La Roccia Parlante alla striscia 8 di Terrore a Calver City ed è situata cronologicamente durante la notte, anche se ciò non si avverte poiché l’azione si svolge al chiuso, all’interno della “Roccia Parlante”, dove gli avvenimenti si susseguono con un ritmo serrato e pieno di colpi di scena: Coffin e Dente di Lupo entrano per primi nel passaggio sotterraneo e scoprono l’oro del tempio; tendono poi un agguato a Tex e Tesah, penetrati successivamente per una diversa via nella cavità sotterranea; i due vengono legati e Coffin spara all’indiano per non dividere con lui le ricchezze trovate; ma commette due errori che gli costeranno la vita: in primo luogo non si accerta che Dente di Lupo sia veramente morto, inoltre per soddisfare la sua crudeltà intende lasciar morire di fame e di sete Tex e Tesah. Ma ecco il colpo di scena: l’indiano, pur ferito gravemente, non è morto e prima di soccombere libera dai legami l’eroe, il quale gli promette sicura vendetta. L’ultima parte della storia si svolge la sera successiva ai drammatici avvenimenti accaduti durante la notte alla “Roccia Parlante” e va dalla striscia 9 di Terrore a Calver City alla conclusione dell’avventura; l’azione si sviluppa quasi tutta nella cittadina che dà il titolo alla striscia. Durante il giorno Tex e Tesah nascondono il tesoro in un punto sicuro, poi l’eroe saluta l’indiana che si dirige a S. Thomas; al tramonto abbiamo la vendetta del misterioso “Uomo della Tomba” che riesce ad eliminare Coffin e Fred (il “pezzo grosso” aiutante del bandito) senza svelare la sua vera identità (gli atteggiamenti minacciosi e le frasi sadiche non sono più diretti da Coffin verso Tex, ma viceversa). Infine, lasciandosi alle spalle il ranch in fiamme del bandito, l’eroe si dirige di notte a S. Thomas.





In conclusione possiamo quindi affermare che in questa prima storia di Tex ritroviamo uno schema-base delle azioni che ricorre quasi identico in tutte le narrazioni fiabesche: situazione iniziale; allontanamento da casa; serie di peregrinazioni; l’eroe incontra un antagonista e cade nel tranello teso da quest’ultimo; l’eroe viene messo alla prova e per superarla ha bisogno di un “oggetto magico” che gli viene offerto da un “aiutante” (“Il segno del totem” che appartiene a Tesah); l’eroe ritorna a casa in una situazione migliore di quella iniziale e l’antagonista è punito; mancano ovviamente le nozze regali dell’eroe, ma abbiamo visto che è intenzione di Tex raggiungere Tesah alla fine dell’avventura; troviamo, infine, anche gli scambi di ruoli (Dente di Lupo, “l’oppositore” dell’eroe che diviene in seguito il suo “aiutante”). Il tutto è reso da una perfetta compenetrazione tra disegno e testo che, non dobbiamo dimenticarlo, rappresenta una delle principali ragioni del successo di questo personaggio e risulta fondamentale in un medium come il fumetto che si avvale del codice iconico e di quello verbale (lo stile narrativo di G. L. Bonelli, infatti, si integra perfettamente con quello grafico di Aurelio Galleppini). Le fiabe, è risaputo, si rileggono sempre con piacere (anche nella nostra società dei computer), poiché appartengono a tutti e a nessuno, fanno parte insomma del patrimonio culturale di una nazione e del mondo intero: sarà questa la ragione del successo intramontabile di Tex e il “mistero” che si cela nell’animo del suo ideatore Gianluigi Bonelli?


Nazzareno Giorgini

N.B. Trovate i link ad altri articoli storici in Cronologie & Index!

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