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domenica 4 novembre 2018

AVVENTURA NELLE TERRE FREDDE, AFFRONTANDO I COSACCHI DELLO YUKON SOTTO L'ACUTO SGUARDO DI UN'AQUILA NERA. TRILOGIA DEL VIAGGIO IN MAXI ZAGOR 32, 33 E 34


di Giampiero Belardinelli

Introduzione
Questa insolita "trilogia del viaggio" si dipana nell’arco dei tre Maxi del 2018 e rappresenta una novità editoriale per la testata, non priva fra l’altro di interessanti esperimenti - come la miniserie in sei numeri incentrata sul Pancione Messicano, pubblicata lo scorso anno. La collana mensile è stata da sempre il luogo dove le principali saghe di trasferta si sono sviluppate, accompagnando i lettori per mesi o addirittura anni in regioni del pianeta inusuali e ricche di fascino avventuroso. La scelta di raccontare questo viaggio zagoriano nei tre Maxi e non nel mensile acuisce in positivo la sensazione di una serie effervescente, di cui non mancano, dal punto di vita del marketing editoriale, reminiscenze della realtà dei comic statunitensi. Il tour avventuroso dei Nostri avrà il suo epilogo nella serie mensile, nel prossimo gennaio 2019, altro aspetto innovativo di cui mi riprometto di tornare a scrivere in questa sede.

I fasti e i nefasti del Viaggio: Ulisse

Ma perché la narrazione di viaggio affascina gli autori e i lettori di ogni latitudine? Probabilmente perché viaggiare è qualcosa che spinge a uscire dalle frontiere rassicuranti delle abitudini. L’uomo ha sempre guardato oltre i confini celati all’orizzonte, spinto da un audace desiderio di avventura e dall’improrogabile urgenza di confrontarsi con i propri limiti. Il viaggio rappresenta anche la dualità dell’animo umano: da un lato la ricerca del mistero e del nuovo, dall’altro la potente nostalgia per i luoghi nativi. La figura ideale e simbolo di questa duplicità è quella di Ulisse, il cui pensiero oscilla tra il desiderio di ritornare nella sua Itaca e la smania di oltrepassare i più remoti confini del mondo. Queste potenti emozioni riempiono da sempre l’esistenza di ogni anima viaggiante. Viaggiare è in definitiva ambire al ritorno e, come direbbe Cico, esclamare a viva voce Casa dolce Casa!

Il vulnerabile Eskimo
Le foreste sono imponenti, i fiumi navigabili e maestosi: siamo sulle coste settentrionali del Pacifico, al confine fra Canada e Stati Uniti. Zagor e Cico arrivano nella regione dopo aver ricevuto una missiva da parte di Honest Joe, che li informa di essere in pericolo a causa di un misterioso nemico. Al timone di questo Maxi troviamo lo sceneggiatore Jacopo Rauch e i disegnatori Domenico e Stefano Di Vitto, il cui tratto è perfetto per raccontare la potenza selvaggia della natura. La caratteristica peculiare di quest’avventura è la coralità e una struttura narrativa concentrica, dove tutte le varie tracce confluiscono, con calibrato equilibrio, verso il nucleo centrale per ristabilire l’ordine nel caos violento generato da Eskimo. Ebbene sì, ormai non è più un segreto, il vecchio nemico ritornato clamorosamente sulle pagine di Zagor è proprio lui, il personaggio ideato da Guido Nolitta e realizzato graficamente da Frank Donatelli. Nell’estate del 2011, in occasione di Rimini Comics, in una cena informale Jacopo Rauch mi aveva raccontato di aver realizzato un soggetto, approvato da Moreno Burattini, in cui immaginava un modo semplice e logico per far ritornare Eskimo sulla strada del nostro eroe. In effetti, il modo con cui il cattivo ha salvato la pelle è ragionevole e non forza alcuna logica. In quella vecchia storia scritta da Marcello Toninelli e disegnata da Donatelli (L’invulnerabile, Zagor 224-226), Eskimo aveva acquisito il dono dell’invulnerabilità, con uno stratagemma narrativo di stile supereroistico. E proprio l’invulnerabilità permette all’uomo di salvarsi dalla frana di rocce causata dall’intervento del Nostro.

Da Maxi Zagor n. 32. Disegni dei F.lli Di Vitto


Rauch ha sfruttato questo trucco per riportare in scena Eskimo, ma forse si è reso conto che la sua avventura avrebbe funzionato meglio se il villan avesse perso i suoi poteri. L’autore ha ricondotto il personaggio alle origini nolittiane e in più ne ha esaltato il carisma e le capacità strategiche. Eskimo agisce da mercenario al soldo di Mister Pearson, uno dei boss della Compagnia delle Pellicce, il cui scopo è quello di liberarsi dei coloni americani che affluiscono numerosi nella regione. Ma dimostra di essere un cattivo ambizioso, e quindi allo stesso tempo pianifica la sua vendetta nei confronti di Zagor e, proprio grazie al denaro di Pearson, di agire al soldo di se stesso. La caratteristica principale dell’Inuit Eskimo è la spavalda avidità e la freddezza sprezzante dinanzi alla vita dei propri avversari. In conclusione, Rauch ha realizzato una sceneggiatura molto robusta, a cui non mancano echi del miglior Toninelli (rinunciando cioè allo Zagor in difficoltà di alcune prove dell’autore senese) e richiami alla coralità di boselliana memoria.

In Principio c’era una Principe: andata e ritorno da Darkwood e Novograd
Sul finire del Maxi precedente i Nostri rincontrano il Principe Rezanov, a cui promettono di far visita sulla via del ritorno a Darkwood. Questo secondo capitolo della trilogia del viaggio ha come base di partenza la colonia Russa di Nuova Arcangelo, sull’isola di Baranof, in Alaska. L’amicizia con il Principe Rezanov risale all’avventura boselliana Alaska (Zagor 348-350) e in questo ritorno il personaggio si limita – rispettivamente nel precedente e nel presente volume – a contribuire alla sconfitta della banda di Eskimo e dare le giuste informazioni e i vettovagliamenti per la nuova missione verso Novograd. Una delle più interessanti novità introdotte da Mauro Boselli e da Moreno Burattini è stata l’aspetto cosmopolita di Zagor che, nei suoi viaggi, ha allacciato rapporti di amicizia con persone di disparata estrazione culturale: dalla Scozia all’Alaska, dall’Africa sahariana al Sud America, ecc. Se pensiamo che Zagor è un uomo dell’Ottocento – per quanto immaginario – possiamo renderci conto quale sia la portata della sua impresa. Questo notevole bagaglio culturale di cui si è arricchita la saga è la radice fondante dei tre Maxi qui analizzati. Nel volume in questione lo sceneggiatore Mirko Perniola è partito da quanto sopra e, con intelligenza strategica, ha ripescato un significativo personaggio nolittiano, ennesimo testimonial della sensibilità narrativa di Guido Nolitta: il Principe Alexis (Agli ordini dello zar, Zagor 125-128). Il giovane russo, infatti, desiderava da tempo rinunciare al suo ruolo nobiliare e immaginava di poter vivere una vita libera come quella dei trapper. L’arrivo di Zagor, in quella lontana avventura, ha permesso ad Alexis di trovare il coraggio di lasciare alle spalle il suo titolo e di coronare finalmente il suo sogno. Da allora (l’avventura è stata pubblicata nel 1975) sul personaggio è calato l’oblio.

Da Maxi Zagor n. 33. Disegni di Mangiantini


Il merito di Perniola è stato quello di ripescarlo e, senza rinunciare all’imprinting nolittiano, ha trasformato la sua figura in un simbolo di riscatto e di autodeterminazione. Alexis si appoggia a Zagor e viceversa; i due amici ritrovati diventano una sorta di arma di sfondamento contro la tirannia del Duca Andrej Kozlov. La figura di questo classico cattivo ricorda quella del Conte Prilov di bonelliana memoria: le analogie tra i due personaggi sono evidenti, ma Perniola dà al suo Kozlov una più sottile personalità: In Russia questa vostra idea della democrazia è ritenuta una follia. Considerando tutti gli uomini uguali, credono manchi l’equilibrio che ci ha permesso di raggiungere vette eccelse di civiltà, arte e cultura. Il suo interlocutore lo incalza: E voi come la pensate?. Io non sono d’accordo con i miei compatrioti – risponde il Duca – La possibilità per chiunque di prendere il proprio destino in mano, è indiscutibilmente affascinante (pp. 163-164). Da questo scambio di battute Kozlov sembrerebbe un uomo aperto al vento di cambiamento intrapreso dalla giovane democrazia americana, ma in realtà egli considera il concetto di “prendere in mano il proprio destino” come la legittimazione a sopraffare chiunque pur di guadagnare denaro e potere. La distorta visione della democrazia da parte del Duca si sposa alla perfezione con la figura della Maggiore Jason Stryker, i cui obiettivi materialistici finiscono per coincidere. Quest’ultimo, nel corso della storia, esce dallo sfondo dei comprimari e si guadagna la caratura di anima nera del racconto, forse più del Duca stesso. Se quest’ultimo muore per mano dell’eroe, il Maggiore invece si salva e se ne va giurando vendetta…
I disegni di Marcello Mangiantini curano molto gli ambienti e gli abiti; l’avventura fuori dai consueti scenari di Darkwood si presta molto a questo suo peculiare talento. Anche i personaggi recitano bene sulla scena e nell’insieme la narrazione scorre veloce e precisa.

Il simbolo dell’Aquila e la Revolución
Il viaggio prosegue e, dall’Alaska, i Nostri arrivano in California, attraversata da fremiti di libertà e autodeterminazione dal giogo del Messico. Zagor si trova coinvolto suo malgrado nella lotta tra le due fazioni; sembra che, a capo dei rivoltosi, ci sia un uomo con il suo stesso costume… Dopo varie vicissitudini i Nostri scoprono che il loro vecchio amico don Lope de La Sierra, apparso per la prima volta in Bandidos! (Zagor 353-354), sia stato ucciso dai sicari del Governo messicano. La scioccante notizia si tramuta in emozioni sfuggenti quando l’eroe scopre che dietro la figura dello “Zagor Nero” si cela Rolando, giovane amico di Ines de la Sierra, figlia di don Lope. Tra Zagor e il ragazzo nasce un netto contrasto, sul tema di giustizia e vendetta, e i due personaggi mostrano posizioni inconciliabili: sembra la fine della stima e dell’amicizia tra i due, ma per fortuna non sarà così.

Da Maxi Zagor n. 34. Disegni di Sedioli


Jacopo Rauch ha costruito una vicenda appassionante, in cui il tema di fondo è quella dell’amicizia ritrovata, con un ritmo e un finale ottimistico e riflessivo sulla falsariga delle storie texiane degli anni Cinquanta, in particolare quelle ambientate sul confine messicano. Il finale ci regala un colpo di scena sorprendente, che non svelo per non rovinare la lettura a chi, magari incuriosito da questo pezzo, voglia recuperare il volume. All’interno di questo movimento rivoluzionario, dove non sempre è chiaro chi sia un amico o sia un avversario, lo sceneggiatore ha inserito una figura ambigua e melliflua, recuperando il suo Mister Steell (Zagor 494-495). Il cattivo era già allora ben caratterizzato ma il rischio di perdersi tra i tanti comprimari della saga è stato per fortuna scongiurato con questo recupero. In questo racconto il personaggio si muove su binari inediti, innalzando il suo livello da villan secondario a nemico di prima fila. Le caratteristiche potenziali c’erano tutte e Rauch è stato abile nell’intuirlo. Anche lui, come il Maggiore Stryker, nel finale sfugge alla cattura o alla morte, preparando in pratica il suo ritorno.
Gianni Sedioli, dal canto suo, ha tratteggiato delle tavole che, pur con degli accorgimenti in linea con i tempi, trasudano dinamicità e strizzano l’occhio per l’essenzialità ad alcuni dei primi disegnatori di Tex e Zagor - penso rispettivamente ad autori come Francesco Gamba e Frank Donatelli.




Maxi Zagor 32
TERRE FREDDE
Gennaio 2018
pagg. 320, € 6,90
Testi: Jacopo Rauch
Disegni: Domenico e Stefano Di Vitto
Copertina: Alessandro Piccinelli
Rubriche: Moreno Burattini



Maxi Zagor 33
I COSACCHI DELLO YUKON
Maggio 2018
pagg. 288, € 6,90
Testi: Mirko Perniola
Disegni: Marcello Mangiantini
Copertina: Alessandro Piccinelli
Rubriche: Moreno Burattini



Maxi Zagor 34
AQUILA NERA
Settembre 2018
pagg. 288, € 6,90
Testi: Jacopo Rauch
Disegni: Gianni Sedioli
Copertina: Alessandro Piccinelli
Rubriche: Moreno Burattini


Giampiero Belardinelli

N.B. Trovate le altre recensioni bonelliane nel Giorno del Giudizio!

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