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venerdì 7 settembre 2018

"E PORTA SOLIDA GIUSTIZIA, FIGLIOLO. DURA COME UNA PIETRA, COME LA PIETRA DELLA TUA SCURE!" - COLOR ZAGOR 7

di Giampiero Belardinelli

A star is born

Se escludiamo gli articoli sui "Tex Classic" - che non sono inseriti nella storica rubrica "Il Giorno del Giudizio", essendo gli albi di riferimento analizzati in maniera del tutto particolare nelle "Secret origins" - è passato esattamente un anno da quando abbiamo stampato su "Dime Web" la precedente recensione bonelliana... e nel 2017 erano stati solo un paio gli interventi critici pubblicati... C'è un significato dietro questo diradarsi di articoli sulle novità della SBE? Non lo sappiamo: è andata semplicemente così... Abbiamo dedicato la nostra attenzione ad altri aspetti del fumetto di Via Buonarroti (e di altre strade). Ci viene adesso in soccorso il super-esperto zagoriano Giampiero Belardinelli, uno dei nomi di punta di "Dime Press" e nostro amico da decenni, che torna su queste colonne con una toccante analisi del "Color Zagor" n. 7. E, forse, si riparte! (s.c. & f.m.)

Giorgio Giusfredi e la grafica Cristina Pajalunga con le prove della copertina di Color Zagor 7 (da Pikview)

Le leggende sono nate per essere tramandate di generazione in generazione. I miti narrati nelle leggende hanno il potere di accomunare persone diversissime tra di loro, per inclinazione culturale o per temperamento caratteriale. I miti hanno inoltre qualcosa di sacro, come monumenti inossidabili, a cui non sempre è lecito apportare la pur minima modifica. Questa legge non scritta non impedisce – per fortuna!, aggiungo – ad autori consapevoli di provarci: è senza dubbio un’operazione rischiosa, ma a volte il coraggio di andare oltre l’ostacolo può essere premiato da grandi risultati. Giorgio Giusfredi e Mauro Laurenti hanno corso questo rischio, andando a toccare e ad aggiungere un nuovo tassello agli eventi narrati nel capolavoro Zagor racconta… di Guida Nolitta e Gallieno Ferri.
Qual è stato il risultato di questo progetto creativo? Le risposte le troviamo in questo settimo volume della collana "Color Zagor"; sono risposte ricche di molteplici significati, in cui i due personaggi principali – “Wandering” Fitzy e il giovane Pat Wilding – e gli eccellenti comprimari si trasformano a loro volta in interpreti capaci di arricchire la leggenda.

Io, Zagor, e la scure

Lo sceneggiatore Giorgio Giusfredi, scrittore di alcuni recenti albi di "Dampyr" e redattore al fianco di Mauro Boselli, è partito naturalmente dai personaggi chiave del classico nolittiano. Intorno ai due protagonisti ha inserito figure di notevole personalità, capaci di impregnare le pagine dell’albo di intense emozioni. La struttura narrativa adottata si snoda tra il passato e il presente, facendo in modo che in quest’ultima fase, come in un desiderio esaudito dalla lampada di Aladino, il lettore si trovi spiazzato da un sorprendente colpo di scena e soprattutto venga avvolto da una catarsi densa di significati. La vicenda ha il pregio di approfondire la psicologia dei personaggi, capaci di non essere solo strumenti narrativi ma attori veri propri, nei quali scopriamo lati inediti che danno un valore aggiunto. Partiamo da “Wandering” Fitzy, un personaggio amatissimo, di cui i lettori zagoriani conoscono ogni sfumatura caratteriale. Giorgio Giusfredi poteva limitarsi a rispettare il copione nolittiano, da cui è indubbiamente partito; invece ha scelto la strada audace di raccontare un Fitzy in momenti più intimi e personali, in linea con la sensibilità odierna.
È un “Wandering” Fitzy che ha conosciuto l’amarezza di non aver salvato il figlio della sua Jelena; e per questo sua “colpa” la donna ha deciso di non rivederlo più. La sequenza di conseguenza lascia un’ombra nell’animo di Fitzy e pervade di rimpianti e di omeriche nostalgie la narrazione. Ma il tempo perduto a volte può tornare tra di noi, tramite un ricordo, la sorpresa di rincontrare una persona lontana, il testo di una canzone… È quello che succede a Zagor nel finale, quando ritrova Jelena e, grazie a lei, una lirica scritta in suo onore, a suo tempo, da Fitzy. Le frasi di quella canzone non solo sono profetiche, in quanto rivelano ante litteram quale sarà un giorno la missione del giovane Wilding, ma sono la testimonianza dell’eternità della nostra essenza spirituale sul declino inevitabile dovuto al disfacimento del corpo.

Moreno Burattini (che ha scritto l'introduzione all'albo) e Giorgio Giusfredi nel 2015 (dal blog Zagor e altro)

La vicenda è articolata come un giallo ipnotico, in cui i personaggi sono coinvolti in una imprevedibile tragedia greca, in cui il vero e il falso sono sfuggenti e il confine tra il bene e il male è sottilissimo. La figura di Adah, la ragazza cieca che vediamo già nel prologo, è un po’ il simbolo di questo racconto, da cui emerge la dirompente capacità rigeneratrice della sensibilità femminile. Adah e la stessa Jelena sono menti colorate, che sanno trasmutare l’odio e il risentimento in amore e perdono. Adah, nonostante il suo handicap, è una figura risoluta e coraggiosa, priva di inutile pietismo: si muove spinta dall’altruismo ma sa riconoscere i mostri all’interno della sua stessa famiglia. Avere la consapevolezza che il proprio padre, nonché uomo di legge, sia un assassino è un demone interiore non facile da affrontare. La donna è in questo senso simile a Zagor, il cui rimpianto per aver causato la morte di Fitzy affiora ancora una volta nel momento del ricordo. Anche se tra i due c’è una differenza sostanziale: il Nostro ha causato con la sua sete di vendetta la morte del suo mentore e di tanti innocenti, scoprendo quanto siano ingannevoli le certezze assolute; Adah, invece, nonostante il peso delle nefaste azioni del padre, colpevole di aver ucciso anche il suo amore giovanile, è capace di andare oltre i pregiudizi, amando al di là delle apparenze. Entrambi i personaggi, grazie alle proprie esperienze negative, hanno acquisito una sensibilità capace di emanare energie rigenerative: l’amicizia, l’amore, il rispetto assoluto per la vita.

La canzone di "Wandering" Fitzy

Seguendo una collaudata tradizione inaugurata dai primi due Bonelli (Gianluigi e Sergio), Giusfredi ha infarcito il volume di citazioni e omaggi, tra cui la più evidente è riferita al romanzo di Victor Hugo L’uomo che ride (1869). Nel racconto lo scrittore francese mette in contrasto l’opulenza e il parassitismo di gran parte della nobiltà (inglese nello specifico) e il coraggio illuministico di alcuni personaggi di nobili origini, pronti a battersi a favore degli oppressi. Nella saga di Zagor, grazie alla penna di Mauro Boselli, abbiamo un personaggio simile nel Nat Murdo de Il clan delle isole (Zagor 440-442). Inoltre, seppur non tormentato come Capitan Midnight/Murdo, lo stesso Lord Fraser di boselliana memoria incarna la filosofia del sopracitato romanzo di Hugo.

Ancora Moreno, ma stavolta con il disegnatore dell'albo, Mauro Laurenti. Siamo nel 1991, quando lo sceneggiatore Giusfredi aveva appena... 7 anni!

Un curioso ossimoro grafico, inoltre, è la figura dello Sceriffo Matthew, lo spietato assassino del racconto e padre di Adah, a cui Laurenti ha dato il volto di Terence Hill (nome d’arte di Mario Girotti), che nei suoi ruoli ha sempre interpretato delle figure bonarie, a volte picaresche, ma sostanzialmente positive.
In conclusione, due parole sul lavoro di Mauro Laurenti. Il disegnatore a realizzato delle tavole molto pulite e ariose. I protagonisti del racconto dimostrano una sfaccettata personalità, in linea con le indicazioni dello sceneggiatore. I colori non sono da meno e rendono al meglio il disegno dell'autore, esaltandone l'intensa dinamicità.

Color Zagor 7, agosto 2018. Disegno di Piccinelli


Color Zagor 7
LA GIUSTIZIA DI “WANDERING” FITZY
Agosto 2018
pag. 128, € 6,30
Testi: Giorgio Giusfredi
Disegni: Mauro Laurenti
Copertina: Alessandro Piccinelli
Colori: GFB COMICS
Introduzione: Moreno Burattini


Giampiero Belardinelli

N.B. Trovate i link alle altre recensioni bonelliane su Il Giorno del giudizio!

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