di Francesco Manetti
Una versione leggermente diversa di questo intervento fu pubblicata nel 2002 sul catalogo della Rassegna Internazionale del Fumetto e del Fantastico di Prato. Credo che fosse una delle ultime edizioni di quel grande salone, uno dei più partecipati in Italia, soprattutto quando la mostra-mercato veniva tenuta nelle strutture di Pratilia, avveniristico ma mai decollato shopping-center che qualche tempo fa è stato abbattuto dopo anni di abbandono. (f.m.)
Dylan Dog incontra Johnny Freak |
Johnny Freak e Oppio!: due storie di Andrea Venturi a confronto
Cari freaks, (…) e non a caso vi abbiamo chiamati freaks (beninteso simbolicamente, come fratelli dei "mostri"). Questo è infatti, ancora una volta, un albo ‘speciale’: per il ritorno ai pennelli dell’acclamato Venturi di L’uomo che visse due volte, ma soprattutto perché è un po’ il "manifesto" della filosofia di Dylan nei confronti dei "diversi". E Johhny Freak ha buone probabilità di diventare un nome-simbolo, e un grido di battaglia. Basta, a voi una delle storie più "sentite" che abbiamo mai realizzato.
Dylan Dog n. 81, giugno 1993. Disegno di Stano |
Così il "Club dell’Orrore" (ovvero la rubrica redazionale di dialogo con i lettori) apparso ormai un quarto di secolo fa su Dylan Dog n. 81 del giugno 1993: traspariva indubbio l’orgoglio della casa editrice e dei curatori della collana per la storia che andavano a presentare, e una – ben riposta - speranza. Il futuro avrebbe infatti arriso a Johnny Freak, sicuramente uno degli episodi più amati, più citati e più vivisezionati dal fandom dylaniano e non solo. L’argomento dell’albo è sicuramente grave (nel senso di “pesante”) e i testi di Tiziano Sclavi e Mauro Marcheselli (che è stato uno dei più capaci – e purtroppo meno “sfruttati” - soggettisti e sceneggiatori di Via Buonarroti) ci rendono difficile procedere nella lettura senza avvertire un crescente “magone”: il mostro è tale solo di aspetto, solo per sfortuna, solo per un orrendo crimine altrui. Il mostro sul quale l’Indagatore dell’Incubo si trova stavolta a investigare è una vittima della mostruosità del prossimo. Il povero Johnny è costretto a vivere e a patire suo malgrado nell’infelice ruolo di donatore d’organi… vivente!
Tex n. 451, maggio 1998. Disegno di Villa |
Un ché di Grand Guignol anche nei Tex nn. 451 e 452 (maggio e giugno 1998, scritti da Claudio Nizzi, il primo erede fumettistico di Gianluigi Bonelli, e "traghettatore" verso Boselli della testata), che vedono dipanarsi un’avventura tutto sommato di breve durata per il Ranger, un’avventura di gusto classico, dove il più perfido e viscido dei criminali (non a caso veniva definito freak dal sottoscritto e da Moreno Burattini, autori di Cavalcando con Tex, nel quinto volume della poderosa enciclopedia illustrata pubblicata da Little Nemo intorno al Duemila) è un nano, brutto e gibbuto, chiamato Ruby. Grand Guignol nel Grand Guignol la magistrale sequenza di finto-vero omicidio sul palcoscenico del piccolo teatro di Montrose, vivace cittadina della Frontiera.
Andrea Venturi è il trait d’union fra i due mondi: il Far West di fine XIX secolo e la Londra di fine II millennio. Valente disegnatore, dal tratto morbido di non celata derivazione artistica americana: si nota un qualcosa anche del Frank Frazetta di Johnny Comet…, soprattutto di fronte a certe, gradevolissime, “licenze anatomiche” nel delineare i personaggi. Questo vale soprattutto per la prova willeriana. Lo stile di Venturi, a quell'epoca, era ancora in evoluzione, in formazione... Sul Dylan Dog del 1993 risente molto di una certa, grande scuola italiana del "fumetto popolare" e seriale, con Ambrosini e Roi su tutti.
Il gobbo malefico Ruby, nell'interpretazione che ne diede Virgilio Muzzi in "Cavalcando con Tex" n. 5 |
I due esseri deformi si guardano a distanza di oltre cent’anni in uno specchio: Johnny Freak, vittima gentile e cuore d’artista, vede aldilà dell’argentina superficie l’oscuro Ruby, ricattatore e assassino. Venturi sceglie di donare a Johnny – così devastato nel corpo (tra le altre cose gli mancano anche le gambe, e ha dovuto imparare a camminare sulle mani, come un tragico acrobata circense) – un bel volto, angelico, luminoso, e arriva addirittura a calarsi nei panni del meta-disegnatore (disegnatore dei disegni di Johnny Freak); il batraciforme Ruby ha invece tutti gli arti al posto giusto, mossi però da un cervello nero come la pece: l’autore della parte grafica, magari su indicazioni di Nizzi, sceglie felicemente di rappresentarlo con il volto e lo chassis di Marty Feldman, l’indimenticabile Igor (si può anche pronunciare “aigor”…) di Frankenstein Junior, il capolavoro cinematografico di Mel Brooks.
Tex n. 452, giugno 1998. Disegno di Villa |
Così com’erano vissuti, entrambi i “mostruosi” protagonisti muoiono tragicamente alla fine delle rispettive storie. Johnny Freak – stremato da una vita di immeritato dolore - se ne va in pace (a Dylan chiede se esista il “paradiso dei freaks”, ma si intuisce che conosca già la risposta – un "sì" squillante), se ne va in odore di santità, arrivando a perdonare i suoi carnefici (gli infami genitori, che lo usavano per rabberciare il malaticcio e arrogante fratello, loro figlio prediletto); Ruby viene preso a pistolettate dalla sua stessa complice, la maliarda Eva, e spira sputando veleno: Eva maledetta… cagna… che tu… possa… finire… all’infer… aahh! Venturi ci rappresenta la dipartita di Johhny con un luminoso contorno di mistiche visioni dell'aldilà e tratteggia la fine di Ruby, mostrandocelo nella polvere, sanguinante e con gli occhi strabici, prima strabuzzati e poi strizzati nell’ultimo rantolo.
Come ogni favola, anche queste due, dalle fosche tinte noir, raccontate da Venturi, hanno una morale: il vero mostro sta dentro al cuore.
Francesco Manetti
N.B. Trovate i link agli altri articoli di From the Vault in Cronologie & Index!
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