di Andrea Cantucci
L'Angolo del Bonellide, iniziato nell'aprile del 2014 (dopo un antefatto del 2012), arriva a quota trenta! Con la quinta parte della saga di The Spirit scritta da Cantucci entriamo nel vivo del XXI secolo, con le avventure del personaggio di Eisner portate sul grande schermo (con scarsi risultati di pubblico) da Frank Miller... (s.c. & f.m.)
2005-2009: Lo Spirit degli anni 2000
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La sagoma di Spirit nel film di Miller |
Appena
scomparso Will Eisner nel 2005, il suo collega e amico Frank Miller, che aveva
da poco co-diretto il film Sin City tratto dai propri fumetti, fu avvicinato
dal produttore Michael Uslan con la proposta di dirigere il film di Spirit, di
cui quest’ultimo si era assicurato i diritti cinematografici negli anni ’90.
Prima di morire Eisner aveva dichiarato che si sarebbe opposto a un adattamento
di Spirit che non fosse fedele all’originale, perché pare che Uslan avesse
intenzione di trasformarlo in una specie di supereroe in costume dotato di
poteri sovrumani, il ché era proprio ciò che l’autore si era rifiutato di fare
quando aveva creato il personaggio.
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Frank Miller |
Miller
dapprima rifiutò l’offerta non sentendosi all’altezza ma subito dopo ci
ripensò. Accettò di dirigere il film e si assunse anche l’onore e l’onere di
scriverne lui stesso la sceneggiatura, perché pare non sopportasse l’idea che
qualcun altro mettesse le mani sull’opera di quello che per molti versi
considerava il suo maestro.
Sapendo
della prossima uscita del film, la DC Comics, che a sua volta deteneva ancora i
diritti provvisori per i fumetti di Spirit, pubblicò nel 2005 il volume antologico
The Best of The Spirit, che raccoglieva una selezione di storie in bianco e
nero nella versione parzialmente retinata pubblicata a suo tempo dalla Kitchen
Sink, e contemporaneamente ne mise in cantiere una nuova serie regolare di albi
inediti. I nuovi episodi per la prima volta avrebbero avuto ventidue pagine
l’uno, lunghezza abituale nei comic book dagli anni ’60 in poi.
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The Best of Spirit (DC, 2005) |
La
realizzazione di quello che era in pratica l’episodio pilota della nuova serie,
fu affidata allo sceneggiatore Jeph Loeb e al disegnatore canadese Darwyn
Cooke. Si trattò di un cosiddetto team-up, di quelli in cui si uniscono due
personaggi di serie diverse, che vide Spirit dividere il ruolo di protagonista
con Batman. Era un cosa che, vivo Eisner, non era mai accaduta in questa forma
ma il parallelo tra i due personaggi aveva dei precedenti in un paio di
illustrazioni in cui Spirit e Batman erano già apparsi insieme, di cui una
disegnata da Eisner nel 1989 per i cinquant’anni di Batman. Inoltre per la DC
sfruttare la fama di Batman era il modo più semplice e immediato per
raggiungere una vasta audience a cui far conoscere la nuova versione di Spirit.
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Batman e Spirit - disegno di Eisner del 1989 |
Tra
l’altro non si può negare che Loeb e Cooke abbiano fatto un buon lavoro, nella
loro storia fuori serie di quaranta pagine uscita nel Gennaio 2007 e intitolata
Crime Convention (La Convention del Crimine), in cui il tema della riunione
internazionale dei maggiori criminali del mondo sembra direttamente ispirato da
un episodio di Eisner del 1946 ma può ricordare vagamente anche degli albi di
Batman degli anni ’70.
I
testi di Loeb hanno la giusta dose di ironia, anche nell’evidenziare certi
paralleli tra i personaggi delle due serie (i commissari Gordon e Dolan che qui
scopriamo essere amici, Catwoman e P’Gell che fanno le fusa ai due eroi
scambiandoseli, il Joker e Octopus che si alternano come principali minacce e
anche nell’uso delle maschere). Quello che per ora manca è Ebony come
contraltare di Robin, ma l’aiutante di colore di Spirit apparirà poi nella
serie regolare. Può stupire come i nemici di Batman e di Spirit si amalgamino
bene nella loro convention, che dovrebbe essere internazionale ma sembra
riunisca soprattutto criminali di Gotham City e di Central City. Il merito
della riuscita di tale fusione dal punto di vista grafico va a Darwyn Cooke, il
cui stile retrò è diverso da quello di Eisner ma richiama il periodo giusto,
ricordando in una forma più attuale ed elegante quello del disegnatore di
Batman degli anni ’40 Jerry Robinson e dei suoi immediati successori.
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Batman-The Spirit (DC, 2007) |
Nella
serie regolare di Spirit iniziata da Febbraio 2007 fu Cooke a fare la parte del
leone per la prima dozzina di albi, occupandosi da solo di testi e disegni,
coadiuvato ottimamente da J. Bone alle chine e soprattutto da Dave Stewart ai
colori. Se l’episodio con Batman era poco più di un divertissement, la serie di
Cooke è più interessante. Non è più proprio quella di Eisner, è ambientata nel
presente con piccole e grandi differenze, ma lo spirito (è il caso di dirlo)
delle avventure e dei personaggi originali è sostanzialmente mantenuto.
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Splash page da Batman-The Spirit (DC, 2007) |
Le
splash page tipiche di Spirit, avendo più spazio, sono disegnate da Cooke su
due pagine dopo un breve prologo. Lo stile del tratto è più essenziale. I
giochi di ombre di Eisner sono spesso sostituiti da silhouette nere. Non mancano
qua e là gli effetti grafici dinamici tipici dei comic book dagli anni ’60 in
poi... È un po’ come vedere quello che poteva essere Spirit se fosse stato
realizzato da un Jack Kirby o da un John Romita.
In
questa versione del 2007 vengono introdotti dei nuovi personaggi e quelli
classici sono resi più attuali sotto vari punti di vista, i disegni sono più
vicini a uno stile da cartoon, gli episodi sono lunghi il triplo, eppure grazia
alla sensibilità dell’autore si ha ancora la sensazione di leggere delle autentiche
storie di Spirit.
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The Spirit Book n. 1 (raccolta dei nn. 1-6, DC) |
Il
personaggio maggiormente modificato da Cooke, ma in senso positivo, è
senz’altro Ebony, che ora è un tassista abusivo di quattordici anni, un ragazzo
di colore di oggi senza antiquate caratterizzazioni offensive e decisamente più
sveglio del suo precursore, che assiste Spirit scarrozzandolo come nelle prime
storie sul suo taxi ma senza licenza (in pratica sono entrambi dei fuorilegge
anche per il codice della strada).
Ellen
Dolan è qui fidanzata con Denny Colt fin da prima che diventi Spirit e ha una
pettinatura sempre retrò ma stile anni ’60. Evidentemente Cooke ha ripreso
questi due elementi dagli episodi di Eisner del 1966. Come carattere non è
molto diversa dell’Ellen originale, ma quella che negli anni ’40 era una femminista
ante litteram oggi appare come una semplice ragazza d’altri tempi. Però sono i
tempi a essere cambiati e non lei. Anche il burbero commissario Dolan, pur
ridisegnato con un stile diverso e alle prese col mondo moderno, nella versione
di Cooke rimane del tutto coerente con la prima versione, probabilmente perché
il personaggio di Eisner anticipava già tanti sbirri duri e realistici a cui ci
avrebbero poi abituati romanzi e telefilm successivi.
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The Spirit Book 2, dettaglio della cover di Darwyn Cooke |
Nel
n°1 Cooke introduce un nuovo efficace personaggio femminile, la giornalista
televisiva Ginger Coffee che farebbe di tutto per uno scoop. Nel n°2 riprende
la bella criminale P’Gell in un intrigo internazionale alla Hitchcock e svela
le motivazioni profonde che l’hanno resa ciò che è oggi. Nel n°3 narra in flashback
la sua versione delle origini di Spirit, con taglio da cinemascope e grafica
alterata dai colori estranianti di Stewart.
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The Spirit n° 2 (DC, 2007) |
Se
molti personaggi sono uguali a sé stessi, la bruna ex-spia inglese Satin che
qui appare dal n°4, è trasformata in una bionda agente della CIA, ma anche in
questo Cooke può aver preso spunto dalle ultime versioni di Eisner, che aveva
reso Satin bionda in alcune delle sue ultime copertine e illustrazioni. Sullo
stesso numero anche Octopus non ha problemi ad adattarsi a un’epoca piena di TV
via cavo, telefoni cellulari e personal computer, strumenti che anzi agevolano
la sua esigenza di restare sempre nell’ombra. Il subdolo Mister Carrion diventa
invece un imprenditore rampante senza scrupoli dall’aspetto un po’ dark, che
nel n°5 smaltisce abusivamente una scorta di alimentari sfruttando per venderla
l’immagine e il nome di Spirit.
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The Spirit n° 3 (DC, 2007) |
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The Spirit n° 6 (DC, 2007) |
Le
atmosfere e il tipo di situazioni imbastite da Cooke, tra avventura e umorismo,
restano sempre affini a quelle della serie originale, ma l’episodio di stile
più eisneriano è probabilmente il n°6, di cui più che Spirit il vero
protagonista è un giovane musicista prodigio che diventa il leader di un gruppo
punk, per poi rimanere dipendente di una sostanza ricavata da un meteorite. Il
misto di difficoltà concrete e interiori con cui si scontra, da cui si potrebbe
trarre qualche insegnamento lasciato alla sensibilità dei lettori, è
particolarmente vicino alle storie e alla poetica di Eisner, ma più calato
nelle problematiche del mondo di oggi.
Il
nemico più ricorrente creato da Cooke è lo zombi del criminale Alvarro Mortez,
che accusa Spirit d’aver provocato la sua morte e, anche se lui e i suoi simili
sconfinano un po’ troppo nel fantastico esplicito rispetto alle storie più
sottili e allusive di Eisner, hanno comunque un aspetto grottesco abbastanza
eisneriano che rende tali mostri in fondo non troppo seri, nonostante siano
disegnati con un tratto molto diverso.
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The Spirit n° 8 (DC, 2007) |
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The Spirit n° 9 (DC, 2007) |
L’episodio
in cui troviamo le scene che più omaggiano il maestro è però quello del n°12,
in cui Cooke chiude il suo ciclo realizzando un bel remake moderno della storia
di Sand Saref, in cui i flashback color seppia pieni di tratteggi e vignette
sovrapposte sono una doverosa ed efficace citazione sia degli esperimenti
grafici tipici dell’Eisner di Spirit che delle scene scontornate e tratteggiate
dei suoi successivi graphic novel.
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The Spirit n°12 (DC,2008) |
Cooke
lasciò Spirit dopo averne realizzati undici episodi su dodici, usciti nell’arco
di un anno fino al Gennaio 2008. Dal n°14 in poi lo sostituirono ai testi
l’autore umoristico Sergio Aragones e Mark Evanier, mentre ai disegni si
alternarono inizialmente Paul Smith e Mike Ploog, quest’ultimo un vero e
proprio allievo di Eisner dallo stile simile a quello del maestro. Il problema
era che dopo delle storie della qualità di quelle di Cooke, era difficile
mantenere lo stesso livello, ma come in altri momenti delle continue morti e
resurrezioni di Spirit i sostituti andarono avanti facendo del loro meglio. Le
storie si fecero a tratti più umoristiche, un po’ come nel periodo di Feiffer
di oltre cinquant’anni prima e come allora anche con dei riferimenti
auto-ironici.
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The Spirit n°17 (DC,2008) |
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The Spirit n° 19 (DC, 2008) |
Per
esempio in uno dei tre episodi del n°19 del Settembre 2008, un disegnatore di
fumetti uccide uno sceneggiatore perché scrive dialoghi troppo prolissi e
ingombranti senza lasciargli abbastanza spazio. La paradossale storia è
un’occasione per difendere da simili rimproveri la serie di Spirit. Anche
Eisner infatti spesso intasava un po’ le vignette delle sue storie con lunghi
testi, dovendo concentrare in poche pagine una lettura più duratura possibile e
avendo evidentemente molto più da dire di tanti altri autori di fumetti.
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Poster del film The Spirit |
Mentre
la nuova serie proseguiva, a fine 2008 uscì il film The Spirit di Frank Miller,
ma nonostante i buoni effetti speciali e un buon gusto retrò nella fotografia
contrastata e seppiata delle scenografie, interamente realizzate al computer e
molto fedeli al fumetto, la pellicola fu in gran parte una terribile delusione.
A
parte l’accettabile sostituzione dell’abito blu del protagonista con un completo
nero e l’esibizione ostentata delle sue doti acrobatiche che nei fumetti era
presente solo nei primi episodi, il tradimento del personaggio è evidente
soprattutto nel vero e proprio superpotere attribuitogli nel film, la capacità
di guarigione accelerata che lo rende pressoché indistruttibile e ne permette
il ritorno dalla morte dopo che è stato ucciso, proprio il tipo di facoltà
forzata e irreale che Eisner si era rifiutato di attribuirgli a suo tempo. Nei
fumetti al contrario Spirit è sempre stato un eroe del tutto umano che a volte
esce dagli scontri malconcio e con le ossa rotte, tanto da aver bisogno di
molto tempo per guarire dalle ferite più gravi e riprendersi completamente.
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Octopus interpretato da Samuel L. Jackson |
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Gli eccessivi armamenti di Octopus nel film The Spirit |
Un
altro tradimento è stato mostrare il vero volto di Octopus, che nei fumetti non
si vede mai, senza fargli indossare le sue tipiche maschere e facendolo
interpretare per di più da un gigionesco Samuel L. Jackson del tutto fuori
parte. Quello che in origine era un misterioso genio del delitto, invisibile e
inafferrabile ma anche molto realistico, che tesseva intrighi nell’ombra,
diventa così un iperviolento cattivone da cartoon con abiti kitsch e la stessa
invulnerabilità qui attribuita a Spirit, il ché lo rende di fatto un banale
supercriminale.
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Sand Saref interpretata da Eva Mendes |
Benché
Miller abbia cercato di restare fedele al fumetto usando come traccia
principale l’episodio di Sand Saref e aggiungendovi una serie di scene riprese
da altre storie, il modo in cui le ha collegate risulta forzato. Se varie
sequenze del film si possono considerare riuscite sul piano visivo, la trama
che le lega insieme è invece piuttosto ingenua, girando attorno a un mitico
sangue di Erakle appositamente inventato che rende immortali e costituisce la
principale forzatura di comodo per spiegare i poteri e le azioni e dei personaggi.
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Gabriel Macht e Dan Lauria sono Spirit e Dolan nel film del 2008 |
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Sarah Paulson è Ellen Dolan nel film The Spirit |
Tra
gli attori, Dan Lauria e soprattutto Sarah Paulson sono abbastanza credibili,
nelle vesti di Dolan e di sua figlia Ellen. Anzi sono quasi gli unici del film,
insieme ai due ragazzi che interpretano Denny Colt e Sand Saref giovani, a
infondere vitalità e realismo nei loro personaggi, anche se Ellen è stata
trasformata in una dottoressa e il commissario Dolan ha perso i baffi ed è meno
anziano e più trasandato di quello dei fumetti.
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Spirit interpretato da Gabriel Macht |
Tutti
gli altri, come il poco espressivo Gabriel Macht nel ruolo di uno Spirit
dall’aria spaesata e la pur sensuale Eva Mendes nel ruolo di Sand Saref adulta,
a parte la somiglianza coi personaggi recitano in modo falsato e sopra le
righe, come nei vecchi telefilm di Batman, forse pensando che lo stile fumetto
sia quello. Ma l’insieme che ne risulta non ha molto a che fare con lo spirito
(letteralmente) del fumetto originale.
L’errore
principale di Miller può essere stato proprio l’aver impostato come un troppo
superficiale fumetto filmato quella che in origine era un’opera di stile
cinematografico per niente ingenuo, concentrandosi sugli aspetti visivi con
riferimenti ai disegni originali, ma trascurando lo spessore di trama e
dialoghi. Questi ultimi nel film da lui scritto sono a tratti abbastanza
terribili, con varie citazioni fumettistiche ma pochi contenuti che facciano
progredire la trama in direzioni nuove e non scontate, mentre erano queste le
cose più curate da Eisner e che ne giustificavano gli esperimenti visuali in
chiave narrativa, ovvero al servizio di una buona storia. L’enorme lavoro fatto
nel film per ricreare Central City in digitale, con atmosfere noir attentamente
dosate e contrasti limitati a pochi colori controllati, pur profuso con
passione e abilità, è servito così solo a dare un bello sfondo a una storia
tutto sommato banale e prevedibile, ciò che quelle di Eisner non erano.
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Silken Floss interpretata da Scarlett Johansson |
Nell’adattare
il proprio Sin City per il grande schermo Miller aveva preteso e ottenuto la
massima fedeltà alla propria opera ma non è riuscito a fare altrettanto con
Spirit, probabilmente perché le sue corde sono molto diverse. Ne ha ben
riprodotto visivamente delle parti, ma senza renderne vividi i personaggi o
ricreare la ricchezza delle loro psicologie originarie. Un altro esempio di
tradimento rispetto alle storie di Eisner è la dottoressa Silken Floss, che a
parte il diverso colore di capelli, nel fumetto non è mai stata una criminale
mentre nel film è un’affiliata senza scrupoli di Octopus, cioè una persona del
tutto diversa. Inoltre la bella e un po’ inamidata Scarlett Johansson che la
interpreta, pur ricordando l’ostentata freddezza esteriore del personaggio
originale, non riflette minimamente i suoi ben più complessi e ambivalenti
sentimenti interiori.
Anche
il film di Spirit, come i suoi contemporanei comic book, non è ambientato negli
anni ’40, o meglio mescola a molti elementi che li rievocano dei mezzi
tecnologici moderni come cellulari e computer, che fanno pensare che ci
troviamo negli anni 2000 o in un contesto a-temporale imprecisato. È comunque
un’epoca un po’ troppo piena di armamenti esagerati e irrealistici, mai visti
in quello che a suo modo era un fumetto molto più plausibile e concreto. Ciò
dipende dal fatto che il fumettista-regista Miller ha volutamente girato un
film bizzarro e grottesco, nel tentativo di rifarsi agli aspetti umoristici di
Spirit (infatti quando i personaggi si malmenano in modo assurdo è chiaro che
si tratta di una parodia), però ha ecceduto negli effetti mirabolanti e
impossibili e nella violenza eccessiva e reiterata, molto più tipica delle sue
storie che di quelle di Eisner.
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Poster originale del film The Spirit (2008) |
A
un Miller appena imbarcatosi nell’industria del cinema è mancato il senso della
misura, la sensibilità e l’umorismo sottile di Eisner (benché dicesse di
ascoltarne interiormente la voce), di quel tanto che è bastato a far degenerare
in un vero e proprio flop quello che poteva essere un discreto adattamento. Tra
l’altro è paradossale che abbia eliminato dal film il personaggio di Ebony,
evitando così tutte le polemiche sulla sua caratterizzazione razzista, ma abbia
poi assegnato a un nero un ruolo di malvagio così stereotipato da procurargli
accuse di razzismo maggiori di quelle ricevute dal fumetto. Nei puritani Stati
Uniti The Spirit è stato anche giudicato un film con troppa violenza e
allusioni sexy per i ragazzi e vietato ai minori di tredici anni, il ché ha
contribuito al suo insuccesso commerciale, ma per altri versi è troppo kitsch
per rivolgersi sul serio ad adulti maturi. I ben più raffinati fumetti di
Eisner erano invece apprezzabili da entrambi i target.
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Scena del film The Spirit |
Quello
che è venuto fuori nel film insomma non è lo Spirit di Eisner, ma forse ciò che
poteva essere se lo avesse creato Frank Miller. Anche le tirate enfatiche sul
fatto di essere innamorato della sua città, sono del tutto assenti nei fumetti.
E per fortuna non è stata girata la scena splatter del finale, in cui un
infuriato Spirit doveva fare a pezzi con le sue mani i resti del cadavere di
Octopus… D’altra parte considerando gli aspetti positivi, come la buona
confezione visiva, è probabile che Miller abbia limitato di molto i danni,
impedendo almeno ai produttori di trasformare Spirit in un vero supereroe in
costume come nelle loro intenzioni iniziali e riuscendo comunque a mantenere
una certa quantità di elementi in comune col fumetto originale.
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Poster italiano del film The Spirit |
Essendosi
risolto in un flop il film di Miller, all’inizio del 2009 agli albi di Spirit
della DC venne a mancare uno sperato sostegno pubblicitario di cui avrebbero
avuto bisogno. Benché le storie disegnate, sempre proseguite da vari autori che
si alternavano, fossero più fedeli alle caratteristiche della serie originale,
la prima collana di Spirit marcata DC Comics terminò nell’agosto dello stesso
anno col n°32. Ma a differenza dell’industria del cinema, l’editore non si arrese e si preparò
a rilanciare il personaggio con una parziale inversione di rotta…
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The Spirit n° 31 e n° 32 (DC, 2009) |
Andrea Cantucci
N.B. Trovate i link alle altre puntate dei bonellidi su Cronologie & Index!
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