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giovedì 22 dicembre 2016

MISTERI DISNEYANI NEL CINQUANTESIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI WALT DISNEY (II parte - From the Vault 4): L'OMBRA DEL TOPO

di Francesco Manetti

Dopo il post dedicato alle presunte parentele fra Cico e Donald Duck, proseguiamo la commemorazione per i cinquanta anni di un mondo senza Walt Disney con questo intervento che, in una versione differente anche in estensione, era precedentemente apparso sulla rivista “Il Giornale dei Misteri” (n. 334 – agosto 1994). (f.m.)

Fantasmi, alieni, morti viventi, diavoli, strane popolazioni, magia, continenti perduti, dimensioni parallele, superstizione, stregoneria, poteri paranormali, fluidi magnetici, mutazioni, mostri: il fumetto disneyano, negli Stati Uniti come in Italia, è caratterizzato da frequenti incursioni nei “mondi accanto”. E nemmeno la figura del creatore stesso del Magic Kingdom sfugge al fascino del misterioso...


Il goticheggiante castello della Bella Addormentata (1959), simbolo stesso della Disney e dei parchi tematici fondati dalla Company in mezzo mondo


Morire dal ridere

Più avanti vedremo come andare alla ricerca delle origini “segrete” di Topolino e del suo universale successo non sia affatto cosa semplice; e altrettanto difficile è tentare di spiegare come mai gli sceneggiatori e i disegnatori disneyani abbiano spesso scelto atmosfere e ambientazioni "misteriose" per le loro storie. Dopotutto, potremmo obbiettare, si tratta di fumetti "a pupazzi", umoristici, e le tinte "fosche" sembrerebbero stonare. In realtà il mistero è connaturato all'uomo e l'evoluzione umana stessa si deve in parte al mistero: la molla dell'intelligenza (e, al tempo stesso, l'indizio della sua esistenza) è la curiosità, la curiosità di rendere palese ciò che è sconosciuto, segreto, arcano, invisibile. Misterioso, appunto. La medaglia, comunque, ha due facce: se da un lato sembra quasi che l'uomo sia geneticamente programmato alla soluzione del mistero, dall'altro lato la permanenza dell’arcano è spesso auspicabile, visto che il segreto è realmente affascinante (e stimolante per l'intelletto) solo se rimane tale. 


Il libro di Sanfilippo (Castelvecchi, 1993)


Ecco perché anche nel fumetto disneyano - e in particolar modo in quello classico - è così facile trovare spunti misteriosi: il mistero, nel raccontare, attira, ammalia e trascina il lettore più di ogni altro espediente narrativo. “Morire dal ridere”, dunque, per buona parte del comic targato Disney, non è un’espressione vuota di significato, ma caratterizza sinteticamente in tre parole un inesauribile filone di avventure nelle quali l’aspetto “buffo” degli animaletti antropomorfi si amalgama perfettamente con trame macabre e inquietanti. Nella produzione disneyana (sia per i film, sia per i fumetti) il fascino per il misterioso viaggia di pari passo con quello per il gotico. In un attento saggio pubblicato da Castelvecchi nel 1993, Il medioevo secondo Walt Disney, l'autore Matteo Sanfilippo offre per primo una plausibile spiegazione dell'innegabile interesse della Disney per castelli, torri, draghi, fate, re, principesse, gnomi, foreste, incantesimi e cavalieri: ciò nasce dall’esigenza, sentita forte nei Stati Uniti d’America (realtà nazionale ancora giovane), di crearsi un solido background folkloristico e di riaffermare le proprie origini europee, reinventando un periodo storico affascinante e oscuro, “glamourizzandolo” con tinte brillanti, con personaggi a tutto tondo, con suggestioni fiabesche, con (più o meno voluti) anacronismi, con azioni eroiche e con la riscoperta della purezza dello stato naturale. Questo viaggio a ritroso nel tempo della Disney non è ancora finito, con tutta la cinematografia e la fumettografia ambientata oggi nell'evo oscuro… Ne parlano diffusamente anche gli autori della preziosa monografia Walt Disney il Mago di Hollywood, pubblicata sul n. 10 della rivista “Antarès” della Bietti alla fine del 2015. 


Il gotico disneyano: Biancaneve smarrisce la "dritta via" nella "selva oscura"
 

In principio era il topo



La nascita stessa di Topolino è avvolta nel mistero. La leggenda vuole che Disney abbia visto in sogno l’immagine del personaggio (archetipica e divina, con i tre cerchi perfetti che ne compongono il volto), durante un viaggio in treno. Inoltre, il grande Walt scelse casualmente la forma del topo per il suo nuovo character oppure no? Come ha fatto un animale da molti considerato repellente e infetto a diventare il cartoon più famoso e amato nel mondo? Una prima spiegazione è in realtà una “non-spiegazione”: nelle opere di narrativa (dunque anche nel fumetto disneyano) se un animale viene modificato con l'aggiunta di caratteristiche umane - somatiche, comportamentali e psicologiche - perde gran parte della sua natura bestiale e si antropomorfizza, entrando così "nelle grazie" del lettore, che arriva addirittura a immedesimarsi nel protagonista, anche se, ed è il caso di Topolino, ha enormi padiglioni auricolari, una lunga coda e un naso che ricorda un'oliva nera. Questo meccanismo di transfert, che resta in gran parte arcano, ha decretato il successo della creatura di Disney: chi si avvicina a questa produzione fumettistica, già dopo aver letto qualche avventura, comincia automaticamente e inconsciamente a dimenticare che Mickey è un topo e a figurarselo come un uomo a tutti gli effetti. Come primo risultato si ha un forte coinvolgimento del lettore e, solitamente, una spontanea complicità con il personaggio; l'efficacia del soggetto, della sceneggiatura e del disegno farà il resto. 


Il primissimo Mickey Mouse


Seguendo Scott McCloud, autore nel 1993 del fondamentale Understanding comics - un geniale saggio a fumetti sul linguaggio dei fumetti stessi - tale processo di immedesimazione del lettore nel personaggio si spiega anche con il fatto che Topolino è un cartoon, cioè un fumetto reso con pochi tratti, sintetici ed essenziali. Proprio grazie a questa sua estrema linearità Topolino, la cui faccia, come abbiamo detto prima, è semplicemente composta da tre cerchi, riesce ad attirare un numero enorme di "simpatizzanti", infrangendo ogni barriera linguistica, culturale e generazionale, permettendo di farsi modellare a immagine e somiglianza del "fruitore". Per un lettore, infatti, è facile entrare nella parte di un personaggio a fumetti "cartoonizzato", graficamente "neutro" (come Mickey Mouse), nel volto del quale possono riconoscersi subito milioni di facce; più arduo è farsi convincere dall'aspetto di un protagonista a fumetti graficamente più complesso e realistico (come Flash Gordon, per esempio, che richiede, per essere apprezzato appieno, un maggior sforzo mentale da parte del lettore). Ecco perché lo Smiley, il celeberrimo faccione giallo che ride, diventato oggi la più “cliccata” delle emoticon, è tanto apprezzato da miliardi di persone in tutto il mondo: il suo volto, fatto soltanto di una linea curva (la bocca) e di due punti (gli occhi), riassume il volto di tutti gli uomini. 


Scott Mc Cloud e la teoria della "universalità del cartoon"


Un'altra teoria sul perché dell'opzione "topesca" di Disney e sulla fortuna della sua creazione, vuole che Topolino sia il punto d'arrivo (o quanto meno una tappa importante) di una plurisecolare tradizione della favola animalistica a sfondo morale che ha le sue pietre miliari nelle opere di Esopo, Fedro e La Fontaine.

Il ratto, inoltre, è caricato di un forte significato simbolico, anche se ha un carattere ambivalente. Nella cultura occidentale questo animale è spesso connotato in senso negativo: viene associato alla morte, alle malattie, alle carestie, al diavolo, alle tentazioni, agli inganni, alle disgrazie (per dirne una, in Germania l'espressione Rattenkonig, "re dei ratti", stava a indicare una serie di sventure, e nasceva dalla leggenda sugli avvistamenti di una mostruosa colonia di topi legati per la coda in modo inestricabile). Al contrario, in Oriente topi e ratti hanno quasi sempre una valenza positiva: in India il ratto viene adorato perché capace di allontanare i demoni delle epidemie e viene associato a Ganesh, il dio-elefante; in Giappone il nostro roditore è accostato alla divinità della Fortuna; in Cina il topo è simbolo dell'abbondanza ed è l'animale che incarna il primo segno dello Zodiaco. 


Il fondamentale saggio di Faeti (Einaudi, 1986)


Il topo, infine, è uno degli eterni vicini dell'uomo, come il cane e il gatto. Non a caso l'esperto di letteratura per l'infanzia Antonio Faeti, uno dei più raffinati e preparati critici fumettistici, apre il suo volume In trappola col topo - una lettura di Mickey Mouse (Einaudi, 1986) con il capitolo intitolato Il topos topo, nel quale si ripercorrono le alterne vicende della storia degli uomini e dei topi, due razze diverse e avverse, ma costrette da un beffardo destino a una forzata coabitazione e accomunate da indubbie affinità bio-genetiche. Da sempre massicciamente presente nelle nostre campagne, dentro le case e sotto le nostre città, il topo entra a far parte come archetipo dell'immaginario collettivo o addirittura del DNA umano. Con Walt Disney il terrore ancestrale del sorcio si sublima e si trasforma. Si capovolge. E grazie a Topolino il ratto diventa un eroe.


L’inquieto Mickey Mouse di Floyd Gottfredson



Se Walt Disney, in maniera quasi alchemica, genera il topo, è Floyd Gottfredson ad allevarlo. Negli Stati Uniti la produzione fumettistica si divide tradizionalmente in due grandi branche: quella del comic book (l'albo a fumetti mensile, sottile e spillato) e quella delle daily strip (le strisce giornaliere che appaiono sui quotidiani, distribuite da apposite agenzie dette "sindacati").


Antica edizione italiana di Topolino nella casa dei fantasmi di Gottfredson


Gottfredson è l'autore che per più anni e con maggior successo ha portato avanti, praticamente senza interruzioni, la striscia giornaliera di Mickey Mouse, dall’aprile 1930 fino al marzo del 1975; dal 1930 al 1932 l’artista scrive anche i testi delle storie, non limitandosi, come farà in futuro, al solo disegno. Numerose sono le incursioni nel regno del mistero nell’opera di Gottfredson, già a partire dai primi anni di produzione: atmosfere pre-romantiche, lotte contro fantomatici criminali, il fascino arcano dell’Oriente, minacce fanta-tecnologiche, invenzioni “fuori dal tempo”, apparizioni spettrali, Natura ignota e pericolosa, sdoppiamenti di personalità, mondi perduti, magia e paranormale, etc. Nel 1947, su testi di Bill Walsh, Floyd Gottfredson crea Eta Beta, l'uomo del 2000: Topolino, inoltrandosi in una caverna inesplorata, incontra uno strano essere, dotato di ancor più strani poteri e strumenti; decide di adottarlo e se ne separerà soltanto nel 1950, dopo dieci avventure. Eta Beta, per quasi tre anni, "ruba" a Pippo il ruolo di "spalla" di Mickey Mouse. E anche questo, dopotutto, è un mistero...



Paperi nella quinta dimensione. La magia di Carl Barks



Se nelle strisce giornaliere "topolinesche" la fiaccola del mistero disneyano era portata alta da Floyd Gottfredson, negli albi mensili con protagonisti i Paperi, il "mago" di turno era Carl Barks. Nato artisticamente come vignettista satirico su alcune riviste osé negli Anni Venti, Barks inizia a lavorare per la Disney come animatore, per poi passare, nei primi Anni Quaranta, al settore fumetti – lavorando per le case editrici che pubblicavano storie aventi come protagonisti i personaggi di Walt.

L'inquietanta Magica De Spell (Amelia in Italia), fortunato personaggio barksiano



L'artista "eredita" Paperino e Qui Quo Qua trasformandoli in eroi d'azione, creando una verosimile città dove muoverli (Paperopoli), affiancando loro comprimari "di lusso" - come Paperon De' Paperoni, Gastone e Archimede Pitagorico - e contrapponendoli a feroci antagonisti - come la Banda Bassotti e Amelia la Fattucchiera. Se la caratteristica principale delle storie barksiane è la dimensione avventurosa (Steven Spielberg ha confessato di essersi ispirato anche al Paperino di Carl Barks per il suo Indiana Jones), la caratteristica principale delle storie avventurose barksiane è l'insolito. L'autore amava infatti scatenare contro i Paperi popoli misteriosi (abitanti delle profondità marine, tribù delle paludi, indiani pigmei, razze sperdute sulle Ande, etc.), alieni, fantasmi, animali mutati, orrori tecnologici, stregonerie, rivolte della natura e chi più ne ha più ne metta. Il testimone dell'Oregoniano fu poi raccolto da altri grandi autori – molti dei quali europei – e soprattutto da Don Rosa, che “congelò” in una sorta di eterni anni Quaranta/Cinquanta le sue storie con Donald Duck & Co.


Introduzione ai misteri disneyani nel Paese del Sole



La gloria del fumetto disneyano statunitense non deve però offuscare l'importanza dei Disney Italiani. Questa espressione, ufficializzata da Boschi, Gori, Sani e Becattini in un libro del 1990 (I Disney Italiani, ristampato e notevolmente ampliato nel 2012), identifica un vasto gruppo di artisti italiani che, dal 1931 in poi, ha creato storie con personaggi disneyani, principalmente per tre case editrici: Nerbini, Mondadori e Walt Disney Italia. 



Questi autori, tra i quali spiccano Pedrocchi, Bioletto, Perego, Martina, Carpi, Scarpa, Chendi, Bottaro, De Vita, Chierchini, Gatto, Asteriti, Cavazzano e Rota, hanno seguito la "lezione" americana con spunti del tutto originali. A una lettura superficiale, per esempio, il Paperino italico appare più sfortunato e scansafatiche di quello originale; parimenti, il nostro Mickey sembra più poliziotto e ligio alle istituzioni del suo alter-ego d'Oltreoceano. E Topolino incontra il mistero, come nelle classiche storie di Scarpa degli Anni '50, vivendolo in chiave thriller, in atmosfere mediate dai maestri del giallo hard boiled. Oppure viaggia nell'Oltretomba, nel capolavoro di Bioletto e Martina, "L'Inferno di Topolino" (1949/50), ispirato a Dante. E le Grandi Parodie (riduzioni di testi immortali della letteratura mondiale) sono state da sempre un "marchio di fabbrica" dei Disney Italiani. Proprio in questo filone sono nati episodi intramontabili, come "Il Dottor Paperus", di Chendi e Bottaro (1958), ispirato sia al Faust a fumetti di Pedrocchi, Gustavino e Albertarelli (1941), sia alle opere di Goethe e Marlowe. Nell'Inferno come nel Paperus, una figura si staglia sopra tutte le altre, il demonio, che può essere grossolano e forzuto oppure sottile e ingannatore. 


Disney "principe nero"?

Nel 1993 Marc Eliot, un esperto di musica rock, pubblica Walt Disney - Hollywood's Dark Prince, una sorta di biografia parallela e oscura del papà di Mickey Mouse. Secondo Eliot la vita di Disney sarebbe stata un continuo rincorrersi di menzogne, di giri di valzer in campo politico, di scandali sessuali, di spionaggio, di razzismo, di alcolismo, di violenza, di squilibri psichici e così via.


L'edizione originale del libro di Eliot


La prima incognita riguarderebbe la data di nascita: laddove le biografie ufficiali riportano il 5 dicembre 1901 la versione di Eliot (che non è riuscito a trovare l'esistenza di un certificato di nascita a nome Walt Disney riferibile a quel preciso giorno, e per questo avanza l'ipotesi di un adozione del ragazzino) è dubitativa. Nel suo libro Eliot riproduce un atto di nascita a nome Walter Disney datato 8 gennaio 1891, ma sembra confondersi (sia nel testo, sia nella didascalia dell'immagine che appare nel volume come corredo iconografico) e non accorgersi che quella è la data di produzione del documento e non la data di nascita del bimbo a cui l'atto farebbe riferimento. La data di nascita è visibile più in alto ed è il 30 dicembre 1890; quel giorno - guarda caso - nacque Raymond Arnold Disney, primogenito di Elias e Flora Call Disney. A quanto pare, dunque, Eliot è venuto in possesso non del presunto vero certificato di nascita (ritoccato o meno da ignoti) di Walt, bensì dell'attestato del fratello maggiore, seppur contraffatto: infatti, osservando attentamente il nome "Walter Disney" si ha il sospetto che sia stato tracciato da una mano diversa da quella che ha vergato il resto del documento. Sono stati i genitori di Walt, che volevano tenergli segreto il fatto dell'adozione, ad alterare il documento? Leggendo le congetture di Eliot è possibile figurarselo.

Nei tre cerchietti rossi il nocciolo della questione. Il certificato che secondo Eliot proverebbe una retrodatazione della data di nascita di Walt Disney - dal 1901 al 1891. Si tratta in realtà del certificato di nascita di Raymond Arnold Disney, che venne al mondo il 30 dicembre 1890. Una mano ignota ha "truccato" questo documento, sostituendo il nome di Raymond con quello di Walter. La data in basso è la data di produzione del documento.


C’è poi l’enigma della "svastica" che sarebbe apparsa in una striscia giornaliera della storia Topolino e la barriera invisibile, disegnata da Floyd Gottfredson e pubblicata sui quotidiani americani il 12 giugno del 1940. In una vignetta Pippo si esibisce in una stonatissima canzone western, e nel balloon, per meglio rendere l’idea, vengono rappresentate alcune note musicali in libertà; due di queste si incrociano casualmente. Solo una mente dissociata potrebbe pensare al simbolo del Nazismo e solo un paranoico potrebbe trovarvi dietro tanti e tali significati da etichettare Walt Disney come simpatizzante hitleriano. Il FBI però lo fece e “classificò” la vignetta in un apposito fascicolo: Eliot riporta il caso nel suo volume. Ma il peggio deve ancora venire: secondo l’autore del Principe nero di Hollywood, a partire dagli Anni Quaranta Walt Disney sarebbe stato una spia di E. J. Hoover, il discusso boss del Bureau, con l’incarico di denunciare quei suoi colleghi dello showbiz sospetti di tendenze comuniste. A sostegno di queste tesi Eliot presenta due documenti: uno del 1954 - una comunicazione interna del FBI in cui si afferma che Disney sarebbe un buon elemento per la carica di Agente Speciale - e un altro del 1966 - un telegramma di condoglianze che Hoover aveva inviato alla vedova Disney, rammaricandosi per la perdita di un uomo dalle grandi virtù morali. Secondo Eliot negli Anni Trenta Disney era ideologicamente orientato a sinistra e per questo sarebbe stato schedato dal FBI; avrebbe cambiato idea più tardi, dopo uno sciopero del 1941 al quale aderì il 40% dei suoi dipendenti, tra i quali il carissimo Art "Goofy" Babbit (il “creatore” di Pippo); da quel momento in poi Disney avrebbe avuto posizioni anti-sindacali e "fascistoidi" (eppure, se diamo credito all'assurda "teoria della svastica subliminale", Walt avrebbe sposato la causa del nazismo militante già nel 1940). Approfondiremo comunque questo aspetto “politico” in un successivo articolo sui “misteri disneyani”…

Nel cerchietto rosso: la pretesa "svastica" (in realtà due note musicali incrociati) di Pippo!


Per chiudere la carrellata di dicerie dobbiamo entrare nel regno delle leggende urbane: nel 1966 iniziò a circolare negli Studios la voce che Disney si era fatto ibernare poco prima di morire (e si è detto che riposerebbe in un laboratorio segreto nei sotterranei della Disneyland originaria, il ben noto parco di divertimenti che sorge presso Los Angeles), per essere scongelato una volta trovata la cura definitiva per il cancro che lo stava consumando (la bufala viene citata scherzosamente anche su The Big Book of Death, pubblicato nel 1995 dalla DC-Vertigo). Walt un tumore ce lo aveva per davvero, ai polmoni per l’esattezza. E quel male lo stroncò. Secondo il certificato di morte Disney spirò alle nove e trenta del mattino del 15 dicembre 1966 per collasso circolatorio: la notizia è riportata non solo da Eliot, ma anche da Bob Thomas nella (più attendibile!) biografia An American Original, pubblicata nel 1976, rivista e corretta nel 1994. Pure Eliot (che comunque parla di un interesse morboso di Walt per la criogenia e per la replica artificiale dei corpi umani) sfata il rumor dell'ibernazione: Disney, infatti, fu cremato e i suoi resti riposano al Forest Lawn - Glendale Cemetery, sulle Hollywood Hills, in California, insieme a star del calibro di Buster Keaton, Stan Laurel, Fritz Lang, Tex Avery, Liberace, Charles Laughton...

Disney ibernato secondo Linda Medley per The Big Book of Death (DC-Vertigo, 1995)


La "tomba" di Walt Disney al Forest Lawn. Gli altri nomi sono stati aggiunti successivamente: la moglie Lillian, la figlia adottiva Sharon e suo marito Robert.
 



Francesco Manetti

N.B. Trovate i link agli altri articoli From the Vault in Cronologie & Index!

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