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lunedì 26 dicembre 2016

MARTIN MYSTÈRE, I KATZENJAMMER KIDS E ALTRO ANCORA: SEGRETI A FUMETTI NEL 120° ANNIVERSARIO (1896 - 2016; From the Vault 6)

di Francesco Manetti

Questo articolo è ispirato alla parte non disneyana di un servizio apparso in cartaceo nell'agosto del 1994, sul mensile “Il Giornale dei Misteri” n. 334, in uno speciale dedicato ai misteri nel comic internazionale al quale partecipò il gruppo toscano di saggisti che era nato dalla fusione fra il Club del Collezionista ("Collezionare" e "Dime Press") e il GAF ("Exploit Comics" e "If"): quel periodo di fine millennio era fertile di simili iniziative perché si festeggiavano i cento anni "ufficiali" della nascita del fumetto inteso in senso moderno (data comunque incerta fra il 1894 e 1897, come tenteremo di spiegarvi). Diciamo "ispirato" perché, rispetto all'originale, questo pezzo che potete oggi leggere su Dime web, ha un taglio diverso, è più approfondito nei testi e nelle immagini e presenta numerose correzioni di inesattezze e refusi (soprattutto sulle date dello Yellow Kid); per quanto riguarda la "parte disneyana" alla quale accennavamo, è stata invece rielaborata in uno degli articoli che abbiamo dedicato ai "misteri" del Magic Kingdom.  (f.m.)

Rodolphe Topffer: ben noti i suoi "protofumetti" degli anni '30 del XIX secolo


Nei primi 120 anni della sua esistenza il mondo del fumetto (o comicdom) è stato testimone di così tanti misteri e fatti curiosi che potremmo riempire decine di libri in stile Hollywood Babilonia; qui veniamo a offrirvi alcuni fra i più gustosi aneddoti e intriganti interrogativi, fra quelli che sorsero all'epoca del centenario - e che ancora oggi rimangono visto che questo nostro amatissimo mezzo di comunicazione e linguaggio è arrivato alla veneranda età di 120 anni!


Cento(venti) e non più cento(venti)

La data stessa della nascita del fumetto moderno (tralasciando dunque i cosiddetti "protofumetti", che comprendono, in una vastità di forme espressive, le pitture rupestri, gli affreschi egizi, la Colonna Traiana, l'arazzo normanno di Bayeux, i polittici sacri medievali con i loro "cartigli", le vignette politico/satiriche settecentesche, le storie di Topffer dei primi dell'800, etc.: in sintesi, tutto ciò che è "racconto per immagini in sequenza") è "misteriosa".

2 giugno 1894: debutto di un primo prototipo di Yellow Kid in Hogan's Alley, vicolo degli slum newyorkesi (la vignetta non fa ancora parte di una serie ufficiale)



At the Circus in Hogan's Alley, 5 maggio 1895. Outcault mette in scena, ufficialmente e a colori sul New York World di Pulitzer, la sua fortunata serie che poco dopo ospiterà lo Yellow Kid, anche se un prototipo del monello (già usato dall'autore fin dal 1894) è qui riconoscibile (a dx)!


È il 2 giugno del 1894, se valutiamo la prima apparizione sul periodico americano Truth, in una vignetta in bianco-e-nero disegnata dal pioniere del comic Richard Felton Outcault, di un ragazzino scalzo e calvo, con le orecchie a sventola e il camicione sporco, in un vicolo chiamato Hogan's Alley; è invece il 5 maggio del 1895, se ci interessa soprattutto l'inaugurazione della serie "Hogan's Alley" di Outcault sul New York World, la tavola autoconclusiva a colori che avrebbe di lì a poco ospitato ufficialmente lo Yellow Kid, ma che già in quella data presentava uno di quei bambini stracciati outcaultiani a lui simili; oppure è il 7 luglio del 1895, se per noi è vitale il debutto di Outcault con i suoi ragazzini da strada sull'inserto domenicale illustrato del World, laddove prima le sue vignette erano commenti satirici sull'attualità, inserite accanto ai relativi articoli di giornale (un po' come accade oggi per le opere di Vauro, Krancic e colleghi); potrebbe essere anche il 5 gennaio 1896, se facesse fede la prima apparizione ufficiale del ragazzino in giallo, con la sua iconica "manata" di sporco nera sul camicione; è però il 16 febbraio 1896, se consideriamo l'inizio della serializzazione e della strutturazione in tavole quadrettate delle imprese del "ragazzino giallo"; potrebbe anche essere il 15 marzo 1896, se facciamo leva sulla prima comunicazione di Yellow Kid con i lettori tramite scritte stampate sul suo lungo camicione giallo (in questo caso una sola parola, Artillery); ma è il 29 marzo 1896 se invece preferiamo mettere in risalto quando Yellow Kid viene nominato per la prima volta...


Il "vero" Yellow Kid prende graficamente forma il 5 gennaio 1896 sul New York World. Notare i numerosi "codici di comunicazione" fumettistici usati dall'autore, come le "linee di movimento"

Un guazzabuglio (quasi) inestricabile! Forse la data esatta della "vera" nascita del fumetto moderno come sequential art dotata dei suoi particolari e peculiari codici espressivi è il 25 ottobre 1896. È infatti qui che Outcault decide di far parlare per la prima volta Yellow Kid non solo attraverso il camicione ma con un balloon (la caratteristica "nuvoletta" di comunicazione che più di ogni altro segno distingue il fumetto come linguaggio autonomo), in una tavola scansionata a vignette ordinate in sequenza temporale e orientate secondo il verso di lettura
 

Forse la data esatta di inizio del fumetto moderno è questa, il 25 ottobre 1896 (New York Journal): struttura a vignette (anche se manca la "gabbia", che verrà introdotta nel dicembre 1896), racconto per sequenza temporale di immagini ordinate secondo il senso di lettura e numerosi balloon non isolati. Yellow Kid parla per la prima volta non usando il camicione!


Questo piccolo capolavoro, The Yellow Kid and his new Phonograph, apparve sul New York Journal di William Randolph Hearst, il magnate della stampa rivale di Joseph Pulitzer (con il quale Outcault aveva pure collaborato, quando disegnava per il World) che venne abilmente tratteggiato in parodia da Orson Welles in Citizen Kane (1941). All'epoca i grandi giornali si contendevano a suon di dollari i migliori disegnatori satirici (come Outcault e McCay) perché con buoni artisti al loro servizio avrebbero venduto più copie - e avrebbero anche potuto influire sul corso stesso della Storia! Il conflitto Ispano-Americano, che scoppiò fra la Spagna e gli USA nel 1898, ebbe come casus belli l'affondamento al largo dell'Avana della corrazzata USS Maine; la tragedia fu enormemente gonfiata dalla stampa popolare di Hearst e Pulitzer (con articoli e vignette satiriche dei vari artisti dal taglio interventista e, come si direbbe oggi, "populista"), finché i lettori - e dunque l'opinione pubblica - non convinsero l'amministrazione McKinley alla dichiarazione di guerra. Guerra che gli Americani vinsero, scacciando per sempre la Spagna dal Mondo, per così dire, nella fattispecie dalle Filippine, da Guam, da Portorico e da Cuba: in virtù del trattato di pace del febbraio 1899 ancora oggi gli Stati Uniti mantengono una loro base militare nel regno della dinastia dei Castro, a Guantanamo Bay.


Il mistero del terzo gemello
 

Tutte le date e gli accadimenti ora visti, ruotavano comunque attorno allo Yellow Kid e al vignettismo satirico dello yellow journalism - come in America definiscono la "stampa scandalistica".  

12 dicembre 1897: la prima avventura di Bibì & Bibò... & Kurt! Questa pubblicazione, per lunghi decenni, era stata data per dispersa, tanto che...


...nel 1997 il bonelliano e compianto Michele Pepe ne fece una sorta di remake basandosi sui ricordi di John Dirks, figlio di Rudolph. Come potete vedere la gag finale è diversa: nell'originale il giardiniere non può sfuggire all'acqua dei discoli perché è "ingabbiato"; nella versione di Pepe i monelli quasi lo affogano in una sorta di piscina da giardino!

Il centenario del fumetto, però, potrebbe anche cadere il 12 dicembre 1897, giorno della prima pubblicazione di "Katzenjammer Kids" (Bibì & Bibò) di Rudolph Dirks sul New York Journal, nel supplemento domenicale American Humorist: quella dei Katzies fu la prima serie a usare sistematicamente, e non solo sporadicamente, i balloon, e fu il primo fumetto nato avulso dal vignettismo satirico politico-sociale. 
In quella prima storia i monelli non erano due, bensì tre: oltre a Hans & Fritz (chiamati in Italia molto poco germanicamente Bibì & Bibò) c'era anche il biondo Kurt, dall'aspetto ancor più "teutonico" dei suoi "fratelli". Già a partire dalla seconda puntata della serie, però, il "terzo gemello" viene misteriosamente eliminato dall'autore senza fornire alcuna spiegazione. Fino a qualche anno fa la tavola del 1897 non era mai stata ristampata e non era più possibile rintracciare né l'originale, né una copia del giornale su cui venne originariamente proposta. E così, cento anni dopo, nel maggio del 1997 - in occasione del Salone del Libro a Torino - all'interno di una storia a fumetti con protagonista Martin Mystère scritta da Alfredo Castelli su disegni di Montanari & Piccoli, apparve una riproduzione della tavola allora perduata, realizzata da Michele Pepe su indicazioni di John Dirks, figlio di Rudolph (e suo collaboratore): come potete vedere confrontando le immagini delle due planche la memoria filiare aveva fallito soprattutto sulla gag finale! Nell'albo che conteneva il tutto, non a caso intitolato Che fine ha fatto Kurt Katzenjammer?, Castelli offre una spiegazione fantasiosa dell'enigma della pagina scomparsa, chiamando all'appello nani del vaudeville, Uomini in Nero, operazioni belliche segrete e astronavi aliene. Kurt, si è scoperto molti anni dopo, sarebbe in realtà solo un amico - e non un consanguineo - dei Katzenjammer.


L'albo bonelliano fuori-serie pubblicato sotto l'egida del Salone del Libro di Torino


Una storia svanita nel nulla (prima erano due!)


Se di Rudolph Dirks non si avevano più notizie della primissima tavola di Bibì & Bibò, di un altro famoso autore si pensa che sia perduta addirittura l'intera sua prima storia! All'inizio della carriera il celebre fumettista Benito Jacovitti (“quello dei salami”) lavorò per la casa editrice torinese Taurinia: sulla collana "Albi Viaggi e Avventure" apparve nel 1941 una storia dell’artista, Caccia Grossa, riscoperta e ristampata soltanto nel 1986, grazie alla rivista amatoriale fiorentina Exploit Comics (sul n. 38). Per un mistero risolto, ne resta comunque un altro, sempre collegato alla stessa casa editrice...

La tavola d'apertura di Caccia grossa - storia data per perduta fino al 1986 e ancora oggi prima storia lunga ufficiale di Jacovitti


Nel libro Jacovitti scritto da Luca Boschi, Leonardo Gori, Andrea Sani e Franco Bellacci (Granata Press, 1992), si legge infatti che rimane un dubbio, riguardo alla collaborazione con la Taurinia, che contribuisce ad ammantare di mistero gli esordi fumettistici del grande Jac. Esiste infatti traccia di un fantomatico albo della serie, dal titolo L’eroe delle Cinque Giornate, che Jacovitti avrebbe interamente disegnato, e che sarebbe apparso in edicola prima di qualsiasi altra sua storia a fumetti. Questo episodio, e non Pippo e gli Inglesi, sarebbe quindi l’autentica opera prima del grande termolese, e insieme l’unica storia naturalistica, cioè seria, disegnata dall’autore in più di cinquant’anni di carriera. Lo stesso Jacovitti avvalla l’ipotesi, ma la cosa lascia comunque perplessi: si dice che dell’albo esistano solo uno o due esemplari, conservati gelosamente da fortunati collezionisti. Ma è un fatto che nessuno sia stato ancora in grado di mostrarcene una copia. I quattro grandi esperti toscani toscani jacovitteschi, pur avendo rielaborato, ampliato e corretto il saggio del 1992 licenziato con il nuovo titolo di Jacovittisessant'anni di surrealismo a fumetti (NPE, 2010), hanno lasciato immutato il passaggio di cui sopra. L'amico Leonardo Gori, contattato qualche giorno prima della pubblicazione di questo post, mi ha confermato che il mistero rimane e che, sue testuali parole, crede ormai che fosse solo un mito...


Francesco Manetti

N.B. trovate i link agli altri articoli della serie From the Vault in Cronologie & Index!  

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