di
Andrea Cantucci
Lilith in costume indiano - da Lilith n°16 pag 63 |
Dopo
otto anni, la serie di Lilith sembra essere in dirittura di arrivo.
Il numero sedici segna l’inizio di un lungo episodio che occuperà
gli ultimi tre albi, ambientati nel Nord-America di fine XVIII
secolo. Il racconto inizia nel 1776 con la Guerra d’Indipendenza
Americana, che nella Storia alternativa di questa serie ha un esito
tanto diverso da essere ribattezzata la Ribellione delle Tredici
Colonie, poiché la Storia la scrivono i vincitori.
Le
alterazioni provocate da Lilith nei suoi viaggi nel tempo hanno
infatti portato in quell’area geografica notevoli cambiamenti
riassumibili in tre punti: la presenza sulla costa atlantica di
un’antica colonia danese, il fatto che i Giapponesi anziché
chiudersi nel loro isolazionismo abbiano colonizzato la costa del
Pacifico e il ferimento di George Washington all’inizio della
Guerra d’Indipendenza che rovescia le sorti del conflitto.
Le colonie danesi in Nord-America sarebbero state possibili, poiché è ormai appurato che gli antichi vichinghi fecero davvero una capatina in quella zona. In questa storia i Danesi hanno fondato sul fiume Hop la città di Nuova Copenaghen e sembrano aver in parte sostituito i Francesi nella rivalità contro l’Inghilterra, almeno in certe zone come quella dei Grandi Laghi. Invece di guerre Anglo-Francesi in quest’albo si parla infatti di guerre Indo-Danesi, sempre vinte comunque dai britannici. Date queste premesse, naturalmente non stupisce vedere in questo numero di Lilith due meticci vestiti come indiani ma alti, biondi e con la barba.
Anche
lo sbarco dei Giapponesi nel Nord-America, che qui è da loro
chiamato Kiokutō no kuni (il Paese del Lontano Oriente), sarebbe
potuto avvenire. Secondo antiche cronache, navi cinesi visitarono
davvero le coste di una terra oltreoceano. Nelle storie di Lilith
molti Giapponesi si sono quindi trasferiti in America a sfruttarne i
giacimenti auriferi, importando nelle colonie il loro modo di vivere
e di costruire. Così qui una città chiamata Tōkiō (Capitale
Orientale) è stata fondata al posto di San Francisco, ben prima che
tale nome fosse dato all’antica città di Edo nel XIX secolo. In
una mappa su Lilith n°9 si vede come il Kiokutō giapponese arrivi a
coincidere, nel 1780, con un territorio equivalente all’intero
Selvaggio West e alla Louisiana Francese, un’enorme regione tra la
Nuova Spagna a Sud, le Colonie Britanniche a Est e il territorio
della Compagnia della Baia di Hudson a Nord, la cui presenza
modificherà inevitabilmente la Storia.
Castello giapponese in America - da Lilith n°16 pag 41 |
Tra
l’altro in Lilith n°16 rivediamo un giovane nobile giapponese già
apparso alla fine del n°9, il figlio di una vittima di Lilith che
era stato esiliato in America in quanto cristiano. Il ragazzo sembra
però allontanarsi dalla religione paterna, stringendo rapporti con
uno sciamano indigeno e sottoponendosi a riti purificatori indiani
senza problemi. Giapponesi e Nativi Americani condividono infatti una
visione mistico-religiosa abbastanza affine. Sia lo Scintoismo
giapponese che il panteismo Amerindo sono basati sul rispetto verso
gli spiriti della natura e probabilmente discendono entrambi da
antiche forme di sciamanesimo mongoliche. Può sembrare ovvio che la
cosa non sia ben vista dal precettore gesuita del giovane samurai, ma
quel presunto religioso ha motivi che vanno ben al di là della
solita ottusa intolleranza comune a gran parte dei monoteisti…
Un samurai giapponese e uno sciamano amerindo - da Lilith n°16 pag39
|
Un gesuita in un dipinto giapponese |
Anche
nella realtà i missionari gesuiti giunti in Giappone coi mercanti
portoghesi furono all’inizio ben accolti dai governanti locali, ma
la loro influenza ebbe fine con la messa al bando del Cristianesimo
nel XVI secolo, a cui seguirono persecuzioni protrattesi per decenni.
Qui invece, come visto su Lilith n°9, i Cristiani giapponesi sono
più che altro esiliati in America, dove ora sembra che i Gesuiti
abbiano acquisito notevole potere, ma non in accordo con la chiesa di
Roma. Infatti quelli qui rappresentati come inquietanti religiosi
calvi, alti e magri, simili a certe raffigurazioni caricaturali dei
Gesuiti in antichi dipinti giapponesi, non sono certo ciò che
sembrano e lo dimostrano ampiamente scontrandosi con l’esercito
filo-clericale della Nuova Spagna.
Un gesuita inquietante - da Lilith n°16 pag 79 |
Espansione giapponese in Nord-America - da Lilith n°9 pag 130 |
Anche
il ferimento di Washington è indirettamente provocato dalla presenza
giapponese in America. Qui il Giappone ha occupato la Corea tre
secoli prima di quanto accaduto nella realtà e la dinastia regnante
di quel paese si è rifugiata in Cina. Quando l’Inghilterra attua
un blocco navale sulla costa Est del Nord-America, prima contro i
Danesi e poi contro i coloni ribelli, gli esuli coreani inviano navi
in appoggio alla flotta britannica per ottenere il sostegno
dell’Inghilterra contro i Giapponesi. Nella Guerra d’Indipendenza
la flotta delle navi testuggine coreane interviene così in un
momento cruciale, di quelli in cui si decide la Storia, la ritirata
delle truppe americane da Long Island di fronte al numero
preponderante delle forze britanniche.
Una nave testuggine coreana - da Lilith n°16 pag 9 |
In
quel momento in effetti, la Rivoluzione Americana poteva ricevere un
brutto colpo. I britannici sbarcarono almeno ventimila soldati contro
soli ottomila coloni validi, ma come si nota nel fumetto, il generale
inglese William Howe commise gravi errori strategici, fermandosi dopo
i primi scontri e dando respiro ai ribelli superstiti che riuscirono
a sfuggirgli. Nonostante ciò, tra disfatte e diserzioni, molti
contingenti americani si dissolsero e quando Washington in fuga
giunse al fiume Delaware gli restavano solo tre-quattromila uomini.
Washington attraversa l'East River - da Lilith n°16 pag 8 |
Washington attraversa il Delaware - dipinto di Emanuel Leutze (1851) |
Enoch
disegna Washington che traversa l’East River riproducendo appunto
il famoso quadro in cui attraversa il Delaware, anche se, data la
posa eroica e il fiume in parte ghiacciato, il dipinto originale non
si riferisce alla ritirata, svoltasi in estate, ma al momento in cui
a dicembre Washington riattraversò il fiume per attaccare.
Ma
Enoch riproduce anche un errore storico di quel quadro, perché la
bandiera con le tredici stelle nel 1776 non esisteva ancora. La prima
bandiera americana, come quella di tutte le colonie inglesi, aveva
nell’angolo in alto a sinistra una riproduzione della bandiera
britannica. Enoch avrebbe potuto chiedere la consulenza di Alfredo
Castelli, che aveva fatto notare questo errore quasi diciotto anni
fa, sul n°1 di Storie da Altrove.
Gli Americani del 1776 con la bandiera giusta - da Storie da Altrove n°1 (SBE,1998) |
Su
Lilith n°16 però, gli Americani in fuga il Delaware non lo
raggiungono. I Coreani, dotati di razzi luminosi, intercettano
Washington sull’East River nonostante l’oscurità notturna e la
nebbia che nella realtà protessero la sua ritirata. Il comandante
dell’Esercito Continentale è così messo fuori gioco con quasi
tutti i suoi soldati.
Come
risultato, gli insorti non riescono a invertire il corso del
conflitto e continuano a prendere una serie di batoste senza potersi
scrollare di dosso il dominio britannico, almeno per il momento.
Enoch non entra in troppi dettagli, ma è probabile che non vincendo
a Saratoga nel 1777 non abbiano ottenuto l’alleanza della Francia,
che nella realtà fu essenziale per contrastare la supremazia sul
mare dell’Inghilterra e giungere alla vittoria (per quanto gli
Americani possano insistere sugli eroismi e la tenacia dei loro
patrioti, l’indipendenza delle colonie inglesi in America non fu
che una delle condizioni della pace di Versailles del 1783…).
Benjamin Franklin da Lilith n°16 pag 114 |
In
effetti nella realtà il trattato di alleanza tra le Tredici Colonie
e la Francia fu ottenuto da Benjamin Franklin all’inizio del 1778 e
la situazione degli insorti rimase comunque precaria fino al 1781,
quando l’intervento della flotta e dell’esercito francesi
capovolse le sorti del conflitto. Qui invece nel 1778 per i coloni la
guerra è già perduta e Franklin non sembra essere mai partito per
l’Europa, probabilmente per il blocco navale inglese. In ogni caso,
in questa storia immaginaria una delegazione di capi dei patrioti
composta da Franklin, Thomas Jefferson, Patrick Henry e un George
Washington ancora in stato confusionale, si vede costretta come
ultima risorsa a intraprendere un lungo e improbabile viaggio
attraverso il Nord-America per andare a chiedere non l’aiuto dei
Francesi ma quello dei Giapponesi, un’opzione che nella realtà non
esisteva.
Thomas Jefferson da Lilith n°16 pag 81 |
Benjamin Franklin in un'incisione francese |
Riguardo
a Jefferson, Enoch commette il piccolo errore di definirlo
ex-governatore della Virginia. Ma poiché Franklin dice che il
ferimento di Washington è avvenuto due anni prima ci dovremmo
trovare nel 1778, mentre Thomas Jefferson fu eletto governatore in
Virginia solo nel 1779. La disfatta dell’esercito indipendentista e
la vittoria britannica non potevano quindi privarlo di una carica che
non aveva ancora.
Copertina di Toppi per il volume Guerre di Frontiera (Cepim,1974) |
È
invece perfettamente coerente con gli usi e le abitudini degli
Irochesi che questi accolgano la delegazione dei patrioti in una loro
città (spesso i villaggi irochesi sono chiamati impropriamente
città, perché erano insediamenti stabili con grandi “case lunghe”
circondate da palizzate e campi coltivati adiacenti). Infatti Le
usanze degli Irochesi, che tra loro si chiamavano Ho-de’no-sau-nee
(le Genti delle Lunghe Case), erano basate sulla condivisione
comunitaria dei beni e imponevano di dare ospitalità, cibo e
alloggio a visitatori e viaggiatori senza chiedere nulla in cambio. I
più ricchi e fortunati tra loro dividevano tutto ciò che avevano
coi meno fortunati e i bisognosi, tanto che tra gli Irochesi la fame
e la miseria erano sconosciute.
Una casa di corteccia irochese - da Lilith n°16 pag 55 |
Una casa di corteccia irochese - da un libro del 1851 |
Un irochese e una casa lunga - acquerello di Pratt |
In
quella “città” al gruppo dei ribelli si aggiunge anche una
delegazione di indiani Irochesi Seneca, che preoccupati per come i
bianchi minacciano le loro terre e il loro sistema di vita,
vorrebbero allearsi anch’essi coi lontani “Uomini dagli Occhi
Stretti”. Tra loro ci sono anche due meticci d’origine danese.
Sono tutte persone amanti della libertà insofferenti verso il
dominio britannico e ricevono un aiuto insperato quando a chiedere di
accompagnarli, per i suoi soliti scopi, arriva quella che i Seneca
definiscono “spirito della foresta”, ovvero una misteriosa donna
vestita da indiana che ben conosciamo. Comunque in quest’albo
Lilith non fa molto. Dà poche informazioni e consigli al gruppo dei
ribelli, attua un diversivo incruento contro gli Inglesi e se la
spassa un po’ con un vichingo mezzo indiano. A parte ciò, si
limita per lo più ad assistere agli eventi.
Un meticcio indo-danese - da Lilith n°16 pag 27 |
Resta
da vedere come i ribelli supereranno le immense praterie e le
Montagne Rocciose per raggiungere la Tōkiō americana, in un’epoca
priva di mezzi di comunicazione tra una costa e l’altra
dell’America. In effetti l’idea di compiere un viaggio così
lungo, non si capisce se a piedi o con quali mezzi, attraverso
territori così vasti e inesplorati, da parte di pochi borghesi
avvezzi a una vita comoda e di un gruppo di indiani dell’Est che
sapevano poco di cosa ci fosse a Ovest, fa sì che la storia non
risulti poi troppo verosimile.
George Washington da Lilith n°16 pag 57 |
George Washington ritratto dal pittore Charles W. Peale |
Tanto più che se il trentacinquenne
Jefferson e il quarantaseienne Washington potevano adattarsi alla
rude vita dei boschi, la cosa sembra ben più difficoltosa per
l’anziano Benjamin Franklin, che nel 1778 aveva settantadue anni.
Speriamo per loro che, passato il Mississippi, incontrino qualche
giapponese che li scorti alla capitale…
A
rendere ancor più difficile e pericoloso il viaggio dei ribelli c’è
poi il fatto che l’esercito britannico è sulle loro tracce, sotto
forma di un contingente di dragoni e dei famosi ranger agli ordini
del maggiore Rogers.
Indiani alleati degli Americani a Bunker Hill, in un dipinto di John Trumbull |
Il maggiore Rogers da Lilith n°16 pag 65 |
Robert
Rogers e i suoi ranger, truppe irregolari che in italiano si
definirebbero “cacciatori”, in varie spedizioni avevano davvero
esplorato e tracciato mappe, sia pure molto approssimative, di
regioni allora ancora ignote del Nord-America, cosa che qui è
puntualmente menzionata, visto che disporre di mappe attendibili dei
territori sarebbe abbastanza utile per chi deve inseguire qualcuno
attraverso mezzo continente…
Carta del Nord America di Rogers del 1765 - dal libro Passaggio a Nord-Ovest |
In
seguito Rogers diventò protagonista, insieme ai suoi ranger, del
romanzo di Kenneth Roberts Passaggio a Nord-Ovest e dell’omonimo
film che il regista King Vidor trasse, nel 1940, dalla prima parte di
quel libro (il film sulla seconda parte non fu mai girato per dissidi
tra l’attore Spencer Tracy e il regista). Ciò che Rogers sogna di
fare in quel romanzo è proprio scoprire un passaggio per raggiungere
il Giappone e l’Asia, ma qui quell’impresa è ormai diventata
superflua visto che sono i Giapponesi ad essere arrivati in America.
Sia
nel romanzo che nel film, i Ranger di Rogers, dipinti in genere come
un corpo di eroici esploratori, in realtà compiono atti di brutale
sterminio contro gli indiani alleati dei Francesi, ammazzandoli con
cinica soddisfazione anche quando non sono in condizioni di nuocere e
derubando i cadaveri dei loro gioielli.
In
effetti i cosiddetti Ranger Reali storicamente compirono davvero
degli spietati massacri, spesso a fianco dei loro alleati indiani e
partecipando anche a terribili stragi di civili durante la Guerra
d’Indipendenza.
Il maggiore Rogers interpretato da Spencer Tracy nel film Passaggio a Nord-Ovest (1940) |
È
esatto anche ciò che Enoch fa dire al maggiore Rogers sul proclama
reale che, non solo autorizzava, ma ordinava espressamente a tutti i
sudditi britannici di “perseguitare, catturare e uccidere” certi
indiani ritenuti ribelli, ovvero che non accettavano di sottomettersi
all’Inghilterra, offrendo 40 sterline “per ogni scalpo di indiano
maschio” e 20 “per ogni scalpo di donna indiana o di bambino
sotto i dodici anni”. Con quel proclama particolare, emesso nel
1756, re Giorgio II intendeva far sterminare il popolo dei Penobscot.
In altri momenti e per altri popoli (ribelli americani compresi), le
tariffe sarebbero state un po’ più basse…
Il maggiore Rogers e il fanatico ranger Jedediah - da Lilith n°16 pag 74 |
Che
i ranger svolgessero abitualmente simili attività sanguinarie un
tempo definite “eroiche”, Enoch lo evidenzia anche descrivendo
uno di loro come un vero e proprio fanatico razzista, il cui
esagerato odio verso tutti i pellirosse è alimentato fino al
parossismo dall’intolleranza religiosa cristiana. Certe parole che
l’autore mette in bocca a quest’antipatico personaggio (“Gli
Indiani sono come gli abitanti di Canaan che il Signore ha ordinato
di sterminare…”) non sono inventate dall’autore, ma riprese
fedelmente da dichiarazioni fatte da certi pastori episcopali
americani per giustificare le ricorrenti stragi di nativi compiute a
quell’epoca dai coloni. Un tale modo di pensare può comunque
procurare grossi guai quando si hanno anche alleati indiani…
Il maggiore Rogers e i suoi ranger in una illustrazione d'epoca |
Agli
Inglesi a caccia dei ribelli si unisce infatti un gruppo di Irochesi
Mohawk (che Enoch confonde con i Moicani), indiani un tempo
confederati con i Seneca e che qui considerano questi ultimi dei
traditori per aver disertato l’alleanza con gli Inglesi. È vero
che la Lega Irochese a cui appartenevano questi due popoli e che
molti considerano l’ispiratrice della struttura politica degli
Stati Uniti, per ironia della sorte si sfasciò proprio quando le sue
diverse nazioni si schierarono su campi opposti nella Guerra
d’Indipendenza americana (usiamo qui il termine nazioni perché è
quello che all’epoca fu usato impropriamente dagli Europei, ma in
effetti si riferisce a quelli che si possono considerare i diversi
“stati” in cui si divideva la Nazione Irochese).
Una città irochese - da Lilith n°16 pag 54
|
La
legge degli Irochesi prevedeva che potessero scendere in guerra solo
per decisione unanime di tutte le nazioni della Lega, ma quando il
popolo Oneida rifiutò di entrare in guerra a fianco degli Inglesi,
la legge comune fu accantonata e ogni nazione fu lasciata libera di
decidere singolarmente come comportarsi.
Un seneca da un libro sugli Irochesi del 1851 |
Nonostante tutto nel 1777, fidandosi della promessa che gli Inglesi avrebbero difeso la sovranità dei loro territori, la maggioranza degli Irochesi delle nazioni Mohawk, Seneca, Cayuga e Onondaga, pur dividendosi a volte anche al loro interno, finirono per restare fedeli ai loro vecchi alleati britannici, benché alcuni capi soprattutto tra i Seneca avrebbero preferito rimanere neutrali, come giustamente si dice nel fumetto, anche per mantenere un impegno di amicizia preso con gli Americani nel 1775. Forse fu proprio per rispettare quel patto che gli Oneida e i Tuscarora si schierarono invece con gli insorti. Ma anche alcuni Tuscarora combatterono contro gli Americani, partecipando nel 1778 a una grande incursione in un vasto territorio della Pennsylvania di cui gli Irochesi erano stati espropriati con l’inganno dai coloni oltre vent’anni prima.
Un seneca commenta lo scioglimento della Lega Irochese - da Wheeling di Pratt |
Infatti
la maggioranza dei popoli Irochesi preferirono gli Inglesi non solo
perché li ritenessero i più forti, come Enoch fa dire al capo
mohawk Brant, ma anche perché le pur dure autorità britanniche
tendevano a essere un po’ più corrette verso i nativi rispetto ai
coloni, che molto spesso facevano strage degli Indiani e ne
occupavano i territori, senza che l’esercito inglese riuscisse a
far rispettare i trattati. Si può dire che tra le varie cause della
Guerra d’Indipendenza americana ci fu anche il desiderio dei coloni
di occupare i territori dell’Ovest, che nel 1763 il governo
britannico dichiarava con proclama reale di voler riservare agli
Indiani.
Ma
già nel 1768, gli Irochesi erano stati obbligati con un altro
trattato a spostarsi più a Ovest, dato che i coloni avevano invaso
un’altra porzione delle loro terre e come al solito il governo
britannico non poté far altro che prenderne atto. Quando gli Inglesi
si decisero a fare la guerra ai coloni ribelli, anche se per motivi
poco chiari agli Indiani, la maggior parte di questi colsero
l’occasione per reagire contro i soprusi subiti.
Simboli dei clan irochesi ( XVIII secolo) |
A
causa dei bianchi dunque, popoli da secoli in pace tra loro si
ritrovarono a combattere contro i propri fratelli di sangue, poiché
gli Irochesi si consideravano consanguinei anche tra individui di
nazioni diverse, se membri dello stesso clan. Infatti ogni loro
popolo era formato da gruppi tribali analoghi, suddivisi in clan
contrassegnati dagli stessi animali sacri. Inoltre potevano sposarsi
solo tra membri di gruppi diversi, il ché incoraggiava anche i
matrimoni tra nazioni irochesi diverse e faceva sì che fossero tutte
imparentate tra loro.
Ma
prima ancora che si formassero definitivamente gli Stati Uniti, la
lega indiana che li aveva ispirati stava già sperimentando una
divisione che in un certo senso anticipava già quella della Guerra
Civile Americana.
Il capo seneca Cornplanter da Lilith n°16 pag 29 |
La
drammaticità di una simile guerra fratricida, è sintetizzata da
Enoch mettendo in scena la rivalità e infine il duello all’ultimo
sangue tra due capi irochesi realmente esistiti, ma che nella realtà
combatterono insieme contro gli Americani e non ebbero mai occasione
di scontrarsi, il capo dei Seneca chiamato Cornplanter (Piantatore di
Mais) e il capo dei Mohawk detto Joseph Brant. Almeno così li
chiamavano i bianchi, che spesso, non riuscendo a pronunciare i veri
nomi indiani, li traducevano nella loro lingua o li sostituivano.
Il
nome originale di Cornplanter significa più esattamente “Quello
che Uno Pianta” ed è stato trascritto in vari modi: Gy-ant-wä-ka,
Kaiioñtwa’kon, o Gayänt’wakê come scrive Enoch, che in
un’altro caso lo scrive anche Gyantwachia. La prima trascrizione
sembrerebbe seguire più esattamente la fonetica inglese, quindi
scritto all’italiana potrebbe suonare all’incirca Gaientuakè, ma
gli Inglesi lo storpiarono in Garganwahgah.
Una
cosa strana è che, all’inizio di Lilith n°16, Cornplanter sembra
non voler considerare come suoi fratelli seneca i due meticci danesi,
perché sono imparentati coi bianchi. In realtà non avrebbe dovuto
avere certi pregiudizi poiché lui stesso era un mezzosangue, essendo
figlio di un mercante bianco che aveva sposato una donna seneca. Lo
si vede abbastanza bene anche in un ritratto di Cornplanter eseguito
a fine ‘700, quando era ancora vivo, e che, a parte le orecchie
deformate da pendagli, ha lineamenti piuttosto europei.
Il capo seneca Giacca Rossa ritratto da George Catlin nel 1828 |
Invece
qui Enoch disegna Cornplanter con dei tratti molto più amerindi. In
effetti quello da lui tratteggiato, sia nell’aspetto che
nell’ostilità che ostenta verso tutti i bianchi e la loro cultura,
rassomiglia di più a un altro importante capo dei Seneca di quello
stesso periodo, Sagoyewatha, che i bianchi chiamavano Giacca Rossa.
Anche lui infatti avrebbe voluto restare neutrale e non avere niente
a che fare con i bianchi e le loro guerre.
In
questa storia comunque l’alleanza di Cornplanter cogli americani
avviene molto in anticipo sulla realtà. Infatti dal 1777 e fino alla
fine della Guerra d’Indipendenza nel 1783, i Seneca combatterono
contro i coloni insieme agli Inglesi. Inoltre, anche se quella guerra
avrebbe preferito non combatterla, Cornplanter fu scelto come uno dei
due principali capi di guerra della Lega Irochese, che stava cercando
sia pur parzialmente di rimanere unita. L’altro capo di guerra
supremo prescelto fu un seneca più anziano, Sayenqueragtha, noto
anche come Vecchio Re, anche se spesso gli storici, per il grande e continuo impegno in battaglia, hanno attribuito per errore tale carica a quello che invece era uno dei due capi di guerra dei soli Mohawk, cioè Joseph Brant.
Il capo mohawk Joseph Brant da Lilith n°16 pag 73 |
Anche il vero nome di Joseph Brant è stato trascritto (perfino da lui stesso) in vari modi: Tä-yen-dä-na-ga, Thayandanega, Tayendanayegeh, Thaienteneka o, come riportato anche nell’albo,Thayendanegea, che è la versione più comune. Prendendo per buona la versione sillabica, scrivendolo all’italiana la pronuncia può essere più o meno Taiendaneghè. In lingua mohawk significa “Due Bastoni Costretti Insieme”, forse riferito alla sua vita, trascorsa sempre in delicato equilibrio a metà tra la cultura del suo popolo e quella dei bianchi.
Gli Inglesi diedero a Thayendanegea il cognome Brant perché era il nome che avevano dato al capo mohawk Canagaraduncka, che aveva sposato sua madre rimasta vedova. Determinante per Joseph fu il legame con la sua sorellastra Mary Brant, una nipote del grande capo mohawk Theyanoguinche sposò il soprintendente britannico agli affari indiani William Johnson, il principale artefice della vecchia alleanza tra Inglesi e Irochesi.
Gli Inglesi diedero a Thayendanegea il cognome Brant perché era il nome che avevano dato al capo mohawk Canagaraduncka, che aveva sposato sua madre rimasta vedova. Determinante per Joseph fu il legame con la sua sorellastra Mary Brant, una nipote del grande capo mohawk Theyanoguinche sposò il soprintendente britannico agli affari indiani William Johnson, il principale artefice della vecchia alleanza tra Inglesi e Irochesi.
Joseph Brant in Wheeling di Hugo Pratt |
Gli Irochesi compiono stragi insieme ai ranger - da Wheeling di Pratt |
Johnson fece partecipare Joseph alle sue prime battaglie contro i Francesi, lo mandò alle scuole dei bianchi e gli fece conoscere famiglie coloniali influenti. È quindi storicamente corretto che Joseph Brant vestisse come i bianchi, fosse cristiano e avesse visitato l’Inghilterra, dove entrò nella Massoneria come ricorda Hugo Pratt nella saga di Wheeling. Conosceva inoltre la Letteratura e la Storia e tradusse vari testi cristiani in mohawk.
Dopo aver lavorato per gli Inglesi come interprete, già nelle prime fasi della Guerra d’Indipendenza, Brant si distinse partecipando ad alcuni scontri tra l’esercito britannico e i coloni ribelli (in pratica Enoch ha perso l’occasione di farlo apparire nelle prime scene della sua storia, poiché era presente anche a Long Island…).
Dopo aver lavorato per gli Inglesi come interprete, già nelle prime fasi della Guerra d’Indipendenza, Brant si distinse partecipando ad alcuni scontri tra l’esercito britannico e i coloni ribelli (in pratica Enoch ha perso l’occasione di farlo apparire nelle prime scene della sua storia, poiché era presente anche a Long Island…).
Il capo mohawk Joseph Brant da Lilith n°16 pag 116 |
In effetti fu Joseph Brant il primo a tentare di convincere gli Irochesi a schierarsi di nuovo con gli Inglesi e, anche se all’inizio lo seguirono solo pochi tuscarora della città dove risiedeva, come si è detto nel giro di un anno fu scelto come capo di guerra della nazione Mohawk e divenne uno dei più famosi capi impegnati in quel conflitto, partecipando coi suoi a varie battaglie e compiendo molti saccheggi. Le
ritorsioni colpirono pesantemente anche il territorio irochese, ma
non si svolsero in tempi così stretti come sembra nel fumetto.
Nell’estate
1778 gli Irochesi, guidati anche da Cornplanter e appoggiati dai
ranger, invasero la valle del Wyoming in Pennsylvania che era stata
loro sottratta dai coloni, massacrandone centinaia, scacciandoli e
distruggendo un migliaio di fattorie. Nell’autunno gli Americani
distrussero a loro volta il quartier generale di Joseph Brant e altre
città degli Irochesi. Questi, guidati da Brant, Cornplanter e altri
capi, risposero con attacchi sanguinari contro i coloni della valle
di Cherry, sempre al fianco dei ranger inglesi. Infatti gli Inglesi
pagavano anche per gli scalpi americani e, per ironia della sorte,
tra gli scalpi che pagarono ce n’erano anche di coloni leali
all’Inghilterra (fu sterminata per errore anche una famiglia amica
di Brant…).
In
mezzo a tali orrori, l’indiano civilizzato Joseph Brant, pur
combattendo valorosamente, si comportò nel modo più umano e leale
possibile. Non fece mai la guerra a donne e bambini e anzi li salvò
quando poté, a differenza di certi suoi alleati, anche bianchi.
Probabilmente il vero Brant fu un personaggio un po’ meno arrogante
e indisponente di quello che appare nel fumetto di Enoch, o almeno
dotato di sincero altruismo.
Come
risposta, nella primavera 1779 gli Americani aiutati dagli Oneida
distrussero la città di Onondaga, capitale della Lega Irochese. A
fine luglio Cornplanter reagì distruggendo a sua volta un forte
americano. Ma tra agosto e settembre ben cinquanta città irochesi
furono rase al suolo e i raccolti interamente distrutti da spedizioni
inviate dal generale Washington, che da allora fu chiamato dagli
Irochesi il Distruttore di Città.
In
Lilith n°16 però è difficile che gli Americani abbiano avuto tempo
e modo di compiere distruzioni di tali portata, senza poter contare
su Washington e avendo già perduto la guerra nel 1778. Quindi nel
fumetto non si capisce come abbiano potuto essere distrutte tutte le
città irochesi, visto che si dice che ne resti solo una, quella in
cui i ribelli americani e i seneca ottengono ospitalità. Forse qui
gli Americani, non riuscendo a infliggere nessuna sconfitta agli
Inglesi, si sono sfogati di più contro gli Irochesi… Ma tutto
andrebbe a posto, compreso il governatorato di Jefferson, se la
storia anziché nel 1778 si svolgesse un paio d’anni dopo.
Il capo seneca Cornplanter da Lilith n°16 pag 116 |
Nella
realtà la guerra continuò. Gli Irochesi, che di solito evacuavano
le loro città prima degli attacchi, non si arresero e nel 1780
respinsero gli Oneida. Intanto Cornplanter e Joseph Brant, spesso
combattendo fianco a fianco, continuarono a invadere valli e
distretti dei coloni, distruggendo abitazioni e fattorie a decine.
Quando
nel 1783 persero la guerra per la capitolazione degli Inglesi, gli
Irochesi non capirono come fosse successo. Non risultava loro di
essere stati obbligati alla resa e si sentirono traditi e abbandonati
dai bianchi che li avevano trascinati in quella guerra e poi si
arrendevano lasciandoli in balia del nemico.
Statua di Joseph Brant a Ottawa, in Canada
|
Quindi Joseph Brant non fu tradito completamente dai bianchi per cui aveva combattuto e non dovette convivere con gli Americani che erano stati suoi nemici, anche se ciò non gli avrebbe evitato in seguito di avere dissidi con l’amministrazione britannica. Per Cornplanter le cose andarono un po’ diversamente.
Joseph Brant contro un ranger - da Lilith n°16 pag 107 |
Gli
Irochesi che non vollero lasciare le proprie terre si ritrovarono
entro il territorio statunitense, anche se col tempo molti di loro
sarebbero stati costretti ugualmente a emigrare… o in Canada, o
altrove. E neanche gli Oneida che erano stati alleati degli Americani
avrebbero avuto un destino molto migliore... Fu quello il momento in
cui la Confederazione finì per spezzarsi definitivamente, tanto che
ancora oggi esistono due Leghe Irochesi che pretendono ognuna di
essere quella autentica, una nel Canada e una negli Stati Uniti.
Da I Protagonisti n°5 di Albertarelli (Daim Press,1975) |
È
in quel periodo che Cornplanter, per così dire, “tradì” gli
Inglesi e “passò” dalla parte degli Americani, ma solo perché
si era sentito tradito per primo dalla resa del governo britannico.
Gli Irochesi rimasti con lui negli Stati Uniti, nel 1784 stipularono
cogli Americani un trattato, voluto da George Washington, che in
cambio della pace riconosceva i loro diritti sulle loro terre e
Cornplanter fu tra i capi che lo firmarono, ma nel giro di appena tre
anni i politici americani escogitarono il modo di aggirare i trattati
stipulati coi popoli indiani.
Cintura wampum che commemora la pace tra Irochesi e Americani del 1784 |
La
neonata Costituzione riconosceva agli Indiani lo status di nazioni
indipendenti, ma il decreto noto come Proclama del Nord-Ovest
autorizzava i coloni che si trasferivano in numero sufficiente nelle
terre indiane a costituirsi in territori e a diventare poi stati
dell’Unione. Negli stati dei bianchi però gli Indiani,
appartenenti a fantomatiche nazioni indipendenti ormai quasi senza
territorio, sarebbero stati del tutto privi di diritti.
Pur essendosi inimicato gran parte del suo popolo per gli svantaggiosi trattati che aveva firmato, quando nel 1812 scoppiò un’altra guerra contro gli Inglesi, Cornplanter convinse gli Irochesi del territorio statunitense a schierarsi con gli Americani. Ma neanche in quella guerra ebbe occasione di combattere contro Joseph Brant, sia perché questi era morto cinque anni prima, sia perché era sempre stato determinato a restare in pace coi suoi fratelli irochesi degli Stati Uniti. Il fatto che la serie di Lilith si svolga ormai in una realtà alternativa, permette naturalmente anche di far scontrare due personaggi reali in un duello mai avvenuto, ma tra i capi irochesi che si opposero di più a Brant non ci fu tanto il suo compagno di battaglie Cornplanter, quanto il capo mohawk suo rivale Joseph Louis Cook, schieratosi fin dall’inizio dalla parte dei coloni americani ribelli.
Alla
disillusione e alla sfiducia verso tutti i bianchi, che Enoch gli fa
assumere fin dall’inizio, Cornplanter arrivò solo più tardi, ma
non si può dire che gliene mancassero i motivi. Nonostante la
fedeltà dimostrata dai suoi Irochesi, gli Americani continuarono a
espropriarli gradualmente delle loro terre, scacciandoli sempre di
più verso Ovest, e a disperderli confinandoli in tante minuscole
riserve. Per seguire a quanto si dice un sogno che aveva avuto,
Cornplanter finì per distruggere tutte le magnifiche onorificenze
conferitegli dal governo, rinunciò alla carica di capo passandola a
un altro e non volle più avere a che fare con nessun bianco…
Joseph Brant - dal volume L'Ultimo dei Mohicani - supplemento a il Giornalino (1993) |
Si
può notare come i due indiani che si contrappongono qui non siano
per niente etichettabili come buono e cattivo, come per esempio ne
L’Ultimo dei Mohicani, che rappresenta il modello irrinunciabile
per questo tipo di storie di frontiera. Nessuno dei due capi è privo
di pregi né di ombre. Il Cornplanter di Enoch vorrebbe difendere la
cultura indiana contro tutti i bianchi, eppure suo malgrado finisce
per allearsi di nuovo con alcuni di loro. Il suo Joseph Brant veste
da bianco e combatte per gli Inglesi, ma non dimentica d’essere un
indiano e difende con le armi l’onore degli uomini rossi da
chiunque li offenda trattandoli con disprezzo.
Nella realtà storica, è ironico che un meticcio come Cornplanter abbia finito per ripudiare completamente la cultura bianca in favore di quella indiana, mentre un indiano di sangue più puro come Joseph Brant si sia convertito alle conoscenze, ai costumi e alla religione dei bianchi, fino a tradurre la Bibbia in lingua Mohawk. Ma è vero che anche Brant conservò la fierezza per le sue origini e per le leggi indiane, continuando a considerarle dotate di maggior senso di giustizia e di minori ipocrisie e inganni rispetto a quelle dei bianchi.
Joseph Brant ritratto dal pittore George Romney (1776)
|
Nella realtà storica, è ironico che un meticcio come Cornplanter abbia finito per ripudiare completamente la cultura bianca in favore di quella indiana, mentre un indiano di sangue più puro come Joseph Brant si sia convertito alle conoscenze, ai costumi e alla religione dei bianchi, fino a tradurre la Bibbia in lingua Mohawk. Ma è vero che anche Brant conservò la fierezza per le sue origini e per le leggi indiane, continuando a considerarle dotate di maggior senso di giustizia e di minori ipocrisie e inganni rispetto a quelle dei bianchi.
Joseph Brant dipinto da Charles Wilson Peale nel 1797, il ritratto più vicino alla versione di Enoch. |
Per
ora l’unica cosa certa che sappiamo è che tutto ciò è destinato
a modificare l’assetto politico mondiale, poiché ne abbiamo viste
le conseguenze in precedenti episodi di Lilith ambientati in epoche
successive…
Lilith e lo Scuro - da Lilith n°16 pag 110 |
Lilith n. 16, giugno 2016. Disegno di Enoch |
Lilith 16
LE
DUE FRONTIERE
Testi, disegni, copertina e rubriche: Luca Enoch
Formato:
128 pagine in bianco e nero
Editore:
Bonelli
Data
di uscita: Giugno 2016
Prezzo:
€ 4,00
Andrea
Cantucci
N.B. Trovate i link alle altre recensioni bonelliane sul Giorno del Giudizio!
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