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lunedì 6 ottobre 2014

DYLAN DOG 337: COME PIANTE NOVELLE, RINOVELLATE DI NOVELLA FRONDA

di Francesco Manetti

In realtà il nuovo Dylan Dog non parte da Spazio profondo - il fatidico n. 337 datato ottobre 2014 di Recchioni & Mari - ma dall'uscita successiva, quella con la copertina mutuata da Romita; ben lo spiega anche il creatore del personaggio, l'ormai invisibile Tiziano Sclavi, nell'introduzione all'albo. Il colore è il punto di forza del fascicolo. Ed è qui che iniziano le stranezze, anche perché ormai il colore non è più una cosa speciale in Bonelli, tra serie in quadricromia (Orfani, i Fest...) e quant'altro: ecco dunque un altro albo "tutto a colori", seppur con una copertina in bianco-e-nero (e toni di viola) e senza la firma di Stano. Cambia la grafica del logo (a cui noi di Dime Press/Web siamo molto legati...), con l'ombra della testata che diventa trasparente. Cambia pure il frontespizio, per il quale il disegnatore abbandona la citazione da Pellizza e rispolvera, reinterpretandola, l'ultima cover di Villa per la serie, Golconda!, il n. 41 del febbraio 1990, con una nuova composizione di figure che piovono dal cielo dal gusto magrittiano e una maggiore aderenza all'opera originale del maestro belga (realizzata nel 1953 e intitolata per l'appunto Golconde). 


Golconde di René Magritte (1953)

 
Il magrittiano nuovo frontespizio di Dylan Dog


Dylan Dog n. 41, febbraio 1990. Disegno di Villa, da Magritte


La storia della copertina è ampiamente sviscerata sul sito ufficiale di Via Buonarroti, al quale vi rimandiamo. Stanley Kubrick (che è stato citato numerose volte nei decenni dai copertinisti di SF) è venuto subito in mente anche a noi, con la scena conclusiva dell'immortale 2001: A Space Odissey, quando il "feto spaziale" viaggia nello vuoto cosmico verso la Terra sulle note di Also Sprach Zarathustra di Richard Strauss. In un gioco di rimandi "musical-cinematografico-fumettistici" notiamo che l'epoca di composizione e prima esecuzione pubblica del poema sinfonico (1895/1896) coincide esattamente con la nascita del cinema e del fumetto!


La scena finale - zoroastriana e superomistica - di 2001: odissea nello spazio

L'interpretazione di Jack Kirby del 1976

Kubrick non inserì casualmente le prime battute del poema sinfonico straussiano per commentare l'inizio e la fine del suo film. Occorre risalire allo scritto Also sprach Zarathustra, Ein Buch für Alle und Keinen di F. Nietzsche, al quale Strauss si ispirò, e alla filosofia dell'eterno ritorno e superomistica: Ma Zarathustra guardava il popolo e si meravigliava. Poi disse: "L'uomo è una fune tesa tra il bruto e il superuomo – una fune sopra l'abisso. Pericoloso l'andare alla parte opposta, pericoloso il restare a mezza via, pericoloso il guardare indietro, pericoloso il tremare e l'arrestarsi." Il monolito nero della pellicola del 1968 è testimone/allarme dell'evoluzione umana e si attiva, inviando un segnale nelle profondità stellari verso i suoi remoti costruttori, a ogni momento di svolta: quando l'ominide si umanizza - con un atto di potenza - e quando l'Homo Sapiens Sapiens si "eleva" a Uomo Tecnologico Astrale. Lasciata dunque la bestia alle spalle, e lasciato indietro (come il legnoso corpo senza vita nel finale del capolavoro di Collodi) l'imperfetto guscio di carne del semibruto e semidio costruttore di città, l'Uomo matura in Oltreuomo. Gli autori e i curatori della testata, analogamente, rinunciano al passato e gettano le fondamenta per un avvenire glorioso, facendo rinascere Dylan Dog in un coacervo di novità.


Un'ironica interpretazione della filosofia superomistica nicciana


Il n. 337 è, come dicevamo, un momento di transizione. E dunque la storia stessa raccontata è un attimo di pausa. A Momentary Lapse of Reason, tanto per citare anche noi. Potrebbe essere un episodio lungo da Dylan Dog Color Fest: colore, citazioni a piene mani dalla storia, dalla cronaca e dai media... (Alien, La Cosa e Avatar in primo luogo). Citazioni anche da Martin Mystère e Nathan Never, scegliendo infatti Recchioni - per resuscitare Dylan nel futuro - un artificio narrativo simile a quello ideato decenni fa da Castelli, quando si trattò di far apparire il BVZM nel lontano avvenire dell'Agente Alfa: la chiave è un corpo artificiale nel quale vengono innestati i veri ricordi del protagonista. Siamo davvero nel domani? O siamo nell'ennesimo Incubo dell'Indagatore? O siamo in un girone del burocratico Inferno? Il finale è aperto: spetta al lettore fare le proprie scelte. Numerose le altre curiosità citazionistiche. Le navi stellari, per esempio, della flotta imperiale di Albione (strana la scelta per l'UK come sigla ricorrente marinara al posto dell'HMS, visto che c'è ancora una regina, Victoria XXIII...) hanno tutte nomi di celebri Inglesi degli ultimi anni del XX secolo: UK-Beckham (da David Beckham, il calciatore miliardario che ha sposato una Spice Girl), UK-Best (da un altro calciatore, George Best di Belfast), UK-Thatcher (dal cognome della Iron Lady, Primo Ministro inglese negli anni '80), UK-Jagger (da Mick Jagger, leader dei Rolling Stones).


Miti albionici nello spazio profondo: la Thatcher

 
Miti albionici nello spazio profondo: George Best
Miti albionici nello spazio profondo: David Beckham

Miti albionici nello spazio profondo: Mick Jagger


L'Oggetto di Hoag di cui si parla nell'episodio è una galassia ad anello scoperta nel 1950 dall'atronomo Arthur Allen Hoag, distante 600 milioni di anni luce dalla Terra. Poi la data del futuro dylaniato, 2427, che ritroviamo nei romanzi fantascientifici dello scrittore britannico (sottolineiamo britannico) Alastayr Reynolds, del quale raccomandiamo Il Prefetto (Fanucci, 2013). Notiamo infine il ritorno del Giornale in appendice, il classico rotocalco che, fino al suo trasferimento in Rete, ci intratteneva piacevolmente con le novità e le anticipazioni editoriali.


L'Oggetto di Hoag


Tutto sommato una buona prova, questo Spazio profondo, godibile da leggere (testi e disegni) e ben confezionato graficamente. Forse si è voluto fare qualcosa di "troppo diverso" dall'impostazione usuale dell'Ottantasei, ma la cosa è in fondo accettabile e giustificabile, vista la necessità di dare una seria sterzata alla collana. Sinceramente - e facciamo ammenda - eravamo stati più pessimisti nell'attesa della lettura del n. 337, memori della "sterzata" che fu data a Mister No (nella speranza di attirare giovani leve di appassionati) e che risultò... come risultò.


2427: il ciclo di Reynolds


Tim White: copertina del 1977



Dylan Dog n. 337, ottobre 2014. Disegno di Stano


Dylan Dog 337 
SPAZIO PROFONDO 
Ottobre 2014
pagg. 116 (compreso Il Giornale), € 3,20
Testi: Roberto Recchioni 
Disegni: Nicola Mari
Rubriche: Tiziano Sclavi & Roberto Recchioni 
Copertina: Angelo Stano 


Francesco Manetti 


P.S. Ritorniamo alle recensioni di Dylan Dog dopo un anno dall'ultima, quando Recchioni annunciava grandi novità per la testata, cominciando con il mutamento della rubrica di quarta pagina Horror Club. Non ci sono scuse veramente valide, purtroppo, visto che uno degli obiettivi iniziali di DW erano i commenti delle serie bonelliane, che avrebbero dovuto coinvolgere un numero molto ampio, se non totale, delle uscite. Le cose sono andate diversamente e sopratutto nel 2014 siamo stati davvero parchi con il Giorno del Giudizio... A nostra parziale discolpa vi facciamo notare la grande mole di inziative inedite portate avanti da Dime Web: i tre corposi dizionari di Max Capalbo (dedicati a Mister No, Zagor e Tex), la Storia del West di Wilson Vieira, il ciclo di Interviste curate da Lana, l'Angolo del Bonellide di Cantucci, i pezzi di Pieri sui gadget bonelliani, etc. etc. Tutti interventi che necessitano una laboriosa fase di "montaggio" prima della pubblicazione - fase che porta via tempo per altri post. Dunque, abbiamo scelto di "tirarci un po' indietro" noi della redazione per lasciare il giusto spazio ai nostri bravi collaboratori e ai loro fantastici lavori! (f.m.) 

P.P.S. Ringrazio l'amico GIUSEPPE POLLICELLI per la segnalazione di due errori - davvero macroscopici - presenti al momento della pubblicazione del post, errori che ho corretto e che riguardavano Pellizza, Villa e Stano! :-) (f.m.)


N.B. Trovate le altre recensioni bonelliane in link, sul Giorno del Giudizio!

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