di Andrea Cantucci
“… per
vivere non si può far altro che lasciarsi alle spalle il passato... e inseguire
il futuro!”
da Les Chemins de Malefosse, episodio 6
Il titolo Les Chemins de Malefosse, reso efficacemente in italiano come I Sentieri di Malefosse, si riferisce
all’omonimo luogo infernale immaginato da Dante Alighieri nella sua Commedia.
Malefosse o Malebolge è il termine usato dal poeta per indicare le zone in cui
si divide l’ottavo cerchio o girone dell’Inferno, in cui sono puniti i fraudolenti:
seduttori, adulatori, simoniaci, indovini, ipocriti, ladri, cattivi
consiglieri, seminatori di discordie, falsari e barattieri (gli odierni rei di
concussione). Un analogo campionario di soprusi, corruzioni e debolezze umane
si ritrova anche nella serie così intitolata edita in Francia dalle Editions
Glénat dal 1983 e tuttora in corso di pubblicazione. Da noi uscì sulla collana Le Avventure della Storia della Glénat
Italia dal 1986 al 1993 ed è ora riproposta dall’Editoriale Cosmo nel più economico
formato bonellide in bianco e nero.
Primo bonellide Cosmo dedicato alla serie. Cover di François Dermaut |
I
Sentieri di Malefosse,
scritta da Daniel Bardet e disegnata da François Dermaut, è una serie
ambientata in Francia sul finire del XVI secolo, durante le guerre di religione
tra cattolici e ugonotti (i calvinisti francesi). Al suo interno il termine
Malefosse è usato per indicare genericamente l’Inferno, a un passo dal quale il
regno si trova a causa della guerra, che quando inizia la serie si protrae da
venticinque anni. Era stata scatenata nel 1562 da un massacro compiuto ai danni
dei protestanti e infatti, nel fumetto, i cattivi della situazione sono inizialmente
i fanatici cattolici. La prima stagione, raccolta in tre numeri dalla Cosmo,
corrisponde ai sei album già pubblicati a colori tra gli anni ’80 e ’90 dalla
Glénat Italia e si svolge tra il 1589 e il 1590.
La saga prende l’avvio quando il capitano
Gunther, alla testa di un gruppo di cavalleggeri tedeschi mercenari (detti
raitri e soprannominati dai cattolici diavoli neri) che in quanto protestanti
sono al soldo degli ugonotti, domanda alla guaritrice di un villaggio, madame
Jeanne, di curare uno dei suoi uomini gravemente ferito. La donna in cambio
chiede che Gunther e i suoi le salvino la figlia, Pernette, prigioniera nel
paese di Courcelles-Les-Gisors degli uomini della Lega Cattolica, di cui è a
capo il fanatico e turpe monaco Jean Louvel. Questi, oltre a soprusi ed
estorsioni ai danni dei contadini, è responsabile di aver bruciato gli occhi a
Jeanne, non perché ritenuta una strega, ma perché si era rifiutata di usare i
suoi presunti poteri a vantaggio dei cattolici.
Il primo episodio, solo apparentemente
auto-conclusivo, anticipa in una singola frase lo sviluppo successivo della
storia, quando Jeanne dice a Gunther che è in atto una congiura per uccidere
due dei tre rivali, tutti di nome Enrico, che in quel momento si contendono il
trono di Francia. Il complotto è chiaramente ordito dai cattolici, che
sostengono Enrico di Guisa, inizialmente scomodo alleato di Enrico III di
Valois contro il fratello di quest’ultimo Enrico di Navarra, sostenitore della
causa dei protestanti. Gunther e il fido compagno Pritz, nel secondo episodio intervengono
proprio per salvare la vita dell’ugonotto Enrico di Navarra e restano gli unici
superstiti dei diavoli neri. Quel pretendente diverrà poi il nuovo re di
Francia, dopo che suo fratello Enrico III è ucciso da un cattolico per
vendicare Enrico di Guisa, che questi aveva fatto assassinare.
La morte di Enrico III, storicamente imputata
a un singolo fanatico, qui viene fatta rientrare nel complotto cattolico, ma è
giusto ricordare che era stato Enrico III il primo a tradire il suo alleato Enrico
di Guisa, appena la forza militare dei suoi alleati spagnoli s’indebolì. Comunque
restava unico candidato Enrico di Navarra, riconosciuto dal fratello come
successore in punto di morte purché si converta al Cattolicesimo. È il re, poi salito
al trono come Enrico IV, cui è attribuita la frase “Parigi val bene una messa.” Al momento in cui si svolgono gli
eventi del secondo episodio, deve però ancora combattere per conquistare il suo
regno.
Ritratto del vero Enrico IV... |
Al complotto contro il futuro re, che
Gunther e Pritz devono sventare, non prende parte solo il bieco Louvel, ma
anche l’irrequieta Pernette, che preferisce lasciare le campagne per gli
intrighi cittadini, armata del suo bel corpo, della sua avventatezza e dei suoi
pochi scrupoli. Il ritratto che Bardet e Dermaut fanno di Enrico IV, coerentemente
con la realtà storica, è appunto quello di un inguaribile donnaiolo, descritto
con appetiti sessuali altrettanto insaziabili anche in un altro capolavoro del fumetto
storico uscito negli stessi anni e ambientato alla fine del suo regno, Le Sette Vite dello Sparviero di Patrick
Cothias e André Julliard. Nel secondo episodio di Malefosse, è proprio la
passione di Enrico per le belle donne a metterne in pericolo la vita,
rischiando così di far precipitare nuovamente la Francia in un lungo periodo di
faide e guerre intestine.
...e la versione di Juillard |
Una volta salvo, Enrico IV incarica personalmente
i due mercenari tedeschi di catturare il monaco fuggitivo Louvel e, lungo una
strada sempre più disseminata di cadaveri (la strada per l’Inferno appunto), Gunther
e Pritz si avventurano in una Parigi ancora saldamente in mano alla Lega
Cattolica e incontrano altri personaggi picareschi come il misterioso
Arcangelo, che si definisce re dei folli della città e vuole vendere al re un
diamante, o il suo giovane accolito Volto di Cenere, che per un po’ si aggregherà
alla compagnia.
Il personaggio decisamente androgino
dell’Arcangelo può ricordare in qualche modo quello di Ariane de Troïl, alias
Masquerouge, che Cothias e Juillard svilupparono parallelamente su Le Sette Vite dello Sparviero,
pubblicato in contemporanea dallo stesso editore, come in una gara tra
fumettisti che si cimentavano a elaborare in modo diverso temi più o meno
analoghi, una gara in cui chi ci ha guadagnato sono i lettori.
Gunther e Pernette. Disegno di François Dermaut |
Il personaggio simpaticamente canagliesco di
Volto di Cenere ricorda invece altri ragazzi di strada parigini, tipici dei
feuilleton francesi, come il Gavroche dei Miserabili di Victor Hugo. La
descrizione che il grande romanziere fa di Gavroche, soprannome che
letteralmente significa monello, si
adatta infatti perfettamente anche a Volto di Cenere: “un fanciullo chiassoso, pallido, svelto, sveglio e motteggiatore,
dall’aspetto vivace e malaticcio. Andava e veniva, (…) rubava un pochino, ma
come i gatti e i passeri, allegramente.” Ciò che distingue il monello di Malefosse dal
suo precedente letterario è una maggiore durezza, dovuta alle difficoltà e ai
pericoli di un’epoca più sanguinaria, ma anche il rapporto di evidente affetto
che lo lega all’Arcangelo, verso cui ha atteggiamenti ben diversi rispetto all’aria
sicura di sé che assume con tutti gli altri personaggi.
Mentre la ricerca del prezioso diamante dell’Arcangelo
diventa un obiettivo di entrambe le parti, che sperano così di finanziare la
loro causa, col quarto episodio (nel n°2 dell’edizione Cosmo) ha termine il
primo arco narrativo, che vede Gunther e Jeanne mettere apparentemente fine alla
minaccia di Louvel. Il diamante finisce nelle tasche di Enrico IV, di cui il
malandrino Volto di Cenere dice “mai
conosciuto furfante peggiore”.
Curiosamente, mentre qui sembra che i
protestanti abbiano vinto e la Lega Cattolica risulti sconfitta, come in
effetti accadde anche nella realtà, molti libri di storia, forse di parte, preferiscono
definire vittoriosa la causa cattolica, visto che Enrico IV per regnare dovette
convertirsi e ai suoi ex-correligionari ugonotti concesse una libertà di culto
limitata ai loro territori e fortezze (con l’editto di Nantes del 1598),
libertà che costituì un importante precedente storico sulla via della
tolleranza, ma che con la fine del suo regno fu presto revocata.
Secondo volume della Cosmo - Cover di François Dermaut |
I due album successivi (raccolti nel n°3
della Cosmo) hanno un carattere più episodico. Il quinto, L’Oro Bianco, la cui copertina è stata usata dalla Cosmo per il n°1,
ha per tema il contrabbando del sale, all’epoca bene di grande valore. Nel
corso della storia, si chiarisce il rapporto affettivo che intercorreva tra
l’Arcangelo e Volto di Cenere e si svelano le origini di quest’ultimo. Mentre l’ex
malandrino di Parigi trova infine una propria casa, Gunther e Pritz trovano dei
nuovi compagni, il boemo Jaromir coi suoi mercenari svizzeri e la sua bella
amante Malka, che non perderà tempo a diventare per un po’ anche l’amante di
Gunther. Pur avendo servito in eserciti opposti ed essersi forse anche
combattuti, i due gruppi di soldati di sventura, ormai abbandonati al loro
destino da regnanti che non hanno più bisogno di loro, non hanno troppi
problemi a fare amicizia condividendo nuove imprese e fatiche, essendo legati
anche dalla comune nazionalità germanica.
È appunto nella patria di Malka e dei
mercenari di Jaromir, il Cantone Vallese della Svizzera, che si svolge il sesto
episodio, Tschäggättä, il cui titolo
si riferisce ai demoni le cui maschere sono indossate da misteriosi briganti
del luogo. Gunther e Pritz sono ora coinvolti in una faida familiare e
religiosa, con il prete locale che si contrappone alla presunta strega
Cauquemarde, che, insieme a suo figlio Anton, tenta di sottrarre a Malka e
Jaromir la figlioletta Anha e l’alpeggio che erano stati loro affidati in via provvisoria.
In pratica, anche lontano dagli intrighi di
Parigi e del regno di Francia, tema di ogni episodio continuano ad essere i
vari modi, fissazioni, fanatismi e inganni, con cui gli esseri umani insistono
a tentare di opprimersi e dominarsi a vicenda, rendendosi la vita un inferno. Le
turpi debolezze delle coscienze di alcuni personaggi si riflettono spesso anche
nei loro volti, che, quando necessario, François Dermaut caratterizza in modo
sempre più grottesco col passare degli anni. Alla fine di qualche vicenda si
può al massimo giungere, dopo tante tensioni e pericoli, ad appena un breve
momento di pace, prima di immergersi in nuove disavventure.
Terzo e conclusivo albo della prima stagione Cosmo - Cover di François Dermaut |
Le prossime presto sarà finalmente possibile
leggerle anche in italiano, visto che la Cosmo sembra intenzionata a pubblicare
in breve tempo l’intera saga, alternandola con altri fumetti storici francofoni
all’interno della collana Cosmo Serie Rossa. Ad agosto 2014 è prevista l’uscita
della seconda stagione, che riprende le sorti dei personaggi là dove l’edizione
della Glénat Italia li aveva lasciati vent’anni fa.
I SENTIERI DI MALEFOSSE
Testi: Daniel Bardet
Disegni: François Dermaut
Formato: 96 pag. in bianco e nero
Editore: Cosmo
Prima stagione: n°1/3
Contenuti: dall’episodio 1 al 6
(editi in Francia dal 1983 al 1991)
Collana: Cosmo Serie Rossa n°15/17
Date di uscita: Gennaio/Marzo 2014
Prezzo: € 2,90 l’uno
Seconda stagione
Collana: Cosmo Serie Rossa dal n°22
Data di uscita: dal 5 Agosto 2014
Prezzo: € 3,00 l’uno
Andrea Cantucci
N.B. trovate i link alle altre puntate dei servizi dedicati ai "bonellidi" sulla pagina Cronologie e index!
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