di Andrea Cantucci
Lo
dichiara il Manuale in leggibile scrittura:
Chi
indosserà la giubba rossa non avrà più paura;
Sarà
un guardiano del diritto, un segugio sulle piste –
Nel
Manuale la parola “fallimento” non esiste –
Proseguirà
cadesse il cielo, o l’inferno congelasse,
Per
mezzo mondo, se dovrà, anche mentre sanguinasse.
È
il tuo dovere innanzitutto, il Manuale afferma forte;
La
Giubba Rossa gli risponde: “Lo sarà – fino alla morte.”
Così
essi scrutan le vallate, venuti da ogni dove;
Così
sorvegliano le selve, che ne sanno ormai il valore;
Così
percorron le pianure sfidando mali e pene;
Leggendo
il Manuale, si sa qual è il dovere.
Dalla
poesia Clancy della Polizia a Cavallo di Robert W. Service,
1909
(traduzione
di Andrea Cantucci)
.
Se
la Polizia a cavallo non fosse venuta in queste terre, dove saremmo
tutti noi adesso? (...)
La
Polizia a cavallo ci ha protetto come le piume proteggono un uccello
dal freddo dell’inverno.
Dal
discorso del capo dei Blackfeet Piede di Corvo, 1877
Nel
maggio 2014, è uscita nelle edicole italiane una nuova collana in
formato bonellide dedicata ai fumetti francofoni, questa volta
pubblicata dalla RW Edizioni, che già da tempo edita una linea di
analoghi volumi da libreria. Il titolo, Lineachiara Bedé, chiarisce
immediatamente l’intento programmatico di ospitare solo serie
franco-belghe (mentre la serie Lineachiara da libreria contiene
genericamente fumetti europei). La formula è la stessa delle collane
simili pubblicate in precedenza da GP Publishing e attualmente dalla
Editoriale Cosmo: episodi di 48 pagine raccolti due alla volta in
albi all’italiana di 96 pagine. La prima miniserie di quattro
numeri è dedicata a Trent, un’integerrima Giubba Rossa canadese,
le cui avventure sono scritte da Rodolphe Daniel Jacquette (in arte
solo Rodolphe) e disegnate dal brasiliano Luiz Edoardo De Oliveira
(in arte Leo).
Gli
stessi autori hanno collaborato anche a due serie ambientate in
Africa, Kenia e Namibia, ma Leo è più noto per l’originale serie
di fantascienza Aldebaran, tutte pubblicate in Italia dall’attuale
Editoriale Aurea.
1873-1933:
L’epopea delle Giubbe Rosse - Precedenti storici e narrativi
Trent
non è il primo fumetto ambientato in Canada né con protagonista una Giubba Rossa, comunque le due cose vanno quasi sempre insieme. Sembra
infatti che per gli autori di narrativa, non solo a fumetti, il
Canada offra ben poche figure eroiche a parte gli agenti della
vecchia North West Mounted Police (Polizia a Cavallo del Nord Ovest),
familiarmente detti Mounties e da noi Giubbe Rosse per il colore
della loro divisa, lo stesso delle uniformi dell’esercito inglese
all’epoca in cui questo corpo di polizia coloniale fu fondato, nel
1873.
Un
corpo di agenti che potessero spostarsi rapidamente a cavallo in
quegli sterminati territori, compresi tra i Grandi Laghi e le
Montagne Rocciose, che il governo britannico aveva acquistato dalla
Compagnia della Baia di Hudson nel 1869, si rese necessario per
tenere sotto controllo le eterogenee popolazioni costituite non solo
da coloni inglesi, ma anche da indigeni americani e meticci d’origine
francese, i Métis, della cui presenza e dei cui diritti non si era
tenuto nessun conto al momento della cessione, per cui i vari gruppi
etnici erano spesso in lotta tra loro. Uno degli episodi più
cruenti, poco prima della costituzione delle Giubbe Rosse, fu la
strage di trenta indiani Assiniboin, donne e bimbi compresi, a opera
di alcuni contrabbandieri bianchi.
|
La bandiera canadese nei primi anni '70 del XIX secolo. |
Per
essere ammessi nel corpo, le Giubbe Rosse dovevano avere tra i 18 e i
40 anni e dimostrare eccezionali capacità di forza, agilità,
carattere e abilità nel cavalcare. Tutto questo per una paga di 75
centesimi al giorno, mentre la ferma durava tre anni, dopodiché una
volta congedati avevano diritto a un appezzamento di terra di 160
acri. La scarsità di organici in un territorio così vasto li
costringeva spesso a missioni solitarie, in cui il singolo agente
doveva svolgere da solo le funzioni di un’intera squadra. Dalle
efficaci azioni che nonostante ciò riuscirono a condurre contro i
tanti banditi e trafficanti di alcool attivi in quelle terre ancora
selvagge, derivò il mito del mountie che tradizionalmente always
gets his man ("prende
sempre il suo uomo"),
mentre il motto ufficiale sul loro stemma era Maintien le Droit
("Assicura
il Diritto",
in francese).
Generalmente
la popolazione amava le Giubbe Rosse, poiché, oltre a combattere i
crimini, svolgevano molte altre funzioni utili, come soccorrere i
civili in pericolo, combattere gli incendi o consegnare la posta. Gli
stessi indiani riconoscevano di essere trattati con più equità e
giustizia nei territori del Canada sorvegliati dai Mounties che negli
Stati Uniti, dove per soddisfare le pretese dei coloni li si
rinchiudeva in riserve sempre più insalubri e i trattati imposti dal
governo erano continuamente disattesi e traditi dai bianchi. Tanto è
vero che i Sioux guidati da Tatanka Yotanka (Toro
Seduto)
nel 1877 si rifugiarono proprio in Canada, mentre un altro grande e
saggio sakem come Capo Giuseppe dei Nasi Forati, nonostante un’eroica
marcia di duemila miglia, non riuscì a raggiungere con la sua gente
la stessa agognata meta, dopo esservi giunto vicinissimo.
Va
però ricordato che alla meritata immagine romantica della Polizia a
cavallo, si accompagnò a volte anche una realtà molto meno eroica.
Le Giubbe Rosse infatti, concepite sul modello della Polizia Reale
incaricata di mantenere l’ordine nell’Irlanda occupata dagli
Inglesi, erano pur sempre un corpo di polizia coloniale. Quindi
ovviamente appoggiarono l’esercito britannico contro Métis e
indiani, in particolare per soffocare la loro grande rivolta del
1885, scatenata dall’incontrollato aumento degli insediamenti di
coloni d’origine inglese. In quell’occasione gli esigui
contingenti delle Giubbe Rosse subirono le prime sconfitte e, se la
ribellione si fosse conclusa diversamente, avrebbe potuto diventare
un’altra rivoluzione americana, ben più interessante della prima,
avendo per protagoniste anche le popolazioni originarie dei territori
invasi dai colonizzatori europei.
|
Toro Seduto e un estratto del discorso del Powder River, 1877. |
Inoltre
la Polizia a cavallo fu incaricata in seguito anche della repressione
degli scioperi, come quello di Winnipeg del 1919 in cui fu ucciso un
dimostrante. Forse proprio come premio per quello sporco lavoro, in
quel periodo il corpo ricevette nuovi fondi e fu riorganizzato,
prendendo il nome di Royal Canadian Mounted Police (Reale
Polizia a Cavallo Canadese),
che la rendeva ancora più simile alla Reale Polizia Irlandese.
Ma
nonostante queste pagine un po’ più oscure della loro storia, la
cui responsabilità ricadeva soprattutto sul governo centrale, il
mito delle generose e integerrime Giubbe Rosse regge ancora al
passare del tempo, anche grazie ai tanti eroi con la loro divisa che
letteratura, cinema, fumetti, radio e televisione hanno reso popolari
presso il grande pubblico. La maggior parte delle Giubbe Rosse
apparse in tali mass media sono stati sergenti o caporali, forse
perché di solito erano i sottufficiali a svolgere incarichi come
singoli agenti.
La
Corsa all’Oro svoltasi a fine ’800 nel Territorio dello Yukon, al
confine tra Canada e Alaska, ispirò molti racconti di Jack London,
pubblicati a partire dal 1899 e raccolti in volume già dal 1900. Nel
primo del genere che gli fu pubblicato, To the Man on Trail (All’Uomo
sulla Pista),
si assiste alla caccia all’uomo di un poliziotto a cavallo del
Territorio del Nordovest che insegue un rapinatore con diverse ore di
vantaggio, attraverso le distese innevate del paese. Solo che le
simpatie dell’autore e degli altri personaggi alla fine vanno tutte
al fuggitivo, poiché aveva rubato il proprio denaro che gli era
stato sottratto. Con l’affermazione finale di un “Al diavolo la
Polizia a cavallo!” che segue un brindisi alla salute del
fuggiasco, London, da buon anticonformista, trovò un modo originale
per celebrare un mito e già iniziare a dissacrarlo, anticipando ogni
satira successiva.
|
Jack London, 1916. |
Tra
le prime pellicole statunitensi con protagonista una giubba rossa ci
fu il breve film muto del 1914 The Honor of the Mounted (L’Onore
della Polizia a Cavallo),
oggi andato perduto. Un altro prototipo di molti eroici poliziotti a
cavallo successivi, si può rintracciare nei dieci romanzi e nella
ventina di racconti di Laurie York Erskine con protagonista Renfrew
of the Royal Mounted, ovvero il sergente Douglas Renfrew delle Giubbe
Rosse. Usciti tra il 1922 e il 1941, furono talmente popolari negli
USA di allora da originare una trasmissione radio e una serie di otto
film iniziate rispettivamente nel 1936 e nel 1937 e conclusesi
entrambe nel 1940. Il sergente Renfrew, interpretato da James Newill,
era anche accompagnato da un cane di nome Lightning che gli faceva da
aiutante, un elemento che tornerà in altre fiction successive sulle
Giubbe Rosse.
Tra
i primi film sonori sulla Polizia a cavallo canadese ci furono anche
Honor of
the Mounted,
prodotto dalla Monogram nel 1932, e Clancy of the Mounted, un serial
della Universal del 1933 ispirato a una poesia di Robert W. Service.
Negli ultimi due il protagonista fu interpretato dall’attore Tom
Tyler, abbastanza noto tra i fan dei fumetti per aver poi vestito
anche i panni di Capitan Marvel e di Phantom (L’Uomo
Mascherato).
|
Man of the Mounted. Dal Toronto Evening Telegraph (1933) |
Dagli
anni ’30 agli anni ’50: Giubbe Rosse canadesi e statunitensi
Almeno
il primo fumetto sulle Giubbe Rosse apparve in Canada. Fu la prima
striscia canadese d’avventure intitolata Men of the Mounted (Uomini
della Polizia a Cavallo)
e uscì sul quotidiano di Toronto Evening Telegram nel febbraio 1933,
firmata da Ted McCall per i testi e da Harry Hall per i disegni,
insieme alla dichiarazione che era “basata su veri racconti della
R.C.M.P.”. Il protagonista era il caporale Keene e le sue strisce
furono anche raccolte in un libro dall’editrice Whitman Publishing
e inoltre riprodotte in figurine.
La
serie chiuse dopo due anni esatti, nel 1935, soltanto un giorno prima
che iniziasse quella statunitense, decisamente più famosa, dedicata
al caporale King, che perfino nel nome ricorda il suo precursore
canadese. Forse Men of the Mounted fu sospesa per far posto a questa
strip made in USA e non farle concorrenza, ma anche se McCall accusò
gli autori di King d’aver copiato la sua idea, le sue proteste
caddero nel vuoto.
King
of the Royal Mounted apparve come una pagina domenicale con
protagonista il caporale Dave King, subito dopo promosso sergente,
ambientata in un Canada contemporaneo in cui cavalli e slitte
convivevano con aerei e automobili e su cui spiccava nientemeno che
la firma del grande scrittore western Zane Grey. In realtà pare che
questi si sia limitato a fornire poco più che l’ispirazione della
serie collaborando all’inizio col disegnatore Allen Dean, che
potrebbe quindi essere stato il principale autore delle prime storie.
L’ideatore del personaggio sarebbe stato invece Stephen Slesinger,
che era il titolare dello studio in cui lavorava Dean.
Di
certo fu Slesinger il vero scrittore della serie dal 1936, quando si
aggiunse anche la produzione in strisce giornaliere e sulle tavole
domenicali Allen Dean fu sostituito ai disegni da Charles Flanders.
Per poter continuare a giustificare in qualche modo la firma di Zane
Grey, che colpito da una lunga malattia morirà tre anni dopo, in
questo periodo Slesinger scrisse molte storie insieme al figlio dello
scrittore, Romer Grey. In un suo episodio del ‘36, il sergente King
incontra un lupo socievole che l’eroe chiama Amico e che lo aiuta e
lo accompagna per l’intera avventura, evidentemente ispirato allo
Zanna Bianca di Jack London, inaugurando così quella che sarebbe
stata quasi una costante per buona parte delle successive Giubbe
Rosse dei fumetti.
Le
sceneggiature di Slesinger non erano particolarmente fantasiose ma
abbastanza solide, più realistiche e verosimili di quelle della
maggior parte dei fumetti di allora, mentre i disegni di Dean e
Flanders, benché un po’ rigidi rispetto a quelli dei maestri a cui
erano ispirati, primo tra tutti Alex Raymond, catturavano però un
certo stile, un certo sapore d’epoca, a metà tra le incisioni
ottocentesche e i primi film avventurosi.
|
Audax a. I, n. 1. Mondadori, 1936 |
Le
storie del sergente Dave King uscirono quasi subito anche in Italia,
prima a puntate sul Topolino giornale, col titolo Audax –
Guardia a Cavallo della Pattuglia Volante, e poi raccolte sugli Albi dei Tre Porcellini e sugli Albi d’Oro. Chiaramente da noi King
prese il nome di Audax perché, in quanto latino, poteva risultare
più accettabile per il regime di allora, eppure anche questo non
bastò più quando, nel 1938, furono proibiti tutti i fumetti
stranieri (tranne Topolino) e il Sergente King, come vari altri eroi
dell’epoca, per poter continuare a uscire nel nostro paese dovette
essere spacciato per una produzione italiana col nome di Maresciallo
Rossi.
Già
nel 1936 di King of the Royal Mounted uscì anche una prima versione
cinematografica, prodotta dalla 20th Century Fox e interpretata da
Robert Kent, a cui seguirono dal 1940 un paio di serial in cui un
King col volto dell’attore Allan Lane lottava contro delle spie
naziste. Nello stesso anno, il film Northwest Mounted Police (Giubbe
Rosse)
diretto da Cecil B. De Mille dava inizio ai veri e propri kolossal
del genere.
Alla
realizzazione dei fumetti del sergente King erano intanto subentrati,
dal 1939, Gaylord DuBois per i testi e Jim Gary per i disegni, che
insieme proseguirono la serie sui giornali fino alla sua conclusione,
nel 1955.
|
Locandina originale del 1937 |
La
presenza di King sui giornali, sia statunitensi che canadesi, inibiva
la possibilità di strisce con eroi simili, poiché la potente
società che lo distribuiva, il King Feature Syndicate del magnate
della carta stampata William Randolph Hearst, non voleva concorrenti.
Eppure non si dovette aspettare molto per rivedere le Giubbe Rosse
nei fumetti canadesi. L’occasione capitò dopo lo scoppio della
Seconda Guerra Mondiale, quando, alla fine del 1940, in Canada si
approvò il War Exchange Conservation Act (Legge
di Conservazione degli Scambi in Tempo di Guerra)
che, per combattere il deficit commerciale rispetto agli USA, limitò
le importazioni di beni non essenziali da quel paese, mettendo al
bando tra l’altro tutti i fumetti statunitensi.
Tra
le varie case editrici che sorsero improvvisamente per colmare il
vuoto che si era venuto a creare e che produssero i primi albi a
fumetti canadesi, ci fu l’Anglo-American Publishing fondata da Ted
McCall. La prima testata che pubblicò, nel 1941, riproponeva la sua
strip di maggior successo, Robin Hood and Company, in appendice alla
quale riapparve anche la sua vecchia serie sulle Giubbe Rosse, Men of
the Mounted.
I
Mounties ora apparvero ovviamente in molti albi canadesi, compresi
quelli di supereroi come Nelvana, un’eroina nordica ispirata alle
leggende eschimesi creata da Adrian Dingle e pubblicata dalla Bell
Features. Tra i personaggi di questo editore ci fu anche un nuovo
eroe della Polizia a cavallo, Dixon of the Mounted di Edmund T.
Legault, apparso nel 1942 su Active Comics n°1, in cui aveva il
posto d’onore in copertina.
|
Action Stories of the Mounties n. 1, 1944 |
Nel
1943 si aggiunse anche l’editrice Educational Projects, che come
dice il nome produceva albi a fumetti educativi e storici, compresi i
racconti di veri casi della Reale Polizia a Cavallo Canadese. Un
altro albo canadese in parte simile, ma di taglio più avventuroso,
fu Action Stories of the Mounties, uscito nel 1944, che si vantava di
proporre vere
storie d’azione dai registri ufficiali della Reale Polizia a
Cavallo Canadese.
Le
divise rosse dei Mounties comunque erano ben visibili solo sulle
copertine, visto che, per motivi d’economia, queste pubblicazioni
erano tutte in bianco e nero. Anche per questo, la produzione di
fumetti canadesi per ragazzi si interruppe dopo che, con la fine
della guerra, ricominciarono le importazioni dei colorati albi
statunitensi, con cui gli albi “bianchi” locali non riuscirono
proprio a competere.
Negli
Stati Uniti l’editrice St. John Publications produsse invece tra il
1948 e il 1949 la testata Northwest Mounties, che più che
preoccuparsi d’apparire veritiera si ispirava agli albi polizieschi
in voga all’epoca. Si trattava in pratica di gialli con
protagoniste le Giubbe Rosse, anziché semplici poliziotti o
detective. La serie durò appena quattro numeri e fu poi almeno in
parte ristampata nel 1954, sulla collana Approved Comics.
Intanto
alla produzione del sergente King che usciva a puntate sui giornali,
si era affiancata da tempo la riproposta di sue storie sugli albi di
editori come la David McKay Publications. Anche la Dell Comics dal
1948 ospitò King su sette albi della collana Four Color, che
ristampavano storie di Gaylord DuBois e Jim Gary con nuove copertine
di quest’ultimo. Seguì la testata King of the Royal Mounted a lui
interamente dedicata, che andò dal n°8 del ‘52 al n°28 del ’58,
con nuove storie inedite prodotte dalla Western Publishing, anch’esse
scritte da DuBois e disegnate da autori che dovevano imitare lo stile
di Gary, tra cui l’italiano Alberto Giolitti.
Giolitti
in quel periodo viveva negli USA e si era specializzato in
ambientazioni western ma anche canadesi (si trasferì addirittura al
confine col Canada per documentarsi), disegnando tutti e ventinove i
numeri di un’altra serie della Dell-Western su un altro sergente
delle Giubbe Rosse, anch’essa scritta da Gaylord DuBois.
|
Four Color n. 283. Dell, 1950 |
Si
trattava di Sergeant Preston of the Yukon, testata derivata dal
serial radiofonico Challenge of the Yukon (La
Sfida dello Yukon),
iniziato nel 1938 e ambientato durante la Corsa all’Oro di fine
‘800. Nel 1951, in contemporanea all’uscita della versione a
fumetti, anche la trasmissione radio prese il nome del protagonista e
nel 1955 fu trasformata in una fiction televisiva, poi trasmessa
anche in Italia. In TV il baffuto sergente Frank Preston era l’attore
Dick Simmons e si vedevano per la prima volta in carne e ossa il suo
cavallo Rex e il suo cane capo-muta Yukon King - in pratica la vera
star dello show, il cui nome suonava come un omaggio al precursore
sergente King. Anche Yukon King, come l’amico canino di King, era
ritenuto un mezzo lupo, o un cane allevato dai lupi, poiché Preston
lo trovò da cucciolo dopo che la lupa che lo allattava fu uccisa.
|
King n. 21. Dell, 1956 |
|
Sgt. Preston n. 19. Dell, 1956 |
La
serie a fumetti di Sgt. Preston, che a quel punto usava come
copertine delle foto di scena, proseguì fino alla conclusione del
telefilm nel 1958, ma a differenza di questo è rimasta completamente
inedita da noi. Poco dopo, nel 1959, tra i classici della letteratura
adattati a fumetti nella collana Classics Illustrated, uscì un albo
speciale interamente dedicato alle Giubbe Rosse. Il numero
contrassegnato 150A, invece di avere come gli altri il titolo di un
romanzo più o meno famoso, era intitolato Royal Canadian Mounted
Police e conteneva dei racconti brevi di autori vari con protagonisti
membri della Polizia a cavallo canadese.
|
Classics Illustrated n. 150A (Special Issue), 1959 |
Anni
’50 e ’60: Giubbe Rosse italiane ed europee
Un’altra
eroica Giubba Rossa, dall’altisonante soprannome di Thunder Jack,
apparve in Italia nel 1950, come protagonista dei racconti in prosa
pubblicati nella testata Polizia a Cavallo delle Edizioni De Leo. Le
storie erano attribuite a un fantomatico scrittore canadese di nome
Vick Loney, ma in realtà dietro tale pseudonimo si nascondeva
l’italiano Vittorio Longo. Il protagonista era il caporale Jack
Desmoines, le cui avventure, ambientate nel 1879, furono subito dopo
adattate a fumetti in coproduzione con l’editore francese Mouchott.
|
Thunder Jack, episodio n. 1. Disegno di Ferri Fergal (vedi firma) su testi di De Leo. |
Le
sceneggiature dei fumetti di Thunder Jack erano dello stesso editore
italiano Giovanni De Leo e la bella pennellata che vi si poteva
ammirare era quella di un disegnatore già dalle notevoli capacità e
oggi ben noto agli appassionati bonelliani: Gallieno Ferri, che
allora si firmava Ferri Fergal e che caratterizzò il personaggio
attribuendogli le proprie sembianze. Solo pochissimi dei suoi episodi
di Thunder Jack furono però pubblicati in Italia da De Leo - prima
sull’effimero settimanale Avventure nel 1952 e l’anno seguente in
un singolo supplemento alla testata Polizia a Cavallo intitolato Thunder Jack, la Guardia Canadese, che andò subito esaurito e
fu ristampato appena sei mesi dopo col titolo Le Imprese di
Thunder Jack, l’Eroe del Nord.
Nel
1956, Thunder Jack riapparve in Italia in un mensile a striscia, in
cui aveva come compagni l’agente Andrew Brown e un grosso irlandese
di nome Patsy, abbastanza simile al Pat Mac Ryan delle storie di Tex.
Questa nuova serie non era però disegnata da Ferri ma dal meno
dotato Renzo Orrù, che rifacendosi alla fisionomia e alle
ambientazioni di Audax, le interpretava con uno stile un po’ più
vicino a quello di Galleppini.
|
La strisce iniziali e finali della prima incursione texiana fra le Giubbe Rosse (1951) |
Proprio
Aurelio Galleppini, naturalmente su sceneggiatura di Gianluigi
Bonelli, aveva infatti disegnato anche il Canada delle Giubbe Rosse
all’interno della saga texiana, in quella che fu una delle prime
storie lunghe a cui Bonelli ci avrebbe abituati in seguito, nonché
la prima trasferta del suo eroe in una diversa ambientazione.
In
un ciclo di 33 albi a striscia del 1951, da L’Orma della Paura a
Tragedia sul Mare, corrispondente alla sua terza serie, Tex
affrontava la sua prima avventura nel Grande Nord, facendo la
conoscenza del corpulento métis Gros-Jean e dell’allora sergente
delle Giubbe Rosse Jim Brandon (il cui nome deriva dall’omonima
città nei pressi di Winnipeg e che era ispirato al sergente del film
Giubbe Rosse di De Mille), due personaggi che riappaiono ciclicamente
quando Tex torna da quelle parti, in genere rispondendo a loro
richieste di aiuto.
La
storia riguarda una rivolta indiana che sembra ispirata vagamente a
quella del 1885, ma, per quanto ben realizzata da due autentici
mostri sacri del fumetto italiano, risente delle semplificazioni
narrative dell’epoca. Il racconto si riduce inevitabilmente a uno
scontro tra buoni (le Giubbe Rosse e il governo inglese) e cattivi
(gli Indiani e chi li fomenta per scopi politici), con Tex che non
può che schierarsi dalla parte dei primi.
Tra
le principali storie canadesi di Tex in cui appare la giubba rossa
Jim Brandon, promosso prima capitano e poi colonnello, si possono
citare: Sulle Piste del Nord, di Bonelli e Ticci, su Tex Gigante
n°121-124 del 1971; I Ribelli del Canada, di Bonelli e Fusco, su Tex
n°203-207 del 1977/78; L’Ultima Frontiera, di Nizzi e Parlov,
sullo Speciale Tex n°11 del 1997; Nei Territori del NordOvest, di
Boselli e Font, su Maxi Tex n°5 del 2001.
|
Tex n. 124, febbraio 1971. Disegno di Galep |
Ne
I Ribelli del Canada, Tex e Brandon affrontano una rivolta dei Métis
e degli Indiani canadesi ancor più simile a quella reale e, essendo
una storia degli anni ’70, vi si evidenziano maggiormente le
ambiguità e le diverse posizioni, idealiste o opportuniste, presenti
tra i ribelli. È forse la volta in cui Tex assume la posizione più
reazionaria, fronteggiando una folla franco-canadese che contesta le
Giubbe Rosse e attribuendone superficialmente l’astio
anti-britannico alla propaganda dei rivoltosi. A bilanciare le cose
c’è il sarcasmo con cui Bonelli raffigura un tronfio ufficiale
inglese che porta i suoi soldati al macello. Ma se una storia simile
fosse raccontata oggi, con presupposti storicamente più obiettivi,
forse vedremmo invece Tex sostenere i diritti di indiani e Métis
contro i loro occupanti, pur senza speranze, per dire come i tempi
siano cambiati.
|
Tex n. 204, ottobre 1977. Disegno di Galep. |
Anche
il Capitan Miki dell’EsseGesse, a pochi anni dall’esordio, compì
una lunga trasferta al Nord analoga a quelle di Tex, che lo portò a
passare in Canada e collaborare con le Giubbe Rosse, prima contro un
semplice criminale, poi contro la setta del Falco Nero e infine
contro degli avidi ladri di tesori senza scrupoli.
Combattendo
questi nemici comuni, tutti caratterizzati come corrotti e malvagi,
Miki riusciva prima o dopo a conquistare la fiducia e l’amicizia
dei locali capi indiani, come il nobile e saggio Tawega, o Sekana la
Regina delle Nevi, riportando così la pace nella regione, prima che
la situazione degenerasse troppo. Ciò che era strano è che per
simili missioni di pacificazione, per loro abituali, le Giubbe Rosse
avessero bisogno di lui.
Nello
spirito della serie, che era rivolta principalmente ai ragazzi, la Giubba Rossa con cui Miki fa amicizia in particolare è un ragazzino
(che in teoria secondo il regolamento del Corpo dovrebbe avere almeno
diciotto anni, anche se non li dimostra proprio), Tom, il figlio del
maggiore Powell che comanda il forte. L’altrettanto giovane Miki
diventa per lui una sorta di “maestro d’eroismo”, insegnando
paradossalmente a una Giubba Rossa a cavarsela nell’affrontare le
situazioni più difficili e rischiose, per di più in territorio
canadese (!).
|
Capitan Miki e le Giubbe Rosse! |
Sul
finire degli anni ’50, in Gran Bretagna l’editrice Fleetway
pubblicò gli albi di un ennesimo sergente delle Giubbe Rosse attivo
nel Territorio dello Yukon. Il titolo della serie era Dick Daring of
the Mounties, che è il nome del protagonista ma in gergo
anglo-americano è come dire L’Audace
Detective delle Giubbe Rosse.
Il personaggio fu creato da Reg Bunn e uscì sulla collana Thriller
Picture Library dal n°217 del 1958, alternandosi con altri eroi
inglesi più o meno famosi, come Robin Hood, fino al n°362 del 1961.
In Francia e Italia Dick Daring fu ribattezzato Jim Canada e da noi
le storie originali di questo eroico mountie furono pubblicate dalla
Dardo, in una serie di sedici albi tascabili del 1965 con la stessa
grafica dell’edizione francese (che durò molto di più) e
saltuariamente anche sulla testata antologica Avventura Gigante,
uscita tra gli anni ’60 e ‘70.
|
Dick Daring (Thriller Picture Library n. 220). Fleetway, 1958 |
Emblematica
del carattere del personaggio, è la trama del primo numero di Jim
Canada, Le Terre Selvagge, che ispirò anche un film. La Giubba Rossa
riesce da solo a convincere la tribù Cree, che ha sconfinato spinta
dalla fame, a tornare nella riserva, aiutato da un ragazzino indiano
di cui diventa fratello di sangue, mentre il ruolo di cattivi è
equamente diviso tra un bandito bianco e un guerriero particolarmente
bellicoso. Tutto si risolve pacificamente e gli accordi di fornire
viveri agli Indiani da parte del governo canadese sono rispettati - in
un racconto abbastanza politicamente corretto per l’epoca, benché
ancora un po’ paternalistico.
|
Dick Daring di Reg Bunn. Da Jim Canada n. 1, pag. 34. Dardo, 1965 |
In
questa storia si può intravedere anche una vaga corrispondenza con
un fatto reale: l’azione diplomatica dell’ispettore Denny delle
Giubbe Rosse che da solo riuscì ad evitare una guerra tra i Cree e i
Blackfeet.
Tra
i disegnatori di Dick Daring c’erano vari italiani che
collaborarono anche con la Bonelli: Franco Bignotti, Virgilio Muzzi,
Renato Polese e Sergio Tarquinio. Alcuni disegnarono poi Giubba
Rossa, la prosecuzione della serie inglese sceneggiata da Gianluigi
Bonelli e pubblicata dalle Edizioni Araldo tra il 1959 e il 1960 in
ventisei albi a striscia, che furono subito ristampati e proseguiti,
in formato verticale, sulla Collana Zenith Gigante dal n°19 al n°22
del 1960. Giubba Rossa fu anche il primo personaggio della Bonelli a
cui collaborò Gallieno Ferri e altri due suoi episodi uscirono poi
in appendice agli albi a striscia di Zagor della Collana Lampo.
|
Giubba Rossa n. 1. Araldo, 1959 |
(fine 1a parte)
Andrea Cantucci
N.B. trovate i link agli altri articoli della sere L'Angolo del "Bonellide" sulla pagina delle Cronologie e index!
Ricordo almeno 50 anni fa un fumetto intitolato "Canadian boy" che veniva curiosamente pubblicato in coda al giornaletto di gatto Silvestro (fatto quanto mai curioso visto il target completamente diverso). Era uno di quelli qui citati o è sfuggito qualcosa?
RispondiElimina