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giovedì 5 giugno 2014

L'ANGOLO DEL "BONELLIDE" VI - NUVOLETTE IN CANADÀ - LE GIUBBE ROSSE A FUMETTI, PRIMA PARTE: DAGLI ALBORI AGLI ANNI '60. FERGAL E GALEP!

di Andrea Cantucci





Lo dichiara il Manuale in leggibile scrittura:

Chi indosserà la giubba rossa non avrà più paura;

Sarà un guardiano del diritto, un segugio sulle piste –

Nel Manuale la parola “fallimento” non esiste –

Proseguirà cadesse il cielo, o l’inferno congelasse,

Per mezzo mondo, se dovrà, anche mentre sanguinasse.

È il tuo dovere innanzitutto, il Manuale afferma forte;

La Giubba Rossa gli risponde: “Lo sarà – fino alla morte.”

Così essi scrutan le vallate, venuti da ogni dove;

Così sorvegliano le selve, che ne sanno ormai il valore;

Così percorron le pianure sfidando mali e pene;

Leggendo il Manuale, si sa qual è il dovere.


Dalla poesia Clancy della Polizia a Cavallo di Robert W. Service, 1909

(traduzione di Andrea Cantucci)
.



Se la Polizia a cavallo non fosse venuta in queste terre, dove saremmo tutti noi adesso? (...)

La Polizia a cavallo ci ha protetto come le piume proteggono un uccello dal freddo dell’inverno.


Dal discorso del capo dei Blackfeet Piede di Corvo, 1877








Nel maggio 2014, è uscita nelle edicole italiane una nuova collana in formato bonellide dedicata ai fumetti francofoni, questa volta pubblicata dalla RW Edizioni, che già da tempo edita una linea di analoghi volumi da libreria. Il titolo, Lineachiara Bedé, chiarisce immediatamente l’intento programmatico di ospitare solo serie franco-belghe (mentre la serie Lineachiara da libreria contiene genericamente fumetti europei). La formula è la stessa delle collane simili pubblicate in precedenza da GP Publishing e attualmente dalla Editoriale Cosmo: episodi di 48 pagine raccolti due alla volta in albi all’italiana di 96 pagine. La prima miniserie di quattro numeri è dedicata a Trent, un’integerrima Giubba Rossa canadese, le cui avventure sono scritte da Rodolphe Daniel Jacquette (in arte solo Rodolphe) e disegnate dal brasiliano Luiz Edoardo De Oliveira (in arte Leo).

Gli stessi autori hanno collaborato anche a due serie ambientate in Africa, Kenia e Namibia, ma Leo è più noto per l’originale serie di fantascienza Aldebaran, tutte pubblicate in Italia dall’attuale Editoriale Aurea.





1873-1933: L’epopea delle Giubbe Rosse - Precedenti storici e narrativi



Trent non è il primo fumetto ambientato in Canada né con protagonista una Giubba Rossa, comunque le due cose vanno quasi sempre insieme. Sembra infatti che per gli autori di narrativa, non solo a fumetti, il Canada offra ben poche figure eroiche a parte gli agenti della vecchia North West Mounted Police (Polizia a Cavallo del Nord Ovest), familiarmente detti Mounties e da noi Giubbe Rosse per il colore della loro divisa, lo stesso delle uniformi dell’esercito inglese all’epoca in cui questo corpo di polizia coloniale fu fondato, nel 1873.

Un corpo di agenti che potessero spostarsi rapidamente a cavallo in quegli sterminati territori, compresi tra i Grandi Laghi e le Montagne Rocciose, che il governo britannico aveva acquistato dalla Compagnia della Baia di Hudson nel 1869, si rese necessario per tenere sotto controllo le eterogenee popolazioni costituite non solo da coloni inglesi, ma anche da indigeni americani e meticci d’origine francese, i Métis, della cui presenza e dei cui diritti non si era tenuto nessun conto al momento della cessione, per cui i vari gruppi etnici erano spesso in lotta tra loro. Uno degli episodi più cruenti, poco prima della costituzione delle Giubbe Rosse, fu la strage di trenta indiani Assiniboin, donne e bimbi compresi, a opera di alcuni contrabbandieri bianchi.


La bandiera canadese nei primi anni '70 del XIX secolo.



Per essere ammessi nel corpo, le Giubbe Rosse dovevano avere tra i 18 e i 40 anni e dimostrare eccezionali capacità di forza, agilità, carattere e abilità nel cavalcare. Tutto questo per una paga di 75 centesimi al giorno, mentre la ferma durava tre anni, dopodiché una volta congedati avevano diritto a un appezzamento di terra di 160 acri. La scarsità di organici in un territorio così vasto li costringeva spesso a missioni solitarie, in cui il singolo agente doveva svolgere da solo le funzioni di un’intera squadra. Dalle efficaci azioni che nonostante ciò riuscirono a condurre contro i tanti banditi e trafficanti di alcool attivi in quelle terre ancora selvagge, derivò il mito del mountie che tradizionalmente always gets his man ("prende sempre il suo uomo"), mentre il motto ufficiale sul loro stemma era Maintien le Droit ("Assicura il Diritto", in francese).



Generalmente la popolazione amava le Giubbe Rosse, poiché, oltre a combattere i crimini, svolgevano molte altre funzioni utili, come soccorrere i civili in pericolo, combattere gli incendi o consegnare la posta. Gli stessi indiani riconoscevano di essere trattati con più equità e giustizia nei territori del Canada sorvegliati dai Mounties che negli Stati Uniti, dove per soddisfare le pretese dei coloni li si rinchiudeva in riserve sempre più insalubri e i trattati imposti dal governo erano continuamente disattesi e traditi dai bianchi. Tanto è vero che i Sioux guidati da Tatanka Yotanka (Toro Seduto) nel 1877 si rifugiarono proprio in Canada, mentre un altro grande e saggio sakem come Capo Giuseppe dei Nasi Forati, nonostante un’eroica marcia di duemila miglia, non riuscì a raggiungere con la sua gente la stessa agognata meta, dopo esservi giunto vicinissimo.

Va però ricordato che alla meritata immagine romantica della Polizia a cavallo, si accompagnò a volte anche una realtà molto meno eroica. Le Giubbe Rosse infatti, concepite sul modello della Polizia Reale incaricata di mantenere l’ordine nell’Irlanda occupata dagli Inglesi, erano pur sempre un corpo di polizia coloniale. Quindi ovviamente appoggiarono l’esercito britannico contro Métis e indiani, in particolare per soffocare la loro grande rivolta del 1885, scatenata dall’incontrollato aumento degli insediamenti di coloni d’origine inglese. In quell’occasione gli esigui contingenti delle Giubbe Rosse subirono le prime sconfitte e, se la ribellione si fosse conclusa diversamente, avrebbe potuto diventare un’altra rivoluzione americana, ben più interessante della prima, avendo per protagoniste anche le popolazioni originarie dei territori invasi dai colonizzatori europei.

Toro Seduto e un estratto del discorso del Powder River, 1877.




Inoltre la Polizia a cavallo fu incaricata in seguito anche della repressione degli scioperi, come quello di Winnipeg del 1919 in cui fu ucciso un dimostrante. Forse proprio come premio per quello sporco lavoro, in quel periodo il corpo ricevette nuovi fondi e fu riorganizzato, prendendo il nome di Royal Canadian Mounted Police (Reale Polizia a Cavallo Canadese), che la rendeva ancora più simile alla Reale Polizia Irlandese.

Ma nonostante queste pagine un po’ più oscure della loro storia, la cui responsabilità ricadeva soprattutto sul governo centrale, il mito delle generose e integerrime Giubbe Rosse regge ancora al passare del tempo, anche grazie ai tanti eroi con la loro divisa che letteratura, cinema, fumetti, radio e televisione hanno reso popolari presso il grande pubblico. La maggior parte delle Giubbe Rosse apparse in tali mass media sono stati sergenti o caporali, forse perché di solito erano i sottufficiali a svolgere incarichi come singoli agenti.



La Corsa all’Oro svoltasi a fine ’800 nel Territorio dello Yukon, al confine tra Canada e Alaska, ispirò molti racconti di Jack London, pubblicati a partire dal 1899 e raccolti in volume già dal 1900. Nel primo del genere che gli fu pubblicato, To the Man on Trail (All’Uomo sulla Pista), si assiste alla caccia all’uomo di un poliziotto a cavallo del Territorio del Nordovest che insegue un rapinatore con diverse ore di vantaggio, attraverso le distese innevate del paese. Solo che le simpatie dell’autore e degli altri personaggi alla fine vanno tutte al fuggitivo, poiché aveva rubato il proprio denaro che gli era stato sottratto. Con l’affermazione finale di un “Al diavolo la Polizia a cavallo!” che segue un brindisi alla salute del fuggiasco, London, da buon anticonformista, trovò un modo originale per celebrare un mito e già iniziare a dissacrarlo, anticipando ogni satira successiva.

Jack London, 1916.



Tra le prime pellicole statunitensi con protagonista una giubba rossa ci fu il breve film muto del 1914 The Honor of the Mounted (L’Onore della Polizia a Cavallo), oggi andato perduto. Un altro prototipo di molti eroici poliziotti a cavallo successivi, si può rintracciare nei dieci romanzi e nella ventina di racconti di Laurie York Erskine con protagonista Renfrew of the Royal Mounted, ovvero il sergente Douglas Renfrew delle Giubbe Rosse. Usciti tra il 1922 e il 1941, furono talmente popolari negli USA di allora da originare una trasmissione radio e una serie di otto film iniziate rispettivamente nel 1936 e nel 1937 e conclusesi entrambe nel 1940. Il sergente Renfrew, interpretato da James Newill, era anche accompagnato da un cane di nome Lightning che gli faceva da aiutante, un elemento che tornerà in altre fiction successive sulle Giubbe Rosse.

Tra i primi film sonori sulla Polizia a cavallo canadese ci furono anche Honor of the Mounted, prodotto dalla Monogram nel 1932, e Clancy of the Mounted, un serial della Universal del 1933 ispirato a una poesia di Robert W. Service. Negli ultimi due il protagonista fu interpretato dall’attore Tom Tyler, abbastanza noto tra i fan dei fumetti per aver poi vestito anche i panni di Capitan Marvel e di Phantom (L’Uomo Mascherato).


Man of the Mounted. Dal Toronto Evening Telegraph (1933)






Dagli anni ’30 agli anni ’50: Giubbe Rosse canadesi e statunitensi



Almeno il primo fumetto sulle Giubbe Rosse apparve in Canada. Fu la prima striscia canadese d’avventure intitolata Men of the Mounted (Uomini della Polizia a Cavallo) e uscì sul quotidiano di Toronto Evening Telegram nel febbraio 1933, firmata da Ted McCall per i testi e da Harry Hall per i disegni, insieme alla dichiarazione che era “basata su veri racconti della R.C.M.P.”. Il protagonista era il caporale Keene e le sue strisce furono anche raccolte in un libro dall’editrice Whitman Publishing e inoltre riprodotte in figurine.

La serie chiuse dopo due anni esatti, nel 1935, soltanto un giorno prima che iniziasse quella statunitense, decisamente più famosa, dedicata al caporale King, che perfino nel nome ricorda il suo precursore canadese. Forse Men of the Mounted fu sospesa per far posto a questa strip made in USA e non farle concorrenza, ma anche se McCall accusò gli autori di King d’aver copiato la sua idea, le sue proteste caddero nel vuoto.



King of the Royal Mounted apparve come una pagina domenicale con protagonista il caporale Dave King, subito dopo promosso sergente, ambientata in un Canada contemporaneo in cui cavalli e slitte convivevano con aerei e automobili e su cui spiccava nientemeno che la firma del grande scrittore western Zane Grey. In realtà pare che questi si sia limitato a fornire poco più che l’ispirazione della serie collaborando all’inizio col disegnatore Allen Dean, che potrebbe quindi essere stato il principale autore delle prime storie. L’ideatore del personaggio sarebbe stato invece Stephen Slesinger, che era il titolare dello studio in cui lavorava Dean.

Di certo fu Slesinger il vero scrittore della serie dal 1936, quando si aggiunse anche la produzione in strisce giornaliere e sulle tavole domenicali Allen Dean fu sostituito ai disegni da Charles Flanders. Per poter continuare a giustificare in qualche modo la firma di Zane Grey, che colpito da una lunga malattia morirà tre anni dopo, in questo periodo Slesinger scrisse molte storie insieme al figlio dello scrittore, Romer Grey. In un suo episodio del ‘36, il sergente King incontra un lupo socievole che l’eroe chiama Amico e che lo aiuta e lo accompagna per l’intera avventura, evidentemente ispirato allo Zanna Bianca di Jack London, inaugurando così quella che sarebbe stata quasi una costante per buona parte delle successive Giubbe Rosse dei fumetti.

Le sceneggiature di Slesinger non erano particolarmente fantasiose ma abbastanza solide, più realistiche e verosimili di quelle della maggior parte dei fumetti di allora, mentre i disegni di Dean e Flanders, benché un po’ rigidi rispetto a quelli dei maestri a cui erano ispirati, primo tra tutti Alex Raymond, catturavano però un certo stile, un certo sapore d’epoca, a metà tra le incisioni ottocentesche e i primi film avventurosi.


Audax a. I, n. 1. Mondadori, 1936



Le storie del sergente Dave King uscirono quasi subito anche in Italia, prima a puntate sul Topolino giornale, col titolo Audax – Guardia a Cavallo della Pattuglia Volante, e poi raccolte sugli Albi dei Tre Porcellini e sugli Albi d’Oro. Chiaramente da noi King prese il nome di Audax perché, in quanto latino, poteva risultare più accettabile per il regime di allora, eppure anche questo non bastò più quando, nel 1938, furono proibiti tutti i fumetti stranieri (tranne Topolino) e il Sergente King, come vari altri eroi dell’epoca, per poter continuare a uscire nel nostro paese dovette essere spacciato per una produzione italiana col nome di Maresciallo Rossi.

Già nel 1936 di King of the Royal Mounted uscì anche una prima versione cinematografica, prodotta dalla 20th Century Fox e interpretata da Robert Kent, a cui seguirono dal 1940 un paio di serial in cui un King col volto dell’attore Allan Lane lottava contro delle spie naziste. Nello stesso anno, il film Northwest Mounted Police (Giubbe Rosse) diretto da Cecil B. De Mille dava inizio ai veri e propri kolossal del genere.

Alla realizzazione dei fumetti del sergente King erano intanto subentrati, dal 1939, Gaylord DuBois per i testi e Jim Gary per i disegni, che insieme proseguirono la serie sui giornali fino alla sua conclusione, nel 1955.


Locandina originale del 1937



La presenza di King sui giornali, sia statunitensi che canadesi, inibiva la possibilità di strisce con eroi simili, poiché la potente società che lo distribuiva, il King Feature Syndicate del magnate della carta stampata William Randolph Hearst, non voleva concorrenti. Eppure non si dovette aspettare molto per rivedere le Giubbe Rosse nei fumetti canadesi. L’occasione capitò dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, quando, alla fine del 1940, in Canada si approvò il War Exchange Conservation Act (Legge di Conservazione degli Scambi in Tempo di Guerra) che, per combattere il deficit commerciale rispetto agli USA, limitò le importazioni di beni non essenziali da quel paese, mettendo al bando tra l’altro tutti i fumetti statunitensi.

Tra le varie case editrici che sorsero improvvisamente per colmare il vuoto che si era venuto a creare e che produssero i primi albi a fumetti canadesi, ci fu l’Anglo-American Publishing fondata da Ted McCall. La prima testata che pubblicò, nel 1941, riproponeva la sua strip di maggior successo, Robin Hood and Company, in appendice alla quale riapparve anche la sua vecchia serie sulle Giubbe Rosse, Men of the Mounted.

I Mounties ora apparvero ovviamente in molti albi canadesi, compresi quelli di supereroi come Nelvana, un’eroina nordica ispirata alle leggende eschimesi creata da Adrian Dingle e pubblicata dalla Bell Features. Tra i personaggi di questo editore ci fu anche un nuovo eroe della Polizia a cavallo, Dixon of the Mounted di Edmund T. Legault, apparso nel 1942 su Active Comics n°1, in cui aveva il posto d’onore in copertina. 


Action Stories of the Mounties n. 1, 1944

 

Nel 1943 si aggiunse anche l’editrice Educational Projects, che come dice il nome produceva albi a fumetti educativi e storici, compresi i racconti di veri casi della Reale Polizia a Cavallo Canadese. Un altro albo canadese in parte simile, ma di taglio più avventuroso, fu Action Stories of the Mounties, uscito nel 1944, che si vantava di proporre vere storie d’azione dai registri ufficiali della Reale Polizia a Cavallo Canadese.

Le divise rosse dei Mounties comunque erano ben visibili solo sulle copertine, visto che, per motivi d’economia, queste pubblicazioni erano tutte in bianco e nero. Anche per questo, la produzione di fumetti canadesi per ragazzi si interruppe dopo che, con la fine della guerra, ricominciarono le importazioni dei colorati albi statunitensi, con cui gli albi “bianchi” locali non riuscirono proprio a competere.



Negli Stati Uniti l’editrice St. John Publications produsse invece tra il 1948 e il 1949 la testata Northwest Mounties, che più che preoccuparsi d’apparire veritiera si ispirava agli albi polizieschi in voga all’epoca. Si trattava in pratica di gialli con protagoniste le Giubbe Rosse, anziché semplici poliziotti o detective. La serie durò appena quattro numeri e fu poi almeno in parte ristampata nel 1954, sulla collana Approved Comics.

Intanto alla produzione del sergente King che usciva a puntate sui giornali, si era affiancata da tempo la riproposta di sue storie sugli albi di editori come la David McKay Publications. Anche la Dell Comics dal 1948 ospitò King su sette albi della collana Four Color, che ristampavano storie di Gaylord DuBois e Jim Gary con nuove copertine di quest’ultimo. Seguì la testata King of the Royal Mounted a lui interamente dedicata, che andò dal n°8 del ‘52 al n°28 del ’58, con nuove storie inedite prodotte dalla Western Publishing, anch’esse scritte da DuBois e disegnate da autori che dovevano imitare lo stile di Gary, tra cui l’italiano Alberto Giolitti.

Giolitti in quel periodo viveva negli USA e si era specializzato in ambientazioni western ma anche canadesi (si trasferì addirittura al confine col Canada per documentarsi), disegnando tutti e ventinove i numeri di un’altra serie della Dell-Western su un altro sergente delle Giubbe Rosse, anch’essa scritta da Gaylord DuBois. 


Four Color n. 283. Dell, 1950
 



Si trattava di Sergeant Preston of the Yukon, testata derivata dal serial radiofonico Challenge of the Yukon (La Sfida dello Yukon), iniziato nel 1938 e ambientato durante la Corsa all’Oro di fine ‘800. Nel 1951, in contemporanea all’uscita della versione a fumetti, anche la trasmissione radio prese il nome del protagonista e nel 1955 fu trasformata in una fiction televisiva, poi trasmessa anche in Italia. In TV il baffuto sergente Frank Preston era l’attore Dick Simmons e si vedevano per la prima volta in carne e ossa il suo cavallo Rex e il suo cane capo-muta Yukon King - in pratica la vera star dello show, il cui nome suonava come un omaggio al precursore sergente King. Anche Yukon King, come l’amico canino di King, era ritenuto un mezzo lupo, o un cane allevato dai lupi, poiché Preston lo trovò da cucciolo dopo che la lupa che lo allattava fu uccisa. 


King n. 21. Dell, 1956
Sgt. Preston n. 19. Dell, 1956

 


La serie a fumetti di Sgt. Preston, che a quel punto usava come copertine delle foto di scena, proseguì fino alla conclusione del telefilm nel 1958, ma a differenza di questo è rimasta completamente inedita da noi. Poco dopo, nel 1959, tra i classici della letteratura adattati a fumetti nella collana Classics Illustrated, uscì un albo speciale interamente dedicato alle Giubbe Rosse. Il numero contrassegnato 150A, invece di avere come gli altri il titolo di un romanzo più o meno famoso, era intitolato Royal Canadian Mounted Police e conteneva dei racconti brevi di autori vari con protagonisti membri della Polizia a cavallo canadese.

Classics Illustrated n. 150A (Special Issue), 1959




Anni ’50 e ’60: Giubbe Rosse italiane ed europee

Un’altra eroica Giubba Rossa, dall’altisonante soprannome di Thunder Jack, apparve in Italia nel 1950, come protagonista dei racconti in prosa pubblicati nella testata Polizia a Cavallo delle Edizioni De Leo. Le storie erano attribuite a un fantomatico scrittore canadese di nome Vick Loney, ma in realtà dietro tale pseudonimo si nascondeva l’italiano Vittorio Longo. Il protagonista era il caporale Jack Desmoines, le cui avventure, ambientate nel 1879, furono subito dopo adattate a fumetti in coproduzione con l’editore francese Mouchott.

Thunder Jack, episodio n. 1. Disegno di Ferri Fergal (vedi firma) su testi di De Leo.


Le sceneggiature dei fumetti di Thunder Jack erano dello stesso editore italiano Giovanni De Leo e la bella pennellata che vi si poteva ammirare era quella di un disegnatore già dalle notevoli capacità e oggi ben noto agli appassionati bonelliani: Gallieno Ferri, che allora si firmava Ferri Fergal e che caratterizzò il personaggio attribuendogli le proprie sembianze. Solo pochissimi dei suoi episodi di Thunder Jack furono però pubblicati in Italia da De Leo - prima sull’effimero settimanale Avventure nel 1952 e l’anno seguente in un singolo supplemento alla testata Polizia a Cavallo intitolato Thunder Jack, la Guardia Canadese, che andò subito esaurito e fu ristampato appena sei mesi dopo col titolo Le Imprese di Thunder Jack, l’Eroe del Nord.
Nel 1956, Thunder Jack riapparve in Italia in un mensile a striscia, in cui aveva come compagni l’agente Andrew Brown e un grosso irlandese di nome Patsy, abbastanza simile al Pat Mac Ryan delle storie di Tex. Questa nuova serie non era però disegnata da Ferri ma dal meno dotato Renzo Orrù, che rifacendosi alla fisionomia e alle ambientazioni di Audax, le interpretava con uno stile un po’ più vicino a quello di Galleppini.



La strisce iniziali e finali della prima incursione texiana fra le Giubbe Rosse (1951)

Proprio Aurelio Galleppini, naturalmente su sceneggiatura di Gianluigi Bonelli, aveva infatti disegnato anche il Canada delle Giubbe Rosse all’interno della saga texiana, in quella che fu una delle prime storie lunghe a cui Bonelli ci avrebbe abituati in seguito, nonché la prima trasferta del suo eroe in una diversa ambientazione.

In un ciclo di 33 albi a striscia del 1951, da L’Orma della Paura a Tragedia sul Mare, corrispondente alla sua terza serie, Tex affrontava la sua prima avventura nel Grande Nord, facendo la conoscenza del corpulento métis Gros-Jean e dell’allora sergente delle Giubbe Rosse Jim Brandon (il cui nome deriva dall’omonima città nei pressi di Winnipeg e che era ispirato al sergente del film Giubbe Rosse di De Mille), due personaggi che riappaiono ciclicamente quando Tex torna da quelle parti, in genere rispondendo a loro richieste di aiuto.
La storia riguarda una rivolta indiana che sembra ispirata vagamente a quella del 1885, ma, per quanto ben realizzata da due autentici mostri sacri del fumetto italiano, risente delle semplificazioni narrative dell’epoca. Il racconto si riduce inevitabilmente a uno scontro tra buoni (le Giubbe Rosse e il governo inglese) e cattivi (gli Indiani e chi li fomenta per scopi politici), con Tex che non può che schierarsi dalla parte dei primi.

Tra le principali storie canadesi di Tex in cui appare la giubba rossa Jim Brandon, promosso prima capitano e poi colonnello, si possono citare: Sulle Piste del Nord, di Bonelli e Ticci, su Tex Gigante n°121-124 del 1971; I Ribelli del Canada, di Bonelli e Fusco, su Tex n°203-207 del 1977/78; L’Ultima Frontiera, di Nizzi e Parlov, sullo Speciale Tex n°11 del 1997; Nei Territori del NordOvest, di Boselli e Font, su Maxi Tex n°5 del 2001.

Tex n. 124, febbraio 1971. Disegno di Galep


Ne I Ribelli del Canada, Tex e Brandon affrontano una rivolta dei Métis e degli Indiani canadesi ancor più simile a quella reale e, essendo una storia degli anni ’70, vi si evidenziano maggiormente le ambiguità e le diverse posizioni, idealiste o opportuniste, presenti tra i ribelli. È forse la volta in cui Tex assume la posizione più reazionaria, fronteggiando una folla franco-canadese che contesta le Giubbe Rosse e attribuendone superficialmente l’astio anti-britannico alla propaganda dei rivoltosi. A bilanciare le cose c’è il sarcasmo con cui Bonelli raffigura un tronfio ufficiale inglese che porta i suoi soldati al macello. Ma se una storia simile fosse raccontata oggi, con presupposti storicamente più obiettivi, forse vedremmo invece Tex sostenere i diritti di indiani e Métis contro i loro occupanti, pur senza speranze, per dire come i tempi siano cambiati.


Tex n. 204, ottobre 1977. Disegno di Galep.


Anche il Capitan Miki dell’EsseGesse, a pochi anni dall’esordio, compì una lunga trasferta al Nord analoga a quelle di Tex, che lo portò a passare in Canada e collaborare con le Giubbe Rosse, prima contro un semplice criminale, poi contro la setta del Falco Nero e infine contro degli avidi ladri di tesori senza scrupoli.
Combattendo questi nemici comuni, tutti caratterizzati come corrotti e malvagi, Miki riusciva prima o dopo a conquistare la fiducia e l’amicizia dei locali capi indiani, come il nobile e saggio Tawega, o Sekana la Regina delle Nevi, riportando così la pace nella regione, prima che la situazione degenerasse troppo. Ciò che era strano è che per simili missioni di pacificazione, per loro abituali, le Giubbe Rosse avessero bisogno di lui.
Nello spirito della serie, che era rivolta principalmente ai ragazzi, la Giubba Rossa con cui Miki fa amicizia in particolare è un ragazzino (che in teoria secondo il regolamento del Corpo dovrebbe avere almeno diciotto anni, anche se non li dimostra proprio), Tom, il figlio del maggiore Powell che comanda il forte. L’altrettanto giovane Miki diventa per lui una sorta di “maestro d’eroismo”, insegnando paradossalmente a una Giubba Rossa a cavarsela nell’affrontare le situazioni più difficili e rischiose, per di più in territorio canadese (!).


Capitan Miki e le Giubbe Rosse!


Sul finire degli anni ’50, in Gran Bretagna l’editrice Fleetway pubblicò gli albi di un ennesimo sergente delle Giubbe Rosse attivo nel Territorio dello Yukon. Il titolo della serie era Dick Daring of the Mounties, che è il nome del protagonista ma in gergo anglo-americano è come dire L’Audace Detective delle Giubbe Rosse. Il personaggio fu creato da Reg Bunn e uscì sulla collana Thriller Picture Library dal n°217 del 1958, alternandosi con altri eroi inglesi più o meno famosi, come Robin Hood, fino al n°362 del 1961. In Francia e Italia Dick Daring fu ribattezzato Jim Canada e da noi le storie originali di questo eroico mountie furono pubblicate dalla Dardo, in una serie di sedici albi tascabili del 1965 con la stessa grafica dell’edizione francese (che durò molto di più) e saltuariamente anche sulla testata antologica Avventura Gigante, uscita tra gli anni ’60 e ‘70.


Dick Daring (Thriller Picture Library n. 220). Fleetway, 1958


Emblematica del carattere del personaggio, è la trama del primo numero di Jim Canada, Le Terre Selvagge, che ispirò anche un film. La Giubba Rossa riesce da solo a convincere la tribù Cree, che ha sconfinato spinta dalla fame, a tornare nella riserva, aiutato da un ragazzino indiano di cui diventa fratello di sangue, mentre il ruolo di cattivi è equamente diviso tra un bandito bianco e un guerriero particolarmente bellicoso. Tutto si risolve pacificamente e gli accordi di fornire viveri agli Indiani da parte del governo canadese sono rispettati - in un racconto abbastanza politicamente corretto per l’epoca, benché ancora un po’ paternalistico. 


Dick Daring di Reg Bunn. Da Jim Canada n. 1, pag. 34. Dardo, 1965

 
In questa storia si può intravedere anche una vaga corrispondenza con un fatto reale: l’azione diplomatica dell’ispettore Denny delle Giubbe Rosse che da solo riuscì ad evitare una guerra tra i Cree e i Blackfeet.
Tra i disegnatori di Dick Daring c’erano vari italiani che collaborarono anche con la Bonelli: Franco Bignotti, Virgilio Muzzi, Renato Polese e Sergio Tarquinio. Alcuni disegnarono poi Giubba Rossa, la prosecuzione della serie inglese sceneggiata da Gianluigi Bonelli e pubblicata dalle Edizioni Araldo tra il 1959 e il 1960 in ventisei albi a striscia, che furono subito ristampati e proseguiti, in formato verticale, sulla Collana Zenith Gigante dal n°19 al n°22 del 1960. Giubba Rossa fu anche il primo personaggio della Bonelli a cui collaborò Gallieno Ferri e altri due suoi episodi uscirono poi in appendice agli albi a striscia di Zagor della Collana Lampo.


Giubba Rossa n. 1. Araldo, 1959



(fine 1a parte)

Andrea Cantucci


N.B. trovate i link agli altri articoli della sere L'Angolo del "Bonellide" sulla pagina delle Cronologie e index!

1 commento:

  1. Ricordo almeno 50 anni fa un fumetto intitolato "Canadian boy" che veniva curiosamente pubblicato in coda al giornaletto di gatto Silvestro (fatto quanto mai curioso visto il target completamente diverso). Era uno di quelli qui citati o è sfuggito qualcosa?

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