Come avevamo brevemente annunciato introducendo la seconda parte della "storia del bonellide" stilata dal nostro amico e collaboratore Kant, eccoci adesso entrare nel particolare e parlare di Diabolik, uno dei più importanti, apprezzati e longevi protagonisti del fumetto "popolare" italiano - fumetto noir sulla breccia da ben oltre mezzo secolo! Perché l'accostamento Diabolik/"bonellide"? Perché - come leggerete - Diabolik ha avuto in anni recenti svariate incarnazioni in quel fatidico formato 16x21: un formato "speciale" per storie "speciali" del Re del Terrore! (s.c. & f.m.)
Agli albori. Diabolik n. 5, a.VII (1968) |
Diabolik,
fin dalla nascita, è un personaggio misterioso. Nella miglior
tradizione del feuilleton a cui si ispira, tutto ciò che riguarda il
suo passato è rimasto nebuloso per anni e, per volontà delle sue
creatrici, ci sono dettagli su di lui che non devono mai essere
scoperti né mostrati. Da un po’ di tempo però, un tassello alla
volta e senza un ordine preciso, molti frammenti delle sue origini e
degli inizi della sua carriera sono stati rivelati e rinarrati
dettagliatamente sui numeri primaverili della collana Il Grande
Diabolik.
L’albo
del 2014 (La vera storia dell'Isola di King) è quello che finora si è spinto più indietro nel tempo,
ricollegandosi all’ormai classico episodio Diabolik, chi sei? (n. 5, a. VII - 1968),
in cui per prime le sorelle Giussani accennarono alle origini del
loro personaggio, bimbo in fin di vita raccolto su una barca, in un
mare in tempesta, da un gruppo di criminali che viveva nascosto su
un’isola… La particolarità e l’improbabilità della cosa
portava subito il lettore in pieno romanzo d’appendice.
Da Il Grande Diabolik n. 1/2014 |
Dopo
aver narrato la giovinezza di Eva Kant e di Ginko, gli esordi di
Diabolik come criminale e alcune parti mai raccontate delle sue prime
avventure, lo sceneggiatore Tito Faraci e il disegnatore Giuseppe
Palumbo rievocano ora eventi addirittura precedenti alla nascita
stessa di Diabolik, ma che forse più ancora degli altri
contribuirono a forgiarne il destino. Basandosi sui pochi elementi
già svelati, ci dicono come e perché il criminale di nome King si
rifugiò su quell’isola e si circondò di un gruppo di specialisti,
in ogni campo che potesse essergli utile per le sue imprese
delittuose. Ci mostrano anche qualcuno di quegli audacissimi colpi,
paragonabili soltanto a quelli del Re del Terrore, grazie ai quali
King raccolse le sue enormi ricchezze che poi sarebbero state
trafugate da Diabolik, per iniziare a sua volta la propria carriera
di inafferrabile fuorilegge.
Tito Faraci, dal bel blog di Diego Cajelli, Diegozilla. |
Giuseppe Palumbo, dal bel blog Infumo. |
Come
nelle altre storie simili, tutto parte dal flashback evocato dai
ricordi di un personaggio (in questo caso un ex-socio di King
all’epoca in cui prese possesso dell’isola) e ciò divide la
storia in due parti alterne - una ambientata nel presente, realizzata
da qualcuno dei disegnatori della serie regolare (questa volta tocca
a Di Bernardo e Brandi, che stilisticamente ricordano gli anni ‘70),
e una, inevitabilmente ben più interessante, che si svolge nel
passato ed è magistralmente disegnata dal fuoriclasse Palumbo.
Di Bernardo, Brandi & Eva! Manca Chris - eh, eh... f.m. ;-) |
Quella
che per Diabolik sarebbe diventata un'anomala "famiglia
adottiva”, quasi priva di relazioni affettive, si forma a partire
dai due soci al vertice dell’organizzazione, uniti e divisi da un
problematico rapporto di sudditanza, ma poiché questi vivranno
sempre lontani da lui, a relazionarsi di più col futuro antieroe
saranno certi “scienziati del crimine” a cui le Giussani avevano
appena accennato in un paio di pagine di Diabolik, chi sei? e
che, come spiegato già in quell’episodio, in seguito diventeranno
i suoi maestri (soprattutto l’ingegner Nuanda che gli sarà anche
amico). Qui li vediamo all’opera nei rispettivi settori, che siano
i veleni, la chimica o la meccanica, mentre il loro futuro allievo,
nel flashback, appare dopo la metà della storia e non dice mai una
parola, anche perché è ancora molto piccolo. Benché si veda
Diabolik da bambino, ciò che qui preme agli autori non è mostrare
la sua infanzia, ma solo spiegare perché la vita del bimbo fosse
stata risparmiata da quegli uomini privi di scrupoli e il piccolo
fosse stato poi accolto nella comunità dei criminali.
Il diaboliko Gomboli! |
La
motivazione escogitata da Faraci, col soggettista Mario Gomboli, è
ingegnosa e richiede una costruzione narrativa elaborata, che
determina fin dall’inizio ogni dettaglio dell’episodio. Diabolik
viene salvato perché prenda il posto del fratellino dell’amante di
King, ucciso da un mortale nemico di quest’ultimo, colui da cui
stava fuggendo quando si è rifugiato sull’isola. Inoltre King si
convince a tenere il bimbo sull’isola perché dei documenti trovati
nella barca gliene rivelano l’identità (la risposta alla fatidica
domanda “Diabolik, chi sei?” che neppure lui conosce). Tutto
questo rende King una sorta di padre adottivo per Diabolik; infatti,
pur tenendolo lontano da sé, nel finale della storia mostra di
averne a cuore la sorte, anche se per un misterioso tornaconto. Però,
se così si spiegano alcune cose, sorgono anche nuovi interrogativi.
Viene da chiedersi come fa, il socio di King, a sapere che il bambino
da loro accolto sull’isola fosse la stessa persona che poi è
diventata Diabolik, visto che questo nella storia non viene spiegato.
Ma soprattutto non si comprende più perché, in Diabolik, chi
sei?, King fosse deciso a eliminare Diabolik una volta scoperto
il segreto delle sue maschere, se quando era piccolo aveva invece dei
motivi per proteggerlo e trattenerlo presso di sé.
La saga di King nella serie regolare. |
Sicuramente,
in futuro, sarà necessario raccontare altri dettagli su come
Diabolik trascorse nell’isola l’infanzia e l’adolescenza
(quando non aveva nome e tutti lo chiamavano “ragazzo”), fino ai
quei ventidue anni in cui, sempre in Diabolik, chi sei?, è
convocato dal suo tirannico salvatore King. Andrà chiarito che fine
abbia fatto l’ex amante di King che lo allevò, e per quale motivo
sia poi mutato l’atteggiamento di King verso di lui. In effetti, ci
sono già alcuni brevi episodi ambientati in quel periodo: Vinca
il Migliore, disegnato da Ivo Milazzo per il libro Diabolik –
Visto da Lontano (ma, a parte la bravura del disegnatore genovese
nel tratteggiare un Diabolik adolescente, la novità più rilevante
di quella storia sembra essere stata il cappello indossato da King,
anche in questo albo), un breve ricordo in Io Sono Diabolik (Il
Grande Diabolik n. 1 del 2009) e soprattutto il terzo flashback nella storia L’Ombra della Luna (Il Grande Diabolik n. 1 del 2010), in cui
vediamo agire Diabolik da ragazzo, quando è ancora protetto, a suo
modo, da King.
Il volume Diabolik - Visto da lontano esposto in mostra (Milano, 2012). Dal bel blog Comicartcity. |
È
comprensibile l’esitazione che c’è stata per anni, nel mostrare
da bambino un personaggio nato già adulto e dotato dell’invincibile
sicurezza di chi conta fermamente sulle proprie grandi capacità. È
difficile raccontare, in modo credibile, eventi ed esperienze che
abbiano formato un così eccezionale carattere, come quello di un
genio del crimine, privo di scrupoli comuni ma dotato di un personale
codice morale. Per questo forse, raccontandone le origini, le
Giussani fecero in modo di non mostrare il piccolo Diabolik e di
lasciare in ombra le sue fattezze di ragazzo che si aggirava tra le
caverne dell’isola. Come ha fatto notare Luca Raffaelli,
l’altrettanto granitico Tex non è mai stato mostrato da bambino,
neanche nel raccontarne il passato.
Con
personaggi simili, si rischia di incrinarne il mito, facendo vedere
che anche loro hanno avuto incertezze e disagi, che a volte sono
stati rimproverati o puniti, che come tutti hanno dovuto crescere e
imparare molte cose col tempo, dolorosamente e con difficoltà. È
come mostrare l’infanzia di una figura messianica; di solito si
passa direttamente dalla nascita all’età adulta, o si racconta
appena qualche episodio straordinario, come Gesù nel tempio, o
Ercole che strozza i serpenti. Ma è una sfida che gli autori hanno
già vinto due volte, prima nell'episodio Gli Anni Perduti nel Sangue (Il
Grande Diabolik n. 1 del 2006), in cui hanno mostrato il faticoso
apprendimento delle arti marziali da parte di un giovane Diabolik,
nonché i tradimenti e le perdite che ne hanno indurito il carattere,
e poi in L’Ombra della Luna, dove sono riusciti a creare un
Diabolik ragazzo, già molto abile, audace e intraprendente, che
regge bene il confronto con quello adulto.
Un giovane Tex disegnato da Stefano Andreucci. |
Un
segno premonitore che ne anticipa il futuro, in quell’episodio, è
il momento in cui fronteggia la pantera nera da cui prenderà il
nome, vedendosi riflesso nei suoi occhi. Così la storia delle
origini del Re del Terrore, si fa sempre più suscettibile di
possibili letture simboliche. Diabolik infatti è stato “salvato
dalle acque” e non allevato dai veri genitori, come accade a certi
sovrani o profeti leggendari che, dopo la scoperta di essere stati
adottati, si dedicano a una missione o un dovere da compiere.
Diabolik però non è destinato a imporre leggi ad altri o a se
stesso, come l’antico re Sargon, il biblico Mosè o il tormentato
Edipo. Al contrario, decide di crearsi da sé il proprio destino,
“solo contro tutto e tutti” come quella pantera, proponendosi
così come modello dell’individualismo più estremo e privo di
compromessi. Il Re del Terrore in fondo vuol essere re solo di se
stesso; può accettare al massimo di avere una compagna, purché sia
alla sua altezza.
Prima di Diabolik: Fantomas! |
Il
fatto è che a Diabolik non è mai stato rivelato chi è veramente,
quindi non gli è mai stato imposto un fato predeterminato, né il
suo orgoglioso spirito d’indipendenza sembra esser stato intaccato
da qualcuno che, da piccolo, gli abbia trasmesso scrupoli e paure,
pretendendo d’insegnargli il presunto valore dell’umiltà e della
sottomissione. È perciò un personaggio che può incarnare
l’archetipo del Superuomo di Nietzsche, forse anche meglio del Conte di Montecristo di Dumas che ne fu il primo prototipo
letterario. È un essere che sceglie da sé i propri valori e
obiettivi e li segue, restando coerente solo a se stesso, al di là
del bene e del male comunemente accettati, o imposti come regole,
dalla società. Non è un caso che Diabolik nasca e abbia successo
negli anni ’60 - quelli della contestazione al sistema, anche
violenta.
Nel
rapporto col patrigno-padrone King, si intravede quindi un conflitto
edipico “tra padre e figlio”, ovvero un conflitto generazionale,
ma anche una tipica successione regale, col nuovo re (in questo caso,
del crimine) che per potersi imporre come tale deve prima uccidere
quello vecchio. King (che non a caso significa re) in questa storia
protegge il piccolo Diabolik e gli salva la vita (come farebbe un
padre), ma poi sappiamo che finirà per desiderarne la morte, quando
questi, crescendo, ne minaccerà il potere dimostrandosi più geniale
di lui. Anche nei miti greci, il re degli dèi Cronos tenta
inutilmente di uccidere il figlio Zeus ed è poi detronizzato da lui,
quando questi diventa adulto, e anche il piccolo Zeus, come Diabolik,
si rifugia nelle caverne di un’isola, finché non è abbastanza
grande da affrontare il padre.
Nietzsche e il fumetto superomista. |
Poi
c’è il Diabolik originario, la pantera che seminava il terrore
sull’isola finché non fu uccisa da King e che, in un certo senso,
era il vero re dell’isola, un simbolo di forza spietata simile a un
dio totemico primordiale e selvaggio. King non la fa abbattere da
altri, è lui ad ucciderla e ad impossessarsi delle sue spoglie che
ne rappresentano il potere, perché solo così può dire di averne
preso il posto. Anni dopo il giovane senza nome, il giovane salvato
dalle acque e quindi destinato a grandi imprese, uccide a sua volta
King, identificandosi con l’antico re detronizzato, la pantera, di
cui a suo modo rivestirà la pelle, prendendone il nome.
Da
un'altra ottica, il Diabolik degli inizi, nato come cattivo della
storia alla Fantomas, più che un superuomo pare un disadattato che
non sa convivere coi suoi simili, neppure in un rapporto di dominio
come loro capo. Non fa che rifugiarsi in un inattaccabile e
orgoglioso isolamento, nascondersi dietro le sue maschere e riversare
la sua rabbia verso l’esterno indiscriminatamente, eliminando
chiunque trovi sulla sua strada. In questi recenti flashback però,
gli aspetti di maggiore spietatezza delle prime storie sono smussati,
imputati a traumi e delusioni della giovinezza, o allo stress di chi
ha già superato molteplici minacce mortali.
Il
personaggio ne esce un po’ più vulnerabile e meno duro, meno
mitico ma più umano. Del resto, nel procedere della saga, le
Giussani stesse ne ammorbidirono un po’ il carattere, come se la
convivenza con Eva Kant gli avesse donato un maggior equilibrio,
facendolo sentire amato e accettato e portandolo quindi, non solo a
provare amore a sua volta, ma anche a sentire compassione per i più
deboli (come sul n. 23 della serie, in cui salva la vita a un
bambino, o come in questa storia, in cui libera un gruppo di
ragazzine rapite), riservando ora tutto il suo odio e la sua spietata
durezza per chi, a suo giudizio, se lo merita veramente.
Il Grande Diabolik n. 1/2014. Disegno di Palumbo |
Il Grande Diabolik 1/2014
LA VERA STORIA DELL’ISOLA DI KING
Soggetto: Mario Gomboli e Tito Faraci
Sceneggiatura: Tito Faraci
Disegni: Giuseppe Palumbo
Disegni di collegamento: Giuseppe Di Bernardo e
Jacopo Brandi
Formato: 192 pagine in bianco e nero
Editore: Astorina
Data
di uscita: 15 Aprile 2014
Prezzo: € 4,90
Altri
volumi della stessa serie citati nel testo, elencati
secondo l’ordine cronologico dei flashback:
Il Grande Diabolik n.1/2010. Disegno di Palumbo |
Il Grande Diabolik n. 1/2010
L’OMBRA DELLA LUNA
Soggetto: Mario Gomboli e Tito Faraci
Sceneggiatura: Tito Faraci
Disegni:
Giuseppe Palumbo
Disegni
di collegamento: Sergio e Paolo Zaniboni
Formato: 192 pagine in bianco e nero
Editore: Astorina
Data
di uscita: 3 Aprile 2010
Il Grande Diabolik n. 1/2006
GLI ANNI PERDUTI NEL SANGUE
Soggetto:
Alfredo Castelli e Mario Gomboli
Sceneggiatura: Tito Faraci
Disegni: Giuseppe Palumbo
Disegni
di collegamento: Pierluigi Cerveglieri
Formato: 192 pagine in bianco e nero
Editore: Astorina
Data
di uscita: 1 Aprile 2006
Il Grande Diabolik n. 1/2009
IO SONO DIABOLIK
Soggetto:
Mario Gomboli e Tito Faraci
Sceneggiatura: Tito Faraci
Disegni: Giuseppe Palumbo
Disegni
di prologo e epilogo: Enzo Facciolo
Formato: 192 pagine in bianco e nero
Editore: Astorina
Data
di uscita: 15 Aprile 2009
Prezzo: € 4,90
Andrea Cantucci
N.B. Trovate i link alle altre parti dell'Angolo del "Bonellide" sulla pagina delle Cronologie!
Andrea Cantucci
N.B. Trovate i link alle altre parti dell'Angolo del "Bonellide" sulla pagina delle Cronologie!
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