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venerdì 30 maggio 2014

A QUALSIASI COSTO

di Saverio Ceri

Un buon fumetto, parafrasando una celebre pubblicità, non ha prezzo!
Un buon fumetto, come un libro del resto, dura tutta la vita; è lì sul suo scaffale, ma in qualsiasi momento puoi rileggerlo e riammirarlo all’infinito, fino a  conoscerlo nei minimi particolari, e molto probabilmente lo hai pagato un prezzo irrisorio per quante emozioni è riuscito e riuscirà a darti.



L’immagine che vedete qui sopra nell'aprile 2014 ha dato luogo a molte discussioni sul prezzo dei fumetti - di quelli di casa Bonelli in particolare. Per la prima volta gli affezionati lettori bonelliani venivano messi di fronte al fatto che le loro serie preferite, di lì a breve, avrebbero subito un aumento di prezzo del 10%. La bellezza della cover, allo stesso livello di molte altre del "nuovo corso" (per ora l’unica nota positiva della cura Recchioni), è quasi passata inosservata. Probabilmente è stata un'ingenuità del curatore mettere sulla pagina Facebook del personaggio la cover già montata - col prezzo e tutto il resto. Se la Bonelli da decenni evita volutamente di mettere il costo degli albi sui "prossimamente" - sia sull’albo cartaceo, sia sul proprio sito - avrà i suoi buoni motivi... La polemica, inevitabilmente, è scoppiata.
Alcuni curatori di collana si sono presi la briga di rispondere a queste diatribe sull’aumento del prezzo degli albi adducendo motivazioni più che valide sul rapporto tra prezzo dei fumetti Bonelli e altre forme di intrattenimento o sul costo di un albo italiano nei confronti di un albo francese o statunitense. Fatto sta che un incremento del 10% dopo due anni dal precedente aumento non trova giustificazione nella sola ascesa dell’inflazione.
Mi è venuta quindi una curiosità: il prezzo degli albi Bonelli nel corso dei decenni ha seguito il generale aumento dei prezzi? E’ una semplice curiosità, appunto; niente lega un singolo prodotto all’andamento generale del costo della vita, ma potrebbe in qualche modo farci capire se realmente il prezzo di un albo a fumetti dell’editore leader nel settore in Italia si possa definire equo o meno.
Ho preso quindi in esame i prezzi di Tex dal 1959 (anno di esordio della serie attuale) a oggi, e li ho paragonati all’andamento dell’inflazione nel solito periodo. Il grafico che ne è uscito, sinceramente, mi ha un po’ sorpreso! Eccolo qui:


  


Praticamente fino ai primi anni del nuovo millennio il prezzo di Tex & C. è stato al di sotto del livello dell’inflazione, ovvero più basso di quanto avrebbe dovuto se gli aumenti fossero stati dettati esclusivamente dal rincaro medio della vita. Nel giugno del 2002, per la precisione, col primo aumento del periodo Euro (da 2,07 a 2,20 euro), per qualche mese il prezzo degli albi è stato più alto dell’inflazione. L’evento si è ripetuto, per più mesi, l’anno successivo col passaggio a 2,30 Euro, ed è diventata una regola con l’incremento a 2,40 euro del settembre 2004. Da allora il prezzo dei mensili Bonelli è più alto dell’inflazione, a parte pochi mesi nella prima metà del 2012, prima del penultimo incremento a 2,90 euro.
In soldoni: un bene che nel 1959 costava 200 lire, se fosse aumentato seguendo esattamente l'andamento dell’inflazione, costerebbe oggi 2,77 Euro. Tex, che allora costava 200 lire, oggi di euro ne costa 3,20: quarantasette centesimi in più sul calcolo dell'inflazione. A onor del vero per decenni abbiamo pagato gli albi SBE molti centesimi in meno di quanto avremmo potuto pagarli; nell’aprile 1985 addirittura li pagavamo 1000 lire, quando - seguendo l’inflazione - avremmo dovuto sborsare 2054 lire, più del doppio, per accaparrarceli.
Qui sotto vediamo come tra gli anni ’70 e ’80 il prezzo si sia mantenuto abbondantemente al di sotto di quanto avrebbe potuto essere. 



Erano anni, specialmente i Settanta, in cui Tex vendeva fino a 700.000 copie, e una nuova serie come Mister No veniva tirata in 250.000 copie. A cavallo dei due decenni, inoltre, il raddoppio del prezzo di copertina in pochi anni - da 350 lire dell’agosto ’77 a 700 lire del giugno ’81, per poi raggiungere le 1000 lire già nel novembre ’83 - aveva allontanato molti lettori, spingendo la Bonelli a tentare nuove strade editoriali, addirittura fino a pubblicare riviste di enigmistica.
L’esplosione del fenomeno Dylan Dog, sul finire degli anni Ottanta,  per qualche tempo aveva riportato in auge la casa editrice e tutto il settore. Unendo alle vendite di Dylan Dog quelle di Tex, che, pur perdendo lettori, si era mantenuto abbondantemente al di sopra del pareggio, spiega probabilmente come mai il prezzo delle collane bonelliane sia potuto rimanere in quel periodo, e per tutto il decennio successivo, al di sotto del livello dell’inflazione. Con le sole testate campioni di vendita la Bonelli poteva ripagarsi eventuali perdite di altre collane - senza bisogno di alzare i prezzi di copertina.
La musica cambia nei decenni successivi, quelli a cavallo tra i due millenni.
Qui sotto il dettaglio dell’evoluzione dei prezzi tra gli anni Novanta e i Duemila:



Negli anni Novanta, tutto sommato, il prezzo dell’albo Bonelli si poteva ritenere indubbiamente ancora basso, ma la più o meno lenta (a seconda delle collane) erosione di lettori sul finire del decennio portò a restringersi la forbice tra costo dell’albo e livello dell’inflazione. Il primo “storico” sorpasso avvenne come detto all’alba del nuovo millennio. In questo periodo la casa editrice sperimenta per la prima volta la differenziazione di prezzi tra collane similari. Magico Vento e Brendon subiscono, rispetto ai “colleghi”, un supplementare ritocco del prezzo di copertina, indubbio segno di vendite al di sotto delle aspettative. Anche tra gli albi giganti si stabiliscono prezzi diversi - tra Tex, che vende sempre bene, e gli altri meno fortunati al “botteghino”. Magico Vento e tutti gli albi giganti, Tex escluso, oggi hanno chiuso i battenti, mentre la collana di Brendon, prossima eccellente dipartita, mantiene un gap di prezzo rispetto alle altre serie di uguale foliazione. Non essendoci più le corazzate Tex e Dylan Dog a reggere la baracca per tutti, con l’ultimo aumento è stato praticamente istituzionalizzato l’espediente di alzare il costo dell’albo per abbassare il punto di pareggio. 
L’amara realtà per noi appassionati bonelliani è che i nostri amati personaggi non riescono più ad attirare i lettori come un tempo e se vogliamo continuare a leggerli, visto che siamo sempre in meno a comprarli, dovremo pagare di più. Questo però rischia di divenire un circolo vizioso: più Tex costa, meno lettori lo compreranno, e in meno lo compreranno più aumenterà il prezzo. Non ci resta che sperare di leggere in futuro sempre e solo buoni fumetti, perché “un buon fumetto non ha prezzo”.

Per chiudere una curiosità. Sapete quali lettori bonelliani hanno pagato meno, nell’anno 2013, per leggere la propria serie preferita? Quelli di Agenzia Alfa – ammesso che ci sia chi legge solo Agenzia Alfa e non il resto delle serie neveriane. Escludendo gli spin-off, sono i lettori di Tex a pagare il prezzo più basso per ogni pagina che leggono, seguiti da quelli di Julia e dai lettori “onnivori” di Nathan Never. La serie più costosa è inevitabilmente Orfani - essendo concepita in technicolor.
Qui sotto trovate, in ordine di economicità, la tabella di quanto è costata nel 2013 al lettore ogni singola pagina inedita (copertine e  rubriche comprese) di ogni personaggio o serie bonelliana.




€/pagina
Agenzia Alfa
0,0223
Tex
0,0264
Julia
0,0265

Mondo Nathan Never
0,0277
Dampyr
0,0279
Lilith
0,0280
Zagor
0,0282
Dylan Dog
0,0285
Nathan Never
0,0287
Saguaro
0,0290
10°
Shanghai Devil
0,0290
11°
Universo Alfa
0,0294
12°
Le Storie
0,0302
13°
Martin Mystère
0,0313

Mondo Martin Mystère
0,0313
14°
Asteroide Argo
0,0317
15°
Storie da Altrove
0,0317
16°
Brendon
0,0319
17°
Dragonero
0,0330
18°
Romanzi a Fumetti Bonelli
0,0344
19°
Orfani
0,0450


Saverio Ceri

N.B. Anche se questo intervento non rientra nella sezione dei "dati bonelliani", rimandiamo alla rubrica Diamo i Numeri per altre interessanti statistiche!

P.S. Ha parlato di questo post - uno dei più visti nella storia di DW - anche Mangaforever

20 commenti:

  1. Peste! Complimenti per il post, ottima idea... e sempre un ottimo svolgimento! ;-)

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  2. splendido articolo, ma l'assioma per cui i lettori diminuiscono perchè aumentano i prezzi mi sembra parecchio forzato.

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    1. I lettori abbandonano una serie per mille motivi, soprattutto perché non gradiscono più le storie, ma in alcuni casi, per una fascia di pubblico, il motivo potrebbe essere anche il prezzo. L'emorragia dei lettori di fine anni settanta/ primi anni ottanta secondo me, deve molto al vertiginoso aumento del costo degli albi. Le storie di Bonelli padre per Tex o di Nolitta per Zagor, Tex e soprattutto per Mister No, mi sembrano ancora di buona qualità: perché abbandonare delle serie cosi?
      Saverio Ceri

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    2. A me non sembra forzata per niente, anzi... Purtroppo è vero!

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    3. Per Fede e per Anonimo (ma non ce l'hai un nome? tipo Mauro, per esempio): per scoprire se l'assioma è vero, sarebbe interessante, anche per la Bonelli, se il primo numero del rilancio di Dylan Dog uscisse oltre che a 3,20 euro a colori, anche a 1,60 in bianco e nero. Secondo me, se ben pubblicizzato, l'albo a metà prezzo venderebbe molto di più di quello a colori, poi starà alla bontà del prodotto confezionato dalla premiata ditta Sclavi/Recchioni fare il resto.
      Saverio Ceri

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  3. Infatti non ho mai capito perchè è stato fatto mandare alla deriva Mister No...........se allora c'era Recchioni...........adesso dovrebbero mandare in stampa un Tex collezione Book per cercare nuovi giovani lettori (e vecchi).Mica tutti si sono potuti permettere il Tex a colori di Repubblica.

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    1. Alla deriva? Se i lettori non lo comprano... Poi Recchioni che c'entra?

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    2. Ci sarebbe voluto uno che amava veramente Mister No........come ad esempio Burattini con Zagor e Recchioni con Dylan.Purtroppo così non é stato.
      Restano le storie scritte da Nolitta............

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  4. Contesto una cosa: dove starebbe l'ingenuità di Recchioni? Postare una cover con il prezzo non mi sembra chissà cosa. I lettori perché si sono sentiti adirati per questo? Almeno hanno saputo in anticipo quanto avrebbero pagato in edicola invece che trovare "sorprese". Poi tutto quello che si è scatenato dopo quel post con la suddetta copertina è di uno squallore tipicamente italiota.

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    1. Caro Anonimo -avrei preferito risponderti col tuo nome, ma evidentemente preferisci così,
      ho parlato di ingenuità perché spero che Recchioni abbia pubblicato quella cover (tra tutte quelle anticipate sulla pagina ufficiale facebook del personaggio l’unica col prezzo in bella mostra), nell’intenzione di fare qualcosa di positivo per la sua azienda e invece inavvertitamente rischia di danneggiarla. Cerco di spiegarmi: la SBE non pubblica più il prezzo dell’albo successivo nel prossimamente dal luglio 1984, ovvero da quando gli albi costavano 1000 lire ed erano reduci da 7 aumenti in 7 anni che ne avevano triplicato il prezzo e dimezzato i lettori. Perché questo cambio di strategia? Non so quale sia il motivo reale, posso solo ipotizzare: se dai trenta giorni di tempo al lettore di pensare se comprare o meno l’albo in base al prezzo, questo potrebbe pure decidere di rinunciare all’acquisto, se la scoperta dell’aumento avviene in edicola, molto probabilmente lo acquisterà (“per una volta!”) e leggerà (“ormai lo ho preso!”), poi potrebbe comunque decidere di non comprarlo più, oppure convincersi che in fondo quei centesimi in più la storia che ha letto li merita pure, e continuare a seguire la collana. Avvertendo i lettori un mese prima dell’incremento di prezzo, su 10 lettori titubanti, ne perderebbero 10; non facendolo magari ne perdono solo 5 o 6 o magari nessuno, se l’albo è davvero bello. Quindi tenere un aumento di prezzo “segreto”, non è un modo per ingannare il lettore, ma per limitare i danni causati dall’aumento di costo. Non a caso spesso Sergio Bonelli, sullo stesso albo dell’aumento, era solito scrivere una lettera aperta ai lettori per spiegare le ragioni della modifica del prezzo: nessuno infatti è felice di pagare di più la benzina, una pizza, il biglietto del cinema o un albo a fumetti. Era un ulteriore modo di mantenere qualcuno di quei 10 titubanti. Anzi, per mantenerne il più possibile sarebbe bene programmare in queste occasioni le storie più belle che si hanno in cantiere.
      I lettori quando scoprono l’aumento (sia che sia trenta giorni prima, tre giorni prima o all’edicola) non sono certo felici, non lo sono oggi, e non lo erano neppure in passato, soltanto che ora, nell’era di internet, te lo possono dire, o addirittura gridare subito in faccia, digitando velocemente su uno smartphone. Prima le lamentele all’editore arrivavano via posta, qualche giorno dopo, non erano di pubblico dominio e dovendo essere vergate a mano, messe in busta e affrancate, scoraggiavano i più facinorosi, che si limitavano semplicemente a non comprare più l’albo.
      Ritengo infine che quello che si è scatenato dopo il post, squallido o meno, non ha comunque giovato all’immagine della Bonelli.
      Saverio Ceri

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  5. Davvero, molto interessante! Complimenti, Saverio!

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    1. Grazie a te Franco e a tutti gli altri che sono complimentati per questo post. Approfitto per chiarire che il pezzo nasce da una mia semplice curiosità, non ha nessuna intenzione, come ho letto su dei forum, di schierarsi dalla parte dei sostenitori della tesi che il costo degli albi Bonelli è comunque basso. In realtà leggendo i dati, alla fine sono sostenibili sia le ragioni della fazione di coloro che ritengono il prezzo troppo alto, sia di quelli che lo ritengono basso. I dati sono qui, ognuno può farsi la sua idea.
      Saverio Ceri

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  6. Bellissimo post, molto approfondito come sempre.
    Mi piacerebbe perfino vedere una terza linea di grafico che rappresenti - ve la butto lì - il costo medio del fumetto non bonelliano. Il massimo sarebbe una linea per i manga, una per i comics, ecc.
    Perché è vero che i Bonelli ora hanno superato l'inflazione, ma sarebbe interessante vedere quale è l'andamento NEL SETTORE in cui si trovano, dato che io penso che nel loro settore siano di gran lunga quelli che sempre sono aumentati di meno rispetto all'inflazione.

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    1. Sarebbe bello in effetti aggiungere le linee della concorrenza, bisognerebbe però avere una miriade di dati che non posseggo (tipo i prezzi di tutti i manga dalle origini a oggi). In ogni caso i prezzi Bonelli sarebbero da paragonare a chi produce fumetti in italia, non a chi si limita a pubblicare serie estere. Vero è che fino a qualche anno fa uno dei prezzi più bassi in edicola era quello degli albi Bonelli; oggi se il prototipo del lettore bonelliano (che non è un appassionato o un collezionista, come noi che scriviamo o voi che leggete), entrasse in edicola per comprarsi un fumetto da leggere la sera al ritorno dal lavoro, molto probabilmente potrebbe scegliere Ristampa Dago (a 2 euro), Dago (a 2,70), un albo della Editoriale Cosmo (a 3,00), tanto per rimanere nel solito settore, oppure potrebbe optare per Fantastici Quattro a 2,90, Topolino a 2,40 o Diabolik a 2,20. Lo so che si tratta di tipologie di fumetti non paragonabili, ma il lettore medio non è interessato a sapere se l'albo e made in italy o meno o a quanto costa produrlo. Il lettore medio guarda il prezzo. E oggi la Bonelli con questo aumento rischia, consapevolmente secondo me, di perdere altri lettori. Da appassionato bonelliano, ovviamente spero di sbagliarmi.
      Saverio Ceri

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  7. Buongiorno e complimenti per l'articolo e l'analisi fatta sul costo dei fumetti/inflazione.

    Ora, la Crisi può anche essere un motivo di aumento dei costi di un prodotto (anche i disegnatori e gli sceneggiatori debbono essere pagati, eccetera..), ma quella "dell'adeguamento al costo della carta" - come ha scritto diverse volte Sergio Bonelli nelle sue lettere all'interno dei fumetti aumentati di prezzo - non ha mai convinto del tutto e ora, meno che mai, continua a convincere.

    Per di più, essendo un bene di consumo non proprio primario, pùr nel nobile intento di mantenere stabile il tenore di vita di chi lavora in azienda (compresi professionisti che, anche se tali, non sono graditi al pubblico, per storie o disegni), la stessa Casa Editrice non ha lavorato abbastanza per mantenere standard elevati dei prodotti che vende, ritardando chiusure e scaricando sui prodotti migliori l'onere di portare avanti anche progetti fallimentari o comunque non propriamente vincenti: questo sulle spalle di quello che dovrebbe essere in realtà l'anello più importante della "catena alimentare", ossia proprio il lettore.

    Trovo dal punto di vista dello stile poco simpatico che sia stato quest'ultimo ad essere praticamente messo al centro delle varie tattiche (la letterina) o del gioco del mercato (aumento di prezzo comunicato in Rete) in maniera abbastanza passiva, a dire "se ti sta bene è così sennò pure...".
    Ma è (o dovrebbe essere) il contrario: se il ristorante continua a servire pietanze poco appetibili, non è che aumenta il costo del menù ai clienti, specie a quelli che ci continuano ad andare, per abitudine, piacere o amicizia o sentimento (affetto "da età": il fenotipo del vecchio lettore di fumetti...). Il lettore è la linfa del mercato, non "un pollo da spennare".

    Idem, il loop descritto non mi trova completamente d'accordo ed è anche una questione che il Mercato addirittura a livello mondiale pare non voglia sentire: se il lettore se ne va ed il numero degli acquirenti cala....è il costo del prodotto che deve scendere e NON salire, perchè è la richiesta stessa del prodotto che non esige più di giustificare il prezzo dello stesso. Non che siccome il prodotto ha pochi lettori allora per tenerlo in piedi alzo ancora di più il prezzo....E' secondo questa logica scellerata (che non bisogna essere dei novelli Adam Smith per scorgere) che tante aziende finiscono per chiudere invece di adeguare se stesse alla utenza e non costringere l'utenza ad adeguarsi a loro....

    Grazie comunque ancora della interessante disamina e della occasione di dialogo.
    VALERIO MAGRO

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    1. Grazie dei complimenti Valerio. Condivido molto di quello che scrivi; fammi però spezzare una lancia in favore della Bonelli per la questione del'aumento del costo nella carta. Da altre fonti, che frequento per lavoro, so che la carta sta subendo notevoli rincari, anche se penso che i trenta centesimi di aumento di questa tornata, siano da imputarsi maggiormente all'emorragia di lettori.
      Saverio Ceri

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    2. Io mi chiedo se la Bonelli non si debba ridimensionare in modo che un prodotto che venda 20000-25000 sia in attivo.......se no la vedo male.A Brendon non è servito niente aumentare il prezzo di copertina.......anzi.........eppure era un ottimo fumetto...........come Napoleone.

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  8. Un commento personale.
    Innanzitutto un grazie da amico fraterno e da eterno sodale a Saverio per il suo succosissimo post - che ha scatenato (come mi aspettavo e speravo appena lo ha pubblicato) un "positivo vespaio" e molto interesse, piazzandosi nel giro di poche ore nella TOP TEN DI SEMPRE di DIME WEB!
    La mia opinione PERSONALE è che i prezzi degli albi a fumetti prodotti in Italia (dunque non solo quelli dela SBE) siano troppo alti DA DECENNI. Non in senso assoluto, ma soprattutto se paragonati al prezzo di una novità libraria - in termini di tempo di lettura.
    Cerco di spiegare...
    Personalmente leggo un Dylan Dog in 20/30 minuti (dipende dalla qualità dei testi e dei disegni) e dunque mi costa in media 8 euro orari. Se prendo un romanzo italiano inedito, per es. "La crociata dei bambini" di Tullio Avoledo (Multiplayer) ho in mano un CARTONATO, lungo quasi 350 pagine, che costa circa 15 euro. Per leggere un libro del genere, scorrevole, a me che sono un lettore "veloce", mi ci vogliono 8/9 ore e dunque mi costa meno di 1,80 euro orari. UN QUARTO O UN QUINTO DI UN DYLAN DOG! Prendiamo poi un libro tradotto, sempre a caso dal mio comodino, "La Regina Scalza" di Falcones (Longanesi); in tal caso ho sempre un CARTONATO, stavolta lungo 700 pagine, dal costo di circa 20 euro. Lo leggo in 17/18 ore, meno di 1,20 orari - ovvero meno di UN SESTO DI UN DYLAN! Se ci spostiamo nel campo della SAGGISTICA, visto che la lettura di un saggio. soprattutto se scientifico, prende più tempo della narrativa, siamo intorno a 1 euro all'ora! Poi si può dire tutto quello che si vuole, magari che fare un fumetto costa di più, che ci sono meno lettori, etc. Rimanendo però NEL CAMPO DEL LEGGERE, la lettura di un libro è ancora il passatempo più sano ed economico!

    F.M.

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  9. Provo a dire la mia: il fumetto, almeno come lo concepisce la Bonelli, è un prodotto datato. Un giovane di oggi ha mille stimoli in più, tante altre scelte di svago da preferire a un fumetto. A questo si aggiunge che viene mandato in edicola un prodotto identico a 60 anni fa, cioè in bianco e nero!
    E' come se all'avvento della tv a colori un qualche dirigente della rai si fosse ostinato a trasmettere ancora in bianco e nero.
    Secondo me occorre che la Bonelli passi immediatamente al colore x poter sperare di avere un futuro attirando nuovi giovani lettori.
    Qualche lettore 50/60 enne nostalgico nn sarà probabilmente d'accordo, ma il futuro della Bonelli è altrimenti quello di un lento ma inesorabile declino. Non è quindi a mio parere questione di qualche centesimo in più o in meno del prezzo di copertina, è sostanzialemente una questione di qualità del prodotto offerto.
    Mauro

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    Risposte
    1. Potrebbe essere la strada giusta, Mauro, ed è quella che parrebbe intenzionata a seguire la Bonelli, se i dati di vendita dei primi esperimenti saranno confortanti, ma il vero punto sta nella tua ultima frase. La questione è proprio la qualità del prodotto offerto. Il colore può solo essere un mezzo per attirare il lettore, ma non è il motivo per cui questo continuerà ad acquistare una serie. Tant'è che stabilmente tra i primi posti delle classifiche di vendita USA si trova The Walking Dead, un fumetto in bianco e nero, senza dimenticare anche che i fumetti più venduti al mondo, i manga, sono per il 95% in monocromia.
      Saverio Ceri

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