di Massimo Capalbo
Con la lettera L l'Atlante di Mister No sta per giungere a metà del suo percorso. Continua la presenza di richiami sul Web alla minuziosa opera sull'opera che Max Capalbo ha dedicato all'universo di Jerry Drake. Ricordiamo oggi Fumettando, Glamazonia e Spirito con la Scure. Ribadiamo ai nostri amici lettori sito ufficiale
della
Sergio Bonelli Editore ha fin dall'inizio messo un link al nostro lavoro nella Homepage di Mister No - collegamento aggiornato nel novembre 2013, a dimostrazione che l'interesse di Via Buonarroti continua immutato! (s.c. & f.m.)
Legenda
- I
nomi in stampatello
e grassetto
rimandano
a una voce dell’Atlante.
- I
nomi dei personaggi cui è dedicata una voce sono indicati per
cognome - ovviamente se questo è conosciuto (per esempio: AMARAL,
STELIO;
REMY,
ANOUK).
In alcuni casi, però, abbiamo optato per il soprannome (per es.:
ESSE-ESSE
invece che KRUGER,
OTTO).
Riguardo poi a personaggi come O
BISPO
ed EL
LOCO,
le voci a loro dedicate sono state inserite sotto l’iniziale del
nome, invece che sotto l’iniziale dell’articolo: per es., EL
LOCO,
si trova alla lettera L di LOCO e non alla lettera E di EL (che in
spagnolo è appunto un articolo e corrisponde al nostro IL).
-
I
personaggi dalla doppia identità sono stati indicati con il nome
della loro identità fittizia piuttosto che con il nome vero (ad es.:
DEMONE
ETRUSCO,
GIUSTIZIERE
DI BONAMPAK).
-
Quando
i personaggi vengono citati in una voce che non è a loro dedicata,
solo il cognome è scritto in neretto
e stampatello,
in modo da rimandare immediatamente alla lettera sotto la quale sono
stati inseriti (per es.: nel testo della voce ANACONDA,
il personaggio Daniel
Murdock
è citato come Daniel
MURDOCK).
L’unica eccezione a questa regola riguarda il protagonista della
serie, il cui nome - attenzione: non il nome proprio Jerry
Drake,
ma
appunto il soprannome
MISTER
NO
- è sempre scritto in neretto e stampatello, tranne ovviamente
quando è inserito nel titolo di un fumetto o di un libro (per es.:
Mister
No Index Illustrato,
Mister
No Riedizione If).
-
Per
quanto riguarda la serie regolare, il titolo attribuito a ciascuna
storia è tratto da uno degli albi che la compongono ed è quello, a
nostro avviso, più rappresentativo, quello che meglio sintetizza la
trama o che, rispetto ai titoli degli altri albi, richiama la storia
alla memoria dei lettori in modo più efficace. Per esempio, la storia
dei nn. 17-20 viene indicata con il titolo del n. 19, "Operazione Poseidon"
perché esso è più rappresentativo, più calzante rispetto ad
Agente segreto Zeta 3 e Tragica palude,
che sono i titoli rispettivamente del n. 17 e del n. 19 (del tutto
avulso poi il titolo del n. 20, Evasione!,
visto che si riferisce alla storia successiva).
Per le Note sui collegamenti ipertestuali e le Note sulle illustrazioni vedi la prima parte.
|
Locandina di una mostra di Roberto Diso (Parma, 2008) |
L
LAMPIÃO
LEGIONE
STRANIERA
LEÒN
LEOPARDO
LI-CHAO
EL
LOCO
LUNA
LAMPIÃO
Il
leggendario capo dei CANGACEIROS,
al secolo Virgulino Ferreira. Ne Il
re del Sertão
(G.
Nolitta [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], Speciale n. 3),
la testa mummificata di Lampião
– che venne esposta, fino al 1969, nel
Museo
Criminale di BAHIA,
assieme a quelle di altri componenti della sua banda, tra cui la sua
compagna Maria Bonita - è al centro di una vertiginosa girandola di
avvenimenti, che coinvolge MISTER
NO
assieme a vari e singolari personaggi, ciascuno dei quali dà un
ritratto differente del bandito.
|
Mister No Speciale n. 3, luglio 1988. Disegno di Diso (e Villa - v. sotto, nelle "curiosità") |
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Notare come Diso, per la sua cover del terzo speciale (1988), si sia ispirato alla copertina realizzata da Ferri per Mister No n. 3, uscito nell'agosto 1975. |
Per l’antropologo Wellmann,
che ha commissionato il furto della suddetta testa perché intende
analizzarla, Lampião
era un criminale sanguinario; per il colonnello Guimarães
- un latifondista megalomane che intende fondare un nuovo Stato, Novo
Sertão,
e ha bisogno del macabro trofeo come simbolo - Lampião
era, come lui, un uomo di destra, un conservatore; per una banda di
nuovi CANGACEIROS
– i quali, dopo aver ucciso gli scagnozzi di Guimarães,
s’impossessano
della testa e la portano a Angico (la località dove Lampião
e i suoi uomini vennero trucidati) - Lampião
era il difensore dei poveri e degli oppressi; per padre
Sebastião
- un prete piuttosto eterodosso, che ruba il cranio del bandito per
esporlo sull’altare della sua chiesa - Lampião
era addirittura un santo (al contrario, per alcuni locandieri
conosciuti da MISTER
NO,
era il diavolo incarnato). Il giudizio più saggio su Lampião
lo pronuncia, alla fine della storia, proprio il pilota, il quale,
dopo aver sottratto la testa a padre Sebastião,
dice, rivolgendosi a essa:
Probabilmente
ormai è troppo tardi per rimettere insieme le tessere che compongono
il mosaico della tua personalità…e tu conserverai forse per sempre
[…],
là dentro quella lugubre vetrinetta, il tuo grande mistero. MISTER
NO
è anche l’unico a mostrare pietà per il povero cranio,
riportandolo nel luogo da dove era stato rubato, il Museo Criminale
di BAHIA
per l’appunto. In tal modo, il pilota riesce a far scarcerare
l’amica Miranda
CORDEIRO,
coinvolta nel furto dal fidanzato Helio,
che era stato poi ucciso, assieme a Wellmann,
dagli uomini di Guimarães.
|
Helio
ruba la testa di Lampião – MNO Speciale n. 3, p. 11
|
|
La
testa di Lampião in mano al colonnello Guimarães – MNO Speciale
n. 3, p. 54
|
Protagonista
di innumerevoli ballate popolari, Lampião
viene
menzionato anche in altre storie della saga misternoiana, come
L’ultimo
cangaceiro
(G. Nolitta [sog.&scen.] – F. Bignotti [dis.], nn. 3-5) e
Capitan
Vendetta
(M. Boselli [sog.&scen.] – F. Civitelli [dis.], Almanacco
dell’Avventura 1994). Quest’ultima si svolge proprio nel paesino
– Jeomoabo - dove Lampião
conobbe
l’amata Maria
Bonita.
Vale la pena di riportare le parole del dottor Thebussem,
il farmacista di Jeromoabo, che racconta al pilota di aver conosciuto
il celebre cangaceiro
e dà di esso un giudizio equilibrato: […] Lampião
era un bandito crudele… …ma era anche un coraggioso ribelle, un
portatore di speranza per la gente del Sertão!
|
Dopo
tante traversie, il macabro trofeo finisce nelle mani giuste – MNO
Speciale n. 3, p. 144
|
|
Lampião
e la sua compagna Maria Bonita nel ricordo del dottor Thebussem -
Almanacco dell’Avventura 1994, p. 58
|
Curiosità:
Sulla copertina de Il
re del Sertão,
stranamente, non compare l’occhialuto Lampião,
ma un anonimo cangaceiro
con i baffi. Inoltre, se osserviamo bene la figura, ci accorgiamo che
il volto non è opera di Roberto Diso, bensì di Claudio Villa,
autore della cover
e delle illustrazioni del volumetto allegato allo Speciale, Guida
ai cangaceiros.
Non conosciamo i motivi di questa duplice scelta – cangaceiro
che
non è Lampião
e volto realizzato da Villa anziché da Diso (che ha disegnato tutto
il resto) – e, riguardo alla prima, possiamo solo azzardare le
seguenti ipotesi: il personaggio della copertina è uno dei CANGACEIROS
baffuti che compaiono nella storia, oppure è una citazione della
cover
del n. 3, dove campeggia appunto un cangaceiro
con
i
baffi.
Può anche darsi, infine, che Bonelli ritenesse visivamente poco
efficace la faccia occhialuta di Lampião,
perciò decise di far disegnare a Villa un cangaceiro
dall’aspetto più rude.
|
Lampião
in una foto d’epoca.
|
LEGIONE
STRANIERA
Autentico
simbolo dell’Avventura, la Legione Straniera
è uno speciale corpo militare nato nel 1831 per volontà del re di
Francia Luigi Filippo. Era formata esclusivamente da volontari
stranieri – in gran parte ex criminali, avventurieri, vagabondi - e
veniva utilizzata fuori dai confini metropolitani francesi. Benché i
legionari abbiano combattuto in tutte le guerre cui la Francia ha
partecipato nei due secoli scorsi (MESSICO, Crimea, Marocco,
Indocina, Prima e SECONDA
GUERRA MONDIALE
ecc.), il suo nome resta legato all’AFRICA
settentrionale, in particolare all’Algeria: fu qui che, proprio nel
1831, la Legione
ebbe il suo battesimo del fuoco; e sempre qui, prima
dell’indipendenza algerina, aveva sede il suo quartier generale.
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Mister No n. 191, aprile 1991. Disegno di Diso. |
Nel SAHARA
algerino, precisamente sull’altopiano del Tassili, è ambientata I
legionari
(G. Nolitta [sog.&scen.]-F. Bignotti [dis.], nn. 191-193),
penultima storia africana di MISTER
NO.
In essa, il pilota viene catturato dai legionari del colonnello
Langrois,
il quale vuole costringerlo a partecipare all’Operazione
Effe-Emme,
un tentativo di golpe militare che mira alla creazione di uno Stato
autonomo nella regione. Interessato a sfruttare i ricchi giacimenti
petroliferi del Tassili, Langrois
è un fanatico militarista che, assieme ai suoi cinquanta
fedelissimi, si oppone sia alle aspirazioni indipendentiste
dell’Algeria sia all’atteggiamento, a suo dire morbido, della
Francia nei confronti dei rivoluzionari algerini. Il suo complotto -
che prevede l’uccisione del generale Fourneaux
a Fort Motilinsky (dalle cui iniziali prende nome l’operazione) e
la fuga dell’attentatore a bordo di un aereo pilotato da MISTER
NO
- sarà sventato dal Nostro, il quale riuscirà a fuggire proprio con
il suddetto aereo (un Westland Lysander) e raggiungerà Fort
Motilinsky, dove rivelerà al comandante, il colonnello Sagan,
il criminoso piano di Langrois.
|
Il
colonnello Langrois espone a Mister No il suo progetto golpista –
MNO 192, p. 58
|
|
L’atroce
supplizio che Langrois infligge a Mister No – MNO 192, p. 92
|
Il
ritratto che Nolitta fa della Legione
è poco lusinghiero, e ciò, come spiegò lo stesso sceneggiatore
nella Posta del n. 194, per precise ragioni storiche: negli anni
Cinquanta la Legione
reprimeva
gli algerini che lottavano giustamente per la loro indipendenza. I
legionari incontrati da MISTER
NO
sono quasi tutti personaggi negativi: si va da quelli ora razzisti e
violenti, come il tedesco Franz
e il francese Jean,
i quali si divertono a pestare l’algerino Ahmed
e
vengono, per questo motivo, scazzottati da MISTER
NO;
a quelli faziosi e sanguinari come gli uomini di Langrois.
Questi ultimi, travestiti come i presunti marziani raffigurati nei
graffiti del Tassili, attaccano la spedizione di cui fa parte il
pilota, uccidendo senza pietà i due studiosi francesi Godard
e Lacassin
e gli autisti Yussef
e Moktar.
Lo stesso Langrois
non è meno crudele dei suoi soldati, come ben dimostra il tremendo
supplizio che infligge al riottoso MISTER
NO
per convincerlo a collaborare. Legato, mani e piedi, a quattro pioli
conficcati nel terreno, il pilota viene lasciato, a torso nudo, sotto
l’implacabile sole del deserto per un giorno intero. Se Langrois
è il cattivo
principale della storia, non è di sicuro una figura positiva nemmeno
il capitano Dupuis
di Fort Motilinsky, il quale, assieme a due legionari, apre il fuoco
senza alcun motivo su MISTER
NO,
che si vede costretto a ucciderli. In quanto al comandante del
succitato forte, il colonnello Michel
Sagan,
si tratta di un personaggio ambiguo che, nel finale dell’episodio,
minimizza la gravità del complotto ordito da Langrois,
informando il Nostro – il quale gliene aveva rivelato l’esistenza
- che la banda dell’ufficiale golpista è stata spazzata via e che
i suoi complici verranno identificati e messi
a tacere, con discrezione.
MISTER
NO
- che verrà poi espulso dal territorio algerino, con l’ammonimento,
da parte del colonnello, di tenere la bocca chiusa se non vuole avere
seri guai con le autorità francesi - sospetta che Sagan
stesso facesse parte dei congiurati e lo domanda all’interessato.
La risposta di Sagan,
bisbigliata all’orecchio del pilota, non ci è nota, ma appare
probabile che il pilota abbia visto giusto.
|
Mister No n. 193, giugno 1991. Disegno di Diso. |
|
A bordo
di un Westland Lysander, Mister No sorvola Fort Motilinsky – MNO
193, p. 36
|
In
definitiva, possiamo affermare che in questa sua ultima storia
africana Nolitta sfata il mito romantico della Legione,
sebbene un personaggio positivo tra i legionari conosciuti da MISTER
NO
ci sia: la sentinella posta di notte a guardia del Nostro, legato
alla roccia del Tassili. Pur condividendo gli ideali di Langrois,
il suddetto legionario, di cui non conosciamo il nome, s’impietosisce
e disseta il povero MISTER
NO con
la sua borraccia. Questo nobile gesto, però, non salva il legionario
dal già citato Ahmed,
che lo uccide proprio per liberare il pilota. Ahmed
sarà a sua volta ucciso dagli altri legionari mentre sta aiutando
MISTER
NO
a far partire l’aereo con cui il Nostro raggiungerà Fort
Motilinsky.
|
Anche Stanlio & Ollio indossarono il képi blanc nella Légion Étrangère! Una foto di scena del mediometraggio Beau Hunks (1931). |
Curiosità:
Come si legge nelle storie Arriva
Esse-Esse
e Cacciatori
di uomini, il miglior amico
di MISTER
NO,
il crucco ESSE-ESSE
ha militato nella Legione
Straniera
dal 1938 al 1942.
|
Il
colonnello Sagan e un convalescente Mister No – MNO 193, p. 57
|
|
Esse-Esse
(a destra) e il portoghese Pessoa nella tipica uniforme dei legionari
– Cacciatori
di uomini,
p. 11
|
LEÒN
Il
personaggio più singolare de Gli
adoratori del male
(M.
Colombo e L. Mignacco [sog.&scen.] – M. Bianchini e R. Rossi
[dis.], nn. 218-219), seconda e ultima storia misternoiana ambientata
ad HAITI.
Pizzetto e maglietta a righe, Leòn
è all’apparenza un giovanotto haitiano un po’ burlone che MISTER
NO
conosce casualmente, una sera, nella capitale Port-au-Prince, a un
crocicchio dedicato a Legba,
una delle tante divinità vudu.
Sebbene il pilota compia un atto sacrilego, bevendosi la bottiglia di
bourbon offerta a Legba
dai suoi fedeli, Leòn
– che, alla fine della storia si rivelerà essere addirittura Baron
Samedi,
il Signore
dei Cimiteri
- simpatizza subito con il blanc
e decide di servirsi di lui per portare a termine il suo preciso
disegno: proteggere sua figlia,
la piccola mambo
Lucelia,
e sconfiggere gli zobop
del sanguinario Mokay,
ma soprattutto il loro alleato Kaempfer.
Costui è un bokor
bianco che
possiede
una terribile polvere in grado di annullare la volontà, trasformando
chiunque ne venga colpito in una sorta di zombi.
|
Leòn
scherza con Mister No – MNO 218, p. 12
|
|
Mister No n. 219, agosto 1993. Disegno di Diso. |
Poiché Lucelia
riesce a guarire questi
sventurati,
Kaempfer
– che con la sua polvere ha creato un esercito di morti
viventi -
vuole eliminarla a ogni costo. Leòn,
dopo aver chiacchierato con MISTER
NO
al crocicchio di Legba,
porta il pilota a un rito vudu,
propiziandone l’incontro con il giornalista americano Davis,
la cui moglie Eleanor
è stata zombizzata
proprio
da Kaempfer.
Davis spera
che Lucelia
guarisca Eleanor,
però non sa dove la piccola si trovi. MISTER
NO
lo aiuta nella ricerca, ma gli zobop
uccidono
il giornalista Michelier,
l’unica persona in grado di rintracciare Lucelia.
A questo punto, Leòn
si
rifà vivo e indica al pilota e a Davis
il luogo – la Casa
del sorriso
- dove vive Lucelia
assieme alla nonna. Esse vengono condotte nell’albergo dove si
trova Eleanor
Davis,
ma gli zobop
vi
irrompono, uccidendo la nonna e rapendo Lucelia
e i coniugi Davis.
MISTER
NO
sfugge alla cattura grazie all’inaspettato aiuto dei vuduisti buoni
comandati dall’hungan
Matisse,
il quale costringe uno degli zopob
a rivelargli dove si trova il loro covo, una missione all’estrema
periferia di Port-au-Prince (infatti Kaempfer
è un ex frate missionario). A bordo di un camion, il pilota e i suoi
alleati partono per liberare Lucelia
e i Davis,
ma trovano sulla loro strada gli zobop
e i poliziotti alleati di Kaempfer.
Solo MISTER
NO
sopravvive allo scontro e Leòn,
che lo osserva di nascosto, fa in modo di condurlo alla missione,
dove però il pilota viene subito catturato. Quando tutto sembra
perduto, Leòn
interviene
e,
liberati gli zombi di Kaempfer,
li scatena contro gli zobop.
Il bokor
bianco tenta la fuga, ma viene fermato
da Leòn.
Kaempfer
allora cerca di liberarsi di lui gettandogli in faccia la sua
polvere, che però non gli fa nessun effetto. Per punire
definitivamente il malvagio stregone, Leòn
lo
fa
strangolare dallo zombi – stavolta autentico - di Père
Martin,
il bokor
che Kaempfer
aveva ucciso dopo avergli carpito i segreti della fabbricazione della
polvere. MISTER
NO,
vedendo il cadavere di Kaempfer
sulla
tomba di Père
Martin,
capisce finalmente, e con un comprensibile sconcerto, chi è davvero
Leòn,
il quale, prima di andarsene, ammette di averlo usato per i suoi
scopi fin dall’inizio. L’ultima vignetta mostra Leòn
che cammina su una spiaggia haitiana e indossa il tipico cilindro con
cui viene tradizionalmente raffigurato Baron
Samedi.
|
Leòn
interviene per fermare Kaempfer e gli zobop – MNO 219, p. 35
|
|
Kaempfer
strangolato dallo zombi evocato da Leòn
– MNO 219, p. 42
|
Curiosità:
Oltre ad aver imbastito una vicenda molto appassionante e ricca di
scene forti
(ad
esempio, quella in cui MISTER
NO
e Davis
scoprono l’orrendo massacro di un’intera famiglia – bambina
compresa – a opera degli zobop),
Colombo ha disseminato ne Gli
adoratori del male
interessanti citazioni dei più famosi film sul vudu.
La povera Eleanor
Davis
è ispirata alla Jessica Holland di Ho
camminato con uno zombi
(Jacques Tourneur, 1943); Kaempfer
è
modellato sul personaggio di
“Murder”
Legendre,
il villain
- interpretato da Bela Lugosi, attore che viene anche nominato
all’inizio dell’episodio da Leòn
– de L’isola
degli zombies
(Victor Halperin, 1932 – film conosciuto anche come White
Zombie);
la polvere
zombi
usata da Kaempfer
rimanda a Il
serpente e l’arcobaleno (Wes
Craven,
1988);
il nome del capo degli zobop
richiama il cognome dell’attore Zakes Mokae, il cattivo
del
suddetto film.
Inoltre, il cognome del marito di Eleanor
cita quello di Wade Davis, l’autore
del libro - The
Serpent and the Rainbow
(mai pubblicato in Italia) - a cui Craven si è ispirato.
|
Baron
Samedi nell’iconografia tradizionale haitiana
|
LEOPARDO
Questo
elegante felino, molto simile al GIAGUARO,
è senza dubbio l’animale che riveste il ruolo più importante
nella trasferta africana di MISTER
NO.
Quattro sono le storie in cui compare, ma due in particolare quelle
dove la sua presenza si fa ricordare: Gli
uomini leopardo
(A.
Ongaro [sog.&scen.] - M. Bianchini [dis.], nn. 169-173) e Il
trono d’oro (A.
Ongaro [sog.&scen.] – F. Bignotti [dis.], nn. 173-175). I
leopardi
– uno dal manto maculato e l’altro dal manto completamente scuro
(la cosiddetta pantera nera) - che compaiono nella bellissima storia
di Ongaro e Bianchini sono animali piuttosto speciali: si tratta
infatti di leopardi magici, dato che, attraverso un particolare rito,
sono diventati fratelli
di sangue
rispettivamente del malvagio Mlisi,
il re sacerdote dei Fang,
e di MBARA,
il veggente camerunense amico di MISTER
NO.
|
Mister No n. 170, luglio 1989. Disegno di Diso. |
Il primo leopardo, che fa la sua apparizione nel n. 170, assale un
membro della tribù Ewondo
(quella
cui appartiene MBARA
e
che è atavica nemica dei Fang),
dilaniandolo orribilmente. Per salvare il malcapitato, MISTER
NO
spara più volte al leopardo, che, abbandonata la sua vittima, si
avventa subito contro di lui. Il
pilota però gli spara altri due colpi, ammazzandolo.
L’uccisione del leopardo
– la
belva più feroce che mai mi sia capitato di vedere!,
dirà MISTER
NO
all’amico albergatore Jack
Carson -
provoca contemporaneamente la morte del citato Mlisi:
infatti,
i
fratelli
di sangue
– come spiegherà al pilota l’etnologo francese François
Edhel
- sono legati tra loro in maniera indissolubile, per mezzo di una
forza paranormale chiamata Hu:
in virtù di essa, l’animale il cui sangue, durante il rito magico,
è stato mescolato con quello di un essere umano, accorre se costui
lo chiama, soffre se costui soffre, muore se costui muore, e
viceversa. Avendo ucciso, seppur indirettamente e senza volerlo, il
re dei Fang,
MISTER
NO
viene condannato a morte da questa tribù, e per lui avrà
inizio
una drammatica avventura (vedi UOMINI
LEOPARDO).
Il secondo leopardo
dell’episodio, una magnifica pantera nera, compare invece nel
finale, chiamato in soccorso dal suo fratello
di sangue MBARA.
La belva uccide i due più insospettabili cattivi
della storia, l’etnologo Edhel
e suo figlio Antoine,
i quali, per impossessarsi di un tesoro, erano intenzionati a
eliminare – in quanto scomodi testimoni - il veggente Ewondo
e MISTER
NO.
Terminato il suo compito,
grazie pure all’aiuto del pilota (che impedisce ad Antoine
Edhel
di spararle), la pantera fissa MISTER
NO negli
occhi e poi si allontana, lasciando il pilota
visibilmente
turbato, come dimostrano le gocce di sudore che gli scendono sul
viso.
C’era
qualcosa dello sguardo di Mbara negli occhi di quella belva…,
pensa il Nostro, non ancora avvezzo all’inquietante fenomeno dei
fratelli
di sangue.
|
Mister
No uccide il ferocissimo leopardo fratello di sangue del re dei Fang
– MNO 170, p. 53
|
|
Il
leopardo fratello di sangue di Mbara fissa il pilota – MNO 173, p.
16
|
Il
leopardo
che compare nella storia successiva, Il
trono d’oro,
è un’altra pantera nera. Uno dei villains
dell’avventura, l’americano David
Mason,
che ha assunto MISTER
NO
come pilota di elicottero per un safari nelle giungle del Camerun,
ferisce con il suo fucile di
precisione
il suddetto felino, credendo di averlo ucciso. Mentre Mason
discute con MISTER
NO
– che disapprova la sua azione: Vi
ho detto subito che la caccia per la caccia non mi piace
[…] - la belva si rianima improvvisamente e aggredisce il
cacciatore. A salvare quest’ultimo è lo stesso MISTER
NO,
che fa fuoco sulla pantera con la sua inseparabile pistola. Me
la sono vista… proprio brutta… mmm… grazie, Mister No… mi
avete salvato la vita…,
dice Mason
al Nostro, che risponde: Avrei
fatto meglio a lasciarvi sbranare!.
|
Mister No n. 173, ottobre 1989. Disegno di Diso. |
Curiosità:
Altri animali della trasferta africana degni di menzione (SERPENTI
a parte) sono: l’infuriato elefante
maschio che MISTER
NO
è costretto a uccidere in Africa!
(G.
Nolitta e L. Mignacco [sog.&scen.] – L. Dell’Uomo [dis.], nn.
167-169); la leonessa
che,
ne
La
rivolta dei Masai
(G. Nolitta e L. Mignacco [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], nn.
177-180), minaccia la bella zoologa Ketty
Konrad,
salvata poi dal pilota, il quale colpisce la belva con un proiettile
soporifero (questa scena ne cita una analoga – ma senza proiettile
soporifero - del famoso film La
mia Africa [Sidney
Pollack, 1985]); il grosso scorpione
nero che, ne I
legionari
(G.
Nolitta [sog.&scen.]-F. Bignotti [dis.], nn. 191-193),
cammina sul corpo di MISTER
NO,
immobilizzato al suolo del
deserto per volere
del colonnello Langrois:
quando il velenoso aracnide sta avvicinandosi pericolosamente al
volto del pilota, Langrois
medesimo glielo toglie di dosso con una manata, per poi uccidere lo
scorpione
con un colpo di pistola. Non
si tratta esattamente di un gesto generoso: Langrois,
infatti, salva MISTER
NO
da una puntura letale soltanto perché ha bisogno di lui per mettere
in atto un golpe (vedi LEGIONE
STRANIERA).
|
Mister
No salva David Mason dal leopardo che quest’ultimo aveva ferito –
MNO 173, p. 90
|
|
Lo
sguardo magnetico di un leopardo africano
|
LI
CHAO
La
principale figura femminile della storia Le
Tigri Volanti
(L.
Mignacco [sog.&scen.] – F. Bignotti [dis.], nn. 145-148). Bella
quanto enigmatica, Li
Chao
si prende cura del nostro Jerry
Drake
quando questi, dopo un atterraggio di fortuna con il suo Curtiss P-40
nella
Cina meridionale, viene
prelevato da alcuni soldati e condotto
nel
palazzo del colonnello Kung,
un signore
della guerra
alleatosi con gli invasori nipponici.
|
La
bella quanto enigmatica Li Chao – MNO 147, p. 89
|
|
Mister No n. 147, agosto 1987. Disegno di Diso. |
Li
Chao
finge di essere la concubina
di
Kung,
ma in realtà è addirittura il comandante della sezione locale del
Partito Comunista Cinese, il cui capo, Mao
Tse-Tung,
si è temporaneamente alleato con il generalissimo
Chang
Kai Shek
per fronteggiare i giapponesi. La ragazza, verso cui MISTER
NO
prova inizialmente un misto di attrazione e diffidenza, salverà la
vita al pilota – uccidendo proprio Kung,
il quale, su ordine del capitano
SAIKO,
uno spietato ufficiale giapponese, si
accingeva a
giustiziare
il Nostro – rivelando a quest’ultimo la sua vera indentità,
quella appunto di guerrigliera comunista. Poiché Saiko
intende uccidere Chang
Kai Shek,
servendosi proprio del P-40 di MISTER
NO,
Li
Chao
convincerà il Nostro a fermare l’ufficiale nipponico, e a questo
scopo gli fornirà un vecchio aereo italiano, un Fiat CR 32.
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Li
Chao offre le sue grazie a Mister No – MNO 148, p. 7
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Mister No n. 148, settembre 1987. Disegno di Diso. |
Oltre
che per la sua avvenenza e la sua astuzia, Li
Chao
si fa ricordare perché è la prima persona a cui il pilota rivela il
curioso soprannome che si è scelto, soprannome che ha ricevuto
proprio dal suddetto SAIKO.
La graziosa cinesina è rimasta nel cuore di MISTER
NO,
come ben dimostra la sua apparizione nel lungo e significativo sogno
che il Nostro fa nell’episodio I
labirinti della memoria
(L. Mignacco [sog.&scen.] – M. Bianchini [dis.], n. 244).
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Li
Chao uccide Kung, salvando Mister No – MNO 147, p. 45
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EL
LOCO
Compare
nella storia omonima (A. Castelli [sog.&scen.] – F. Bignotti
[dis.], nn. 30-31) ed è un crudele bandolero,
ossia un ex membro delle formazioni paramilitari colombiane datosi al
banditismo. Assieme ai suoi uomini, El
Loco
(in spagnolo: Il
Pazzo
- nome che gli calza a pennello) ruba all’aeroporto di Bogotá due
aerei - tra cui il PIPER
di MISTER
NO
–, e, dopo avervi fatto applicare delle mitragliatrici, compie con
essi una sanguinosa rapina ai danni dei passeggeri di un autobus.
Tenta poi di rapinare la banca della città di Chaparral, ma fallisce
grazie al coraggioso intervento del Nostro e all’arrivo dei
soldati; tuttavia, prima di fuggire, il criminale prende come
ostaggio Beatriz
Cifuentes,
la ragazza di cui MISTER
NO
si è innamorato. Il pilota non si dà per vinto: riesce a
riprendersi il suo aereo e insegue il Cessna
pilotato da El
Loco,
il quale, tenendo sospesa la povera Beatriz
a una corda, mitraglia il PIPER.
MISTER
NO,
allora, simula un’avaria al suo mezzo e finge di precipitare: così
facendo, riesce a penetrare di nascosto nel campo dei bandoleros,
che sorge in mezzo alla giungla. Viene però messo fuori
combattimento dallo stesso El
Loco,
che poi lo fa legare a un palo con l’intenzione di torturarlo con
un machete arroventato. A salvare il Nostro è il provvidenziale
intervento dell’esercito colombiano, che coglie di sorpresa il
criminale e i suoi uomini. Approfittando dello scontro fra bandoleros
e militari, Beatriz
stordisce El
Loco
con una pietra e libera MISTER
NO,
per poi fuggire con lui. Sconfitti dai soldati, i bandoleros
vengono tutti uccisi, anche quelli feriti e ormai inermi; El
Loco,
invece, viene risparmiato grazie ai suoi importanti appoggi. Salito
sul suo Cessna,
il bandolero
s’imbatte nel PIPER
di MISTER
NO
(che sta tornando a Bogotà con Beatriz)
e lo mitraglia, danneggiando il timone. Deciso a giocare il tutto per
tutto, il Nostro compie un’ardita manovra, da lui già effettuata
con successo anni prima, nel corso di un duello aereo nei cieli del
Pacifico. MISTER
NO
riesce a portarsi alle spalle
del
Cessna,
mitragliandolo a sua volta e sbarazzandosi definitivamente di El
Loco.
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Mister No n. 31, dicembre 1977. Disegno di Ferri. |
Villain
senza dubbio azzeccato, il capo dei bandoleros
non si fa scrupolo alcuno nell’uccidere e possiede un truce senso
dell’umorismo: si pensi, per esempio, alla scena in cui scaraventa
fuori dall’aereo il moribondo conducente dell’autobus: …Hai
tentato di farmi volare
in cielo
con quel tuo fucile, non è vero, compadre?...
Invece a volare sarai
tu!.
Un altro interessante aspetto della personalità di El
Loco
è certamente il suo bizzarro rapporto con Dio. Quella del bandito -
come scrivono Roberto Altariva e Angelo Palumbo nel Mister
No Index 1-100
(Paolo
Ferriani Editore, Inverno 2003-2004)
– è una
strana forma di devozione religiosa. Secondo lui, Dio
punisce solo chi bestemmia, mentre chiude un occhio con chi commette
stragi, stupri e omicidi. E’ un personaggio con cui Castelli
ironizza sulla fede “sui generis”: non a caso, prima di morire,
El
Loco
urla disperato che finirà all’Inferno, perché gli è scappato un
“Por Dios”, non certo per i suoi delitti.
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El
Loco e i suoi bandoleros
– MNO 30, p. 83
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EL
loco rapisce Beatriz sotto gli occhi di Mister No – MNO 31, p. 19
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Curiosità:
Il personaggio raffigurato assieme a MISTER
NO
sulla copertina del n. 31 somiglia ben poco a El
Loco.
Da
come è abbigliato – poncho, orecchini, cinturone e cartucciera sul
petto -, il cattivo
della
suddetta copertina sembra il tipico desperado
messicano degli spaghetti
western.
A meno di non essersi trattato di un semplice errore da parte del
copertinista Gallieno Ferri (dopotutto, il nome del bandolero
può far pensare a un desperado
o qualcosa di simile), è probabile che la cover
ammiccasse proprio al western all’italiana o comunque al cinema
western in generale, che all’epoca – 1977 - riscuoteva ancora un
discreto successo. Una copertina che ricordasse il West poteva
quindi rappresentare un efficace richiamo per il pubblico,
in
particolare per quello bonelliano. D’altra parte, la copertina di
El
Loco
non è l’unica, tra le cover
misternoiane degli anni Settanta, ad avere
atmosfere
western: queste sono presenti pure in quella del n. 12 (Tango
Martinez),
del n. 27 (Chi
ha visto Carlos Gomez?),
del n. 49 (Trappola
mortale).
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La
fine del sanguinario bandolero
– MNO 31, p. 56
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LUNA
Fascinosa
sensitiva e cartomante di MANAUS
che compare spesso
nelle storie successive alla trasferta statunitense di
MISTER
NO.
Attraverso la lettura dei tarocchi, Luna
mette in guardia il pilota da imminenti pericoli; e sebbene il Nostro
sembri
credere
poco alle doti divinatorie della donna, le sue predizioni si avverano
sempre. Tra Luna
e MISTER
NO
c’è più di una semplice amicizia, come testimonia il lungo e
intenso bacio che i
due si scambiano
all’inizio della storia L’indio
bianco
(M. Masiero e L. Mignacco [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], nn.
280-281) e in Orrore
nella giungla
(M. Masiero [sog.&scen.] – M. Bianchini e M. Santucci [dis.],
nn. 296-297). Luna
tiene molto al pilota e lo dimostra soprattutto ne Il
villaggio nascosto
(L. Mignacco [sog.&scen.] – O. Gramaccioni [dis.], nn.
288-289), l’episodio dove essa
ricopre
il suo ruolo più importante.
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Mister No n. 273, febbraio 1998. Disegno di Diso. |
In quest’avventura, MISTER
NO
- costretto a un atterraggio di fortuna in una zona inesplorata
dell’AMAZZONIA
- viene catturato da una strana tribù costituita da ragazzi bianchi
regrediti
a uno stadio selvaggio. Contattata
da MAMA ROSA,
la quale ha sognato che il pilota è in pericolo di vita, Luna
consulta i suoi tarocchi, e il loro responso conferma i timori
dell’amica. Pertanto, la sensitiva convince ESSE-ESSE
e JOÃO,
inizialmente scettici,
a
partire alla ricerca di MISTER
NO,
e sale assieme a loro e all’indio Celestino
(figlio
adottivo di MAMA ROSA)
a bordo del cargo di Brandão,
anche lui amico del Nostro. Benché il territorio da perlustrare
sia
molto vasto, Luna
riesce, con incredibile precisione, a indirizzare Brandão
prima nel luogo dove il pilota è atterrato, poi in quello dove sorge
il villaggio dei selvaggi bianchi, giusto in tempo per salvare MISTER
NO.
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Luna
legge la mano a Mister No, appena tornato a Manaus da New York –
MNO 273, p. 96
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C’è
un’amicizia molto affettuosa tra la cartomante e il pilota – MNO
280, p. 15
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Se
tra Luna
e il pilota c’è un legame davvero speciale, bisogna dire che alla
cartomante sta a cuore anche la sorte di ESSE-ESSE,
come
vediamo nella storia Allarme
atomico
(L. Mignacco e M. Masiero [sog.&scen.], nn. 334-341),
precisamente nel n. 341, con cui si chiude la trasferta asiatica.
All’inizio dell’albo, Luna
appare in sogno al tedesco, che è in coma in un ospedale sovietico
dopo essere stato ferito dalla spia rinnegata Mike
Donovan.
La donna spiega a ESSE-ESSE,
il quale ha pescato la carta della morte e teme perciò di non
farcela, che la suddetta carta significa in realtà cambiamento:
…Sei
stato fremo troppo a lungo, mio caro…
- gli dice sorridendo Luna
- è
ora che tu ti dia una mossa!.
E infatti, terminato il sogno, ESSE-ESSE
esce dal coma.
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Mister No n. 288, maggio 1999. Disegno di Diso. |
Curiosità:
E’ interessante notare che, a eccezione del meccanico JOÃO
e
del sergente OLIVEIRA,
tanto Luna
quanto gli altri personaggi di MANAUS
introdotti in pianta stabile da Mignacco e Masiero a partire dal n.
273 (il mendicante cieco Lucio,
i già citati MAMA ROSA,
Celestino,
Brandão
ecc.) non compaiono nella saga
dell’addio (nn.
364-379): Nolitta li ha del tutto ignorati, tanto che, leggendo le
storie comprese nei suddetti numeri, si ha quasi l’impressione che
non siano mai esistiti.
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Luna
manifesta le sue doti di chiaroveggente – MNO 289, p. 43
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Massimo Capalbo
N.B. Trovate i link alle altre lettere dell'Atlante di Mister No andando sulla pagina della Bussola!
Proprio un brillante esordio per Mignacco con "Le tigri volanti", storia da ritmi lenti e cadenzati con improvvise accelerazioni.
RispondiEliminaMignacco ha cominciato col botto ma non ha terminato altrettanto. :-)
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