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domenica 15 dicembre 2013

LA REGOLA DEL SOSPETTO: SAGUARO 19

di Filippo Pieri 

Il passato di un eroe dei fumetti è spesso tragico e anzi è proprio il bisogno di riscatto a spingere il protagonista della serie a diventare un eroe. Da Batman a Zagor, da Spiderman a Nathan Never - tutti hanno un passato triste che porta il lettore a identificarsi con loro e a condividere il loro bisogno di giustizia. Uno degli albi più recenti che ha illustrato al meglio questo concetto è l’ultimo albo gigante di Zagor al quale potremmo applicare la celebre frase di Stan Lee, il creatore dell’Universo Marvel, ovvero da grandi poteri derivano grandi responsabilità (Patrick Wilding ha gli stessi poteri di Bruce Wayne ed entrambi inizialmente erano animati dal desiderio di vendetta).




Nel numero di novembre di Saguaro, che vede il ritorno ai testi di Bruno Enna dopo la pausa del mese scorso, si comincia a scoprire qualcosa di più sul passato familiare di Thorn. Il padre Richard era stato accusato di omicidio colposo della moglie Nasha, che morì in un incendio doloso del loro ranch davanti agli occhi del figlio. Un episodio che certamente avrà segnato il piccolo Thorn e che negli albi a venire verrà illustrato più a fondo. Nella trama principale troviamo invece Saguaro nelle vesti di istruttore all’Fbi di tre ragazzi, in previsione di una futura espansione della sua unità. 



La psicologa Fay Bereford, che avevamo già visto in un altro albo della serie, quando doveva accertarsi che l’agente Kitcheyan fosse idoneo per essere reintegrato nel Bureau, viene trovata morta. Qualche ora prima aveva contattato Saguaro e gli aveva detto che sapeva delle verità scomode sul suo capo Clive Waters e desiderava parlargliene. Il sospettato dell’omicidio è un ragazzo del gruppo di Thorn, che è fuggito nel bosco. Si scatenerà una caccia all’uomo dove Saguaro cercherà di prendere il ragazzo vivo, prima che altri tentino di tappargli la bocca per sempre. Alla fine scopriremo che c’è del marcio nell’Fbi e anche Clive Waters sembra non essere del tutto pulito.



Saguaro si conferma ancora una volta uno dei migliori albi della casa editrice milanese, e ci spiace che la serie non venga ancora apprezzata come merita dal pubblico bonelliano. Segnaliamo l’ottima prova del copertinista della serie Davide Furnò insieme a Paolo Armitano ai disegni, una coppia che ritroveremo anche nella miniserie Mani Nude su testi di Paola Barbato.




Saguaro 19
FBI ACADEMY
Dicembre 2013
Pagg. 100, Euro 2.90
Testi: Bruno Enna
Disegni: Davide Furnò e Paolo Armitano
Rubriche: Gianmaria Contro
Copertina: Davide Furnò


Filippo Pieri

N.B. trovate le altre recensioni bonelliane sul Giorno del Giudizio!

2 commenti:

  1. "Saguaro si conferma ancora una volta uno dei migliori albi della casa editrice milanese", sarà ma ormai la chiusura sembra imminente. Secondo me a prescindere dai contenuti non è riuscita ad attrarre un pubblico diverso da Mister No, troppo lontano dai gusti di oggi.
    Atè logo.
    Simone

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  2. Ciao, Simone! Su Saguaro non mi sbilancio. Vorrei però spezzare una lancia a favore di Mister No: le sue avventure - alle quali ho avuto modo di riavvicinarmi anche di recente grazie all'Atlante di Max capalbo - mi sembrano attualissime, almeno quanto quelle di Zagor e Tex. E' vero che Mister No ebbe un calo di vendite, al quale cercarono di porre rimedio con la rivoluzione di "Vento Rosso", dopo 20 anni di onorata attività... Beh, dal 241 in poi anche a me - bonelliano di ferro - capitava di leggere con molta fatica certe storie. Per andare incontro ai "gusti di oggi", secondo me, possono cambiare situazioni e scenari, non le caratteristiche del personaggio e del suo ambiente più vicino. Cambiare la divisa, poi, a un eroe del fumetto "popolare" e seriale, mi sembrò quasi una bestemmia! Lo stesso vale per il "passare del tempo": nel fumetto "popolare" il tempo è cristallizzato in un eterno presente. fa parte delle "regole del gioco". Lo capì bene Don Rosa, quando riprese e rivitalizzò l'universo barksiano, inserendo i Paperi in un confine temporale bene definito (più o meno anni '50). Pensa se Hellingen distruggesse Darkwood TOTALMENTE - con un ordigno nucleare ante litteram - e Zagor cambiasse il costume (calzamaglia nera e mantello, per es.) e si trasferisse a New York o Boston! Oppure la tribù dei Navajo di Tex sterminata e Aquila del Notte spostasse il nido a San Francisco... Zagor e Tex che invecchiano. Zagor barbogio che incontra un giovane Tex durante la Guerra di Secessione. Tex che vede l'alba del XX secolo... Mah! Già Martin Mystère sposato mi aveva dato parecchio di cui dubitare... E i futuri stravolgimenti di Dylan Dog - beh, a me fanno tremare i polsi. Per chiudere e tornare a Jerry Drake: finita la trasferta africana, il mitico Sergio avrebbe secondo me dovuto far immergere nuovamente il suo personaggio nelle atmosfere sudamericane (a cavallo fra l'avventura e il fantastico, nello stile nolittiano) - atmosfere fatte di vudù, indios, bracconieri, mostri, scienziati pazzi, criminali, etc.

    Francesco Manetti

    RispondiElimina

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