Rivista fondata e curata da Saverio Ceri & Francesco Manetti
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giovedì 19 dicembre 2013
IL SALTO QUANTICO E IL FRULLATORE MEDIATICO. ORFANI 1.
di Francesco Manetti
Ho aspettato un bel po' prima di leggere - e dunque recensire - il n. 1 della nuova collana Orfani di Recchioni & Mammucari. Volevo che si calmassero un po' le acque sulla novità, sulla prima (mini)serie mensile a colori della Sergio Bonelli Editore, etc. Volevo - insomma - leggerla il più possibile "a freddo". E ho dunque atteso. Dieci minuti dopo aver aperto l'albo la mia attesa era finita. Dieci minuti è stato il mio tempo di lettura. Sono un lettore veloce, ma solitamente per leggere un albo bonelliano di minuti ce ne vogliono almeno venti, al sottoscritto... Perché dieci minuti? Basta un dato. Tavole con al massimo tre fra didascalie e balloon: 50 su 94! E tra queste cinquanta ce ne sono diverse "mute", arricchite solo da "rumori" o da esclamazioni. L'idea che se ne ricava è quella di un fumetto di ispirazione nipponica, dove ogni singola azione è dilatata al massimo (non a caso le pagine dedicate al "costrutto virtuale" rimandano direttamente al Sol Levante in quanto a grafica, costumi, scenografie, e così via). Cade una tazzina di sake da un tavolo alto trenta centimetri da terra in un salotto di Kyoto? Quattro tavole! Roba così, insomma... Nell'albo in questione ben sei tavole, per esempio, sviluppano la sequenza finale di un mostruoso orso che bracca i piccoli spaventati guerrieri sul ciglio di un dirupo. Sei tavole per pochi secondi di "tempo reale"! I dialoghi restanti sono risicati al massimo, con il modernissimo "lei", al posto del desueto "voi". Uno dei personaggi - tal colonnello Nakamura - dà del "lei" alla professoressa nickfuryana Juric... e nel contempo, dopo essersela sbattuta, le dà anche della "puttana". Cosa di cui la lei del "lei" non si meraviglia, anzi, ne va fiera! Chapeau!
Scott McCloud parla dei fumetti giapponesi.
E il "salto quantico" - ovvero una sorta di "velocità di curvatura" con cui le astronavi terrestri coprono le distanze interstellari nell'universo di Orfani - cosa c'entra con i viaggi? In fisica il quantum leap è infatti la transizione discreta di un elettrone da un orbitale atomico a un altro: si parla di distanze dell'ordine di miliardesimi di miliardesimi di millimetro, non di parsec. Il salto quantico ha semmai più a che fare con i laser che con gli spostamenti iperspaziali, ed è piuttosto quella misteriosa "energia tachionica" con la quale gli ET devastano il Mondo che potrebbe richiamare un percorso ultrafast, dato che il tachione è (o sarebbe) una (ipotetica) particella che si muove(rebbe) a velocità maggiori della luce (con strani effetti sull'ordine temporale degli eventi)! Può darsi che gli autori, con questo riferimento "quantico" alla discontinuità, alla "pacchettizzazione" nella meccanica quantistica, intendessero qualcos'altro (non certo un balzo immediato dal punto di partenza a quello d'arrivo, altrimenti perché addormentare l'equipaggio della nave?; o altre suggestioni scientifiche, tipo wormholes o effetti tunnel o entanglement)... ma se così non fosse... beh, anche la fantascienza, quando è seria - soprattutto se si ha la pretesa di fare letteratura hard science fiction senza sconfinamenti nel fantasy - ha qualche sua "regola del gioco" narrativa e la terminologia è importante. Altrimenti è techno-bubble.
Qua sotto un po' di fisica quantistica in un documentario di Brian Greene (grande scienziato e ottimo divulgatore) pescato su You Tube: si parla anche di salto quantico!
Il futuro esplode: la devastazione in Terminator 2.
Il risveglio degli occupanti della Nostromo in Alien.
L'altra cosa che salta agli occhi sono i prestiti cinematografici - o comunque mediatici. Il giorno del giudizio iniziale è ripreso pari pari da Terminator 2 (Cameron, 1991). Le rovine catalane dove viene rintracciato uno dei bambini superstiti sono ricalcate sulla devastazione di Ground Zero, quando gli islamici dichiararono guerra all'Occidente. Il risveglio dei soldati sull'astronave ricorda l'analoga scena dell'uscita dall'ibernazione (o come la vogliamo chiamare) in Alien (Scott, 1979) e uno zinzino di 2001: Odissea nello Spazio (Kubrick, 1968). Le scene di battaglia sul pianeta lontano sono un mishmash di un 80% di Starship Troopers (Verhoeven, 1997) e un 20% di alcuni momenti della saga di Star Wars (Lucas & Co., 1977-2002). La struttura della prima parte l'avevamo già vista in parecchi romanzi e film "di formazione", dove pochi disgraziati bambini sono costretti a prove terribili per diventare adulti. Buon ultimo (ma troppo recente per essere servito agli autori) Il canto di sangue (Blood Song, 2011) di Anthony Ryan, pubblicato in Italia da Fanucci. Non ci pare estranea nemmeno La lunga marcia di Bachman/King. Che altro fa venire in mento l'esordio di Orfani? Il signore delle mosche? L'ombra dello scorpione? Stand by me? Dragon Trainer? Qualche episodio di Star Trek con comunità di ragazzini spiaggiati e rinselvatichiti? Boh? Tanta roba... e tanta altra che sicuramente mi sfugge (o che non conosco)!
Del colore forse parleremo la prossima volta.
Ground Zero a Manhattan, 11 settembre 2001.
Starship Troopers, la fanteria dello spazio contro gli attaccanti alieni.
Orfani n. 1, ottobre 2013. Disegno di Carnevale
Orfani 1
PICCOLI SPAVENTATI GUERRIERI
Ottobre 2013
Pag. 100, € 4,50 - a colori
Testi: Roberto Recchioni
Disegni: Emiliano Mammucari
Colori: Lorenzo De Felici, Annalisa Leoni
Rubriche: Roberto Recchioni, Emiliano Mammucari
Introduzione: Davide Bonelli
Copertina: Massimo Carnevale
Francesco Manetti
N.B. Trovate le altre recensioni bonelliane sul Giorno del Giudizio (niente a che fare con Terminator 2)!
comprato, letto in dodici minuti (sono ancora più veloce) e messo nella zona dimenticatoio dove tengo i fumetti di serie B. senza offesa per nessuno e per l'impegno profuso ma mi pare una storia troppo scontata, e condivido la lunghezza estrema delle scene / tavole. sono abituato alla corposità di altri albi (anche e soprattutto Bonelli) e questo ORFANI, col suo tram-tram mediatico di cui era circondato prima e durante l'uscita nelle edicole, mi ha veramente deluso. ultima nota, sempre personale: a me questo colore proprio non piace.
Per quanto riguarda il fumetto bonelliano sono sempre stato ottimista: prima di "mettere la croce" su una serie nuova aspetto di leggerne almeno una decina di numeri... E dunque sarò possibilista e attendista anche per Orfani. (f.m.)
L'aggettivo "nickfuryana" era scherzoso. Volevo "racchiudere" il personaggio con l'estrema sintesi di un unico termine: soldatessa, senza un occhio, dura, comandante, etc. Per il resto attendo fiducioso: alla fantascienza riesco a perdonare sempre tanto, ahimé! (f.m.)
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comprato, letto in dodici minuti (sono ancora più veloce) e messo nella zona dimenticatoio dove tengo i fumetti di serie B. senza offesa per nessuno e per l'impegno profuso ma mi pare una storia troppo scontata, e condivido la lunghezza estrema delle scene / tavole. sono abituato alla corposità di altri albi (anche e soprattutto Bonelli) e questo ORFANI, col suo tram-tram mediatico di cui era circondato prima e durante l'uscita nelle edicole, mi ha veramente deluso.
RispondiEliminaultima nota, sempre personale: a me questo colore proprio non piace.
Per quanto riguarda il fumetto bonelliano sono sempre stato ottimista: prima di "mettere la croce" su una serie nuova aspetto di leggerne almeno una decina di numeri... E dunque sarò possibilista e attendista anche per Orfani. (f.m.)
EliminaLa professoressa nickfuryana (che nonostante sia orba è un gran pezzo di figliola) è, secondo me, il personaggio più riuscito.
RispondiEliminaL'aggettivo "nickfuryana" era scherzoso. Volevo "racchiudere" il personaggio con l'estrema sintesi di un unico termine: soldatessa, senza un occhio, dura, comandante, etc. Per il resto attendo fiducioso: alla fantascienza riesco a perdonare sempre tanto, ahimé! (f.m.)
EliminaPure io credo che sia ancora troppo presto per esprimere un giudizio sulla serie.
RispondiEliminaEsatto, Devilmax! Il mio giudizio sul primo numero non implica un pregiudizio sulla collana: attendiamo speranzosi! (f.m.)
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