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domenica 24 novembre 2013

AGOSTO 1798. LILITH 11

di Andrea Cantucci

Nota: le straordinarie e dettagliatissime illustrazioni di corredo sono tutte tratte da Description de l’Égypte, la poderosa "enciclopedia" che raccontò al Mondo l'Egitto com'era ai tempi della campagna napoleonica e che è servita a Enoch come fonte d'ispirazione. (s.c. & f.m.)

Questa volta Enoch porta la sua eroina nell’Egitto di fine ‘700, durante la campagna delle truppe napoleoniche. L’avventura inizia esattamente nell’agosto del 1798, visto che, dalla spiaggia davanti ad Alessandria, Lilith assiste alla battaglia navale di Aboukir, che si svolse, presso l’omonimo villaggio, proprio nella baia vicino alla città e a seguito della quale la flotta francese fu decimata e l’armata di Napoleone restò isolata in Egitto. Le incredibili capacità della bella Lilith fanno poi sì che le locali popolazioni d’origine araba la scambino per un ğinn, termine che in italiano è tradotto abitualmente con la parola “genio” e che indica uno spirito del deserto, un’entità che può incutere grande timore, poiché anche i musulmani, come i cristiani e i monoteisti in genere, tendono a demonizzare gli esseri mitici di precedenti tradizioni politeiste o animiste. 



Anche in questo episodio, va a merito dell’autore l’aver ancora una volta rovesciato certi luoghi comuni manichei e razzisti che si riscontrano in tanta Storia raccontata dal punto di vista degli Occidentali. Si accenna infatti alle abituali ingiustizie e stragi di innocenti commesse continuamente dai soldati europei e si sottolinea la dignità e la saggezza del governatore dell’Egitto Mourad Bey, sconfitto da Napoleone nella battaglia delle Piramidi e costretto alla fuga insieme ai suoi Mamelucchi (dall’arabo mamluk, che in origine significa “schiavo”), un corpo militare scelto di etnia turco-circassa che all’epoca esercita il potere per conto del Sultano ottomano. Mentre nei libri di Storia per lo più si parla solo della gran vittoria e del successo delle operazioni militari francesi, che portarono rapidamente all’occupazione dell’intero Paese, qui si vedono i Mamelucchi inseguiti farsi beffe dei Francesi, riuscendo a tenerli costantemente a distanza e a far sollevare contro di loro interi villaggi di quegli Egiziani che gli Europei sostenevano di voler “liberare” dal dominio turco, dimostrando come la Storia, a seconda di chi la racconta e come, può apparire radicalmente diversa. 



Napoleone, allora ancora generale, non ha un ruolo effettivo nel racconto e fa solo una breve apparizione alla fine, mentre la battaglia vera e propria, rappresentata giustamente come una gran baraonda, occupa una decina di pagine all’inizio. Subito dopo Lilith incontra Dominique Vivant, barone di Denon, il direttore della Commissione delle Scienze e delle Arti, composta da oltre 160 artisti e tecnici, inviata in Egitto al seguito dell’esercito francese, e parte con lui in una sorta di giro turistico ante litteram delle antichità locali.



Le accuratissime e ben documentate immagini di Enoch hanno così modo di riportare fedelmente qualcuno delle migliaia di disegni dei monumenti egizi eseguiti durante la spedizione, che, con i reperti trafugati in Francia, diedero origine alla moderna egittologia. Per rendersi conto della mole degli studi ripresi sul campo tra testi e disegni, di cui ovviamente l’autore non può dare che un piccolissimo saggio, si pensi che i risultati pubblicati tra il 1803 e il 1825 col titolo Description de l’Égypte occuparono ben 25 volumi. Nelle sue copie, usate come vignette della storia, Enoch inserisce le firme degli autori originali, rendendole così facilmente individuabili (oltre a varie vedute riprese da Denon, si notano anche copie da Gerôme e da Laurens). 



Del resto, l’accuratezza dei suoi disegni non si limita alle riproduzioni di statue, colonne e geroglifici, ma, come sempre, si estende a tutti gli elementi storici e geografici del racconto, dalle divise dei soldati napoleonici ai costumi arabi e ottomani, dalle navi europee ai piccoli scorci di Alessandria e del Cairo. Anche i cavalli, soggetti considerati difficili per molti disegnatori, sono raffigurati con più correttezza anatomica rispetto ad altri episodi precedenti, rendendo così giustizia alla considerazione che Arabi e Turchi hanno di questo animale, di cui proprio i Mamelucchi, maestri dell’arte equestre, furono tra i massimi cultori. 




In tanta cura documentaristica, stona sempre più la fisionomia stile cartoon dello Scuro, la guida animalesca dalla natura poco chiara che accompagna e aiuta Lilith nei suoi viaggi temporali. Ciò risulta accettabile solo per la condizione aliena rispetto al contesto di questo personaggio, che acquista maggior consistenza e plausibilità fisica nelle scene in cui lotta ferocemente contro i loro mostruosi nemici vegetali, i Cardi. Lilith intanto, assume con i soldati che scortano lei e Denon un atteggiamento ancora più esibizionista e civettuolo del solito, posando nuda tra i ruderi di una delle più antiche civiltà per la gioia dei suoi ammiratori, senza per questo risparmiare le sue violente e pesanti “carezze” a chi si permette di infastidirla od offenderla. 



Considerato che l’abituale vittima contaminata dai parassiti alieni, di cui Lilith è come sempre alla ricerca, è qui molto più difficile da rintracciare di quanto le accada abitualmente, l’avventura risulta quasi una lunga vacanza inframmezzata da una manciata di rapide scene di combattimento, in cui, a parte i Cardi che ogni tanto saltano fuori facendo sfoggio della loro aggressività, non si evidenziano veri personaggi negativi. Lilith si ritrova di volta in volta in compagnia degli Egiziani o dei Francesi, ma quelle che incontra in questo episodio sono per lo più persone con cui instaura relazioni di amicizia e che solo casualmente si trovano su diversi fronti, costretti a combattersi dalle circostanze, come purtroppo accade fatalmente in tutte le guerre. 



La falena del titolo, la cui anatomia è un altro elemento disegnato con grande precisione, appare verso la fine nella citazione di un noto apologo di al-Hallaj (858-922 d.C.), il massimo maestro e martire del Sufismo, la più elevata corrente mistica della tradizione islamica. Il testo originale è una metafora che, attraverso l’immagine della falena che si annulla immergendosi in una fiamma, rappresenta la capacità di identificarsi totalmente con l’assoluto, con lo spirito universale, lasciando disperdere in esso il proprio singolo io e riuscendo a percepire se stessi come una manifestazione della divinità, un provvisorio corpo fisico attraverso cui il “fuoco divino”, l’energia dell’Universo, si esprime. La versione di Enoch, che in modo favolistico parla di tre falene che agiscono in tre modi diversi, serve a far riflettere Lilith sullo scopo della sua vita e su come perseguirlo. Ciò costituisce un ulteriore tassello nella costante evoluzione del personaggio, che permette a Enoch di far maturare la sua eroina e che forse potrà condurla a una maggiore comprensione di sé stessa. 




Una volta tanto, la presenza di Lilith non sembra aver apportato grandi modifiche alla Storia ufficiale, a parte un piccolo grosso dettaglio mostrato nell’ultima tavola. Come nella realtà, nonostante la loro tutto sommato inutile vittoria, se non per lo sviluppo della futura archeologia, i Francesi lasciano l’Egitto dopo tre anni, qui trascorsi nel giro di una pagina, riuscendo per fortuna a portarsi via anche la Stele di Rosetta, non citata nel racconto ma che venti anni dopo aiuterà lo studioso Champollion a tradurre per primo i geroglifici egizi.


Lilith 11, novembre 2013. Disegno di Enoch.


Lilith 11
LA FIAMMA E LA FALENA 
Novembre 2013
pagg. 132, € 3,70
Testi: Luca Enoch
Disegni: Luca Enoch
Copertina: Luca Enoch
Rubriche: Luca Enoch


Andrea Cantucci


N.B. trovate le altre recensioni bonelliane sul Giorno del Giudizio!

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