Un evocativo Mister No del copertinista turco Aslan Sukur. L'originale è visibile sul bel sito The Figure Collector del collezionista Louis Gara. |
- I nomi in stampatello e grassetto rimandano a una voce dell’Atlante.
- I nomi dei personaggi cui è dedicata una voce sono indicati per cognome - ovviamente se questo è conosciuto (per esempio: AMARAL, STELIO; REMY, ANOUK). In alcuni casi, però, abbiamo optato per il soprannome (per es.: ESSE-ESSE invece che KRUGER, OTTO). Riguardo poi a personaggi come O BISPO ed EL LOCO, le voci a loro dedicate sono state inserite sotto l’iniziale del nome, invece che sotto l’iniziale dell’articolo: per es., EL LOCO, si trova alla lettera L di LOCO e non alla lettera E di EL (che in spagnolo è appunto un articolo e corrisponde al nostro IL).
- I personaggi dalla doppia identità sono stati indicati con il nome della loro identità fittizia piuttosto che con il nome vero (ad es.: DEMONE ETRUSCO, GIUSTIZIERE DI BONAMPAK).
- Quando i personaggi vengono citati in una voce che non è a loro dedicata, solo il cognome è scritto in neretto e stampatello, in modo da rimandare immediatamente alla lettera sotto la quale sono stati inseriti (per es.: nel testo della voce ANACONDA, il personaggio Daniel Murdock è citato come Daniel MURDOCK). L’unica eccezione a questa regola riguarda il protagonista della serie, il cui nome - attenzione: non il nome proprio Jerry Drake, ma appunto il soprannome MISTER NO - è sempre scritto in neretto e stampatello, tranne ovviamente quando è inserito nel titolo di un fumetto o di un libro (per es.: Mister No Index Illustrato, Mister No Riedizione If).
- Per quanto riguarda la serie regolare, il titolo attribuito a ciascuna storia è tratto da uno degli albi che la compongono ed è quello, a nostro avviso, più rappresentativo, quello che meglio sintetizza la trama o che, rispetto ai titoli degli altri albi, richiama la storia alla memoria dei lettori in modo più efficace. Per esempio, la storia dei nn. 17-20 viene indicata con il titolo del n. 19, "Operazione Poseidon" perché esso è più rappresentativo, più calzante rispetto ad Agente segreto Zeta 3 e Tragica palude, che sono i titoli rispettivamente del n. 17 e del n. 19 (del tutto avulso poi il titolo del n. 20, Evasione!, visto che si riferisce alla storia successiva).
In un'atmosfera alla Indiana Jones, ancora il bravissimo artista turco Aslan Sukur (che ricorda nello stile le copertine del fumetto popolare italiano degli anni '60 e '70) dall'affascinante sito The Figure Collector. |
F
Copertina di Mister No n. 97, giugno 1983. Disegno di Ferri. |
Sebbene divorato dalle fiamme, Erik aveva avuto la forza di gettarsi nel canale che collegava i sotterranei al fiume, la cui corrente lo aveva portato lontano, nella giungla, dove era stato soccorso e curato da un vecchio indio, Kojo. Rimasto orrendamente sfigurato, Erik aveva trascorso molti anni assieme a Kojo in una capanna nella foresta; finchè, desideroso di riunirsi alla sua amata Maria e di vendicarsi di Lizardo (i due, nel frattempo, si erano sposati), aveva costretto il direttore del teatro – poi ucciso - a ingaggiare la soprano. Celandosi il volto con una maschera (che riproduce le sue fattezze prima che venissero devastate dal fuoco) e indossando un ampio mantello, Maelstrom dà il via alla sua vendetta, uccidendo Lizardo durante la rappresentazione del Rigoletto. Poi, sempre durante la messa in scena dell’opera verdiana, rapisce Maria e, aiutato da Kojo, fugge nei sotterranei, inseguito da MISTER NO. Giunto nel suo rifugio, Erik mostra a Maria il suo volto sfigurato e rievoca le drammatiche circostanze della sua scomparsa. Il pilota interviene per salvare la soprano ed Erik si avventa contro di lui perché pensa che voglia portargli via Maria. Nella colluttazione, i due fanno cadere una lampada a petrolio, provocando l’incendio della capanna. Proprio in quel momento, Maria s’impossessa della pistola del pilota e rivela a entrambi che fu lei a ordinare a Lizardo di uccidere Maelstrom, allo scopo di ereditarne il cospicuo patrimonio. Maria intende uccidere sia Erik che MISTER NO, sicura che la polizia crederà alla sua versione dei fatti: quindi, spara per primo a Erik, ma questi, incurante dei proiettili, afferra la donna, la bacia e, tenendola in braccio, la trascina con sé nel fuoco (Non temere, amore, ora più niente ci separerà… staremo sempre insieme… …sempre…). Il pilota, che ha assistito impotente all’atto finale della tragedia, esce dalla capanna in fiamme e alla domanda del commissario de Andrade (arrivato sul posto con i suoi agenti) – Che significa? Cos’è che sta bruciando? – risponde: Il passato…E’ il passato che sta bruciando… “….e il sipario si è chiuso…per sempre.”.
Erik
Maelstrom si accinge a uccidere Martino Lizardo – MNO 97, p. 84
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L'attore e trasformista Lon Chaney nel film The Phantom of the Opera (Rupert Julian, 1925) |
L’abilità di Sclavi è tale che, durante la lettura, ci sembra di ascoltare veramente le note di Ella mi fu rapita!, Sì, vendetta, tremenda vendetta, Bella figlia dell’amore, La donna è mobile ecc. . Interessante, infine, il ribaltamento operato da Sclavi rispetto al romanzo di Leroux: sebbene sia un assassino (ben quattro i suoi omicidi: ai tre già citati va aggiunto, infatti, quello del segretario del direttore del teatro), il vero mostro della storia non è lo sfigurato e folle Erik, ma la bella e famosa Maria, una Christine Daeé perfida e diabolicamente cinica, la quale - oltre ad aver pianificato, in combutta con Lizardo, l’omicidio di Maelstrom – non esita a uccidere personalmente il giornalista Caetano Limões (altra scena memorabile), il quale ha scoperto, negli archivi del teatro, un documento molto compromettente per lei: il certificato del suo matrimonio con Erik. Prima di quello stupido giornalista – dice Maria a Erik e a MISTER NO nel finale – non avevo mai ucciso nessuno… Personalmente, intendo dire… E’ stata un’esperienza elettrizzante, fantastica…e ora la ripeterò… . La disumanità della soprano – testimoniata anche dalle parole rivolte al cadavere di Lizardo (che l’aveva costretta a sposarlo in cambio del suo silenzio): Addio, mio sposo. Non ti ho mai amato, eri troppo stupido, e anche un pessimo tenore…ma in fondo mi ero quasi affezionata a te…addio… - rende ancora più malinconica la vicenda di Erik: la sua vendetta, covata per quindici lunghi anni, è stata inutile, così come inutile è stato l’amore per Maria, la donna che gli ha distrutto la vita e che l’ha fatto diventare un fantasma.
Mister No n. 98, luglio 1983. Disegno di Ferri. |
Maria
Arghidas scopre il volto sfigurato di Erik – MNO 98, p. 49
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Mister
No assiste all’ultimo atto della tragedia di Erik e Maria – MNO
98, p. 58
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Copertina di Mister No n. 261, febbraio 1997. Disegno di Diso |
Harvey
Fenner e Mister No al Killarney Rose Pub – MNO 261, p. 33
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Copertina di Mister No n. 272, gennaio 1998. Disegno di Diso. |
Harvey Keitel in Smoke (Wayne Wang, 1995) |
Harvey
con l’ex commilitone Myrtle Evans – MNO 272, p. 55
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Copertina di Mister No n. 106, marzo 1984. Disegno di Ferri. |
Infatti, quando mister TREVOR gli dice che intende pagare i funerali a Billy Jack – il giovane APACHE assassinato durante uno spettacolo western organizzato da TREVOR medesimo - e pretende che questi si svolgano con gli onori militari, Ford risponde stizzito: Sono nato un anno prima di Wounded Knee (l’ultima battaglia delle Guerre Indiane, avvenuta il 29 dicembre 1890 e conclusasi con l’uccisione, da parte dell’esercito americano, di circa trecento indiani Sioux, nda)… I rossi fecero in tempo a uccidere mio padre, prima di essere annientati… ….e per questo quello che avete detto è per me un insulto! Nella scena successiva, però, Ford dice al vicesceriffo Johnson che anche lui è d’accordo con la proposta di TREVOR e vuole addirittura che il funerale sia a spese sue; non solo, ma poco dopo, scopriamo che è legato da una solida amicizia a Sam Hokahei, l’anziano capo APACHE. Infrangendo la legge, lo sceriffo irrompe con lui nell’obitorio, lasciandogli portare via il cadavere del figlio Billy Jack (tutti i figli del sakem – particolare curioso - si chiamano così) per fargli i funerali alla maniera indiana.
Lo
sceriffo Ford entra in scena – MNO 105, p. 59
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Un’altra stranezza di Ford riguarda la sua età effettiva: nella prima scena citata, egli dice a TREVOR di avere quasi 80 anni, ma subito dopo afferma di essere nato, come si legge sopra, un anno prima di Wounded Knee, quindi nel 1889. Poiché la storia è ambientata precisamente nel 1950, Ford dovrebbe avere invece 61 anni; ma, visto il personaggio, nulla ci vieta di pensare che quella di Wounded Knee sia una balla, raccontata apposta per rafforzare la sua immagine di uomo della Frontiera. E’ possibile pure che lo sceriffo, svanito com’è, non ricordi la sua vera età o non conosca la data della suddetta battaglia. Le bizzarrie di Ford non si fermano qui, come dimostra il modo a dir poco singolare in cui arriva a scoprire i colpevoli dell’omicidio di Billy Jack. Inizialmente, egli crede che l’unico colpevole sia lo straniero MISTER NO, che ha partecipato allo spettacolo western (organizzato proprio in suo onore da TREVOR); poi, quando il suo vice Johnson lo informa che il proiettile che ha ucciso il giovane indiano è partito dal winchester di Dustin Crabb, arresta quest’ultimo. Crabb però evade e Ford lo ritrova cadavere nella ghost town fatta ricostruire da John TREVOR nella sua immensa proprietà. Il caso si complica e Ford confessa a MISTER NO di non capirci niente, un accidenti di niente!.
Ford
crede che il colpevole
Mister No voglia scappare – MNO 105, p. 66
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Il massacro di Wounded Knee. |
Ad ogni modo, il giorno successivo, Ford si presenta al ranch di TREVOR per arrestare la figlia Louise, le cui impronte sono state trovate sul pugnale con cui è stato ucciso Crabb. I famigliari, però, forniscono un alibi alla ragazza e Ford, arrabbiato e deluso, ritorna in paese e si reca nel locale dove, da trentasette anni - tutti i mezzogiorno e tutte le sere e sempre allo stesso tavolo - va a mangiare i suoi amati fagioli. Stavolta, tuttavia, rifiuta i fagioli - che, come sempre, la proprietaria gli ha preparato in anticipo – e chiede un caffè. Al diavolo! Stanno proprio diventando tutti matti, qui!, esclama la donna, esasperata dal comportamento di Ford, che tre giorni prima è arrivato in ritardo e i due giorni successivi addirittura non si è presentato. Questa frase, precisamente la parola tutti, accende una lampadina nel cervello di Ford (Tutti?! Tutti!... Ma sì, tutti!), facendogli intuire la verità sull’intricato caso di Billy Jack, e cioè che nell’omicidio dell’indiano e in quello di Crabb sono coinvolti tutti i famigliari di John TREVOR. A questo punto, Ford si mette al volante dell’auto del suo vice e si dirige verso la ghost town, dove sta per consumarsi la resa dei conti tra MISTER NO (che ha scoperto la verità prima dello sceriffo) e i sette colpevoli. Non sapendo guidare l’auto, Ford non solo arriva quando lo scontro si è già concluso, ma, senza volerlo, investe e uccide il vecchio Walter, l’unico colpevole rimasto (fino a quel momento) in vita.
Ford
e il suo vice Jedson…anzi Johnson – MNO 107, p. 4
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Per finire, va a sbattere contro una delle case della ghost town, fratturandosi le gambe. Mentre Ford sta per essere caricato sull’ambulanza, arriva il suo vice Johnson, che gli chiede: Sceriffo, state bene?, e lo sceriffo risponde: Ti sembra che stia bene, Jedson? Credi che portino in barella quelli che scoppiano di salute?. Come testimonia l’ironica risposta di Ford, il rapporto tra questi e il giovane vice sceriffo costituisce uno degli elementi più gustosi della storia, una versione caricaturale del rapporto, tipico del western classico, tra anziano maestro e giovane allievo. Per tutto l’episodio, Ford chiama il suo vice nel modo sbagliato, cioè Jedson, nonostante ogni volta Johnson lo corregga; le rare volte in cui lo sceriffo chiamerà Johnson nel modo giusto, sarà MISTER NO a chiamare quest’ultimo Jedson. Insomma, non c’è pace per il povero vice sceriffo. E’ grazie soprattutto a queste perle di umorismo se Ombre rosse viene ricordata dai lettori misternoiani come un autentico capolavoro.
Tre miti immortali della cinematografia western. Il regista John Ford (al centro) con James Stewart (a sinistra) e John Wayne (a destra) sul set del film The Man Who Shot Liberty Valance (1962). |
Il finale di High Noon (Fred Zinnemann, 1952): Gary Cooper si toglie la stella di latta! |
Curiosità: Lo sceriffo Ford è palesemente ispirato - nel nome e nelle fattezze (benda sull’occhio sinistro compresa) - al grande regista John Ford. Le parole con cui si presenta a MISTER NO - Mi chiamo Ford, e faccio lo sceriffo. – parafrasano l’autopresentazione del regista medesimo - My name is John Ford, I make westerns. - nella famosa intervista che gli fece il collega e ammiratore Peter Bogdanovich nel suo documentario Directed by John Ford (1971). Sempre in tema di citazioni, nella scena in cui Ford - dopo aver lasciato il ranch di John TREVOR e aver accusato la figlia Louise dell’omicidio di Dustin Crabb - si toglie la stella dal petto e la butta per terra, Sclavi cita il celebre finale di Mezzogiorno di fuoco (Fred Zinnemann, 1952), dove Gary Cooper, nel ruolo dello sceriffo Will Kane, compie un’azione simile.
Massimo Capalbo
N.B. Trovate tutti i collegamenti alle altre lettere dell'Atlante nella pagina della Bussola!
Piuttosto stramba "Il fantasma dell' opera" con il personaggio femminile che fa da prototipo ad alcuni dylandoghiani XD! Non mi ha convinto troppo! Devo rileggerla.
RispondiEliminaAltra storia sopra le righe "Ombre rosse" che ancora devo capire se mi è piaciuta effettivamente o meno. XD
Sclavi su Mister No alternava racconti di stampo classico, sebbene permeati dal suo stile, come "Ananga", "Giungla" ed "Alien" ad altri più personali come le due sopracitate e "La casa di satana". Quest' ultima non avrebbe affatto stonato in DD. XD
Amo tutte le storie misternoiane di Sclavi.
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