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sabato 6 aprile 2013

IL MOSTRO NUCLEARE NON DORME SOGNI TRANQUILLI: ISPIRANDOSI A PYONGYANG DI GUY DELISLE...

di Francesco Manetti

From Stettin in the Baltic to Trieste in the Adriatic an iron curtain has descended across the continent. Winston Churchill, 1946

Gli americani, si sa, hanno spesso lasciato le cose a metà... Successe a Cuba quando, alla fine del XIX secolo, grazie anche alla propaganda per la belligeranza portata avanti dai giornali di William Randolph Hearst - con tutti i pionieri del fumetto, da Outcault a McCay, ben schierati, la Spagna fu definitivamente defenestrata dal Nuovo Mondo. Tolto un regime se ne insediò nell'isola caraibica un altro, e poi, con gli anni Cinquanta, un altro ancora, che tuttora dura - sotto l'occhio spento dei Marines di Guantanamo Bay. Successe in Europa negli anni Dieci e Venti, quando, grazie ai disumani conti di guerra presentati alla Germania, si affamò così tanto un popolo - tutto sommato vittima anch'esso - che si crearono le premesse per un successivo, disastroso conflitto globale.



Pyongyang: il mostruoso e tuttora incompiuto Hotel Ryugyong, iniziato nel 1987.



Successe in Asia, negli anni Trenta, quando, contrastando l'espansionismo nipponico, si permise la nascita dell'imperialismo maoista - una nazione che avrebbe basato la sua economia sul lavoro servile e sulla schiavitù dei lager per inondare il mondo di paccottiglia a basso costo e infima qualità. Successe in Europa, a metà degli anni Quaranta; tolti i regimi della svastica e del fascio, se ne insediò in gran parte del Vecchio Continente un altro, quello stalinista, che andò avanti fino al 1989 (dopo aver smembrato popoli e nazioni - le due Germanie, la tragedia istriana...), per poi devolvere in certe strane e inquietanti forme di "democratura"; l'Inghilterra di Churchill, avendo respinto le inaccettabili proposte hitleriane di alleanza pan-sassonica anti-bolscevica, per potersi difendere da Berlino fu costretta a sottomettersi ai desiderata dello stendardo adorno di stelle, e a rinunciare ai suoi possedimenti lontani; sarebbero così nate due potenze nucleari conflittuali, l'India e il Pakistan, focolari di instabilità globale perenne. Successe in Viet-Nam e in Cambogia negli anni Sessanta e Settanta, quando, dopo fallimentari interventi armati "umanitari", destinati soltanto a essere fertile terreno per straordinarie canzoni rock e pellicole cinematografiche, tutto il Sud-est Asiatico cadde sotto feroci dittature che provocarono decine di milioni vittime.



Pyongyang: Monumento al Partito del Lavoro di Corea, con i simboli del Martello, del Pennello e della Falce, a simboleggiare gli Operai, gli Intellettuali e i Contadini. Le scritte apposte tutte intorno dicono: Battersi 100 volte. Vincere 100 volte. Viva il Partito dei Lavoratori di Choson, fautore di tutte le vittorie e guida di tutti i popoli di Choson. Choson è il nome della Corea riunificata.


Successe negli anni Settanta e Ottanta in Iran quando, caduto un regime, ne salì al potere un altro, di una ferocia pari a pochi altri. Successe in Italia, negli anni Novanta, quando, per punire il filoarabismo del regime elettivo imperante, si cercò di portare al potere l'avversario di sempre, ottenendo come unico risultato venti anni di puttanocrazia. Successe in Iraq, negli anni Novanta e nel Duemila, quando, fatto cadere un regime, con lentezza e dispiego di mezzi enormi, al suo posto fu incistato un anarchico nonsisacosa. Successe in Afghanistan, fra gli anni Ottanta e il Duemila, quando, armati gli integralisti per combattere e abbattere un regime, si ottenne soltanto di avere al suo posto un regime integralista, nuovamente da abbattere, per avere al suo posto un anarchico caos (con tinte integraliste). Succese nel sud del Mediterraneo, nel 2010/2011; il Presidente del Mondo (come lo ebbe a definire la giornalista Concita de Gegorio), premio Nobel della pace sulla fiducia, decise un bel giorno che l'America si era stufata dei regimi laici filo-occidentali (o comunque non più ostili da anni, come quello libico) che governavano il Nord-Africa e che era giunto il momento - com'era avvenuto in Iran - di far conoscere a quei popoli - a suon di bombe e razzi - le nuove gioie primaverili dell'integralismo. Successe in Pakistan, nel 2011, quando il Nobel mise il sale sulla coda del suo quasi omonimo e poi lo fece sparire, misteriosamente, con un trucco degno di Silvan, lasciando tutto il mondo nell'atroce dubbio: è morto per davvero? Dubbio che rimane ancora, rafforzato, con quasi tutti i Navy Seals coinvolti nella salatura della coda di Bin Laden morti... chissà come e perché, ma per davvero!


Pyonyang: la Torre dell'Ideologia Juche, uno dei pochi punti illuminati nella notte della metropoli. La Juche è la filosofia dell'autodeterminazione e dell'isolazionismo nordcoreano, stilata dal Presidente Eterno Kim Il-Sung.


Ed era successo anche in Corea, negli anni Cinquanta. In un triennio, dal 1950 al 1953, la penisola asiatica fu invasa prima dal Nord filo-sovietico e poi dal Sud filo-statunitense, arrivando alla fine dei botti a contare quasi tre milioni di deceduti per cause belliche; e alla fine, fra ritirate e avanzate, tutto rimase identico a prima, con un totalitarismo sul filo del 38° parallelo.
La Corea del Nord - grazie dunque  anche ai soliti americani adusi a lanciare il sasso e poi a ritirare subito la mano - è nel 2013 uno dei paesi più chiusi del mondo, cristalizzata in un veterocomunismo stalinista stile anni '30; niente internet, nemmeno censurata come nella Cina patria di quasi tutti i Made in; tanto lavoro (anche forzato, nei numerosi campi di concentramento), poca elettricità e poco cibo per il popolo; quasi tutti i soldi vengono dirottati verso l'esercito e gli armamenti; il resto piove nelle tasche degli eredi del Presidente Eterno Kim Il-Sung, il mummificato Tse-Tung coreano. Il 4 aprile l'ultimo rampollo della dinastia comunista, il pingue fanatico della Playstation Kim Jong-Un, ha minacciato un attacco nucleare agli USA, potendo raggiungere con i suoi vettori Guam o addirittura le Hawaii: sarebbe la pena del contrappasso per gli states oggi di Barack Hussein, dopo aver scippato il sogno nucleare al genio di Fermi e averlo trasformato nell'incubo atomico di Hiroshima e Nagasaki...


Pyongyang: alla statua bronzea (alta 22 metri) del Presidente Eterno Kim Il-Sung (morto nel 1994, quello che sembra dire, col suo gesto, "ma vedete d'annavvene..." ) è stata aggiunta nel 2012 quella del suo successore, il figlio Kim Jong-Il (morto nel 2011). I turisti vengono marcati stretti: è vietato fare foto "artistiche" alle due facce di bronzo, per esempio tagliate ai piedi o alle braccia. Solo figure intere.



Nel 2003 il fumettista e animatore canadese Guy Delisle (nato a Québec nel 1966) pubblica lo splendido album Pyongyang, dal nome della capitale nordcoreana. E' un reportage - amaro, dolce, ironico, triste, intenso, rabbioso, spensierato, disilluso - di un viaggio di lavoro, per la crezione di cartone animato, compiuto nel Paese asiatico agli inizi del 2001. Il libro - un raro capolavoro del fumetto d'inchiesta - è stato finalmente ristampato in Italia, nel marzo 2013 da Rizzoli Lizard (dopo la prima edizione del 2006, per i tipi di Fusi Orari) e il mondo e la Corea del Nord raccontati sono ovviamente quelli prima dell'evento spartiacque fra il lungo dopoguerra e il lugubre XXI secolo, l'11 settembre. Ma ben poco è mutato nel regno dei tre Kim. Potete osservare stupefatti l'Hotel in perpetua costruzione; l'autostrada stesa per decine di chilometri solo per portare i turisti a un museo propagandistico; le sagome di soldati americani usate come bersaglio del tiro a segno durante le ore di svago; il lavoro coatto "volontario"; la metropoli totalmente al buio durante la notte, illuminata soltanto dalle luci della fiaccola dell'ideologia del Juche; la statua di bronzo alta 22 metri di Kim Il-Sung (oggi affiancata da quella del figlio); il palazzo dei bambini, dove vengono allevati piccoli mostri ideologici; l'untuosità del cibo; l'eterno stato di terrore in cui vivono tutti i cittadini; e tante altre cose ancora!


Guy Delisle nel 2012.



Ficcante e coraggiosa, ben oltre gli steccati della political correctness, la prefazione del giornalista Antonio Ferrari, che ci rischiara sui penosi standard (in basso) che accomunavano tutti regimi dell'Oltrecortina.
Il gusto per il particolare, mutuato dalla tradizione della linea chiara franco-belga, si sposa con un tratto essenziale, per molti versi caricaturale. La mente non può che andare ad altri simili "fumetti-verità", se così vogliamo chiamarli, un po' ruffianamente: le altre opere di Delisle (come Shenzhen e Cronache di Gerusalemme); il ben più tragico Maus di Art Spiegelman; e soprattutto la "trilogia sovietica" di Igort (sulla quale torneremo ben presto su Dime Web, in un post dedicato), ovvero Quaderni ucraini, Quaderni russi e Pagine nomadi.
Un volume di grande impatto, questo del canadese, immancabile nella libreria dell'amante della sequential art e dell'appassionato di storia del XX secolo.
Buona lettura!






Guy Delisle
PYONGYANG
Rizzoli Lizard
pagg. 196; € 16,00
Prefazione: Antonio Ferrari

Francesco Manetti 

N.B. Trovate altri interventi extrabonelli andando sulla pagina Cronologie e index!

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