I primi vagiti di Napoleone
di Francesco Manetti
Il pezzo che state per leggere - dedicato ai primi numeri della mai abbastanza rimpianta serie Napoleone di Ambrosini - apparve per la prima volta sulla rivista Fumetto dell'ANAFI, e per l'esattezza sul n. 32 del dicembre 1999. Me lo commissionò sicuramente uno dei maggiorenti della prestigiosa associazione fumettistica, il bravo Tamagnini, con il quale ero in contatto da anni, anche grazie ai proficui scambi di collaborazioni con Dime Press. Sicuramente è stato letto da pochi e lo ripropongo oggi, a poche settimane dopo il ritorno sulla scena bonelliana di Paolo Bacilieri con il suo imperdibile romanzo grafico Sul Pianeta Perduto. (f. m.)
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La cover di Fumetto n. 32, sul quale apparve in prima battuta Altro che Waterloo. ANAFI, dicembre 1999 |
Due passi nella Confederazione Elvetica...
Quando i fumetti della Sergio Bonelli Editore costavano ancora 3.000 lire, nel settembre 1997, si affacciò nelle edicole il primo numero di una nuova serie. Napoleone, a differenza dell'illustre omonimo, era destinato a vincere. Le premesse c'erano tutte: un'ambientazione nuova, copertine a colori non piatti, una non stancante bimestralità (l'idea iniziale era quella di tentare una miniserie di otto numeri in sedici mesi; poi le vendite sono andate bene e l'editore ha deciso di continuare), e così via. C'era poi il nome dell'autore, da solo un marchio di garanzia. Carlo Ambrosini era infatti da tempo apprezzato disegnatore di Dylan Dog, una delle serie di maggior successo di Via Buonarroti. Con Napoleone il nostro Ambrosini aveva voluto fare un salto di qualità, indossando i panni dell'autore completo, vale a dire di quello che si sobbarca tutto il lavoro: ideazione del personaggio, sua creazione grafica, soggetto, disegni e sceneggiature delle storie. E persino le copertine erano opera della stessa firma. Cavoli! Un fumetto che nasceva su pilastri così solidi (un team è costretto, volente o nolente, ad accordare i suoni, mentre uno che fa tutto da solo, al massimo litiga con la sua testa) non poteva che dare adito a speranze positive. E Napoleone finora non ha deluso, come ci aspettavamo. Difficile inquadrare Napoleone in un unico genere fumettistico. L'orrore è presente in alcune storie, la fantasy e il mistero in altre, il thriller poliziesco quasi sempre, l'avventura sempre, sempre è lì ad aspettarci il soprannaturale e l'onirico, non manca l'umorismo.
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Il tranquillo panorama montano elvetico... |
La cosa più pazzesca è che Ambrosini sia riuscito ad ambientare una serie d'azione - per quanto raffinata e cerebrale, colta e surreale, Napoleone è pur sempre una serie della Sergio Bonelli Editore, e dunque è una serie d'azione - nella pacifica Svizzera. Cosa vi fa venire in mente la Svizzera? Gli orologi, le banche, la cioccolata, i prati, le montagne, gli yodel, le mucche, il latte, gli automobilisti che inchiodano non appena vedono affacciarsi un passante sulle striscie pedonali, etc. La Svizzera sembra quasi un non luogo a procedere per il fumetto avventuroso; e non per niente il trio dell'umorismo assurdo Aldo, Giovanni e Giacomo ci hanno ambientato uno dei loro più famosi sketch ricorrenti, un farsesco giallo nel quale la polizia era chiamata a risolvere banali problemi di litigi fra vicini e roba simile. Ambrosini no. Si è richiamato al una Svizzera paurosa e inquietante, come quella del Phenomena di Dario Argento, e ci ha infilato dentro Napoleone, con la sua fantasia talmente fervida da dar corpo ai propri prodotti mentali. Un'Altersvizzera, dove i confini fra il nostro Mondo e le dimensioni parallele si sfilacciano e diventano permeabili. Napoleone, di origini italiane, fa l'albergatore, ma è solo una facciata; fa l'entomologo, ma è solo una facciata; aiuta la polizia svizzera (quella vera, non quella simil-comasca di Aldo, Giovanni e Giacomo) sparacchiando con un'automatica grande come un cannone, ma è solo una facciata. Indaga gli incubi, ma anche quest'attività, forse è solo una facciata.
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Carlo Ambrosini visto dal fotografo Joe Zattere (per Fumetti d'Italia di Graziano Origa). |
L'abito fa il monaco
Le cover di Napoleone sono degli autentici capolavori dell'insolito, veri e propri quadri degni di stare appesi in una galleria d'arte moderna. I personaggi sono inseriti sempre in posizione inusuale, incastonati in scenari spesso astratti o surreali, che ricalcano ottimamente le atmosfere delle storie; i colori sono dosati con maestria; il tutto è tale da ottenere effetti straordinari. Pensiamo alla copertina del n° 2, "Il cavaliere senza nome", dove Napoleone ripesca un cadavere da uno stagno in una lussureggiante foresta; o del n° 5, "Racconto d'autunno", nella quale i protagonisti hanno alle spalle una sorta di scenografia teatrale; o del n° 6, "La profezia del merlo", dove non riusciamo a capire se l'ambientazione è o non è subacquea; o del n° 7, "Il tesoro d'argilla", con le figure del tutto isolate dal contesto e ognuna in azione per conto proprio; o del n° 12, "Samurai!", con un inconsueto Napoleone seduto, abbigliato come un antico e coloratissimo guerriero giapponese; o del n° 13, "La foresta che cammina", con il Nostro a spasso in una giungla tropicale verdissima sormontato da un enigmatico bambino indio. Con le copertine di Napoleone l'adagio popolare "l'abito non fa il monaco" va rovesciato: quello che c'è sotto il vestito, un taglio di qualità, è esattamente quello che ci aspettiamo, un contenuto di qualità.
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La copertina di Napoleone n. 2. Carlo Ambrosini, novembre 1997. |
Who's who
Diamo adesso uno sguardo agli chef di questa ineffabile cucina, partendo dal capocuoco. Carlo Ambrosini, anche se non è Corso, è il papà di Napoleone. Ma è anche stato il papà del medievale Nico Macchia; per Bonelli, oltre a numerose storie dell'Indagatore dell'Incubo, come detto sopra, ha realizzato i disegni di sette Ken Parker. Negli anni Novanta, insieme a Graziano Origa, ha creato l'eroe cyberpunk Videomax. Nei primi due anni di vita del suo ultimo personaggio ha realizzato le copertine di tutti gli albi; il soggetto, la sceneggiatura e i disegni dei nn° 1, 4, 8; i soli testi dei nn° 2, 3, 5, 6, 7, 9, 11 e 13.
Il disegnatore Pasquale Del Vecchio è un'altra vecchia volpe della Bonelli, per la quale ha firmato storie per Zona X e per Nick Raider; negli anni ha collaborato a 1984, al Giornalino, a Moby Dick e a Cyborg. Nei primi tredici numeri di Napoleone si è segnalato come il nome più presente per quanto riguarda la parte grafica, avendo contribuito ai nn° 2, 6, 10 e 12.
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Pasquale Del Vecchio |
Giampiero Casertano, da sempre artisticamente al fianco di Ambrosini, è entrato alla SBE con Ken Parker e ha proseguito il suo cursus honorum bonellorum con Martin Mystère, Dylan Dog e Nick Raider (di quest'ultimo è stato per diverso tempo apprezzato copertinista, prima di passare il testimone a Ramella). Per Napoleone ha realizzato i disegni del n° 5.
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Giampiero Casertano, autoritratto (dal sito della SBE). |
Un caso a parte è sicuramente Paolo Bacilieri, che viene dalla scuola del cosiddetto "fumetto d'autore", avendo lavorato per riviste come Comic Art e Blue e per produzioni più o meno indipendenti (con la Phoenix di Brolli, per esempio). Il suo tratto è quanto di più distante dal canone bonelliano si possa immaginare, e per originalità può essere accostato al primo Nicola Mari, anche se i due, stilisticamente, sono su pianeti opposti. Bacilieri usa una personalissima linea chiara che potremmo definire, paradossalmente, "sporca"; usa un personalissimo tratteggio che tende a simulare, a mano, il retino (meccanico o elettronico che sia); disegna i personaggi in una maniera talmente innovativa che non è possibile parlare né di caricatura né di realismo; le proporzioni anatomiche e la dinamica dei corpi talvolta sono plausibili, talvolta no; le vignette sono a volte stracolme di particolari e a volte i personaggi galleggiano in situazioni senza sfondo. Potremmo andare avanti per millenni: Bacilieri è un mondo a sé, a band apart, per usare il nome dell'etichetta cinematografica di Tarantino. Il grande Paolo ha firmato i disegni napoleonici dei nn° 9 e 13. Un plauso a Sergio Bonelli e a Carlo Ambrosini per aver permesso a un autore colossale e immortale, ma di così difficile lettura, di poter farsi conoscere anche da un pubblico vasto come quello del fumetto "popolare".
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Paolo Bacilieri |
Claudio Piccoli fa spesso coppia con Montanari e abbiamo visto il suo nome associato a lavori apparsi sul Giornalino e su Martin Mystère. Suoi sono i disegni di Napoleone n° 11.
Gli altri autori della serie sono esordienti (perlomeno in Bonelli) o allievi dello Studio Comics di Carlo Ambrosini: Giulio Camagni (disegni del n° 3), Gabriele Ornigotti (disegni del n° 7), Matteo Piana (disegni del n° 12) e Diego Cajelli (testi dei numeri 10 e 12, l'unico di cui si sia finora "fidato" Ambrosini per i soggetti e le sceneggiature della sua creatura).
Francesco Manetti
P.S. A proposito di "rarità dal passato": sul mio blog personale Ultimo Istante trovate La Sentinella, una storia a fumetti (una tavola autoconclusiva) praticamente inedita, realizzata nel 1999 dalla brava disegnatrice May Himura su miei testi! (f. m.)
N.B. Trovate i link agli articoli From the Vault su Cronologie & Index!
Alro pezzo interessante. Ricordo di aver incontrato Ambrosini a Padova alla fine degli anni 90 e mi sono fatto realizzare al volo un disegno in cui Dylan stringeva la mano a Napoleone. Luciano Tamagnini che citi nell'articolo è davvero un grande. La sua comptenza è pari alla sia simpatia. Ho avuto il piacere di intervistarlo questa estate e sarei rimasto ore ed ore ad ascoltarlo.
RispondiEliminaSperiamo che Ambrosini ritorni con altre iniziative editoriali.
Grazie, Marco!
EliminaAttendiamo Ambrosini a braccia aperte! I suoi lavori come sceneggiatore e come autore completo ci mancano. Ci mancano soprattutto l'estrema professionalità, la cura del particolare, l'idea geniale che è sempre alla base di ogni sua storia...
Luciano Tamagnini è uno dei "grandi vecchi" (sia detto con simpatia e affetto) del comicdom e del criticism italiano e appartiene alla generazione (forse a una "mezza generazione") precedente alla nostra che abbiamo iniziato nella seconda metà degli Ottanta; alla generazione (anno più, anno meno...) di Castelli, Gori, Becattini, Sani, Boschi, Dell'Orso, Spiritelli, Del Buono, etc., che ha fatto scuola a tutti noi!
Francesco