di Francesco Manetti
Pacta sunt servanda
Come avevamo promesso qualche tempo fa iniziamo con questo post un discorso più approfondito su una delle più interessanti collane "brevi" nella storia della casa editrice di Via Buonarroti. I Protagonisti verrebbe forse oggi definita una "miniserie", usando quel curioso - e poco accattivante - neologismo di impronta chiaramente oltreoceanica. Si trattò, invece, di una "miniserie per forza". Come spiegava lo stesso Bonelli Figlio in un commosso editoriale pubblicato sul n. 3, l'autore della raccolta, il grande Rino Albertarelli (uno dei precursori del fumetto avventuroso italiano, come avevamo già spiegato nell'intervento dedicato al volume Eccetto Topolino), era morto quando ancora non si avevano i dati di vendita del primo numero della collana. Il decimo titolo, rimasto incompleto, venne terminato da un ispiratissimo Sergio Toppi, che contribuì a creare un capolavoro fra i capolavori.
Lo straordinario Dottor Faust di Federico Pedrocchi & Rino Albertarelli. |
Introibo
a) L'autore: una vita in due pennellate...
Rino Albertarelli nacque a Cesena l'8 giugno 1908. Trasferitosi a Milano verso la fine degli anni Venti collaborò al Balilla, incontrando Antonio Rubino, uno dei "padri fondatori" del fumetto italiano sul Corriere dei Piccoli. Nella prima metà degli anni Trenta lo vediamo in ruolo presso l'editore Boschi, realizzando corredi iconografici per libri e riviste destinati ai più giovani. Il suo primo fumetto risale al 1936: si tratta della storia I Pirati del Pacifico, che apparve sul periodico Argentovivo! L'ingresso in Mondadori è nell'anno seguente. Nascono Kit Carson, Il Dottor Faust (su testi di Pedrocchi), Gino e Gianni e così via. In quel periodo troviamo la firma di Albertarelli sulle testate goliardico-umoristiche Bertoldo e Marc'Aurelio. Sotto Zavattini collaborò alla rivista Le Grandi Firme. All'alba della Seconda Guerra Mondiale Gian Luigi Bonelli lo volle per il suo Audace dove, nel 1941, Albertarelli realizzò Capitan Fortuna. Terminato il conflitto lo vediamo ai disegni di Big Bill, per il periodico Cowboy di De Leo. Nei decenni successivi lo troviamo impegnatissimo nella sua attività di illustratore di volumi per ragazzi, soprattutto per la Carroccio di Boschi. Nel 1965 fondò a Bordighera, con altri colleghi e appassionati, il Salone Internazionale del Fumetto - che poi sarebbe traslato a Lucca.
Gino e Gianni, di Pedrocchi & Albertarelli |
I Protagonisti segnarono - dopo un ventennio - il riaffacciarsi di Albertarelli, come autore completo, alla letteratura per sequenza di immagini. Fu il suo testamento artistico, la sua opera definitiva, pubblicata in grandissima parte postuma. Rino Albertarelli morì infatti appena sessantaseienne il 21 settembre 1974, a Milano.
b) Dieci piccoli indiani (e cow-boy, e soldati, e frontier man, e...)
La collana I Protagonisti, realizzata interamente da Rino Albertarelli (testi, disegni, copertine, rubriche, frontespizi), si compone di dieci albi mensili di grande formato (20,5 x 28 invece del consueto 16 x 21 bonelliano) usciti fra il settembre 1974 e il giugno 1975. Ogni numero è dedicato a un personaggio realmente esistito che - nel bene o nel male - contribuì alla storia del West. Della serie sono state proposte, nel corso degli anni, due ristampe: qui ci occuperemo soltanto della raccolta originale.
c) Guida alla guida
Di ogni albo leggerete - in questa e nelle puntate seguenti della cronologia ragionata - un riassunto della storia (eventualmente - ma non necessariamente - arricchito di notizie riguardanti la biografia del Protagonista che potrebbero risultare "mancanti" o solo accennate nelle tavole); una riflessione sulle rubriche con probabili altre disgressioni; e quei dati tecnici, che solitamente trovate nelle nostre recensioni riunite sotto l'egida del Giorno del Giudizio, in una versione ampliata e occasionalmente arricchita con "curiosità" editoriali.
In questa prima parte ci occuperemo soltanto del numero uno (su Custer); successivamente verranno presi in esame uno o due fascicoli alla volta.
In questa prima parte ci occuperemo soltanto del numero uno (su Custer); successivamente verranno presi in esame uno o due fascicoli alla volta.
Custer a West Point |
Cacciatore di gloria
a) La storia
Nato nel 1839 e ribelle fin da piccolo, il sedicenne George Armstrong Custer dell'Illinois convince il deputato conservatore Bingham a intercedere per lui per poter essere ammesso all'accademia militare di West Point, dove entrò - con tanto di fluente chioma bionda - nel 1857. Nonostante fosse un allievo disastroso, allo scoppio della Guerra Civile, nel 1861, anche Custer tornò utile e si fece valere nella battaglia di Big Run.
Custer nel 1862, durante la Guerra Civile. |
Dopo una licenza trascorsa nel Michigan, dove ebbe modo di fare più di una figuraccia (anche con la ragazza che adorava, Libbie Bacon, che lo chiamava con il nomignolo di Autie), a causa dello smodato consumo di alcool e tabacco, rientra nei ranghi nel 1862 e viene assegnato alla Sezione Palloni di Bowen, per controllare dall'alto gli spostamenti delle truppe sudiste. Ritornato nel 5° Reggimento fa la sua prima vittima, sparando alle spalle a un confederato in fuga per sottrargli cavallo e sciabola, I mesi successivi lo vedono sfilare davanti a tutta una serie di delusioni, sia in campo amoroso, sia in campo politico-militare. La svolta avviene nel 1863, sulla riva del Rappahannok, quando Custer guida con i suoi Wolverine una fortunata azione contro i ribelli, guadagnandosi il brevetto temporaneo di Brigadier-generale al comando della Brigata Michigan. Il grado ufficioso di "generale" gli rimarrà per tutta la vita...
Custer con la moglie Elizabeth "Libbie" Bacon. |
Sfrontato, spericolato, esigente nei confronti dei sottoposti, vanesio nel vestire: nel 1864 Custer sposa l'amata Libbie. La Guerra di Secessione continuò fino al 1865, fra devastazioni, spargimenti di sangue e vendette: il tavolino sul quale Grant e Lee firmarono la pace ad Appomattox fu regalato da Sheridan a Custer per la moglie Elizabeth. Nel 1866, a Hempstead, il "generale ragazzo" rimette in riga una divisione di reduci sull'orlo dell'ammutinamento e ottiene di essere distaccato nel West, al 7° Cavalleggeri, presso Fort Riley nel Kansas. Il battesimo del fuoco di Custer nelle terre della Frontiera avvenne nel 1867 contro i Cheyenne: le operazioni non andarono per il verso giusto e Custer fu addirittura processato e sospeso per abbandono del campo di battaglia (era tornato precipitosamente dalla moglie, sopraffatto dal desiderio di rivederla).
Fu reintegrato in servizio nel 1868 da Sheridan in vista della campagna invernale contro i Cheyenne: l'accampamento di Black Kettle fu sterminato all'alba sulle rive del Washita, ma il drappello del maggiore Elliott venne sopraffatto mentre inseguiva un gruppo di indiani in fuga lungo la vallata. Le azioni contro i Cheyenne proseguirono nel 1869 e nel 1870. Successivamente la cavalleria agli ordini di Custer fu impiegata in azioni di scorta, o di polizia militare contro il Ku Klux Klan e contro i distillatori clandestini di whiskey. Nel 1873 il Settimo fu trasferito nel Dakota, per contrastare i Sioux in fermento. Nel 1874 i minatori trovarono l'oro sulle Black Hills, montagne sacre per i pellerossa del luogo.
Nel 1875 un primo tentativo da parte di Washington di acquistare le Colline Nere portò quasi al massacro dei rappresentanti governativi. Nel 1876 fu infine organizzata una spedizione per cacciare gli indiani e proteggere i minatori. Il momento cruciale nella vita di Custer si avvicinava. L'impulsività di Autie, la burocrazia militare, la sete di gloria (a molti alti gallonati - non solo a Custer - faceva gola il comando di quella che poteva essere la battaglia risolutiva della questione indiana), errori strategici ed errori tattici: gli uomini al suo comando rimasero soli, furono accerchiati e sterminati da un numero di indiani almeno dieci volte superiore (numerose tribù - soprattutto Sioux, Cheyenne e Arapaho - raccolte sotto la guida di Toro Seduto). Era il 25 giugno 1876, sul Little Big Horn. Il corpo di Custer fu ritrovato denudato ma intatto. Fu sepolto nel 1877 a West Point e lì ancora riposa.
Il Generale Sheridan. |
Fu reintegrato in servizio nel 1868 da Sheridan in vista della campagna invernale contro i Cheyenne: l'accampamento di Black Kettle fu sterminato all'alba sulle rive del Washita, ma il drappello del maggiore Elliott venne sopraffatto mentre inseguiva un gruppo di indiani in fuga lungo la vallata. Le azioni contro i Cheyenne proseguirono nel 1869 e nel 1870. Successivamente la cavalleria agli ordini di Custer fu impiegata in azioni di scorta, o di polizia militare contro il Ku Klux Klan e contro i distillatori clandestini di whiskey. Nel 1873 il Settimo fu trasferito nel Dakota, per contrastare i Sioux in fermento. Nel 1874 i minatori trovarono l'oro sulle Black Hills, montagne sacre per i pellerossa del luogo.
Minatori sulle Black Hills. |
Nel 1875 un primo tentativo da parte di Washington di acquistare le Colline Nere portò quasi al massacro dei rappresentanti governativi. Nel 1876 fu infine organizzata una spedizione per cacciare gli indiani e proteggere i minatori. Il momento cruciale nella vita di Custer si avvicinava. L'impulsività di Autie, la burocrazia militare, la sete di gloria (a molti alti gallonati - non solo a Custer - faceva gola il comando di quella che poteva essere la battaglia risolutiva della questione indiana), errori strategici ed errori tattici: gli uomini al suo comando rimasero soli, furono accerchiati e sterminati da un numero di indiani almeno dieci volte superiore (numerose tribù - soprattutto Sioux, Cheyenne e Arapaho - raccolte sotto la guida di Toro Seduto). Era il 25 giugno 1876, sul Little Big Horn. Il corpo di Custer fu ritrovato denudato ma intatto. Fu sepolto nel 1877 a West Point e lì ancora riposa.
Il funerale e la tomba di Custer a West Point. |
b) Le rubriche: curiosità e commenti
Rino Albertarelli, oltre che essere stato uno dei più grandi disegnatori nella storia del fumetto italiano, fu anche un puntuale studioso dell'epopea western. L'introduzione, intitolata Cacciatore di gloria, è sua (anche se non è firmata), e sua è anche la ricca Bibliografia, comprendente ben 20 volumi in inglese dedicati in esclusiva a Custer. La postfazione, siglata R. A., Su chi ricade il sangue del 7° Cavalleria?, ha un tono piuttosto particolare: insieme a quanto scritto nell'introduzione offre un profilo di Custer non del tutto negativo.
Non è dunque il dipinto del feroce sterminatore di indiani e stop, che ci è stato tramandato dalla letteratura e dalla cinematografia, anteriore e posteriore all'albo bonelliano. E' il ritratto di un uomo, "incredibile" e "normale" al tempo stesso, con i suoi lati eroici, con le sue sfaccettature romantiche e sensibili e con le sue tinte nere sull'anima. Un soldato dell'800, difficile da giudicare, senza galloni sulle spalle, negli anni Settanta del XX secolo, e ancor di più quasi quattro decenni dopo I Protagonisti... Salta all'occhio un particolare: se nelle rubriche Albertarelli offre un tratteggio in chiaroscuro della personalità custeriana, nel fumetto le valenze tenebrose sono preponderanti. Forse perché - ed era giusto che fosse così - quelle sfaccettature psicologiche e caratteriale - che si riflettevano sulle azioni materiali - erano più morbosamente attraenti e facevano più "avventura". Straordinaria l'attinenza dell'artista alla storia vera (è il "West della realtà", del quale si parla nella 4a di copertina, prima della pubblicità del numero successivo). Su tutto risaltano (notissimi grazie all'iconografia sterminata) i lunghi capelli biondi, che prima della battaglia fatale Custer si era però fatto tagliare cortissimi; cosa che gli evitò di essere riconosciuto come il "Figlio della Stella del Mattino", il massacratore di Washita, e di essere per questo scalpato e mutilato dagli amerindi.
La tomba del Col. Myles Keogh sul Litlle Big Horn. |
Non è dunque il dipinto del feroce sterminatore di indiani e stop, che ci è stato tramandato dalla letteratura e dalla cinematografia, anteriore e posteriore all'albo bonelliano. E' il ritratto di un uomo, "incredibile" e "normale" al tempo stesso, con i suoi lati eroici, con le sue sfaccettature romantiche e sensibili e con le sue tinte nere sull'anima. Un soldato dell'800, difficile da giudicare, senza galloni sulle spalle, negli anni Settanta del XX secolo, e ancor di più quasi quattro decenni dopo I Protagonisti... Salta all'occhio un particolare: se nelle rubriche Albertarelli offre un tratteggio in chiaroscuro della personalità custeriana, nel fumetto le valenze tenebrose sono preponderanti. Forse perché - ed era giusto che fosse così - quelle sfaccettature psicologiche e caratteriale - che si riflettevano sulle azioni materiali - erano più morbosamente attraenti e facevano più "avventura". Straordinaria l'attinenza dell'artista alla storia vera (è il "West della realtà", del quale si parla nella 4a di copertina, prima della pubblicità del numero successivo). Su tutto risaltano (notissimi grazie all'iconografia sterminata) i lunghi capelli biondi, che prima della battaglia fatale Custer si era però fatto tagliare cortissimi; cosa che gli evitò di essere riconosciuto come il "Figlio della Stella del Mattino", il massacratore di Washita, e di essere per questo scalpato e mutilato dagli amerindi.
La copertina della Collana I Protagonisti n. 1, settembre 1974 |
I Protagonisti 1
GEORGE A. CUSTER - CACCIATORE DI GLORIA
Settembre 1974
pag. 108, £ 800
Testi: Rino Albertarelli
Disegni: Rino Albertarelli
Frontespizio: Rino Albertarelli
Copertina: Rino Albertarelli
Rubriche: Rino Albertarelli
Direttore responsabile: Sergio Bonelli
Casa editrice: Daim Press
4a copertina: pubblicità del n. 2
Francesco Manetti
P.S. Trovate i link alle altre parti della cronologia albertarelliana sulla pagina dedicata alle Cronologie!
P.S. Trovate i link alle altre parti della cronologia albertarelliana sulla pagina dedicata alle Cronologie!
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