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martedì 29 maggio 2018

KAREL THOLE, ANALISI TEMATICA DI ALCUNE INDIMENTICABILI COPERTINE DI "URANIA" (FROM THE VAULT 11)


di Francesco Manetti

Noi ex di "Collezionare" e "Dime Press" abbiamo avuto l'onore e la fortuna di conoscere il maestro Karel Thole (1914 - 2000) negli anni '90, quando, militando fra i curatori della mostra del fumetto di Prato (quella originale, che si teneva a Pratilia, e che era considerata una delle più importanti in Italia), fu deciso di dedicare all'artista una retrospettiva al Palazzo della Provincia. Le opere esposte, tra cui i celebri "tondi" di "Urania", erano veri e propri capolavori di pittura e Thole fu con noi simpaticissimo e disponibile: ci spiegò per filo e per segno i quadri più significativi e poi ci offrì da bere al bar in Piazza del Comune! Forse pubblicato, forse no (o forse erano le didascalie di alcuni elaborati originali esposti) - comunque sia rivisto e corretto, quello che segue è un mio piccolo omaggio al grande illustratore del fantastico, riesumato dagli abissi del tempo...

Karel Thole, 1914 - 2000



a) Visual Art & Pop Art

Urania n. 1069 ("I romanzi" - 28 febbraio 1988), Il tempo dell'alleanza, di Paul Cook: l'astronauta sembra emergere da un'altra dimensione, o da un black hole, facendo l'universale cenno di pace. Le linee curve nere (il colore stesso della carta su cui in quell'occasione lavorò Thole) cambiano di spessore e creano un senso di vertigine, tanto che l'immagine a tratti pare roteare.

"Urania" n. 1069





b) Il surrealismo

1) Urania n. 1054 ("I romanzi" - 2 agosto 1987), La terza mano, di Larry Niven: uno scorcio normale di una città di provincia. La mano gigante lattiginosa con sette dita, simile a un mobilio progettato da un folle designer, emerge da una sorta di strada liquida e ci precipita nell'assurdo.


"Urania" n. 1054



2) Urania n. 1058 (Speciale "I romanzi" - 27 settembre 1987), Ultima genesi, di Octavia Butler: i contorni del volto femminile in primo piano risultano dalle curve di un corpo di donna e da un getto di fiamme emesso da quest'ultima. Gli occhi sono neri come il carapace dei due scarafaggi.


"Urania" n. 1058


3) Urania n. 1079 ("Le antologie" - 17 luglio 1988), L'ultima frontiera, di Poul Anderson: dai gusci di un uovo sferico composto da più strati nasce un immane occhio, freddo eppure vivo. Rappresenta lo sguardo dell'Uomo oltre i confini del Sistema Solare.


"Urania" n. 1079


c) L'orrore e il weird

1) Urania n. 754 ("I romanzi" - 30 luglio 1978), Ciò che uscì dal Lago Michigan, di Roger Lovin: un equipe di chirurghi, in posa davanti alla "telecamera", osserva con impassibile self-control una disgustosa e orrenda forma gelatinosa dalle vaghe sembianze umane.


"Urania" n. 754


2) Urania n. 831 ("I capolavori" - 13 aprile 1980), La leva di Archimede, di L. P. Davies: anche qui il perturbante nasce dall'indifferenza altrui di fronte a un evento terribile, in questo caso un bambino che precipita, con una speranza di salvezza rappresentata dallo strano essere fantasmatico che allunga il braccio. Un'inquadratura di taglio cinematografico: è la soggettiva dell'assassino che ha spinto giù il ragazzo.


"Urania" n. 831




3) Urania n. 878 ("I capolavori" - 8 marzo 1981), In una piccola città, di Frank Belknap Long: una rassicurante biblioteca, una ragazza che legge dall'aria serena... L'apparenza inganna, perché la persona in primo piano nasconde un segreto orribile. Degno omaggio di Thole al weird, per il capolavoro scritto da uno dei più grandi amici di H. P. Lovecraft. 

"Urania" n. 878




4) Urania n. 911 ("I romanzi", 7 febbraio 1982), I cacciatori, di Burt Wetanson & Thomas Hoobler: la mite vecchietta, sul cui esile corpo un'arma a raggi aliena ha aperto un buco degno di una gag di un cartoon della Warner, è quasi sorpresa e incredula della sua fine.


"Urania" n. 911




5) Urania n. 964 ("I romanzi" - 19 febbraio 1984), La casa della bestia, di Richard Laymon: una scena incredibilmente splatter, e come al solito l'artista stupisce per l'indifferenza totale verso le efferatezze dipinta sul volto dei presenti. Potrebbero essere però proprio loro, i killer della ragazza... con un rimando alle imprese criminali della folle "famiglia" di Charles Manson e al cadavere di Sharon Tate.


"Urania" n. 964



d) Humor


1) Urania n. 815 ("Le antologie", 23 dicembre 1979), 44 microstorie di fantascienza, scelte da Isaac Asimov, Martin H. Greenberg & Joseph D. Olander: il volume è un'antologia di storie brevissime. Thole dipinge una mano robotica di proporzioni titaniche che regge un libro di dimensioni normali, oppure una mano robotica grande come una mano umana che tiene fra pollice e indice un minuscolo libro?

"Urania" n. 815


2) Urania n. 929 ("I romanzi" - 17 ottobre 1982), Crociera nella catastrofe, di D. F. Jones: le cartoline rimandano immagini da apocalisse (con una San Francisco irrimediabilmente alluvionata), ma la stupenda ragazza in bikini, bionda, abbronzata e con cappello da nave ride felice e saluta militarmente. Una beffarda contraddizione.


"Urania" n. 92



e) L'inquietudine


1) Urania n. 781 ("I romanzi" - 29 aprile 1979), La doppia faccia degli UFO, di Ian Watson: una tipica auto americana degli anni '60, con le sue pinne "naviga" nell'aria come fosse cosa di tutti i giorni, creando nel lettore un senso di totale straniamento.


"Urania" n. 781



2) Urania n. 796 ("I romanzi" - 12 agosto 1979), Le fontane del Paradiso, di Arthur C. Clarke: due piccoli uomini, osservando il maestoso ed enigmatico ologramma-monumento di un essere divino in tuta spaziale, quasi spariscono, annichiliti. Un mistero profondo, un omaggio a uno dei giganti della SF.


"Urania" n. 796







3) Urania n. 1032 (Speciale "I romanzi" - 28 settembre 1986), Onde di un mare lontano, di Michael Foster: una creatura diafana scruta dall'orizzonte una costruzione dal gusto neoclassico sormontata da formazioni rocciose che sembrano sfidare ogni legge gravitazionale. Un'indefinibile superficie liquida nera e piatta... Tutto ci trasmette un impressionante senso di attesa.


"Urania" n. 1032



4) Urania n. 1049 ("I romanzi" - 24 maggio 1987), Vuoto di memoria, di John E. Stith: assenza totale di sfondo; tre figure isolate e ignote, quasi a emergere dal nulla. In primo piano uno sconosciuto col volto fasciato, privo di ogni identità. Una novella Mummia, un nuovo Uomo Invisibile...

"Urania" n. 1049


5) Urania n. 1066 ("I romanzi" - 17 gennaio 1988), Stalker, di Arkadi & Boris Strugatski: le due anime di uno stesso uomo messe a confronto con le due anime speculari di due modelli di vita opposti. Questo ci comunica Thole, commentando graficamente uno dei capolavori della SF dell'Era Sovietica, grazie allo sdoppiamento e alla contrapposizione fra figure umane, fra bianco e nero e fra metropoli americana e russa.

"Urania" n. 1066



f) Due copertine "a puntate"


1) Urania n. 600 ("I capolavori" - 2 settembre 1972), Strisciava sulla sabbia, di Hal Clement: sul fascicolo uscito nel 1972 Thole ci mostra un essere semitrasparente, una sorta di medusa senziente, che sta per divorare un ragazzo...


"Urania" n. 600




2) Urania n. 1017 ("I romanzi" - 2 marzo 1986), La cura impossibile, di Hal Clement: a distanza di 14 anni (siamo nel 1986), in occasione della pubblicazione del seguito del "vecchio" romanzo di Clement, Thole continua la sua "vecchia" copertina, spostandosi nel tempo soltanto di qualche minuto. Stesso sfondo (stessa spiaggia, stesso mare), ma il ragazzo ora stato inglobato del tutto dalla creatura!



"Urania" n. 1017

g) Il Millennium Falcon di Thole

Urania n. 819 ("I romanzi" - 17 gennaio 1980), Han Solo, guerriero stellare, di Brian Daley: con l'uscita nelle sale cinematografiche di Solo, nuovo spin-off della saga "Star Wars", non abbiamo resistito a inserire nella nostra carrellata questo bel "tondo" di tecnologia spaziale dove appare anche l'inconfondibile Millennium Falcon. Basandoci sulla data di uscita del fascicolo si presume che Thole abbia dipinto la copertina nel 1979, prima che uscisse il secondo (poi quinto) capitolo di "Guerre Stellari".


"Urania" n. 819



Francesco Manetti

N.B. Trovate i link agli altri "From the Vault" in Cronologie & Index; trovate invece i link ai pezzi dedicati al fantastico nella Biblioteca di Altrove

MY NAME IS CARSON, KIT CARSON!

di Filippo Pieri

Sulla "Settimana Enigmistica" n. 4260 del 16 Novembre 2013, a pag. 7, all'interno delle "Parole Crociate" n. 6041, si chiede al 21 Orizzontale: Il Carson fra gli eroi del West. Forse gli estensori del cruciverba non avranno pensato al pard di Tex, ma per noi IL Carson per antonomasia è lui!


N.B. trovate i link alle altre novità bonelliane su Interviste & News!

MISTER... "FANTASTIC" O "NO"?

di Filippo Pieri

Sulla "Settimana Enigmistica" n. 4480 del 1° Febbraio 2018, a pagina 23, c'è la rubrica "A bruciapelo". Il quesito numero 6 chiede: Non è uno dei Fantastici Quattro... La Cosa - La Torcia Umana - Mister No - La Donna Invisibile. Di chi stiamo parlando?


N.B. Trovate i link alle altre novità bonelliane su Interviste & News!

venerdì 25 maggio 2018

DIME WEB INTERVISTA LEO ORTOLANI! (LE INTERVISTE LVII)


a cura di Elio Marracci

Leo Ortolani nel 2016 (da "Rolling Stone")

Definito “il più grande autore Marvel vivente”, Leo Ortolani è nato a Pisa il 14 gennaio 1967. Da sempre amante di cinema e fumetto, in giovanissima età, si trasferisce a Parma dove studia geologia all'Università. Dopo la laurea si dedica interamente alla nona arte pubblicando nel 1990 su "Spot", supplemento della rivista romana "L'Eternauta" dedicato agli esordienti, la prima storia di Rat-Man, personaggio che gli darà enorme fama. Negli anni seguenti realizza quattro avventure dei Fantastici Quattro - un'ideale prosecuzione del lavoro di Jack Kirby - collabora a "Starcomìx", rivista umoristica diretta da Luca Boschi, e disegna le strisce della serie “Quelli di Parma”, che parlano della città e dei suoi abitanti. Nel 1995 crea “Venerdi 12” per il mensile "L’isola che non c’è" e autoproduce 12 numeri di "Rat-Man", pubblicati dapprima dalle Edizioni Foxtrot di Marcello Toninelli e poi dalla Bande Dessinée di Andrea Rivi. Nel 1996 il salto di qualità. Rat-Man appare sul mensile "Marvel Magazine" di Marvel Italia/Panini Comics; nel 1997 al personaggio viene dedicata una collana, che verrà ristampata in più di un'occasione; la serie, fino alla sua conclusione avvenuta nel 2017 con il numero 122, per più di venti anni è stata una delle testate più vendute dalla casa editrice modenese. A testimoniare il grande successo dell'eroe con il “muso di scimmia” c'è anche una serie animata prodotta nel 2006 dallo studio Stranemani.

Sui "Quaderni Bonelliani" non poteva mancare il Dylan Dog di Ortolani!


Nel settembre 2011 Leo Ortolani dà alle stampe il suo primo libro, Due figlie e altri animali feroci, che descrive la sua esperienza di adozione, mentre il 2 novembre 2014, imprime le impronte delle sue mani sul cemento per quella che costituirà la Walk of Fame della città di Lucca. Visto che un autore di tale caratura ha voluto rispondere ad alcune domande che gli ho posto, senza indugiare oltre lascio quindi a lui la parola. (e.m.)


DW - Per i lettori che non ti conoscono, molto pochi in verità, potresti presentarti in due parole?

LEO ORTOLANI - Sono Leo. Ah! Ah! No, sul serio, sono leo ortolani (tutto minuscolo) e sono un fumettiere. Perché “fumettista” ha dentro qualcosa dell’artista che non sta a me giudicare, mentre “fumettiere” ha dentro il lavoro e la fatica di ogni giorno di un lavoratore, come il carpentiere, il panettiere, l’infermiere.

Il libro di Ortolani padre di famiglia


DW - Come si è sviluppata in te la passione per il disegno?

LO - Non si è sviluppata, siamo nati insieme. Faccio fumetti da quando avevo quattro anni. Prima, probabilmente, ero impegnato a regolare lo sfintere e a stare eretto.


DW - Nonostante una laurea in geologia, perché a un certo punto della tua vita hai sentito la necessità di dedicarti interamente al fumetto?

LO - La domanda va girata al contrario. Con la passione per il fumetto, come mai ho sentito la necessità di una laurea in geologia? Perché mia mamma, pittrice, mi ha sempre messo in guardia dall’affidarsi alle arti, per campare. Poi, fortunatamente, è andata bene e ho potuto lasciare la parentesi geologica.


Il n. 2 di "Spot", libretto della Comic Art voluto dal grande Rinaldo Traini, sul quale esordì Ortolani. Qui è allegato a "Horror".


DW - Sei conosciuto principalmente per il personaggio di Rat-Man, di cui hai pubblicato la prima storia su "Spot", supplemento trimestrale del mensile "L'Eternauta" dedicato agli esordienti. Nello stesso periodo hai collaborato con riviste e fanzine tra cui la celeberrima "Made in Usa". Che cosa ricordi di quei tempi e cosa ti è rimasto di quell'esperienza?

LO - Ricordo poco, nel senso che ero sempre in casa a disegnare, andavo pochissimo alle fiere del fumetto, solo a Lucca, per dire. Ma ricordo sempre con piacere gli amici con cui ho iniziato, i fondatori di "Made in Usa", che mi hanno permesso di arrivare all’attenzione dei lettori. E appena posso, ci vediamo. Erano comunque anni belli, un po’ perché hai 24 anni e hai tutte le speranze e l’energia della giovinezza, un po’ perché si stavano muovendo alcune cose importanti, tipo l’inizio delle autoproduzioni o l’ascesa del fenomeno manga.


DW - Cosa pensi che abbiano lasciato queste pubblicazioni alle generazioni di fumettisti che sono venute in seguito?

LO - Dipende se le hanno lette o meno. Credo che se non le hanno comprate allora, i nuovi lettori nemmeno sappiano cosa siano. Questi ultimi devono alle fanzine i primi lavori degli autori che hanno successivamente apprezzato, quindi sono molto debitori a queste pubblicazioni, certamente, ma di riflesso.

L'inizio Rat-Man su "Spot" n. 2 (giugno 1990)


DW - Dopo la parentesi con Comic Art, Rat-Man è apparso in 12 albetti da 24 pagine, più uno Speciale Origini, editi dalla FoxTrot e poi dalle Edizioni Bande Dessinée. Che ricordi hai di quel periodo?

LO - Beh, ne ho, ma a parte che lavoravo già allora come un matto, occupandomi di tutta la filiera produttiva, non vorrei fare la figura del nonno che racconta dei tempi passati davanti al camino. Da solo.


DW - Ci sono stati momenti in cui hai pensato di non potercela fare?

LO - Mai. Sul serio. Non avevo il tempo, per pensarlo.

Una fine di Rat-Man


DW - Con il passaggio del personaggio a Marvel Italia e a Panini Comics non sei stato più editore di te stesso, ma hai affidato il prodotto a una realtà esterna. Quali pregi e quali difetti hai trovato?

LO - E meno male. In questo modo sono stato libero di occuparmi del mio lavoro, che è quello di scrivere e disegnare le storie. Con Panini sono più di vent’anni che collaboro, quindi direi che, qualche inciampo a parte, mi sono trovato bene, con reciproca soddisfazione. Al momento, con la crisi delle edicole, stiamo cercando nuovi assetti e nuovi equilibri, sia io come autore, che loro come casa editrice.


DW - In Panini il tuo tramite con gli editori è stato Andrea Plazzi. Visto che hai con lui un rapporto privilegiato, puoi raccontare un aneddoto su questo gigante (in tutti i sensi) della cultura a fumetto italiana?

LO - Andrea è incredibile per la quantità di cose che conosce. Dopo anni che ci frequentavamo, fa una telefonata in inglese con una persona del fumetto americana, poi, parlando, mi rivela che in realtà la sua prima lingua straniera è il francese. E che ha conosciuto Marjane Satrapi. Andrea è così. Tira fuori queste cose, come se fossero cose che succedono tutti i giorni. Tipo la volta che, a una festa in America, Ed Brubaker gli ha vomitato sulle scarpe.

La vera fine di Rat-Man?


DW - Nel corso della tua storia editoriale sono state pubblicate cinque testate che raccolgono le storie di Rat-Man, character che è stato anche protagonista di una serie animata composta da 52 episodi lunghi 13 minuti ciascuno. Come ti spieghi il successo del personaggio?

LO - Un successo non si spiega mai completamente. Ci sono elementi che sfuggono sempre, altrimenti sarebbe semplice replicarlo ogni volta. Alcuni di questi saranno sicuramente l’umorismo e la bontà delle storie, ma sicuramente c’è qualcosa di più, che però non so cosa sia.


DW - Perché dopo 30 anni hai deciso di porre fine a Rat-Man?

LO - Perché la sua storia era finita. Lo avevo sempre detto, che sarebbe finita.

Il cartone animato di Rat-Man


DW - Sei conosciuto prevalentemente come autore completo. Non hai mai pensato di affidare le tue sceneggiature ad altri disegnatori?

LO - Mi è successo una volta, per una miniserie scritta insieme ad Ade Capone, ma poi vado sempre a fare le pulci ai disegni, non sono completamente soddisfatto, perché ho una visione mia, per cui ho smesso e preferisco fare tutto da solo.


DW - Nella tua vastissima produzione sono presenti, oltre alle storie di Rat-Man, strisce e parodie di film e di opere letterarie, e a fumetti. Quali degli ambiti esplorati ti diverte di più e in base a cosa ti dedichi all'uno piuttosto che all'altro?

LO - Lo hai detto tu: decide tutto il divertimento. Se una cosa mi sembra divertente, la faccio, altrimenti mi risparmio la fatica e faccio altro. Principalmente, la fonte mia del divertimento sono i film.

Leo Ortolani e la passione pel cinema (da Cinemah presenta: buio in sala)


DW - Sono famose le recensioni cinematografiche grafiche, dapprima ospitate sul tuo blog personale e in seguito raccolte nel 2016 da Bao nel volume CineMAH presenta: Il buio in salaQuesto mi dà lo spunto per chiederti: quali sono i generi cinematografici prediletti da Leo Ortolani e perché?

LO - Non ho generi preferiti. A me importa che un film sia un buon film, poi può essere una piccola commedia intimista o un gigantesco e spettacolare film di mostri. Vedo davvero di tutto.


DW - Oltre a Jack Kirby, di cui sei riconosciuto come uno degli eredi, quali sono gli artisti che ti ispirano?

LO - Tutti quanti. Cerco di osservare il più possibile cosa fanno gli altri e come lo fanno, soprattutto se quello che hanno fatto è stato fatto bene, oppure non ha avuto successo e allora cerco di capire dove hanno sbagliato. Tutti mi influenzano, ma nel nostro mestiere dovrebbe essere così per ognuno di noi.

Nelle vene di Rat-Man scorre sangue kirbyano!



DW - Sei un disegnatore metodico che lavora a orari stabiliti, oppure sei uno di quelli che si alza di notte a disegnare perché ti è venuta l’ispirazione?

LO - Di notte, dormo. Al più, se mi viene in mente una gag, me la segno! Con una famiglia, ho poco da fare l’artista genio e sregolatezza. Devo concentrarmi e lavorare nei momenti in cui lo fanno tutti i lavoratori di questo mondo. Poi, può capitare che le mie attività proseguano anche dopo cena, per chiudere alcune cose e poterne iniziare altre, il giorno dopo. Diciamo che sono un lavoratore inarrestabile.


DW - Come si svolge la tua giornata tipo?

LO - Mi alzo per mandare a scuola le figlie, poi vado in studio e lì faccio quel che c’è da fare, fino alle 18-18:30, orario in cui rientro. Come detto prima, a volte, dopo cena, dopo che le bimbe sono andate a dormire, proseguo per completare del lavoro, solitamente disegni.




Variant cover di C'è spazio per tutti: Rat-Man in orbita!

DW - Quanto di te è presente nel tuo lavoro?

LO - Be’, lo faccio io, quindi tanto!


DW - Quanto di quello che ti circonda?

LO - Anche quello, ci finisce dentro, è inevitabile.


DW - E quanto c'è di inventato?

LO - Molto anche di questo. Perché anche se utilizzo materiale che proviene dalla vita vissuta, va comunque prima trattato.


DW - Quali fonti usi per documentarti?

LO - Quelle di cui ho bisogno. Per il volume C'è spazio per tutti, ho utilizzato moltissimo i video, gli articoli e tutto quello che ho trovato in rete sull’argomento. Ho preso una seconda laurea in ingegneria aerospaziale!


Copertina regular di C'è spazio per tutti


DW - Oltre ai libri e ai fumetti che sicuramente userai per documentarti, quali altre letture fai?

LO - Mi piace leggere libri di narrativa contemporanea. Al momento, sto leggendo Quel che resta del giorno, di cui anni fa avevo visto il film, ma il libro offre senza dubbio una prospettiva più intensa.


DW - È nota tra gli appassionati la tua collaborazione con tuo fratello Lorenzo. In cosa consiste? Vuoi parlarcene?

LO - Lorenzo, in arte “Larry”, è il mio colorista ufficiale. Siccome è bravissimo, lo incarico di colorare le cover dei miei albi/libri e quando ha tempo, gli interni. Ha uno stile che ben si addice al mio tipo di narrazione a fumetti. Purtroppo, lavorando con una precisione e una intensità altissime, non è velocissimo, ma il risultato è sempre spettacolare.

Poster bonelliano di Ortolani (2011)


DW - Da professionista ormai affermato che consigli daresti a chi si volesse affacciare al mondo del fumetto?

LO - Di non sporgersi, che poi cade. E poi di fare bene attenzione a due cose. Se non hai una passione bruciante, a cui sacrifichi pure te stesso, lascia perdere il fumetto, perché ti chiede esattamente quello: te stesso. E infine, rispetta gli accordi e le scadenze. Non importa cosa ti possa capitare nella vita, rispetta le scadenze o sei fuori dai giochi.


DW - A cosa stai lavorando attualmente?

LO - A un volume per Bao Publishing che si intitola Cinzia, dedicato alla figura della transessuale bionda, stavolta completamente staccata dal mondo di Rat-Man.


Cinzia!



DW - C'è una domanda che non ti è stata fatta alla quale vorresti rispondere?

LO - Sei stanco? Oggi sì, ho dormito solo quattro ore. Ma pazienza, mi riposerò quando sarò vecchio.


a cura di Elio Marracci

N.B. Trovate i link agli altri colloqui con gli artisti su Interviste & News!

P.S. di Francesco Manetti - Elio, con questa intervista, ci ha fatto un regalo immenso, perchè noi ex di "Collezionare" e di "Dime Press" siamo da decenni fan sfegatati di Ortolani, sia per la sua arte, sia per il nostro identico percorso fanzinesco iniziale: anni fa Leo fu anche ospite della nostra fumetteria Mondi Paralleli per un incontro con i clienti/appassionati! Personalmente ho più volte "incrociato" la vita professionale di Ortolani: quando apparve per la prima volta Rat-Man, su "Spot" di Traini, cominciai a lavorare per la Comic Art, con "Horror", rivista curata da Boschi (che, pure lei, regalava "Spot"); inoltre, mentre "Spot" era l'allegato a fumetti della rivista "L'Eternauta", l'allegato trimestrale di critica fumettistica al mensile "Comic Art" si chiamava "Gertie", ed era fatto interamente (impaginazione compresa), dai ragazzi fiorentini di "Exploit Comics", con i quali già stavamo collaborando; infine, grazie a Boschi, capitò anche a me di lavorare per "Starcomìx" della Star Comics, con alcune rubriche non fumettistiche. C'è da dire che negli anni '80 e '90 la scena fumettistica toscana era davvero un fermento continuo di idee! (f.m.)