di Andrea Cantucci
Terza puntata de l'Angolo del Bonellide del nostro Kant dedicata al mitico Spirit di Will Eisner e alla sua vicenda editoriale nel corso dei decenni. Stavolta ripercorriamo il periodo più buio del personaggio dove, da una parte le uscite si rarefanno, ma dell'altra si crea il mito del suo autore. (s.c. & f.m.)
1952-1981: Lo Spirit riproposto, internazionale e underground
Terza puntata de l'Angolo del Bonellide del nostro Kant dedicata al mitico Spirit di Will Eisner e alla sua vicenda editoriale nel corso dei decenni. Stavolta ripercorriamo il periodo più buio del personaggio dove, da una parte le uscite si rarefanno, ma dell'altra si crea il mito del suo autore. (s.c. & f.m.)
1952-1981: Lo Spirit riproposto, internazionale e underground
Già
nel 1952, l’anno in cui la serie originale finiva, altri episodi di The Spirit
del dopoguerra furono ristampati nella testata omonima dell’editrice Fiction
House col sottotitolo di Master Crime Fighter (Maestro della Lotta al Crimine),
ma anche questa durò solo per cinque sporadici numeri fino al 1954.
Evidentemente quel periodo di fanatiche cacce alle streghe non era il clima
ideale, per riproporre in albi rivolti soprattutto ai ragazzi storie con una
certa dose di sensualità e violenza, sia pur contenute e ironiche, come quelle
di Spirit. Un’altra sua ristampa da parte dell’editrice IW/Super Reprint tra il
‘63 e il ’64, con taglio più fantascientifico e la dicitura Master of Mistery
(Signore del Mistero), non ebbe miglior fortuna limitandosi a due soli numeri.
A richiamare di nuovo l’attenzione del pubblico più maturo sull’eroe di Eisner fu il suo ex-collaboratore Jules Feiffer, che nel saggio The Great Comic book Heroes (I Grandi Eroi degli Albi a Fumetti) pubblicato dalla rivista Playboy e in volume nel 1965, parlò di Spirit e del suo autore in termini particolarmente elogiativi.
The Spirit n°1 (Fiction House,1952) |
A richiamare di nuovo l’attenzione del pubblico più maturo sull’eroe di Eisner fu il suo ex-collaboratore Jules Feiffer, che nel saggio The Great Comic book Heroes (I Grandi Eroi degli Albi a Fumetti) pubblicato dalla rivista Playboy e in volume nel 1965, parlò di Spirit e del suo autore in termini particolarmente elogiativi.
Con
le oltre seicento storie di Spirit a cui attingere e i pochi albi di ristampe
dedicatigli di volta in volta, finora non c’era bisogno di altri episodi
inediti, ma Eisner scelse quel momento per realizzarne uno nuovo dopo più di
tredici anni. Scrisse e disegnò una storia di Spirit di cinque pagine
particolarmente satirica e auto-ironica, con i personaggi cambiati dopo tutto
il tempo trascorso e ambientata esplicitamente a New York. Uscì nel Gennaio
1966 sul supplemento domenicale di un quotidiano di quella città, il New York
Herald Tribune, insieme a un articolo celebrativo su Spirit e il suo autore
scritto da un’altra sua ex-collaboratrice, Marilyn Mercer. Ormai passato il
periodo del successo immediato, si iniziava così a costruire il mito di Eisner,
per bocca di un paio di critici non proprio neutrali ma che almeno sapevano
molto bene di che cosa parlavano.
episodio di Spirit pubblicato sul New York Herald Tribune nel 1966 |
Poi
tra il 1966 e il 1967, su due albi di ristampe di Spirit della Harvey
Publications, Eisner oltre a crearne ex-novo le copertine scrisse e disegnò
altre due storie inedite di sette pagine. La prima era una nuova versione delle
origini di Spirit, in cui tra l’altro si vedeva una Ellen Dolan fidanzata con
Denny Colt fin dall’inizio. Nella seconda si faceva luce per la prima volta
sulle origini del misterioso genio criminale Octopus. Per ognuno dei due albi,
Eisner disegnò anche una rubrica a fumetti di due pagine intitolata Il
Laboratorio di Spirit.
Rispetto
alle riedizioni precedenti, gli albi della Harvey ebbero più visibilità,
essendo in un formato gigante definito per collezionisti e proponendo ben otto
episodi per volta. Nonostante ciò un terzo numero di cui Eisner aveva già
disegnato la copertina non sarebbe mai uscito.
Nel 1968 seguì la prima ristampa
in due volumi delle prime strisce di Spirit, anche se non integrale, da parte
dell’editore Ed Aprill. Tali iniziative contribuirono a richiamare l’attenzione
su un fumetto americano ancora mai tradotto nei paesi europei, per il conflitto
che era coinciso con la sua apparizione oltreoceano. Non tardarono ora a
interessarsene due riviste italiane, tra le prime in Europa a occuparsi di
critica fumettistica e recupero di opere del passato.
The Spirit n°1 (Harvey,1966) |
cover di The Spirit 2 (Harvey,1967) riutilizzata per Eureka 17 (Corno,1969) |
l'origine di Octopus da The Spirit 2 (1967) tradotta su Eureka 24 del 1969 |
Will Eisner negli anni '60 mentre disegna Spirit per gli albi Harvey |
La
versione delle origini di Spirit del 1966, ideale per introdurre il
personaggio, fu così il suo primo episodio tradotto in italiano nell’Ottobre
1968, sul n°43 della rivista Linus, ma pare che ci fosse stato un imbarazzante
equivoco. In realtà i diritti del personaggio per il nostro paese erano già
stati ceduti alla concorrenza, ovvero all’Editoriale Corno, per cui Spirit da
noi apparve poi regolarmente sulla rivista Eureka e i suoi supplementi, a
partire dal n°17 del Marzo 1969, con una selezione di avventure solo
inizialmente in ordine cronologico.
Fu
sempre la Corno a pubblicare, nel 1972, il primo volume antologico in italiano
interamente dedicato a Spirit, sul n°9 della collana Eureka Pocket. A quel
punto, dato il prestigio di cui godevano all’epoca le riviste italiane nel
settore, si può dire che la serie di Eisner fosse stata lanciata anche a
livello internazionale.
versione 3 delle origini di Spirit dal n°1 del 1966 tradotta su Linus 43 del 1968 |
Le
traduzioni di Eureka introdussero però l’abitudine, poi ripresa anche da altri,
di rendere l’originale slang di Ebony con una parlata da “bovero negro”,
facendogli ad esempio chiamare Spirit “badrone” laddove nella versione
americana diceva “mister” e “boss”, accentuando così la caratterizzazione
razzista del personaggio.
Inoltre
a parte le strisce giornaliere, le edizioni originali di Spirit, sia degli
inserti domenicali che delle loro ristampe in albi, fino ad allora negli USA
erano sempre state a colori. Linus ed Eureka erano invece riviste in bianco e
nero e quindi pubblicarono Spirit senza colori, a parte tre o quattro rari casi
sulla seconda rivista. Ma i disegni di Eisner non ne soffrirono, anzi le sue
storie piene di ombre e campiture nere acquistarono così un’atmosfera dal
fascino ancora più noir, che accentuava certi paralleli col cinema
espressionista d’epoca. Del resto la forzata scelta delle riviste italiane
anticipò una tendenza poi accolta e diffusasi con convinzione anche in patria,
visto che dagli anni ’60 il bianco e nero iniziò a essere la regola per le
pubblicazioni a fumetti alternative rivolte a un pubblico più maturo, un
contesto in cui l’eroe di Eisner poteva inserirsi facilmente…
Ebony nella Spirit Section 338 originale (1946) e tradotta su Eureka Pocket n°9 (1972) |
Infatti
tra il 1972 e il 1973, mentre l’importanza dell’opera di Eisner veniva
ulteriormente rimarcata da altri autorevoli esperti di Storia del Fumetto come
Jim Steranko e Catherine Yronwood, negli USA fu ristampata in bianco e nero
un’edizione amatoriale quasi integrale dei primi quarantuno episodi di Spirit,
suddivisi in quattro set da dieci section l’uno detti Spirit Bags. L’unico
saltato fu il quarto episodio, forse escluso per il tema del voodoo collegato
agli afroamericani in modo un po’ razzista o forse soltanto per la sua
difficile reperibilità, ma infine anch’esso fu recuperato in un’edizione
bootleg nel 1979. L’iniziativa però non andò oltre. Per il momento non c’era
speranza di veder ristampati in ordine anche gli altri seicentoquattro episodi.
Del
resto la stampa degli Spirit Bags non era il massimo. Era ottenuta riproducendo
in bianco e nero gli inserti originali a colori, per cui questi si
trasformavano in toni di grigi, in certi punti particolarmente scuri. Ma come
accadeva nelle riviste italiane in bianco e nero, il tono generale che ne
risultava poteva avere un vago fascino noir per certi versi quasi preferibile a
quello delle troppo sgargianti edizioni a colori.
Spirit Bags set 1 (1972) |
Intanto
nel 1973 uscirono dei nuovi episodi brevi di Spirit realizzati da Eisner a
mezzatinta, su due albi di ristampe pubblicati questa volta da un’editrice
alternativa, la Kitchen Sink Enterprises appartenente al disegnatore Denis
Kitchen. Anche questi albi erano in bianco e nero e il loro taglio underground
era evidente nelle belle copertine fronte-retro disegnate appositamente da
Eisner. Dal punto di vista grafico, l’autore vi proseguì gli sperimenti
iniziati con le copertine che aveva disegnato per passati editori come Quality
e Harvey. Infatti non scrisse il nome del personaggio in alto come in una
normale testata, ma lo rese un ingombro inserito nelle scene, una struttura
solida sempre diversa come nelle sue classiche splash page.
Ognuno
dei due albi di 32 pagine della Kitchen Sink ristampò quattro episodi di Spirit
del 1946/47, con brevi episodi inediti nelle quattro pagine avanzate. Quelli
alternati alle ristampe del n°1 erano quattro tavole autoconclusive, con delle
gag satiriche in cui l’autore di Spirit dimostrò molto… spirito, mettendo i
suoi abituali personaggi a confronto con i giovani contestatori e le critiche
al sistema di quegli anni.
Il
n°2 della Kitchen Sink conteneva invece un episodio inedito di quattro pagine,
basato su un soggetto scritto da Eisner nel 1950 e mai usato prima. Vi riappare
la collezionista di mariti P’Gell, che qui mostra anche tendenze lesbiche. Del
resto l’albo è interamente dedicato alle sue apparizioni e lei stessa lo
definisce in copertina come una rivista per adulti. Ma mentre nel n°1 i colori
delle vecchie storie furono semplicemente eliminati, nel n°2 furono sostituiti
con l’aggiunta di appositi toni di grigi a retini, un’ottima soluzione grafica
che avrebbe poi influenzato anche le successive ristampe di Spirit almeno fino
alla metà degli anni ‘80.
The Spirit n°1 (Kitchen Sink,1973) |
The Spirit n°2 (Kitchen Sink,1973) |
tavola satirica di Eisner apparsa su The Spirit n°1 (Kitchen Sink,1973) |
Nello
stesso periodo Spirit apparve insieme al commissario Dolan anche su un’ironica
copertina disegnata da Eisner per il n°3 dell’albo underground Snarf, sempre
pubblicato dalla Kitchen Sink, e questo ripetuto accostamento del personaggio
col contesto underground in fondo è meno strano di quanto possa sembrare.
Pur
essendo un autore di storie pulp degli anni ‘40, Eisner era stato un precursore
degli esperimenti tipici dei successivi fumetti alternativi, spesso opera di
autori che si ispiravano a stili del passato. Infatti uno dei più importanti
artisti underground come Richard Corben si ispirò proprio alla corposità
plastica e alle tipiche caricature grottesche eisneriane, pur accompagnando
questi elementi con una maggiore grandeur fantasy.
Snarf n°3 (Kitchen Sink,1973) |
Un
altro episodio di Spirit di cinque pagine, iniziato da Eisner in occasione di
un corso e anch’esso definibile underground per l’ambientazione moderna e i
contenuti provocatori, fu completato a colori dall’autore dietro le insistenze
dello sponsor Walter Hansen e pubblicato da quest’ultimo in un’edizione
speciale nel 1973.
Ma l’apporto principale del suo creatore alle ristampe di Spirit che seguirono fu una lunga serie di copertine, a partire da quelle per la rivista bimestrale The Spirit che l’editrice Warren Publishing produsse dall’Aprile 1974. Tali copertine erano disegnate da Eisner e completate da Ken Kelly o altri artisti, che a volte ne trasformarono i disegni in veri e propri dipinti e altre si limitarono a colorarli. Ma il loro lavoro, spesso pieno di appariscenti colori accesi, brillanti o aggressivi, non soddisfaceva molto il meticoloso creatore di Spirit.
Il
fatto è che in genere i pittori che lavoravano per la Warren non comprendevano
lo spirito della serie, impostata dal suo autore su toni noir ben più
realistici. Comunque con questa edizione di grande formato rivolta a lettori
maturi, le ristampe delle storie di Eisner poterono ritrovare il loro pubblico
ideale, quello degli adulti che leggevano i giornali coi quali uscivano in
origine, senza contare le nuove generazioni che le scoprivano per la prima
volta, e la collana riuscì a durare ben oltre i pochi albi delle edizioni
precedenti.
La
Warren proseguì la testata regolare The Spirit per sedici numeri, su cui furono
riprodotte storie di Eisner del dopoguerra senza un ordine preciso, soprattutto
in bianco e nero con toni di grigi e ogni tanto anche a colori. Lo stesso
editore pubblicò inoltre, nel 1975, anche uno Spirit Special interamente a
colori.
Ma l’apporto principale del suo creatore alle ristampe di Spirit che seguirono fu una lunga serie di copertine, a partire da quelle per la rivista bimestrale The Spirit che l’editrice Warren Publishing produsse dall’Aprile 1974. Tali copertine erano disegnate da Eisner e completate da Ken Kelly o altri artisti, che a volte ne trasformarono i disegni in veri e propri dipinti e altre si limitarono a colorarli. Ma il loro lavoro, spesso pieno di appariscenti colori accesi, brillanti o aggressivi, non soddisfaceva molto il meticoloso creatore di Spirit.
cover di The Spirit n°2 (Warren,1974) poi ricolorata da Eisner |
The Spirit n°1 (Warren,1974) |
The Spirit Special (Warren,1975) |
The Spirit n°17 (Kitchen Sink,1977) |
Forse
la frequentazione dell’editrice Warren specializzata in horror, influenzò un
po’ Eisner nel modo di riutilizzare il suo personaggio. Infatti nel 1976 Spirit
apparve in veste di anfitrione stile Zio Tibia in un volume illustrato
realizzato da Eisner e pubblicato dall’editrice Grosset & Dunlop, sotto
l’etichetta Tempo Books, dal lungo titolo di The Spirit’s Casebook of True
Haunted Houses and Ghosts (L’Archivio di Spirit dei Veri Edifici Infestati e
Spettri). Un altrettanto lungo sottotitolo ne chiariva ulteriormente i
contenuti: Storie di casi documentati assemblati per il vostro spavento e
divertimento dal grande nemico del crimine.
The Spirit's Casebook of True Haunted Houses & Ghosts (Tempo Books,1976) |
Sempre
nel 1976, da buon spirito l’eroe di Central City fece anche un’apparizione sul
n°50 di Vampirella, in una storia di otto pagine dell’omonima vampira sexy
intitolata La Cosa nella Tomba di Denny Colt.
Altre
copertine furono disegnate da Eisner per la ristampa in quattro volumi delle
strisce di Spirit, pubblicata da Ken Pierce tra il 1977 e il 1980. Nel 1977
uscì inoltre un bellissimo portfolio, edito da Richard Pryor, con dieci grandi
elaborate illustrazioni di Eisner colorate a mano, dedicate ai momenti fondamentali
della carriera di Spirit. Tali illustrazioni furono poi ristampate dalla
Kitchen Sink Press nel 1981 nel bel volume Will Eisner Color Treasury (La
Miniera a Colori di Will Eisner), insieme all’episodio a colori del 1973 e a
molte copertine delle edizioni Kitchen Sink e Warren, già colorate da Eisner o
da lui ricolorate appositamente.
In
appendice alla rivista di Spirit della Kitchen Sink, dal 1978 iniziarono anche
a uscire a puntate alcuni graphic novel di Eisner. Dopo la riscoperta e la
riaffermazione del suo personaggio, evidentemente il grande maestro poté
dedicarsi alle nuove opere contando su una relativa tranquillità economica e
notorietà, ma non volle creare altre storie di Spirit, di cui la scorta a cui
attingere era già così ampia, con una sola eccezione…
Will Eisner Color Treasury (Kitchen Sink,1981) |
The Spirit - The First 93 Dailies (Ken Pierce,1977) |
Sul
n°30 della rivista The Spirit del 1981 ne uscì l’ultima storia scritta da
Eisner, definita come Spirit Jam (alla lettera Marmellata di Spirit) con un
intraducibile gioco di parole. Lo si può interpretare come Ingorgo o Mischia su
Spirit, riferendosi al suo abituale ritrovarsi incastrato tra mucchi di
criminali e donne fatali che vogliono farlo fuori (ridurlo a marmellata
appunto), e per assonanza con Gem suona anche come La Gemma di Spirit, visto
che la storia ruota attorno a un diamante, ma come in Jam Session il principale
significato è Improvvisazione di Gruppo per Spirit, con riferimento al
particolare procedimento usato per realizzarla.
Infatti
le trentasei pagine del più lungo singolo episodio di Spirit uscito fino ad
allora, furono realizzate da cinquanta autori diversi che si divisero il
compito di sceneggiarne e/o disegnarne una a testa, tra questi ci furono Eisner
stesso che ne disegnò tre, un altro paio di maestri della sua generazione come
Milton Caniff e Harvey Kurtzman e anche grandi fumettisti che avevano preso
molto da lui, come Richard Corben e Frank Miller. Soprattutto erano questi
autori suoi debitori, ad aver fatto mischia attorno al suo personaggio.
The Spirit n°30 (Kitchen Sink,1981) |
The Spirit n°30 pag 28 (Kitchen Sink,1981) |
Dal
1981 al 1983 la Kitchen Sink pubblicò poi i tre volumi della serie Spirit Color
Album, selezioni di storie di Spirit del dopoguerra riprodotte con i nuovi
colori con cui erano apparse su riviste europee, un’edizione da cui sarebbero
stati ripresi anche molti degli episodi usciti in Italia sulla rivista Comic
Art dal 1986 in poi.
Spirit Color Album vol.2 (Kitchen Sink,1982) |
Anche
questi volumi a colori, come quasi tutti gli albi e riviste di Spirit usciti in
precedenza, riproponevano storie della sua saga selezionandone solo alcune tra
quelle considerate meglio riuscite, senza rispettare un preciso ordine
cronologico (seguito strettamente solo dalle due edizioni di ristampe delle
strisce giornaliere e dalla serie amatoriale degli Spirit Bags), ma proprio in
quel periodo qualcosa stava per cambiare…
Andrea Cantucci
N.B. Trovate i link agli altri "bonellidi" in Cronologie & Index!
Andrea Cantucci
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