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mercoledì 31 maggio 2017

SECRET ORIGINS: TEX CLASSIC 7

di Saverio Ceri

Settimo appuntamento con le origini delle copertine di Tex Classic. Stavolta non ci sono molti retroscena da scoprire. L'albo che trovate in edicola in questi giorni, ripropone a colori le avventure del ranger apparse negli albi d'oro 13 e 14, datati 1952 e nelle strisce dalla 37a alla 42a della prima serie del 1949. 


La cover scelta in questa occasione in effetti viene proprio da uno dei due albi d'oro ristampati; da notare un paio di modifiche: a differenza dei precedenti Classic in redazione hanno scelto di vestire Tex col classico giallo, sicuramente per farlo risaltare rispetto dalla parete di fondo, mentre il "sollevato" perde i quadretti dalla camicia (evidentemente oggi, a 65 anni di distanza, non vanno più di moda); inoltre l'immagine è stata decentrata a sinistra rispetto all'originale, probabilmente per ridurre lo spazio vuoto che si formava sul quel lato senza i "titolini" dell'albo originale, di conseguenza sulla destra si è dovuto "aggiungere" disegno. Come spesso accade, tra le due, la gara del fascino la vince la cover originale per la quale ringraziamo, come sempre,  il sito www.collezionismofumetti.com. 


Se volete sapere come prosegue la scena, guardate, qui sotto, la cover di Tex, l'uono ciclone, l'albo a striscia n.41, uno di quelli ristampati in questo Classic.


Saverio Ceri

Trovate tutte le altre origini delle copertine di Tex Classic alla pagina Cronologie & Index


sabato 27 maggio 2017

GIUSTIZIA "A PELLE GREZZA"! GIUSTIZIA DELLA GIUNGLA... E PUNIZIONI SECONDO LA LEGGE DI MOSÈ! - LA STORIA DEL WEST by WILSON VIEIRA (XLVI PARTE)

di Wilson Vieira

Giunti alla 46esima parte della sua entusiasmante "Storia del West" il nostro corrispondente dal Brasile, lo storico e fumettista di gran caratura Wilson Vieira, si addentra nei meandri kafkiani della giustizia ai tempi della Frontiera: poca burocrazia e lungaggini legali, ma solo un po' di sapone e una buona corda! Ricordiamo che le immagini non bonelliane sono state selezionate e posizionate nel testo dallo stesso Vieira. Buona lettura! (s.c. & f.m.)




Rawhide Justice (ovvero "giustizia a pelle grezza") era la giustizia popolare in uso nei primi tempi nel Far West, dove si cercava più di trovare una soluzione logica e utile alla comunità che di applicare alla lettera le leggi scritte. Data l’inesistenza delle prigioni non esistevano pene di detenzione; inoltre il trasporto dei prigionieri in altre regioni oltre le frontiere era troppo pericoloso e talvolta anche impossibile e così la “giustizia della giungla” infliggeva solo le pene seguenti: la multa, la pena corporale, l’espulsione e la pena di morte. Però niente godeva di una più grande popolarità che il tribunale di allora. Le giornate del tribunale erano una specie di evento mondano nel Far West, una sagra popolare della giustizia.




Rappresentava un’occasione per rivedersi, quasi come ai grandi banchetti funebri. Era più il desiderio di rivedere vecchi amici e fare nuove conoscenze che lo spettacolo della giustizia; era un’occasione d’oro per scambiarsi notizie e idee, per vendere o comperare cavalli, organizzare gare di tiro a segno, andare a bere acquavite e giocare a poker, per azzuffarsi e per ascoltare le ballate del Far West dal cantastorie.





I giudici erano eletti sia per la loro conoscenza della Legge, sia per la loro personalità di farsi rispettare dai "peccatori". Un’autorità statale non esisteva e la prigione nel fortino era sicura quanto la cerniera più debole alle sue porte. La prontezza di un uomo nel premere al momento giusto il grilletto del suo fucile da caccia non bastava, anche se qualche giudice apprezzava l’effetto di un bel carico di pallini di piombo nell’aula delle udienze! Sembra quasi come se nei primi tempi gli sceriffi e i loro aiutanti venissero scelti per la loro facoltà di sbigottire con le loro urla anche a distanza di miglia, e di saper prendere uno per il bavero e trascinarlo davanti alla corte.

Tex n. 635, settembre 2013. Disegno di Villa



Quando nell’Indiana non si trovò nessuno che volesse sprecare il suo tempo per fare da giurato e stare lontano per giorni da casa sua, lo sceriffo Smalley partì per andare a cercare i giurati, e uno a uno li tramortì col calcio della sua pistola e li legò a un albero davanti al tribunale finché se ne trovavano radunati dodici recalcitranti in attesa di assumere la loro cosiddetta "carica". Un gran numero di uomini diventarono però veri tiranni una volta che avevano la toga del giudice sulle spalle.





Per esempio Roy Bean (1825 – 1903), colui si autonominò “La Legge a Ovest del rio Pecos”, riempiva le casse della sua trattoria con le multe e le spese giudiziali. Può essere in qualche modo considerato Pioniere della Giustizia.



Durante la Guerra Civile comandava un distaccamento di guerriglieri, da lui denominato i “Liberi Vagabondi”, ma che gli abitanti della zona chiamavano i “Quaranta Ladroni”. Assolse un irlandese accusato di aver ucciso un cinese perché non aveva trovato un solo paragrafo nel Codice che vietasse l’uccisione di un cinese. Invece di una prigione Bean si teneva un orso, un grizzly addomesticato di nome Bruno; se un accusato era restio a pagare le salatissime multe, Bean lo faceva legare allo stesso palo dell'animale e l’uomo, che in genere non ci teneva affatto a sperimentare come giocava un grizzly adulto, era costretto a correre davanti all’orso per delle ore.






Secondo il Codice d’Onore del Far West i ladri di cavalli erano impiccati, mentre la Legge regolare al massimo li avrebbe condannati a quattro settimane di prigione...
Però questi giudici dalle maniere rozze trovavano delle punizioni appropriate. Un giudice nel Nevada faceva fustigare un ladro di cavalli e per di più gli faceva imprimere col ferro rovente una “T” per Thief ("ladro") su ogni palmo della mano, quindi il malfattore era congedato con l’ammonimento di non lasciarsi mai più vedere nel suo Distretto Giudiziario. Un altro ancora si sporgeva in avanti dal banco e invitava l’accusato ad avvicinarsi, dicendogli amichevolmente: Alza la testa, brutto mascalzone, e guardami bene negli occhi!Detto ciò gli sferrava un pugno giudiziale in faccia e si auto-multava di un dollaro, come un semplice cittadino, per essersi lasciato andare davanti al venerabile tribunale. 

Tex n. 636, ottobre 2013. Disegno di Villa


L’entità e la maniera delle punizioni dipendevano dalle circostanze. La maggior parte non si trovava in nessun Codice. In Arkansas un ladro fu punito con dieci scudisciate sotto i piedi, quindi fu messo sul mulo con piedi e mani legati sotto la pancia dell’animale e sua moglie, particeps criminis, dovette guidarlo da casa a casa gridando ad alta voce: Questo è Bannon, che ha rubato un capotto, un fazzoletto e una camicia!.
Nelle località più fuori mano ci si atteneva soprattutto alla Bibbia. I ladri erano puniti secondo la Legge di Mosè nella Sacra Scrittura: ciò significava che il delinquente era punito con 20 colpi sulle spalle e 20 sul fondo schiena, però somministrati contemporaneamente, così il malfattore riceveva 40 scudisciate ma ne sentiva solo 20. Se il giudice era molto fiero di essere Americano, infliggeva un colpo per ogni striscia della bandiera nazionale, e qualche volta anche per ogni stella. Talvolta i giudici ai confini si trovavano davanti a problemi assai difficili. Nel 1859, una donna nel Missouri voleva sposare un nero. La tradizione nel Sud però vietava che una bianca sposasse un nero, a meno che non avesse anche lei sangue nero. Così il giudice Bean prese il suo coltello, fece un taglietto nel braccio del nero, invitò la signora a berne alcune gocce e li unì in matrimonio.

Albi del Cowboy con Il Giudice Bean. Disegno di Tarquinio


I tribunali del Old Wild West erano fonti inesauribili di leggende e ballate. Quando Roy Bean è ubriaco, e lo è ogni sera, annoia invariabilmente i presenti parlando del suo grande amore per la celebre e bella attrice inglese Lillie Langtry (1853 – 1929), che ha peraltro visto una volta soltanto, e di sfuggita. Lillie, la donna per la quale lo strano giudice spasima...



Alle ultime elezioni per la carica di giudice risultano in suo favore 100 voti in più di quanti non siano i votanti. Così finisce la sua carriera di giudice. L’attività di Bean come giudice è apprezzata soprattutto per la sua “larghezza di vedute”. Bean morirà, popolarissimo. È da meravigliarsi che persino questi giudici così “primitivi” abbiano lasciato delle annotazioni quasi complete; per tutti noi storici è un vero dulcis in fundo, sostanzioso e squisitamente saporito. La sopravvivenza in una natura selvaggia e avversa già richiedeva tutte le forze degli uomini di allora e dunque ci si stupisce della voglia di scrivere che avevano i pionieri di quei tempi. Persino i comitati di vigilanza tenevano protocolli scrupolosi su quasi tutti i casi che giudicavano in qualche gola sperduta e delle pene che eseguivano sul posto...



Wilson Vieira

N.B. Trovate i link alle altre puntate della Storia del West su Cronologie & Index!

venerdì 26 maggio 2017

SECRET ORIGINS: TEX CLASSIC 6

di Saverio  Ceri

Ed eccoci al sesto appuntamento con le "origini segrete" delle copertine di Tex Classic. Come sempre sottolineiamo che di segreto c'è ben poco, si tratta di un pretesto per riscoprire la gloriosa storia del quasi settantenne personaggio bonelliano, attraverso l'evoluzione delle sue cover.


Il sesto albo, di cui vedete qui sopra la copertina, ripropone in technicolor le storie pubblicate sugli albi d'oro 11 e 12 che a loro volta ristampavano le avventure apparse sui numeri dal 31 al 36 della prima serie a striscia. La cover scelta stavolta è quella del dodicesimo albo d'oro - che potete vedere qui sotto nella versione originale.


Curiosamente Tex sembra ignorare completamente la presenza di Mefisto che pure appare chiaramente armato.
La situazione di Mefisto che spunta sul lato destro della cover arma in pugno, ricorda quella di Mefisto, la spia, la striscia n.35 della prima serie, episodio contenuto sia nel dodicesimo albo d'oro che in questo sesto Classic. In questo caso però Mefisto non solo ha l'arma, ma la usa anche, sparando verso l'eroe in  lontananza. Qui sotto trovate in sequenza la striscia dell'albetto da cui tutto ha inizio, la cover dello stesso albetto e il disegno originale di Galep per la copertina in questione.






Un'ultima curiosità: Claudio Villa cita quest'ultima cover di Galep, nella seconda copertina della Collezione Storica a Colori di Repubblica. Stesso titolo, stessa scena.


Saverio Ceri



Trovate tutte le altre origini delle copertine di Tex Classic alla pagina Cronologie & Index

giovedì 25 maggio 2017

DIME WEB INTERVISTA MATTEO MOSCA! (LE INTERVISTE XLV)

a cura di Elio Marracci

Professore universitario, dandy ironico e brillante, sempre con la testa per aria e con il vizio dell'indagine che, accompagnato dall'amico e allievo Ottone, si muove senza meta per le strade della Roma papalina, Mercurio Loi è un personaggio, creato dallo sceneggiatore Alessandro Bilotta, al quale la Sergio Bonelli Editore ha dedicato una serie. La genesi di questo progetto, che riguarda un eroe che finisce costantemente per essere coinvolto in vicende misteriose, macchinazioni diaboliche e società segrete, è piuttosto articolata. Mercurio Loi nasce infatti nel gennaio 2015 sulle pagine della collana “Le storie” dove vive un'avventura che è stata pubblicata nuovamente, nell'aprile di due anni dopo, in un volume da libreria di grande formato e interamente a colori con copertina di Manuele Fior. Autore dei disegni dell'episodio pilota e del primo numero del serial a fumetti, in edicola alla fine di maggio 2017, è il parmense Matteo Mosca. L'autore emiliano ha voluto rispondere a qualche mia domanda. Quindi senza indugiare oltre lascio a lui la parola! (e. m.)


Il cartonato (aprile 2017) che ripubblica a colori la prima apparizione del personaggio. Disegno di Fior



DIME WEB - Per i lettori che non ti conoscono potresti presentarti in due parole?

MATTEO MOSCA - Ho iniziato a lavorare nel mondo del fumetto su "Lazarus Ledd" grazie ad Ade Capone. Dal 2003 in poi ho collaborato a diverse testate della Star Comics: "Strike", "Altrimondi", "Nemrod". Dopo un periodo di fermo, in modo piuttosto casuale, la Star Comics passò il mio nominativo ad Alessandro Bilotta che, a causa di una defezione, si era trovato con l'ottavo numero di "Valter Buio" senza disegnatore. Da li è nata una felice collaborazione che, passando per tre albi della collana “Le Storie”, è arrivata alla realizzazione della serie di "Mercurio Loi" e al volume per librerie a colori dell’albo di cui la serie è la naturale prosecuzione.


DW - Sfogliando l'albo della collana “Le Storie” e il volume da libreria che ne è stato tratto, troviamo tavole dettagliatissime e ricche di particolari che mostrano le vicende di un professore universitario con il vizio delle indagini a cui fa da sfondo una Roma di inizio '800, ricca di atmosfera e di inquietanti fantasmi. Come ti sei trovato a dare vita a un detective così particolare e cosa ti sei divertito di più a disegnare della storia?

MM - Mercurio è un personaggio “umano”, sfaccettato: sa essere comico, fastidioso, sensibile, arrogante, borioso, pragmatico, in quanto tale divertente e complesso da rappresentare perché ricco di espressioni facciali e mimica corporea. L’altra sfida è stata l’ambientazione, la Roma della prima metà dell’800, in cui la città occupava una superficie infinitesimale rispetto a quella attuale. Il Ghetto e Trastevere precedenti alla costruzione dei muraglioni hanno richiesto un certo lavoro di ricerca, dove poi la documentazione non c’era ho “adattato” strade e vie ancora esistenti al periodo storico.


La prima apparizione di Mercurio Loi, di Billotta & Mosca (Le Storie n. 28, gennaio 2015). Disegno di Di Gennaro



DW - Riguardo alle caratterizzazioni dei personaggi, solitamente l'aspetto degli eroi della Sergio Bonelli Editore è ispirato a quello di attori o persone famose. È così anche per Mercurio Loi e i suoi comprimari?

MM - Per la caratterizzazione Alessandro mi ha dato alcune indicazioni di massima con dei riferimenti fotografici da cui partire senza vincolarmi in modo stringente. Mercurio doveva avere un aspetto vagamente scimmiesco, mentre Ottone un viso giovane e un po' emaciato. A questa prima caratterizzazione è seguita una seconda sintesi realizzata magistralmente da Andrea Borgioli, divenuta il modello di riferimento per la serie, anche se, devo dire, tutti noi disegnatori abbiamo avuto la libertà di “personalizzare” il personaggio.


DW - Vista l'ambientazione così particolare ti chiedo: quali fonti hai usato per documentarti?

MM - Fondamentali sono state le incisioni di Piranesi e Vasi, i dipinti di alcuni pittori Danesi dell'800 e molte fotografie di metà e fine del diciannovesimo secolo rintracciabili in rete. Di particolare importanza sono stati gli acquerelli di Ettore Roeslen Franz che ha immortalato gran parte delle zone intorno al Tevere successivamente stravolte dal piano urbanistico di fine '800. Oltre a questo, molto utile è risultato Google Street View e la pagina web dell'Arma dei Carabinieri.


Mercurio Loi n. 1, maggio 2017. Disegno di Fior



DW - A quale personaggio sei più affezionato e perché?

MM - Sono affezionato a Ercole perché è l’anima candida del racconto e, senza togliere nulla alla complessità di tutti gli altri personaggi, a Ottone perché, a mio parere, è un personaggio in divenire…


DW - A quali autori, se ce ne sono in particolare, ti sei ispirato per realizzare le vicende narrate nell'albo? 

MM - Alessandro mi ha indicato alcune caratteristiche narrative mutuate da "All Star Superman" che avrebbe voluto inserire nella costruzione delle vignette: certe inquadrature, il non utilizzo di cinetiche... Riguardo al disegno vero e proprio il riferimento che mi è stato dato è quello di Tom Strong, ovviamente con tutti i miei limiti.


DW - Rispetto agli altri volumetti che hai realizzato per la collana “Le Storie” in “Mercurio Loi” si nota un segno più pulito. Questo è dovuto al tipo di storia o c'è dell'altro?

MM - In parte è dovuto al tipo di storia (spesso mi lascio condizionare dal mood della sceneggiatura), in parte è dovuto al modello di Tom Strong e in parte deriva da una mia volontà di ripulire e rendere più leggibile il mio tratto.


L'arte di Mosca



DW - A fine maggio 2017 esce una serie a colori dedicata a questo Sherlock Holmes romano, di cui hai disegnato il primo albo. Quali analogie e quali differenze ci sono nel realizzare disegni per la pubblicazione a colori o in bianco e nero?

MM - Ho una propensione al tratteggio e a un disegno piuttosto sporco e scuro; nel percorso che sto cercando di seguire l’intento è quello di ripulire il tutto per renderlo maggiormente leggibile e contestualmente più adatto al colore, in modo che questo abbia il giusto spazio.


DW - Puoi spendere due parole sui disegnatori che ti affiancheranno nell'impresa di portare in edicola questo inedito investigatore?

MM - Lo staff di "Mercurio" credo rispecchi perfettamente lo spirito “autoriale” della serie. Un copertinista come Manuele Fior, tra i finalisti dell’Eisner Award 2017, e colleghi come Giampiero Casertano, Onofrio Catacchio, Andrea Borgioli, Sergio Gerasi, Massimiliano Bergamo, Sergio Ponchione e Francesco Cattani - tutti con percorsi artistici differenti, saranno capaci di interpretare Mercurio con un proprio personalissimo quidMolto importante è stato poi il lavoro di Francesca Piscitelli, Erica Bernazzoli, Nicola Righi, Andrea Meloni e Stefano Simeone che, con i loro colori, hanno aggiunto ulteriore espressività e volume ai disegni.


DW - Sei un disegnatore metodico che lavora a orari stabiliti, oppure sei uno di quelli che si alza di notte a disegnare perché ti è venuta l’ispirazione? Come si svolge la tua giornata tipo?

MM - Mi sveglio alle 6:00, sbrigo gli impegni famigliari mattutini e inizio a lavorare tra le 8:30 e le 9:00, interrompo verso le 13:00, riprendo verso le 14:15 e continuo fino alle 19:30. In caso di necessità lavoro anche dopo cena per un paio d’ore.


Un'autocaricatura pescata in rete di Matteo Mosca (che si firma Flymat)


DW - Passando alle domande più generali: perché pensi, sempre che per te sia così, che la storia sia una materia che di per sé non riscuote molto interesse da parte del grande pubblico?

MM - Non so sinceramente se non riscuota interesse... La collana "Historica" di Mondadori, le miniserie "Volto Nascosto" e "Shangai Devil", molti dei numeri della serie "Le Storie", per citare alcuni casi, hanno o hanno avuto un loro pubblico, ma se così fosse, penso potrebbe dipendere dal modo di pensare attuale, molto legato al qui e adesso e poco interessato sia a ieri che al domani.


DW - Da autore ormai affermato che consigli daresti a chi si volesse affacciare al mondo del fumetto?

MM - Autore affermato direi di no, ma come professionista e da osservatore posso dire che, per affermarsi, sia necessaria tanta determinazione, molta passione, voglia di fare; può non sembrare, ma quello del disegnatore di fumetti, pur essendo un lavoro meraviglioso, comporta sacrifici e fatica, autocritica e professionalità, rispetto delle consegne, adattabilità, capacità collaborativa e faccia tosta con educazione. Un pochino di talento e un pizzico di fortuna, infine, non guastano. Al giorno d’oggi capacità di comunicare e saper utilizzare i social poi è un plus non indifferente.


Da sx: Matteo Mosca, Michele Masiero e Alessandro Bilotta (da Badcomics)


DW - Oltre ai libri e ai fumetti che sicuramente leggerai per documentarti quali altre letture fai?

MM - Ultimamente devo confessare di non leggere moltissimo, ma appena posso lo faccio volentieri: lo trovo molto rilassante. Leggo fumetti, quel che capita e quello che mi ispira quando vado in fumetteria o in edicola. In libreria acquisto principalmente thriller e gialli pocket ed economici, così ne prendo uno in più. A volte mi capita di leggere buoni commenti su Facebook e magari mi procuro il titolo in digitale anche se la lettura, in questo formato, mi risulta più faticosa. Non sono particolarmente competente per apprezzare la bella scrittura. L’ho dedotto chiaramente quando tutto soddisfatto ho ultimato Il codice Da Vinci e mi sono imbattuto nelle asfaltature che il povero Dan ha ricevuto dalla critica e dai lettori forti.


DW - C'è una domanda che non ti è stata fatta a cui vorresti rispondere?

MM - Vorresti andare in vacanza quest’anno? Si, grazie!


a cura di Elio Marracci

N.B. Trovate i link agli altri colloqui con gli autori su Interviste & News!

TUTTI IN CODA PER TEX!

di Filippo Pieri

Bonelli Fake News

Sul sito di vere/false notizie "Lercio" c'è un divertente articolo che parla di anziani, i quali, dopo aver comprato la pistola per la legittima difesa, si sono accorti di non saperla usare. Allora per rimediare hanno pensato di andare in edicola e comprare una copia di Tex per imparare a sparare come lui!



N.B. Trovate i link alle altre novità bonelliane su Interviste & News!

DYLAN SEMPRE PIÙ ENIGMATICO...

di Filippo Pieri

Sulla Settimana Enigmistica n. 4443 del 18 Maggio 2017 a pag. 11 ci sono le "Parole crociate" n. 4351 con una citazione bonelliana. Infatti il n. 41 orizzontale chiede: il Dylan dei fumetti...


N.B. Trovate i link alle altre novità bonelliane su Interviste & News!

I PIRATI DELLA MAGNESIA 4: SAMBUKAN E... ZAGOR?

a cura di Francesco Manetti

Il nostro amico e collaboratore di lungo corso Filippo Pieri ci segnala l'uscita dei Pirati della Magnesia n. 4 - Sambukan raccontascritto dallo stesso Pieri e disegnato da Ferretti & Kant.

I Pirati della Magnesia 4. Disegno di Kant


Tutti noi abbiamo nel cuore un fumetto a cui siamo più affezionati di altri, ci racconta con un pizzico di positiva nostalgia lo sceneggiatore toscano, che aggiunge: crescendo il cervello potrà anche dirci che ci sono fumetti migliori di quello, ma non potranno mai sostituire quello che abbiamo nel cuore. Nel mio caso è il cartonato della Cepim "Zagor, lo Spirito con la Scure" del 1977, che mi fu regalato quando ero un bambino. All'interno, prima della storia, c'era uno speciale sul personaggio, sul suo mondo, sugli autori - con alcune delle copertine più belle. Quel cartonato mi piacque tanto e solo successivamente scoprii che quella storia corrispondeva agli albi nn. 55/56 della serie regolare intitolati Zagor racconta e Il Re di Darkwood. Quando ho iniziato la mia serie a fumetti dei "Pirati della Magnesia" ho pensato che avrei voluto omaggiare quella pubblicaziopne in qualche modo, anche solo nel titolo. Ecco perché il n. 4 s'intitola Sambukan racconta ed è dedicato, idealmente, a Guido Nolitta / Sergio Bonelli & Gallieno Ferri, che crearono quella e tante altre bellissime storie.

Il volume della CEPIM al quale Pieri si è ispirato


In questo numero: Sambukan, incalzato dai suoi pirati che hanno ritrovato un vecchio numero di Predoni Tivù, rievoca un episodio del passato rimasto sconosciuto al resto del gruppo, ovvero quando Ada, la figlia del Re della Pagota d’oriente (vedi episodio n. 2) andò in uno show televisivo per riconquistare la Tigre della Magnesia. Ma le cose non andarono come lei avrebbe voluto… Sambukan racconta è una storia particolare dove il protagonista non è il capo dei pirati, ma un personaggio secondario che fino a ora era rimasto nell’ombra. È anche un racconto che, oltre a divertire come sempre il lettore, lascia in bocca un retrogusto amaro, come amara è spesso la vita...

Matite di Kant per la copertina


È possibile scaricare gratuitamente l’albo dal sito della Libreria Digitale Subaqueo!


N.B. Trovate i link alle altre novità su Interviste & News!

mercoledì 24 maggio 2017

IL TITOLO VENUTO DALL’IMPOSSIBILE (XXIX parte) - SAGUARO (III) , NAPOLEONE (II) e GREYSTORM

di Massimo Capalbo

Ritornano i Titoli Impossibili di Massimo Capalbo, il nostro esperto enciclopedico - con i suoi quattro, seguitissimi dizionari dedicati a Mister No, Zagor, Tex e Martin Mystère! Arrivati alla 29esima puntata, il nostro Max in questa puntata chiude il ciclo di parodie di Saguaro, prosegue con la seconda parte quello di Napoleone e sviscera tutta la miniserie di Greystorm! Immersi come siamo nella fanghiglia olezzante del politicamente corretto, per l'ennesima volta ribadiamo che alcuni titoli dagli accenti "osé" - oppure riferiti a minoranze varie, gruppi etnici, regionalismi, generi e gusti (o tendenze o scelte o inclinazioni...) sessuali, malattie, disabilità, deformità, militanze politiche, tifo sportivo, persone famose, etc., vanno letti così come sono stati scritti: unicamente con spirito goliardico/satirico e senza alcun intento offensivo! Lo stesso vale per la scelta - talvolta buffa e "dissacrante" - delle foto dei personaggi e dei marchi reali... OK? Ricordiamo infine che il numero fra parentesi si riferisce all'albo preso a bersaglio e che, ove non sia specificato, si tratta del mensile. (s.c. & f.m.)

SAGUARO



Saguaro si reca nella Mecca del cinema e, nonostante i divieti, 
si mette a urinare dietro un albero:
L'ontano di Hollywood (25)

Saguaro alle prese con Michelone Emiliano, il quale non ha digerito il suo voltafaccia. 
Dopo avergli promesso il suo appoggio alle primarie PD, il Nostro ha deciso 
all'improvviso di schierarsi con Renzi:
Il dem della vendetta (26)

Dopo aver visto assieme a Kay "Full Metal Jacket", 
Saguaro esprime il suo parere sul sergente maggiore Hartman: 
Il sergente è un coyote (27)

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Saguaro soccorre in pieno deserto due giovani militari. Poiché entrambi hanno
 un febbrone da cavallo, il Nostro li porta subito dallo sciamano Howi:
Soldati che scottano (28)

Un ventoso mattino di novembre, Saguaro riceve la visita di Ned Ellis, 
il celebre sciamano bianco dei Sioux:
Magico Vento nel vento (29)

Saguaro scopre sulla sua pelle che la sua amica d'infanzia Travoncella Suadente, 
che egli ha fatto entrare – all'insaputa di Kay – nella sua tenda, 
è in realtà un uomo e ha pure gusti particolari: 
Virilità nascosta (30)

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Dopo una scorpacciata di peyote, Saguaro ha un'allucinazione a sfondo erotico-mortuario:
 La lap-dance degli spettri (31)

Un paparazzo Comanche fotografa di nascosto Kay mentre tromba con Noah Folsom. 
La bella e fedifraga meticcia lo scopre e lo arresta, 
ma il paparazzo fa in tempo a sviluppare il rullino e ad inviare le foto a Saguaro: 
Colpo di Kodak (32)

Per dimenticare il tradimento di Kay, Saguaro va in vacanza alle isole Galápagos
 e fa amicizia con un cordiale rettile del posto:
L'iguana (33)

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Tornato dalle Galápagos, Saguaro incontra un ex commilitone affetto da anemia:
L'anemico (34)

Saguaro alle prese con le voraci lontre che infestano i fiumi della riserva:
 Lontre all'orizzonte (35)


NAPOLEONE




Dal balcone del suo albergo, Napoleone osserva una bella turista 
che gironzola per le strade di Ginevra:
 La forestiera che cammina (13)

Napoleone viene sfidato a singolar tenzone da un famoso cantautore napoletano,
 che non ha gradito i giudizi del Nostro sulle sue canzoni:
Il duello con Gragnaniello (14)

Segretamente gerontofilo, Napoleone inizia una relazione
 con una focosa ottantenne di Losanna: 
L'ultima comare (15)

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Lucrezia regala a Napoleone un bellissimo disegno di Alessandro Bocci, 
che il Nostro appende subito alle pareti della sua stanza:
 Bocci sul muro (16)

Scintillone domanda a Napoleone chi è il suo filosofo preferito, e il detective risponde:
 Il Proudhon (17)

Napoleone indaga su una celebrità di Hollywood:
 L'enigmatico signor Orlando Bloom (18)

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Napoleone resta intrappolato nei perversi sogni di una vecchia gloria della musica italiana: 
Nel cerchio di Dario Baldan Bembo (19)

Napoleone viene a sapere che un famoso attore italoamericano è scomparso nella valle dell'Engadina e va subito alla sua ricerca. Per fortuna, non ci mette molto a ritrovarlo: Danny De Vito nel bosco (20)

Napoleone chiede a Caliendo se è ancora in contatto con Lella Birkenmayer, l'anziana ninfomane di Zurigo con la quale entrambi, anni prima, persero la verginità:
 La senti Lella? (21)

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 Napoleone va al funerale di una sua vecchia fiamma, 
una delle donne più stupide di tutta la Svizzera: 
Quando muoiono le babbione (22)

Napoleone indaga sul furto di una preziosa statuetta che ritrae 
un celebre giocatore della Lazio: 
Il Di Canio di corallo (23)

Passeggiando in una discarica, Napoleone ritorna indietro agli anni della sua adolescenza, quando s'innamorò follemente della bella Lezzonia, 
una ragazza che si lavava ogni morte di papa: 
Il puzzo della memoria (24)


GREYSTORM



L'inglese Robert Greystorm, ricco e geniale inventore, ha molta stima nei confronti del presidente della regione Sicilia, pur non condividendone gli orientamenti sessuali: Grande Crocetta! (1)

Ed è anche un estimatore di don Giussani, che considera un gigante della fede:
 Il gigante dei ciellini (2)

Giunto in Italia con l'Iron Cloud, la sua avveniristica nave aerea, 
Robert truffa ripetutamente un ingenuo imprenditore meridionale, 
vendendogli dei macchinari difettosi:
 Il pollo del sud (3)

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L'avido Robert convince la sua ragazza Emma, che fa parte dell'equipaggio della nave volante, di fingersi storpia, così da intascare la pensione d'invalidità:
La finta invalida dell'Iron Cloud (4)

Partiti dall'Italia, Robert e compagni atterranno su uno sperduto isolotto del Pacifico,
 dove si mettono a preparare squisiti dolci:
 Torte sull'isola (5)

Rientrato a Londra, Robert scopre che sua madre Genoveffa ha qualcosa da nascondere:
 Il segreto della mamma (6)

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Genoveffa rivela in lacrime al figlio che suo padre non è sir Larry Greystorm, ma un lattaio
 di Birmingham. Lo shock di Robert è tale che egli cade dalle scale e si sloga una caviglia: Lussazione (7)

A bordo dell'Iron Cloud, Robert ritorna in Italia, atterrando precisamente
 alla perferia di un'importante città lucana:
 Ai confini di Matera (8)

Essendo ricco sfondato (grazie ai soldi dell'anziano "papà"), Robert medita 
addirittura di comprarsi tutta la zona intorno a Matera:
Padrone del Metaponto (9)

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Spostatosi con l'amata Emma sul versante tirrenico della Basilicata, 
Robert incontra il suo disegnatore preferito:
 Dino Battaglia a Maratea (10)

Sempre a Maratea, il Nostro fa amicizia con un bizzarro scienziato che
 alleva delle galline mutanti per ottenere delle uova cibernetiche:
 L'albume del domani (11)

Diseredato dal padre (che ha scoperto la verità sul suo concepimento e ha ripudiato Genoveffa), mollato – per il suddetto motivo - da Emma e tradito – sempre per il medesimo motivo - dall'equipaggio dell'Iron Cloud (che fugge via con la nave aerea), il povero Robert impazzisce e finisce nel manicomio di Potenza, dove passa il tempo a guardare gli altri pazienti che giocano:
I capitomboli dei mentecatti (12)


E adesso, in ordine di apparizione, la consueta carrellata dei personaggi - reali o immaginari (se estranei agli albi o alle collane in questione) - e dei marchi di fabbrica (et similia) citati nei titoli dopo che sono stati virati in parodia:

Michele Emiliano;  Ronald Lee Ermey alias il sergente maggiore Hartman; Ned Ellis alias Magico Vento; Kodak; Enzo Gragnaniello; Alessandro Bocci; Pierre-Joseph Proudhon; Orlando Bloom; Dario Baldan Bembo; Danny De Vito; Paolo Di Canio;
     Rosario Crocetta; Don Luigi Giussani; Dino Battaglia.













Ringraziamo infine gli autori delle copertine sopra rappresentate:

Davide Furnò, Carlo Ambrosini, Gian Mauro Cozzi

Massimo Capalbo

N.B. Trovate i link alle altre puntate del Titolo Impossibile su Cronologie & Index!