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mercoledì 26 agosto 2015

WHAT IF (III)... CON TAURO, SIO, DYLAN E TEX!

di Filippo Pieri

L'artista Antonio "Tauro" Silvestri - che abbiamo già incontrato in passato su Dime Web - ci regala delle nuove vignette sui personaggi dei fumetti (InviSiosi), tra cui anche Tex e Dylan Dog, prendendo spunto da Simone Albrigi (Sio).





N.B. Trovate i link alle altre novità bonelliane su Interviste & News!

domenica 23 agosto 2015

IL WEST SECONDO ROBERTO RECCHIONI. COLOR TEX N. 7

di Nicola Magnolia e Giampiero Belardinelli 

Dopo l’esordio con una narrazione breve dal titolo Randy il fortunato, apparsa nel dicembre 2014 sul sesto Color Tex, finalmente vediamo l’autore romano cimentarsi con una storia di ampio respiro del Ranger. Diciamolo subito, senza troppi giri di parole: Recchioni sa scrivere e sa come rendere camaleontiche le proprie sceneggiature. Il compianto Sergio Bonelli era consapevole di avere tra le mani un grande talento e per questo motivo, alcuni anni fa, aveva chiesto al "Robbe" di provare a scrivere una storia del Ranger. I suoi numerosi impegni – sceneggiatore e curatore di Dylan Dog nonché creatore, con Emiliano Mammucari, di Orfani – avevano rimandato l’evento. Recchioni si ispira alla tradizione, cerca di mettere in scena il vero Tex, quello del suo creatore Gianluigi Bonelli, soprattutto ricorrendo a dialoghi duri nel miglior stile cinematografico. D’altronde, è bene ricordarlo, già negli Anni Cinquanta GL Bonelli aveva precorso i tempi con il suo linguaggio duro e irriverente, in parte perso a causa delle autocensure nate nel clima di caccia alle streghe nei confronti del fumetto.



Tornando all’avventura in questione, viene alla luce una sceneggiatura piacevole, avvincente e ricca di colpi di scena, con tutti e quattro i pard in azione. La vicenda risulta scorrevole, dinamica e non perde mai il ritmo, lasciando spazio a quelle fisiologiche pause narrative di bonelliana memoria. Un Tex di sostanza, impegnato, insieme a Tiger Jack, a salvare dagli Apache due bambine e la loro madre, mentre Kit Carson e Kit Willer indagano sul boss del crimine che spadroneggia nella cittadina di Serenity.
L’avventura è costruita intorno a due punti nodali. Il primo è il risalto con cui lo sceneggiatore ha ribadito qual è il motivo principale per cui i Nostri mettono a rischio la propria vita. Il dialogo fra Tex e Carson di pagina trenta dà realismo alla narrazione ed è un peculiare esempio della filosofia dei pard: Sai, ci sono giorni in cui mi chiedo perché continuiamo a fare questa vita… - dice l’anziano ranger - E questo è uno di quei giorni? - chiede Tex - Tutto il contrario, amico mio… – afferma Kit, dinanzi alle tombe dei due uomini trucidati dagli Apache – Questo è uno di quelli in cui me lo ricordo con chiarezza! 
Il secondo motivo è la rappresentazione del Male che si nasconde dietro una patina di rispettabilità. Doc Gallegher è un medico con la fama di uomo illuminato che, offrendo protezione e assistenza ai poveracci, ha messo in atto un’operazione di impronta mafiosa. Facendo del bene, quindi, Doc Gallegher ha costruito una barriera di omertà che, tra l’indifferenza generale, gli ha permesso di organizzare le proprie imprese criminali. Come avrebbe detto Gianluigi Bonelli, galantuomini in guanti bianchi, la peggior razza che infesta questo mondo. Nella catartica realtà texiana, però, i Nostri sanno come colpire il Male grazie alla loro pragmatica giusta giustizia. È una concezione fondante della filosofia texiana, in contrasto con le ossessioni giustizialiste del giudice Elmer Finn.




Lo sceneggiatore, riassumendo, ha affrontato il Mito senza timore ma con grande rispetto e, dimostrando saggezza, ha inserito con abilità i giusti ingredienti, amalgamati in maniera naturale. Senza dubbio una prova superata a pieni voti per Roberto Recchioni che, senza snaturare il personaggio, realizza una personale interpretazione del Ranger più famoso d’Italia.
Pregevole anche il lavoro grafico di Pasquale Del Vecchio (ex Nick Raider e Napoleone), ormai diventato una delle colonne portanti della collana. Le sue tavole sono dinamiche e il suo tratto classico sta diventando pian piano più maturo. Bene anche le scene negli interni, mentre il volto di Tex è un riuscito mix delle varie interpretazioni dei grandi Maestri della serie. Eccellenti la copertina del solito Claudio Villa e i colori interni della GFB Comics.


Color Tex n. 7, agosto 2015. Disegno di Villa



Color Tex 7
LA STRADA PER SERENITY
Agosto 2015
Pag. 160, € 5,50
Testi: Roberto Recchioni
Disegni: Pasquale Del Vecchio
Colori: GFB Comics (Coordinamento: Nucci Guzzi)
Copertina: Claudio Villa
Rubriche: Mauro Boselli


Nicola Magnolia & Giuseppe Belardinelli

N.B. Trovate i link alle altre recensioni bonelliane sul Giorno del Giudizio!

WE WANT YOU!

Quando inaugurammo i Quaderni Bonelliani, nel settembre del 2012, una delle prime "pagine fisse" che mettemmo online era dedicata alla ricerca di collaboratori e la chiamammo We Want You!, ispirandoci al motto che appariva sul celebre manifesto americano della Prima Guerra Mondiale.

Oggi rinnoviamo il nostro appello iniziale!

Inviateci i vostri scritti per un'eventuale pubblicazione:
li valuteremo tutti.





Potete cimentarvi con saggi, interviste agli autori, cronologie ragionate, biografie, curiosità e... altro ancora.
Ricordiamo che Dime Web non si occupa solo di fumetto bonelliano (numerosi i nostri interventi sul cosmo disneyano e sulla produzione franco-belga, per esempio).
E non ci occupiamo solo di fumetto, bensì di letteratura di genere! Dunque, ampi margini di manovra!

In questo periodo, però, abbiamo soprattutto bisogno di recensioni delle novità Bonelli - sia degli albi mensili che degli speciali, soprattutto per quanto riguarda queste serie: Martin Mystère, Nathan Never, Julia, Le Storie, Dampyr, Dragonero, Orfani, Adam Wild e Lukas.

VI ATTENDIAMO NUMEROSI!

Saverio Ceri & Francesco Manetti

P.S. Nel giro di poche ore questo post ha avuto un successo insperato, piazzandosi nei "piani alti" della nostra top ten: speriamo che questo si traduca in proficue collaborazioni!

MARTIN MYSTÈRE E TEX UNITI SOTTO IL SEGNO DELLA SFINGE!

di Filippo Pieri

Doppia citazione bonelliana sulla Settimana Enigmistica n. 4252 del 20 Agosto 2015.

A pagina 22 c'è la rubrica "Cornici concentriche" numero 5278. La definizione n. 7A chiede quale sia il Mystère dei fumetti.

 
A pagina 29 ci sono le "Parole crociate" n. 5296. Il 50 orizzontale dice: il Tex dei fumetti.



N.B. Trovate tutti i link con Bonelli sulla Settimana Enigmistica in Interviste & News!

giovedì 20 agosto 2015

TEX: ADDIO A FERNANDO FUSCO

di Nicola Magnolia 
 

Una bella immagine di Fusco
 
Il 9 agosto 2015, all’età di 86 anni, ci ha lasciati il disegnatore e pittore Fernando Fusco, uno dei più rappresentativi e prolifici illustratori di Tex. Era nato a Ventimiglia ma Umbro d’adozione, viveva da tempo a Città di Castello (PG). Dopo aver lavorato per diversi anni in Francia ritorna in Italia producendo, su testi di Luigi Grecchi, due fumetti western di grande popolarità: Lone Wolf e I due dell’Apocalisse, editi per i tipi della Casa editrice Universo. Nel 1974 esordisce sulle pagine di Tex con L’idolo di smeraldo (Tex 168-169), su testi di Gianluigi Bonelli. Nel 1979 disegna la prima storia texiana sceneggiata da Guido Nolitta (Sergio Bonelli), Caccia all’uomo (Tex 183-185). Tra le sue storie migliori ricordiamo I ribelli del Canada (Tex 203-207), Il clan dei cubani (Tex 230-232), Il Marchio di Satana (Tex 248-249), la prima scritta da Guido Nolitta, le ultime due da Gianluigi Bonelli. Il suo stile era unico, inconfondibile, moderno per quell’epoca e molto distante dagli standard classici della Casa editrice. Nei suoi primi albi tratteggia un Tex molto magro e poi, negli anni seguenti, Fusco ci dà una versione del Ranger molto più robusta (e sempre con la sigaretta in bocca). Il suo tratto è molto amato dai lettori per il dinamismo delle sue tavole, la cura dei dettagli, nonché per il suo Tex ironico, deciso e, nonostante la stazza, svelto come un gatto. Apprezzate anche le giovani indiane, sempre sorridenti, sensuali, e con le belle gambe in evidenza. Altrettanto sensuali sono state le sue figure femminili più in generale.


Collezionare n. 13 del dicembre 1988, con l'indimenticabile cover inedita di Fusco.


I problemi alla vista lo hanno purtroppo convinto a ritirarsi a vita privata. Nel 2010 viene pubblicata sull’Almanacco del West la sua ultima storia, La banda dei messicani, sceneggiata da Claudio Nizzi. La copertina di Claudio Villa per l’albo mensile datato settembre 2015 (La chiesa sulla collina, Tex 659) sembra un omaggio a una delle sue storie disegnate: Il Marchio di Satana, di cui ricordiamo l’evocativa cover dell’indimenticabile Aurelio Galleppini.
È stato amico di un altro grande disegnatore di Tex, Carlo Raffaele Marcello, scomparso nel 2007, entrambi nati a Ventimiglia nello stesso anno (il 1929). I due autori sono stati accomunati da un simile percorso artistico: infatti, seppure in tempi diversi, prima di imporsi in Italia ebbero successo in Francia.


Nicola Magnolia


N.B. Trovate i link alle altre novità bonelliane su Interviste & News!

DYLAN CONCENTRICO, TEX & CARSON ATTINENTI...

di Filippo Pieri
Doppia citazione bonelliana sulla Settimana Enigmistica n. 4239 del 22 Giugno 2013.

A pag. 24 troviamo le "Cornici Concentriche" n. 3989; il numero 12 delle definizioni A dice: Il Dylan dei fumetti. Avevamo trovato altre citazioni bonelliane nelle "Cornici concentriche" in passato: in un post del luglio 2014, in uno dell'agosto 2014 e in uno del gennaio 2015.

A pag.38 c'è invece la rubrica "Scarto di Attinenze" n. 39135, con Tex & Carson. Precedentemente avevamo trovato altre enigmi bonelliani simili: nell'agosto 2014 e nel luglio 2015.

N.B. Trovate tutti i link enigmistico-bonelliani su Interviste & News!

domenica 16 agosto 2015

L’AMORE E L’ODIO DEL COWBOY PER IL SUO CAVALLO: IL COMPAGNO DI UNA VITA! LA STORIA DEL WEST by WILSON VIEIRA (XXVII PARTE)

di Wilson Vieira

Continua - vero e proprio orgoglio di Dime Web - la Storia del West narrata dal nostro amico e collaboratore brasiliano Wilson Vieira, esperto della Frontiera e fumettista internazionale. Giunti alla 27a parte ci occupiamo stavolta del cavallo, mezzo di locomozione per eccellenza nei decenni del Vecchio Ovest, in un periodo in cui tutti gli uomini erano... centauri! Vi ricordiamo che tutte le immagini non bonelliane sono state scelte e posizionate nel testo dallo stesso Wilson e vi auguriamo buona lettura! (s.c. & f.m.)
Il cavallo da sella del cowboy ha tratto origine dai cavalli purosangue mauro/arabi che scapparono ai Conquistatori spagnoli nelle loro spedizioni attraverso l’Occidente del Nord-America, si inselvatichirono e che in pochi decenni aumentarono di numero fino a formare grosse mandrie. L’apparizione di questi cavalli nelle steppe dell’Occidente e nel Nord-Ovest, cambiò il tipo di vita degli Indiani, che per secoli erano stati sedentari. Fu il principale compagno dei Pellerossa, soprattutto di quelli che vivevano nelle pianure e sugli altopiani. Come avrebbero potuto spostarsi, per andare alla ricerca delle mandrie, per cacciare I branchi di bufali, senza di lui? Come avrebbero potuto andare in Guerra, attacarre I fortini dei Visi Pallidi e gli accampamenti nemici? Il cavallo esisteva sul continente americano già al tempo della Preistoria. Viveva in mandrie allo stato selvaggio e i primi abitanti di quel Paese gli davano la caccia per cibarsi della sua carne. Cosí decimati, questi cavalli di piccole dimensioni, con la testa grossa e allungata, sono oggi completamente scomparsi. 








Quando gli Spagnoli occuparono il Messico, Hernán Cortés (1485 – 1547) fece venire i cavalli andalusi, per la maggior parte di razza Araba, focosi e impetuosi. Queste bestie furono messe a pascolare nelle praterie che circondono il Messico e venticinque esemplari, certamente in cerca di libertà, sfuggirono alla sorveglianza dei guardiani e risalirono verso Nord, attraversarono il Rio Grande del Norte e si sparsero nelle pianure dell’Arizona e del Texas. Gli Apache li scoprirono per primi e dettero loro nome di buffalo-dogs, scambiandoli per grandi cani. Essi divennero in breve ottimi cavalieri e gli altri Indiani imitarono il loro esempio.
Gli Indiani delle pianure ebbero sempre un vero e proprio attaccamento per le loro cavalcature e rimanevano in sella per ore e ore consecutive percorrendo a volte distanze incredibili. Con una serie di incroci gli Indiani riuscirono a creare una nuova razza: l’Appaloosa, che divenne il poney di guerra dei Nez Percé prima di essere usato anche dalle altre tribú. Il suo nome deriva dalla Palouse Valley dove scorre il fiume Palouse, negli Stati dell’Oregon e di Washington, culla dei Nez Percé, i quali si dedicarono all’allevamento di questo magnifico animale dal mantello grigio pomellato di scuro. Quando, nel 1887, i Nez Percé si ribellarono al Governo di Washington e furono rinchiusi in una Riserva, molti di questi cavalli venero uccisi, ma gli allevatori seppero intervenire e salvarono questa razza meravigliosa che oggi costituisce l’orgoglio di molti ranch.


Tex n.377, marzo 1992. Disegno di Galep


Fra gli Indiani, infatti, un abile ladro di cavalli godeva dello stesso prestigio di cui gode nella società civile un capace uomo d’affari. La vigilanza delle mandrie e l’acquisto di nuovi capi costituivano una preoccupazione per la tribù. Giorno e notte squadre di ragazzi facevano la sentinella ai recinti dei cavalli, mentre, per un giovanotto, l’impresa più onorevole era il rubare i cavalli a una tribù nemica, all’Esercito Americano o agli emigranti. In un campo Indiano c’erano di solito cavalli per tutti, guerrieri, donne e ragazzi compresi. Perciò per gli Indiani il cavallo costituiva l’unica e vera forma di ricchezza possibile e in caso di necessità, una fonte essenziale di cibo. Abitatori di foreste e di laghi, diventarono popoli a cavallo, che si misero in moto e che un po' per volta si diressero verso le regioni più calde del Sud.






Caratteristiche dei cavalli 

Il cowboy differenzia i cavalli non solamente secondo la razza, ma, prima di tutto, secondo il loro colore: Buckskin (fulvo, color ruggine), Dun (fulvo, marrone scuro), Bay (fulvo, marrone chiaro), Chestnut (del colore della volpe), Sorrel (color volpe rossa), Palomino (crema-oro), Grulla (grigio fumo o grigio topo), Dappel Grey (pomellato), Piebald (bianco macchiato), Pinto, Calico (pezzato), Leopard, Whitie (bianco), Black (nero).




Oltre la razza e il colore, il cowboy distingueva i cavalli secondo il loro particolare addestramento (per il lancio del lazo, per seguire le mandrie, ecc.). I “Cavalli Lunghi” erano cavalli che potevano coprire grandi distanze ad andatura veloce; i “Cavalli Corti” erano quelli che coprivano distanze brevi, ma ad altissima velocità. Poiché nel corso dell’anno, in un grande ranch, il cowboy poteva avere bisogno del cavallo per gli usi più vari, ne aveva almeno sette diversi, addestrati per i diversi impieghi.
Il detto “l’uomo è buono come il suo cavallo”, significa che l’uomo era buono come i cavalli che possedeva. Come al giorno d’oggi nessuno si sognerebbe di usare o compiere un giro di prova con l’automobile o la motocicletta di un altro, senza il suo permesso, così il cavallo di un uomo era tabù. L'inosservanza di questo sottinteso poteva causare feroci liti, non escluso il ricorso alle armi di fuoco. Il cowboy non aveva sempre per il suo cavallo quell’attaccamento romantico, che commuove fino alle lacrime, da decenni, gli amici degli animali di tutto il mondo. I cavalli erano molti volte estrosi, ombrosi, capricciosi e anche maligni e il cowboy, molte volte, amava e odiava il suo cavallo nel medesimo tempo.






Razze equine

La più antica razza equina nord-americana dell’età moderna è il puro sangue Mauro-Arabo degli Spagnoli dal quale, attraverso successivi incroci con varietà equine allo stato selvaggio, è derivata la forte ossatura del cavallo messicano. Le razze asiatiche molto probabilmente sono state importate in America dai colonizzatori russi dell’antica California. Attraverso incroci, gli Indiani della tribù dei Nasi Forati, siti nell’Oregon, riuscirono ad allevare la razza Appaloosa, che era originaria dela Cina, mentre gli Indiani Cayuse produssero la prima razza americana, il forte e focoso cavallo Cayuse.
Una razza che si era sviluppata in modo autonomo e allo stato selvaggio, il Mustang, costituiva una razza inferiore e venne in gran parte abbattuta sin dagli Indiani che dai cowboy. Il Cavallo Selvaggio Americano, è una razza a sé e non deve essere confuso col Mustang. Ha lunghe gambe, veloci, e ha fatto la sua comparsa nella Storia come pony indiano.

Almanacco del West n. 21, gennaio 2014. Disegno di Villa


Fra le razze allevate dagli Americani, tramite incroci, ocorre menzionare soprattutto: lo Standart (Standart Bred) che apparve intorno al 1780 come risultato di un incrocio fra il cavallo Messicano e il purosangue Inglese. Adoperato in un primo tempo per trainare carri leggeri, diventò più tardi il cavallo-corriere dell’America.
Intorno al 1800, da un incrocio fra il purosangue Anglo-Arabo con la razza Araba, derivò il cavallo Morgan, apprezzato per sua velocità e la resistenza.
Il purosangue Americano lo si ebbe dall’incrocio del purosangue da corsa Inglese-Orientale con il cavallo selvaggio Americano. È un cavallo grande, di forte ossatura, veloce, resistente e particolarmente adatto per i salti impegnativi e la corsa su lunghe distanze.
Il cavallo preferito per il lavoro giornaliero del cowboy con le mandrie di bovini, era il cosidetto Quarter Horse, che era il migliore per la raccolta e la conduzione delle mandrie e anche nei rodei.
La razza pesante e resistente al freddo, chiamata Percheron e soprannominata “orso con gli zoccoli”, viene preferita particolarmente nelle fredde zone del Nord-Ovest.






Philip Ashton Rollins (1869 – 1950) descriveva la bardattura mattiniera del cavallo col seguente monologo:

"- Giorno Pete.

- Spero che tu sia a posto.

- Ho un pezzo di Kandare (intende mettere il morso al cavallo) per te.

- Apri la bocca, scemo.

- Ehi, sta fermo Pete.

- Ti dico di star fermo.

- Pete, piantala, diavolo!

- Senti, Cayuse dagli occhi di cimice, orecchie a fessura, con le gambe storte e con gli zoccoli piatti!

- Ora tu pieghi il tuo collo Indiano di gomma, o ti levo la pelle a corpo vivo.

- Sta fermo, perdio, adesso è il turno delle orecchie. 


Tex n. 413, marzo 1995. Disegno di Villa



- Eh, non è una bella corona da sposa?

- Ora, mostro sdentato, sei pronto per la pentola della minestra.

- Ora la sella.

- Hai una schiena che sembra una cassa da violino.

- Se mi mordi nei pantaloni, ti levo tutti i denti dalla bocca, e te li mando talmente giù nella gola, che puoi masticare coi piedi!

- Fermo, per il diavolo!

- È una bella panciera, eh?

- Tira dentro la tua pancia.

- Via, ora scorreggia, per fare uscire l’aria.

- Pete, vecchio e brutto porco schifoso.

- Ecco, dunque, tutto fatto, cipollina mia. 

Zagor n. 321, aprile 1992. Disegno di Ferri


- Sei fortunato, Pete, che sono così sentimentale.

- Lascia stare, Pete.

- Basta!

- Pete, anima perduta, faccio una vetrina della tua pancia se non stai fermo.

- Vedi, figlio mio, sei una bestia maledettamente bella!”


Il Cavallo Messicano, detto spesso anche “Pony Spagnolo”, è un cavallo con caratteristiche strisce longitudinali, di colore diverso, sulle zampe anteriori, sulle spalle e sulla schiena. È un descendente del Mustang, molto resistente e robusto e perciò preferito dai cowboy come animale da lavoro.







Il Morgan è una razza americana di cavalli che venne creata per la prima volta nel 1800, nel Vermont, dal maestro di scuola Justin Morgan (1747 – 1798), incrociando cavalli Americani con Arabi. Avevano il pelo rosso/bruno con crini neri; erano alti, e pesavano 950 libbre. Il cavallo Justin Morgan, il primo stallone del maestro, nacque nel 1793 e morì nel 1821. Venne montato da uomini, donne e bambini e venne anche attaccato ai carri. Vinse tutti i concorrenti, sia in corse lunghe che corte, e la sua progenie ha vinto per decenni tutte le corse al trotto negli Stati Uniti. Nell’Ovest questo cavallo viene apprezzato per la sua resistenza e la sua velocità e, come cavallo da sella, per la sua intelligenza.
Quarter Horse è traducibile, all'incirca, con "cavallo da un quarto di miglio": i Texani affermano di essere stati loro a creare e allevare questa razza di cavalli. Si dice originata da un incrocio fra un stallone purosangue e una giumenta nera Indiana, ma è assodato che qeusta razza esisteva già in Virginia e in Carolina ancora prima della Rivoluzione Americana del 1776. Questi cavalli venivano usati come cavalli da corsa su brevi distanze di un quarto di miglio, il che valse a questi cavalli il nome Quarter. Ancora oggi viene affermato che un buon cavallo Quarter può coprire la distanza di 400 m in meno di 23 secondi E che raggiunge una velocità massima di 76 km/h dopo circa 80 m; dopo 130 mt cala a 72 km/h, ma poi tiene questa velocità fino al traguardo. Questo cavallo forte e muscoloso si adatta particolarmente al lavoro nelle fattorie, nel trasferimento o nel concentramento delle mandrie. Nei rodei viene preferito dai cowboy per la sua straordinaria intelligenza.
In realtà la vera ricchezza di un cowboy era la sua pistola e il suo cavallo, semplicemente così. E se, come dicono, dove c’è amore c’è anche odio nascosto, allora il cowboy e il suo cavallo non sono poi così diversi dal nostro mondo, vero?...





Wilson Vieira

N.B. trovate i link alle altre puntate della Storia del West su Cronologie & Index!

I NUOVI BAUGIGI 28 & 29 (CON SCORIE 6)! By PIERI & FERRETTI

Dopo due mesi tornano su Dime Web due serie umoristiche di Pieri & Ferretti, con le puntate 28 e 29 di "@Prenderlo nel baugigi" e "Scorie". Buona lettura e buon divertimento! (s.c. & f.m.)




N.B. Trovate tutti i link del "Baugigi" e di "Scorie" su Cronologie & Index!

MEGLIO L'ERGASTOLO, VII PARTE - by PICCININI & PIERI!

Settimo appuntamento bimestrale con la serie umoristica "Meglio l'ergastolo" di Piccinini & Pieri, dedicata allo sfaldarsi dei sentimenti nella coppia, col passar del tempo... Buona visione! (s.c. & f.m.)



N.B. Trovate i link alle altre puntate di "Meglio l'ergastolo" su Cronologie & Index!

giovedì 13 agosto 2015

THE DARK SIDE OF TEX! "M", VI PARTE: "MEFISTO" (4a)!

di Massimo Capalbo

Prosegue, con la quarta parte della voce (corrispondente alla sesta parte della lettera "M") la inevitabilmente lunga trattazione del grande personaggio di Mefisto - sicuramente quello di più alta caracatura nella "galleria horror" di Tex. Come al solito: le illustrazioni di corredo sono tatte tutte selezionate dallo stesso Max Capalbo, il nostro infaticabile enciclopedico bonelliano, salvo le prime tre, scelte in Rete dalla redazione (per le quali vi invitiamo a segnalarci eventuali errori). Buona lettura e tanti brividi! (s.c. & f.m.)

Il Mefisto di Luca Vannini (dal Tex Willer Forum)

LEGENDA 
  • I nomi in stampatello e grassetto rimandano a una voce dell’opera. Fanno eccezione i nomi del protagonista della serie, TEX, e quelli dei suoi pards – KIT CARSONTIGER JACKKIT WILLER - che sono sempre scritti in questo modo, tranne quando sono inseriti nei crediti di una storia o fanno parte del titolo di un libro (ad esempio: Atlante di Tex). 
  • Con l’unica eccezione di TÉNÈBRES, RAPHAEL, i personaggi dalla doppia identità sono stati indicati con la loro identità fittizia piuttosto che con il nome vero (ad es.:TAGLIATORE DI TESTE invece che BARRERA, JUANSVENTRATORE invece che BARLOW, SALLY).
  • Alcuni personaggi sono stati indicati con il soprannome piuttosto che con il nome vero (ad es.: COLORADO BELLE invece che MORROW, ALICEEL MORISCO invece che JAMAL, AHMED). Riguardo al citato EL MORISCO, la voce a lui dedicata è stata inserita sotto l’iniziale del soprannome vero e proprio – quindi la M -, invece che sotto la E, cioè l’iniziale dell’articolo. 
Per quanto riguarda la serie regolare, il titolo attribuito a ciascuna storia è tratto da uno degli albi che la compongono ed è quello, a nostro avviso, più rappresentativo, quello che meglio sintetizza la trama o che, rispetto ai titoli degli altri albi, richiama la storia alla memoria dei lettori in modo più efficace (anche se, in alcuni casi, il nostrotitolo non coincide con quello usato abitualmente dai lettori). Ad esempio, la storia dei nn. 265-268 viene indicata con il titolo del n. 267, Tex contro Yama, perché esso è, per l’appunto, più rappresentativo rispetto a L’ombra di Mefisto (n. 265), La strega (n. 266) e I Figli del Sole (n. 268).

Un altro Mefisto di Vannini (sempre dal Tex Willer Forum)



Nota sui collegamenti ipertestuali

The Dark Side of Tex è un "lavoro in corso" che si svilupperà nei prossimi mesi, abbracciando numerosi post - uno per ogni lettera dell'alfabeto - fino ad arrivare alla conclusione. I collegamenti ipertestuali fra le varie voci non saranno dunque possibili tutti e subito... e vi spieghiamo subito perché! Collegheremo con link diretti ogni riferimento ad altre voci dell'opera partendo necessariamente dalle voci già apparse. Ci preme dunque ribadire e sottolineare che, non essendo possibile creare link a post futuri, ricostruiremo tutti i link a ritroso solo quando sarà possibile. I link saranno però sempre e soltanto fra URL diverse e non all'interno di uno stesso post. Vorrete perdonarci (e segnalarci!) eventuali errori e omissioni! I link - essendo come abbiamo detto sopra fra URL diverse - porteranno sempre e comunque all'inizio di un altro post e non esattamente alla voce di riferimento. Per facilitare fin dall'inizio l'uso dell'opera, abbiamo creato una pagina apposita di collegamenti alle varie voci, alla quale potete accedere dovunque siate, andando sotto al logo Dime Web: anche in questo caso il link vi porterà al post giusto, scorrendo il quale troverete in un attimo la voce cercata! 

 
Un Mefisto di Lucio Filippucci (ancora una volta dal Tex Willer Forum)



M6
MEFISTO (parte IV)
MEFISTO (parte IV)
A differenza di quanto accadeva ne Il Figlio del Fuoco e ne Il Drago Rosso, in Terrore sulla savana Mefisto – che è guarito dalla follia in cui l’aveva fatto precipitare Padma - non persegue come suo obiettivo principale la vendetta nei confronti di TEX e compagni. Lo scontro tra i Nostri e il negromante avviene infatti per iniziativa dei primi, i quali, venuti a sapere che Mefisto è fuggito due anni prima dal manicomio criminale di Flagstaff assieme a Jean de Lafayette alias BARON SAMEDI, partono per la Florida, dove i due fuggitivi hanno creato un regno VUDU. Come già abbiamo scritto nella voce dedicata al folle barone, Mefisto e il suo alleato vivono in un tetro quanto imponente castello, che ospita anche lo stregone haitiano OTAMI, sua figlia LOA e i Figli del Serpente, cioè i guerrieri del possente Dambo. Nei sotterranei del castello è presente inoltre una vasta grotta che funge da tempio VUDU: in esso, oltre a vari idoli, vi sono uno specchio ornato di teschi e una grande sfera sostenuta da quattro braccia pietrificate.

Tex n. 93, luglio 1968. Disegno di Galep

Tex e Carson parlano con il dottor Toland, direttore del manicomio da cui Mefisto e Baron Samedi sono evasi – TEX 93, p. 47

Davanti agli occhi sbalorditi di Baron Samedi e Loa, Mefisto si appresta a compiere una delle sue inquietanti magie – TEX 93, p. 74

Attraverso questi due oggetti magici, Mefisto compie i suoi incredibili prodigi, terrorizzando gli indiani Seminole, i quali hanno rifiutato l’alleanza con BARON SAMEDI. Forte delle sue doti medianiche, il negromante ha gioco facile con i pellerossa, ma quando viene a sapere che tre bianchi e un indiano provenienti dall’Ovest stanno per giungere nel Regno del Grande Serpente con intenzioni ostili, comincia ad avere seriamente paura. Mi stupisci, Mefisto!... E’ la prima volta che ti vedo così turbato, gli dice BARON SAMEDI. E ne ho ben motivo! – risponde il mago – Quei quattro uomini sono stati i veri geni malefici della mia vita… mi hanno sempre fatto mordere l’amaro frutto della sconfitta… …e a me non resta ora che una speranza… quella di scoprire che non si tratti di loro!. I timori di Mefisto si concretizzano poco dopo: sceso infatti nel tempio sotterraneo con Lafayette, il negromante vede materializzarsi, all’interno della sfera magica, l’immagine dei quattro pards, che in quel momento stanno lasciando Tampa. Fiamme d’inferno!... Sono proprio loro!, esclama Mefisto, il quale dice a BARON SAMEDI, anch’egli visibilmente preoccupato, di non avere potere su di loro. Essi non temono né il cielo né l’inferno!, aggiunge il mago e, per dimostrare ciò al suo alleato, appare a TEX e compagni. Ti ricordi di me, Tex?, chiede Mefisto al ranger, il quale, senza scomporsi, esclama: Toh!.. Il vecchio pazzoide!. Queste parole fanno infuriare il negromante, che cerca poi di impressionare il suo avversario, dicendogli: Il mio potere è grande e va dalla terra al cielo!.

Per calmare Mefisto – soggetto a crisi di rabbia - Baron Samedi gli suona una sinistra melodia – TEX 93, p. 89

Mefisto terrorizza i Seminole – TEX 93, p. 106

Tex n. 94, agosto 1968. Disegno di Galep

Mefisto appare ai quattro pards - TEX 94, p. 16


TEX risponde: Non esiste potere che possa fermare una pallottola, vecchio illuso! Comunque sia, e pur riconoscendo le tue non comuni capacità, mettiti bene in testa quello che sto per dirti… la strampalata storia del Regno del Grande Serpente che tu e il tuo compare barone de Lafayette avete messo in piedi finirà presto in niente… …e potrete considerarvi fortunati se, alla fine di tutto, troverete gente dal cuore tenero, che si limiterà a rispedirvi nel manicomio del dottor Toland!. Le minacce di TEX sconvolgono Mefisto, che urla: No! Questo non sarà mai! Mai!.. Mai!... MAI!. E invece, al termine della storia, il negromante e BARON SAMEDI subiscono una tremenda sconfitta, resa ancora più amara dal tradimento di OTAMI e LOA e dalla distruzione, a opera dei soldati di Fort Myers, del castello, sotto le cui macerie finiscono seppelliti tutti i Figli del Serpente. Neanche stavolta, però, TEX riesce ad accertarsi della morte di Mefisto, il quale, poco prima che i militari cannoneggiassero il castello, ha raggiunto, assieme a Lafayette, il tempio sotterraneo. Il ranger è comunque convinto che il suo nemico sia fuori gioco per sempre.


Mefisto racconta a Baron Samedi il suo sogno premonitore. La fine dei due si avvicina – TEX 95, p. 13

Tex n. 125, marzo 1971. Disegno di Galep

La volta della grotta-tempio sta per crollare e i due alleati cercano di salvarsi - TEX 125, p. 17
 
La verità sulla sorte del negromante ci viene rivelata nell’avventura-capolavoro Il figlio di Mefisto (G. L. Bonelli [sog.&scen.] – A. Galleppini [dis.], nn. 125-128), pubblicata tre anni dopo (1971) Terrore sulla savana (1968). Nel prologo della suddetta storia, vediamo BARON SAMEDI morire schiacciato sotto uno degli idoli del tempio, mentre Mefisto, colpito dai massi che si staccano dalla volta, perde i sensi. Risvegliatosi qualche ora dopo, il mago si rallegra di essere ancora vivo, ma si accorge di avere diverse costole rotte e scopre, con sgomento, di non poter lasciare il tempio: il passaggio segreto che conduce all’esterno è infatti bloccato. Sono perduto… Sepolto vivo in questo dannato buco… sepolto vivo con i miei sogni di potenza e con la mia sete di vendetta! – esclama, disperato, il negromante – Ah, maledetto Willer! Maledetta ombra nera che hai sempre attraversato la mia strada! Io, il grande Mefisto, sono condannato a morire in questo sepolcro, mentre quell’infernale ranger trionfa e si sottrae alla mia vendetta!. All’improvviso, però, Mefisto si ricorda della grande sfera e mediante essa invoca il Nero Principe delle Ombre, allo scopo di trasmettere a suo figlio Blacky – che vive in un carrozzone con la madre Myriam, assieme alla quale fa l’artista girovago - i suoi poteri magici e la rossa fiaccola della vendetta. Grazie all’aiuto dello spirito infernale, il negromante riesce a mettersi in contatto con i due e, dopo aver fatto perdere i sensi a Myriam (la quale non vuole che Blacky gli presti ascolto), spiega al figlio cosa desidera da lui e ciò che sarà in grado di fare se accetterà la sua proposta.

Mefisto scopre di non avere scampo - TEX 125, p. 22

Il negromante invoca gli spiriti infernali - TEX 125, p. 24

Il Nero Principe delle Ombre mostra a Mefisto la sua ex compagna Myriam e il figlio Blacky - TEX 125, p. 26

Myriam cerca di impedire i piani di Mefisto, ma questi la toglie temporaneamente di mezzo - TEX 125, p. 34
 

Io ti offro di regnare su questa terra, in cambio di un giuramento di vendetta., dice Mefisto a Blacky. Quest’ultimo accetta la proposta del padre, il quale, oltre a dargli precise istruzioni, gli mostra i volti dei quattro pards, a cominciare da TEX, l’uomo che – sottolinea amaramente il mago - è stato la causa della mia rovina. Intento a parlare con suo figlio, Mefisto non si accorge che centinaia di grossi TOPI sono penetrati nella grotta. I famelici roditori assalgono il negromante, che, dopo aver cercato di difendersi con un braciere, chiede aiuto ai figli dell’ombra. Hai rovesciato il braciere, fratello – rispondono costoro – e in tal modo hai rinunciato a parte del tuo potere… e oltre a ciò il tuo tempo sta per finire! Gli abissi ti aspettano, fratello! E il tuo nome è già sulla bocca di colui che regna sui mondi oscuri!. Ormai incapace di difendersi dagli assalti del branco, Mefisto grida a Blacky (che assiste alla terribile scena attraverso la sfera magica di sua madre): Figlio!... Non dimenticare la mia vendetta! Sii degno del grande Mefisto!.... …E vendicami!... . Sono le ultime parole del negromante, che, tra urla strazianti, viene divorato vivo dai TOPI.

L’orrenda fine di Mefisto: divorato vivo dai topi - TEX 125, p. 42

Tex n. 162, aprile 1974. Disegno di Galep

Evocato da Yama, Mefisto si materializza attraverso il fumo di un braciere - TEX 162, p. 99


Malgrado l’atroce fine e l’avvicendamento con YAMA, Mefisto non esce di scena in via definitiva. Lo ritroviamo, infatti, nei due seguiti della sopracitata storia: Il ritorno di Yama (G. L. Bonelli [sog.&scen.] – A. Galleppini [dis.], nn. 162-164) e Tex contro Yama (G. L. Bonelli [sog.&scen.] – A. Galleppini [dis.], nn. 265-268). Ovviamente, a comparire non è lui in carne e ossa, ma il suo spirito, che si trova confinato nei cerchi inferiori del Regno delle Ombre. Come leggiamo a p. 50 del n. 265, Mefisto dovrà restare in questo luogo sette volte sette anni prima di poter entrare tra le file degli angeli neri.
In entrambe le avventure, il negromante fornisce a YAMA un importante aiuto nella lotta contro i quattro pards. Ad esempio, in Tex contro Yama, Mefisto salva la vita al figlio (precipitato in un fiume sotterraneo) e gli affianca l’astuto pipistrello infernale ARYMAN. Ciononostante, Dickart junior delude le aspettative del padre, dimostrando di non essere alla sua altezza. L’umiliante sconfitta che i Nostri infliggono a YAMA in questa storia sembra porre termine al lungo confronto tra TEX e Mefisto. Invece, come vedremo, non è affatto così.

Tex n. 265, novembre 1982. Disegno di Galep

Mefisto comanda ai pipistrelli di salvare Yama - TEX 265, p. 47

Mefisto compare a Yama nel Regno degli Abissi dove il suo spirito è stato confinato - TEX 265, p. 50

Mefisto rimprovera duramente Yama, che contro i pards ha nuovamente fallito - TEX 268, p. 99
  
Massimo Capalbo

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