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sabato 30 novembre 2013

WEB NEWS

Bonelli News
di Saverio Ceri

Torniamo dopo qualche settimana ad aggiornare le novità annunciate nel precedente post di Bonelli News, e lo facciamo navigando tra le pagine della rete.

Prima avventura del nuovo ciclo per Dylan Dog - Disegni di Nicola Mari

Come sempre Dylan Dog e il suo rilancio sono sotto i riflettori: dal sito Bonelli e dalla pagina facebook del personaggio apprendiamo che la testata che ospiterà le avventure del Dylan del futuro sarà quella degli speciali, e che il maxi diverrà quadrimestrale. Sembra rimanere fuori da tutti i giochi l'albo gigante che, per ora, non ha un ruolo ben definito nella futura vita editoriale del personaggio e che, si vocifera in rete, probabilmente cesserà le pubblicazioni proprio per lasciare spazio al terzo balenottero dell'incubo annuale.Effettivamente nell'intervista ai nuovi curatori della collana lo speciale "fuori scala" non viene neppure menzionato. Questo però non ci autorizza  a pensare al peggio, forse, semplicemente, non si è ancora individuata la peculiarità da conferire a questa collana. Personalmente ritengo che l'unica identità plausibile per il gigante potrebbe essere quella del texone: grandi tavole per grandi autori, possibilmente non bonelliani.
Intanto si apprende il titolo dell'episodio del rilancio "Spazio profondo" e si scoprono le prime tavole dei due numeri fondamentali per il rilancio, quello di ottobre 2014, appunto e quello del mese successivo con il pensionamento di Bloch.
L'agognata pensione: l'ispettore Bloch lascia Scotland Yard - Disegni di Bruno Brindisi

A proposito di Recchioni e Barbato: sulla pagina facebook di Orfani è apparsa in anteprima la quarta cover della serie, opera del sempre bravo Carnevale, mentre Paola Barbato sul suo profilo ha mostrato in anteprima le vignette del mancato Romanzo Bonelli: Mani Nude, la versione a fumetti dell'omonimo libro scritto dalla stessa autrice; i disegnatori dei tre volumi che comporranno la miniserie, saranno la coppia Furnò/Armitano.


Copertina del quarto volume della prima stagione di Orfani - Disegno di Massimo Carnevale

Vignetta tratta dal prossimo "Romanzo" di Paola Barbato: mani Nude - Disegno di Furnò/Armitano

Il fatto che due disegnatori della scuderia di Saguaro, tra cui il copertinista, siano impegnati per ben tre albi lontano dal personaggio di Enna, non farà sicuramente piacere ai fan dell'atipico agente dell'FBI. Tale notizia potrebbe apparire come una inevitabile conferma delle recenti voci che darebbero in chiusura la testata. Sia Marcheselli intervistato da Comicblog che Enna sul forum del personaggio hanno smentito, pur ammettendo che le vendite sono tutt'altro che soddisfacenti, prova ne è il fatto che Saguaro è l'unica tra le tre serie regolari lanciate tra il 2012 e il 2013 che non godrà di uno speciale nel 2014.
Sulla pagina facebook di Dragonero invece si mostra in anteprima proprio una pagina del primo fuoriserie a colori e si annuncia che già è in cantiere il secondo.
Morrone e Cucina disegnano il primo speciale di Dragonero:126 pagine a colori

Sempre spulciando in rete si possono scoprire delle chicche come questa tavola a matita del prossimo Tex di Boselli e Andruecci: "Il magnifico fuorilegge". L'immagine e altre belle cose le potete trovare sul blog dello stesso Stefano Andreucci.


splendide matite per la prossima avventura di Tex firmata da Boselli e Andreucci

Un giovane Tex negli studi preparatori di Stefano Andreucci per la sua prossima avventura del ranger. 


Fonte di molte novità bonelliane in questi giorni anche il sito Comix Factory: Tra le sue pagine possiamo scoprire alcune immagini del prossimo Adam Wild di Manfredi e del misterioso progetto "I pionieri dell'ignoto" di Vietti e Bignamini, previsto sembra per il 2015. Molto più vicino, ma molto più misterioso Lukas di Medda e Benevento, tant'è che nel pur illustratissimo articolo di Comix Factory se ne vede solo la "bibbia" per la seconda stagione.


Matita di Alessandro Bignamini per I pionieri dell'ignoto, miniserie creata insieme a Stefano Vietti

Sembra infine che i crossover tra personaggi, non si limiteranno al già annunciato incontro tra Dylan Dog e Dampyr, ma che in un futuro non molto lontano anche il neonato Dragonero incontrerà un altro personaggio del mondo Bonelli... ma questa è ancora una voce ancora mooolto di corridoio; quindi per saperne di più, restate sintonizzati su Dime Web.

Saverio Ceri

N.B. Trovate le altre novità di Via Buonarroti sulla pagina Bonelli News!

giovedì 28 novembre 2013

I POPOLI AMERINDI. GLI APACHE: LE TIGRI DEL DESERTO, I PREDATORI DELLA SABBIA! LA STORIA DEL WEST by WILSON VIEIRA. VII PARTE

di Wilson Vieira

Durante le scorse puntate della Storia del West delineata da Wilson "Piccolo Ranger" Vieira abbiamo parlato di Buffalo Bill, della corsa all'oro, della schiavitù, di Jesse James, degli Indiani e delle donne! Con questa settima parte, dedicata ai fieri Apache, termina il primo ciclo che Dime Web dedica alle vicende della Frontiera - saggi che hanno riscosso ottimo successo in Rete (l'ultimo sito fumettistico in ordine di tempo a parlarne è stato lo storico afNews Info di Gianfranco Goria). Riprenderemo dunque a gennaio, dopo la pausa... estiva! Il nostro carissimo amico Wilson scrive infatti dal Brasile, dall'emisfero australe - dove l'Estate coincide con il nostro Inverno!
Ricordiamo che tutte le immagini di corredo sono state scelte e posizionate appositamente da Vieira - salvo i riferimenti iconografici bonelliani, aggiunti da noi. (s.c. & f.m.)



 

Erano, gli Apache, tribú del gruppo linguistico degli Atapaski meridionali con le sottotribú degli Aravapai, dei Chiricahua, dei Cocotero, dei Gileno, dei Jicarilla, dei Kiowa, dei Lipan, dei Mescalero, dei Mimbrenjo, dei Mogollon, dei Pinal, dei Pinaleno e dei Tonto. Abitavano soprattuto nelle steppe e nei deserti del Sud-Ovest dell’America e si erano adattati più di tutte le altre tribú indiane al deserto: ciò li metteva nella condizione di sopravvivere in posti dove neanche gli animali del deserto resistevano. Per tale motivo resistettero agli Spagnoli e alle truppe americane. Furono perciò chiamati Tigri del Deserto, anche per l’implacabile odio verso i Bianchi e per le torture cui sottoponevano i prigionieri. 


 
Tex n. 165, luglio 1974. Disegno di Galep.


Gli Apache furono i veri signori delle montagne del New Mexico e dell’Arizona. Erano nomadi e cacciatori, con una cultura pari a quella degli uomini dell’età della pietra. Il loro nome deriva infatti dalla parola apachu, che significa "nemico", e fu a loro attribuito dagli Zuni, popolo rivale che abitava le stesse regioni.




Gli Zuni, che abitano anch’essi nel Sud-Ovest, formano da soli una famiglia bem definita: quella degli Zunian. Rappresentano una degli tribú Pueblo piú importanti e vivono sulle rive del fiume Zuni, nel New Mexico. Molti di essi sono agricoltori, e sebbene una volta si siano uniti agli altri Indiani Pueblo per ribellarsi agli Spagnoli che li opprimevano con rara crudeltà, nel 1680, essi hanno tuttavia una natura tranquilla e sono seri lavoratori. La loro sussistenza dipendeva dalla coltivazione del mais e da quella del cotone di cui si servivano per confezionare abiti. Essi impararono ad addomesticare il tacchino e ancora oggi sono abili costruttori di vasi. Vestiti con ricercatezza, gli uomini portano una fascia sulla fronte e cinture ornate di pietre d’argento. Presso gli Zuni si contavano almeno tredici “società segrete”, alcune delle quali si dedicavano alla cura dei malati, altre ad avvenimenti particolari - come il far scendere la pioggia nei frequenti periodi di siccità.


Tex n. 379, maggio 1992. Disegno di Galep.



Quando ebbero i cavalli e poi i fucili, gli Apache divennero terribilmente pericolosi e furono gli avversari piú accaniti dei Visi Pallidi. Per due secoli essi continuarono a compiere scorribande contro le fattorie e i villaggi sparsi sul loro territorio. A loro il cavallo serviva più come cibo che come cavalcatura. Il codice d’onore era sconosciuto agli Apache, poiché vivevano di cacce e rapine, combattendo possibilmente col metodo dell’imboscata e rischiando il meno possibile. Non conoscevano la virtù e i concetti d’onore dei cavalieri della prateria e della steppa: erano abili solo nell’intrecciare cesti e tappeti. L’ordine, all’interno della loro comunità linguistica, era democratico. Erano sufficienti le capacità personali per diventare capo.
Naturalmente nemici di ogni intruso nel West, combatterono per 300 lunghi anni gli Spagnoli, i Messicani, i Texani e gli Americani e uccisero non solo gli uomini ma anche le donne e i bambini con torture bestiali. Quando aumentavano le perdite dei loro guerrieri, prendevano ragazzi bianchi come schiavi, per poi inserirli nelle loro file come nuovi guerrieri.
I cow-boy, che mostravano grande rispetto e stima per le tribú dei Comanche e dei Sioux, erano malvisti dagli Apaches, che li uccidevano quando ogni qual volta si presentava l’occasione.





Cochise (o Cochis, o Cheis, 1805 – 1874), famosissimo capo degli Apache Chiricahua, nel 1870 diresse implacabilmente la rivolta contro i Bianchi e resistette con estrema tenacia quando questi vollero rinchiudere la sua gente in una riserva del New Mexico. Con meno di 200 guerrieri tenne testa all’Esercito Americano per dieci anni e obbligò il Governo a mostrarsi conciliante; infine condusse i suoi compagni in una riserva dell’Arizona. Dopo esser stato un guerriero spietato, Cochise si rivelò un uomo pacifico e si sforzò di conservare al suo popolo la libertà. Diceva: Lasciate che il mio popolo frequenti i Bianchi. Lasciatelo entrare nelle fattorie e nelle comunità, lasciatelo essere ciò che deve essere: un popolo libero. Per molto tempo il governo non gli diede ascolto, ma poi finí per seguire i suoi consigli. Cochise morí e il suo figlio Taza gli succedette. Dopo la morte di Taza (1843 – 1867), un’altro figlio minore di Cochise prese il comando. Cochees era il nome molto usato dai coloni dell”Arizona negli anni Sessanta, per indicare gli Apache Chiricahua, ovvero dal nome del loro capo Cochise.






Geronimo (1834 – 1909), uno dei più straordinari medicine-man, fu profeta e capo degli Apache Chiricahua. Il medicine-man - dopo il sachem e il sagamore - era l’uomo piú potente dela tribú. Un pò praticando la stregoneria e soprattuto giocando sulla credulità e sull’ingenuità dei suoi compagni, egli amava attribuirsi poteri soprannaturali e trovava nell’interpretazione dei sogni e dei segni premonitori materia fertile per esplicare il suo potere. Egli lasciava credere di essere in contato con il Grande Spirito e per questa ragione alcuni di loro si costruivano capanne isolate nelle quali si rinchiudevano e facevano un gran rumore. Dicevano di comunicare cosí con gli dei. A volte il medicine-man entrava in trance, poi, ritrovata la calma, rivelava l’esito dei suoi colloqui con le potenze soprannaturali e prescriveva dei rimedi ai suoi clienti. Egli aveva inoltre il ruolo di medico della tribú e quando visitava un malato eseguiva delle danze, batteva un piccolo tamburo o agitava una raganella fatta con due gusci di tartaruga. Alcuni avvicinavano la bocca alle diverse parti del corpo del pazienti, altri interrogavano i parenti dell’infermo per scoprire l’oggetto che era all’origine dei disturbi. Quando questo veniva scoperto, era immediatamente distrutto.


Zagor n. 361, agosto 1995. Disegno di Ferri.



In generale il medicine-man non praticava la chirurgia, ma ci furono delle eccezioni. Così, dovendo curare un malato che soffriva per una crisi d’asma, uno di questi "medici" tagliò in due punti il petto del suo paziente per permettere allo “spirito maligno” di uscire. Un altro, per dar sollievo ad una vecchia squaw che soffriva di febre cerebrale, non trovò di meglio che perforlare il cranio per lasciare uscire lo “spirito diabolico”. Evidentemente chi se ne andò fu la malata... per forza!
Il termine medicine-man è una deformazione, avvenuta a opera degli Inglesi, della parola midewiwin, usata per indicare una "società segreta" dei Chippewa, dei Menominee e dei Potawaton a cui appartenevano uomini che curavano i malati secondo metodi segreti. Midewiwin - scritto anche Midewin o Medewiwin - ovvero la Grand Medicine Society è una religione segreta dei gruppi Amerindi delle Marittime, del New England e delle regioni dei Grandi Laghi del Nord America. I suoi praticanti sono chiamati midew e le pratiche di midewiwin sono indicate come mide. Di tanto in tanto i midew di sesso maschile sono chiamati midewinini, termine che a volte viene tradotto in inglese come medicine-man ("uomo di medicina").
Il capo di una di tali "società segrete" era più o meno ciò che i Visi Pallidi chiamavano sacerdote. Come lo shaman o il medicine-man, egli era considerato il legame fra il mondo degli spiriti e quello degli esseri umani. 






Uno sciamano è una persona considerata capace di avere accesso e influenza con il mondo degli spiriti - benevoli o malevoli; è individuo che entra in genere in uno stato di trance durante un rituale, e può mettere in atto pratiche di divinazione e guarigione. Ma, mentre lo shaman officiava da solo, il capo della "società segreta" era assistito da molti compagni e operava sempre per conto della "società" stessa. Molte "società segrete", fra gli Indiani delle Pianure, erano di carattere militare, ma ve ne erano altre, come la Buffalo Society, che raggruppava specialisti con lo scopo di curare i malati. 


Tex n. 419, settembre 1995. Disegno di Villa.



La fase di passaggio da agricoltori a cavalieri nomadi, come avvenne per i Kiowa e per i Comanche, la possiamo vedere esemplificata nelle numerose tribú degli Apache. In seno a questo popolo l’arco dello sviluppo culturale si è esteso per molte migliaia d’anni - dai fabbricanti di canestri Jicarilla Chiricahua, alle tribú dei pastori Newaho e Tonto, fino ai primitivi cacciatori del deserto Mescalero, Mimbrenjo, Lipan e Tonkawa. La loro civiltà si sviluppò nel cerchio di quelle capanne che, sempre pronte a essere spostate, erano fatte di pelli o di frasche, mentre il loro nome - derivante dalla locuzione spagnola apachureros de huesos ("rompiossa") - allude a quella loro ferocia che, in misura affatto superiore a tutte le altre tribú del Nord America, si espresse in torture inimmaginabili.
La comparsa del cavallo - che fece sorgere fra il Canada e il Messico popolazioni della steppa di un tipo totalmente nuovo, capaci così di occupare con belicosa irrequietezza nuovi e vasti territori - non suscitò presso gli Apaches rilevanti progressi. Le tribú dei cacciatori utilizzarono sì il cavallo come animale da sella e da soma, aumentando la loro penetrazione all’interno delle regioni aride e desertiche, ma nel loro modo di combattere continuarono a preferire l’imboscata, e la lotta a piedi, stimando i cavalli da preda unicamente in base al buon sapore della loro carne. Gli Indiani della Prateria furono definiti “i migliori cavalieri del Mondo” da un generale Inglese che li aveva visti combattere contro l’Esercito Americano. Perciò per gli Indiani il cavallo costituiva l’unica forma di ricchezza possibile, il principale mezzo di trasporto, una ragione di orgoglio e, in caso di necessità, una fonte di cibo.






Scriveva il capitano Randolph Barnes Marcy (1812 – 1887), della Cavalleria Americana, soldato che visse a lungo fra le tribú della Prateria: a eccezione delle armi e di pochi altri oggetti domestici, le uniche proprietà degli Indiani sono le loro mandrie di cavalli e di muli, di cui alcuni ne possiedono fino a duecento, a seconda della loro abilità di ladri. Armati di arco e frecce e poi anche di fucili, i guerrieri indiani erano sempre in groppa a pony semiselvaggi, impegnati in azioni di caccia o di guerra. Fra gli Indiani, infatti, un abile ladro di cavalli godeva dello stesso prestigio di cui gode nella società civile un capace uomo d’affari. Hosso Injuns, era una parola dialettale usata in luogo di Indiani a cavallo, con la quale si alludeva a tutte le tribú a cavallo abitanti nelle grande pianure. 


Magico Vento n. 124, settembre 2009. Disegno di Mastantuono.



Goyathlay, cioè Colui che Sbadiglia, fu conosciuto soprattuto col nome di Geronimo (1829 – 1909), traduzione spagnola di Gerolamo. Nacque nei pressi del vecchio forte di Tularosa, non lontano dalle sorgenti del fiume Gila, nel New Mexico. Quando il Governo volle rinchiudere gli Apache a San Carlos, in Arizona, egli si rifugiò con molti dei suoi compagni in Messico. Fatto prigioniero qualche tempo dopo, fu condotto a forza nella riserva. Gli Americani, però, non avevano mantenuto la loro promessa riguardo all’irrigazione di quelle terre e gli Indiani si ribellarono. Geronimo prese il sentiero di Guerra, ma alla fine dovette sottomettersi. Due anni dopo, al comando di una banda di Indiani, si dedicò al saccheggio delle fattorie dell’Arizona, del New Mexico e, dall’altra parte del Rio Grande del Norte, nel Messico, a Sonora e Chihuaha. Il generale George Crook (1828 – 1890) intraprese allora una campagna con l’ordine di annientarlo.






Nel marzo del 1866 Geronimo concluse una tregua che non fu osservata. Si rifugiò allora in Messico, dove rimase fino al giorno in cui, nell’agosto dello stesso anno, si arrese al generale Nelson Appleton Miles (1839 – 1925); questi, profondo conoscitore degli Indiani e della loro tattica militare, esclamò: Peccato era stato molto bello, davvero!, alludendo alla fine dell’epopea del West. Il generale Milles scriverà di Geronimo: Era uno degli uomini più brillanti, più risoluti e più rapidi nel realizzare un piano d’azione che io abbia mai conosciuto. E lí il vecchio capo lavorò duramente fino a quando, con i suoi compagni, fu ricondotto a Fort Still, nell’Oklahoma. Con 340 guerrieri e donne, gli uomini furono inviati in Florida a Fort Pickens, le donne a Fort Marion. In seguito a una alta mortalità, il Governo, nel 1894, mandò infine i Chiricahua soppravvissuti a Fort Still, in Oklahoma, dove nel 1913 vivevano ancora 187 degli originari 382 appartenenti alla tribú, insieme con i Mescalero. 


Tex n. 284, ottobre 1987. Disegno di Galep.



Il nome Chiricahua indica il distretto geografico in cui abitava questa tribú di Apache, cioè la catena di montagne Chiricahua nell’Arizona Sud-Orientale, quando, nel 1848, dopo la Guerra Messico-Americana, con la pace di Guadalupe Hidalgo le province Settentrionali del Messico passarono agli USA. I Chiricahua, sotto il loro capo Cochise, guardarono dapprima agli Americani come amici e alleati contro gli odiati Messicani. Quando però in Arizona furono trovati metalli preziosi e cominciò la corsa degli Americani all’oro e all’argento, prima si crearono forti tensioni e poi , dopo la tentata uccisione di Cochise da parte delle truppe statunitensi, si giunse alla guerra aperta.
La banda degli Apaches del Perrillo visse per un certo tempo presso il Rio Grande del Norte a Sud del New Mexico e fu chiamata Apache del Piccolo Cane, dagli Spagnoli di questa regione, perché uno dei loro cani, quando erano alla fine a causa di una siccità terribile, trovò una sorgente e salvò gli Spagnoli dalla morte per sete.
Gli Apache Yuma, o Hulapais, devono il loro nome a una parola dela lingua Pima, che significa "mangiatori di vermi". Gli Yuma erano un popolo primitivo di piantatori e raccoglitori che già al tempo della dominazione spagnola viveva lungo il Rio Colorado, nella zona Occidentale dell’Arizona. Avevano una lingua propria e si articolavano in vari gruppi tribali. I River Yuma comprendevano le tribú dei Cocopa, degli Halchidoma, dei Kavelchadom, dei Kohuna, dei Maricopa, dei Mohaves e degli Yuma propriamenti detti.





Gli Yuma Superiori comprendevano le tribú degli Havasupai, dei Walapai e degli Yavapai. Gli Yuma del Deserto comprendevano le tribú dei Kamia e dei Pai-pai. Tutti questi gruppi tribali si sono sempre asperamente combattuti - sia sotto la dominazione spagnola, sia sotto quella messicana, sia sotto quella americana. Nel 1858 alcuni capi Mohaves battezzati dai Mormoni e istigati contro gli Americani assalirono una colonna di carri sulla strada chiamata Beal Trail, al passaggio del Rio Colorado, e uccisero 18 Americani. L’Esercito entrò in azione: la Cavalleria si scontrò coi Mohave e ne distrusse più di metà, dopo di che il loro capo Cairook si arrese lasciandosi tradurre come ostaggio; insieme a altri quatro capi venne ucciso in un tentativo di fuga e il capo Yarateva, più ben visto dagli Americani, riprese le trattative. Fece pace con gli Americani e da allora i Mohave furono agli ordini del comandante di Fort Yuma, prtesidio militare che al tempo stesso era una prigione di Stato. Gli Yuma dovevano ricercare i detenuti evasi e tagliare loro la testa; c’erano dei premi per ogni testa riportata. Nel 1862 venne trovato dell’oro nel territorio degli Havasupai e degli Yavapai e migliaia di cercatori Americani presero possesso del territorio. Nel territorio dei Walapai entrarono degli allevatori, con le loro mandrie e con i cow-boy, occupando la zona. Per undici anni le tribú Yuma si opposero all’invasione. In questi scontri trovarono la morte più di 100 Americani e 1.000 Indiani. Diceva degli Yuma il generale Dowell, che alla fine era riuscito a condurli nella riserva: Preferisco combattere contro cinque Apaches che contro un solo Hulapai.
Gli Apache Gila Gilenjo erano un sottogruppo degli Apache Occidentali dell'Arizona, presenti sul fiume Gila e avviati all’agricoltura dal Dottor Michael Steck (Superitendent of Indians Affairs for New Mexico Territory) nel 1858. 


Tex n. 342, aprile 1989. Disegno di Galep.






Nel 1862, dopo l’inizio della Guerra Civile, i Gila presero parte alle aggressioni contro i coloni, poiché l’Esercito USA aveva ritirato le sue guarnigioni e la Overland Stage Coach Line (Posta Transcontinentale) aveva cessato il suo servizio. Gli Arizona Volunteers (i Volontari dell’Arizona), unitamente ai Pima e ai Marikopa, debelarono i Gila, che da allora persero ogni importanza.






Gli Apaches Kiowa (Gettackas Wetapapahatoes Quichuana Dtamis Wita Patu Nadi-isha-Dena - il Popolo Principesco), erano una tribú di Apache della famiglia linguistica degli Atapaski–Uto-Aztechi, spinti dagli Shoshoni dall’estremo Nord-Ovest verso le pianure del Nord, e dai Sioux e dai Cheyenne spinti poco per volta verso il Sud, finché raggiunsero verso il 1838 le Staked Plains, il Texas Settentrionale, l’Oklahoma Sud-Occidentale e il Nuovo Messico Nord-Orientale. Fin dal loro primo contato con 200 soldati americani comandati dal colonnello Richard Irving Dodge (1827 – 1895), il loro capo Tch-toa-sah (o Dohasan), stringe con gli Stati Uniti un patto di Pace Eterna.





George Catlin (1796 – 1872), il pittore di Indiani, descrive così i Kiowa: Essi hanno un aspetto più nobile dei Comanche o dei Pawnee. Sono grandi, slanciati, eretti, e portano capelli lunghi, talvolta fino ai piedi. Hanno un profilo addirittura classico-romano. I Kiowa erano un opolo di cavalieri che viveva di caccia al bisonte e di cattura e commercio di cavalli selvaggi. Nel 1837 i loro capi Hen-ton-te (Scarpa di Ferro), A-ei-kenda (Colui che si Arrende) e Cet-ma-ni-ta (Orso Urlante) conclusero la pace con gli Stati Uniti e si stabilirono presso le sorgenti dell’Arkansas e presso i fiumi Canadian e Red River. Questo valse agli Americani l’autorizzazione ad attraversare i territori di caccia dei Kiowa e permise a quest’ultimi di rimanere in pace con il Messico e il Texas. Nel 1840 essi conclusero la pace con i Cheyenne, gli Arapaho e i Comanche - una pace che non venne più violata e che costituì una valida barriera contro le tribú della prateria che avanzavano verso Occidente e i Sioux che premevano verso Sud, ma anche contro l’invasione dei Bianchi e dei loro eserciti.

Zagor n. 116, marzo 1975. Disegno di Ferri.



Mentre i Kiowas godevano fama presso gli Americani di gente “pacifica e leale”, i Texani li dipingevano come "falsi e insidiosi”. È anche vero che il Texas seguì sempre, di fronte ad ogni tipo di Indiano, una politica brutale volta a una spietata eliminazione, il ché condusse le due parti a un reciproco e profondo odio. Solo i cow-boy costituivano un’eccezione, e ciò permetteva loro di vivere con i Kiowa e i Comanche in rapporti di reciproca stima. Dal 1740 al 1840 i Kiowas vissero il loro Secolo d’Oro. Ma poi iniziarono i grandi spostamenti dele popolazioni bianche lungo la pista di Santa Fé, alla volta dei giacimenti d’oro della California, delle miniere argentifere del Colorado e delle grandi praterie del Sud, dove si praticavano grandi e sterminatrici cacce al bisonte, scolvolgendo il paese e le abitudini di vita degli Indiani. Innumerevoli e sanguinose aggresioni ne furono la conseguenza.






Nel 1859, dopo una spedizione punitiva degli Stati Uniti, i Kiowa vennero confinati in una riserva nel Nord dell’Oklahoma. Allorché il Texas entrò nell’Unione e i Texani divennero Americani, ricominciarono le sanguinose aggressioni. All’inizio della Guerra Civile feccero ritorno nel loro territori di caccia. Nel 1863 le tribú a cavallo dei Kiowa, degli Apaches-Kiowa, dei Comanches, dei Cheyenne e degli Arapaho avevano riconquistato la loro egemonia nella prateria. Nell’ottobre del 1864 assaltarono Fort Murphy, nel Texas, e la regione attorno a Elm Creek - un’azione durante la quale molti Bianchi persero la vita. Il colonnello Americano John Chivington (1821 – 1894) si vendicò con il massacro di Sand Creek e Kit Carson inferse loro sensibili perdite presso Adobe Walls - cosí che nel 1866 essi erano pronti per essere deportati nella riserva dell’Oklahoma.






Allorché, nello stesso anno, morì il loro saggio capo Dohasan (noto anche come Dohosan, Tauahwsin, Tohausen o Touhason, 1790 – 1866), la tribú si suddivise in piccoli gruppi, comandati da Satanta, Lone Wolf e Kicking Bird - ognuno dei quali conduceva la guerra per proprio conto. Sotto la minaccia dei cannoni fecero ritorno nella riserva nel 1867. Ma, neppure un anno dopo, i gruppi di Kiowa, sempre sotto il comando di Satanta, Lone Wolf e Kicking Bird, evasero dalla riserva e assalirono convogli e centri abitati. Il generale Custer e il Settimo Cavalleria sconfissero i Cheyenne a Washita e più tardi fecero prigionieri Satanta e Lone Wolf. Egli li minacciò di impicarli se i Kiowa non si fossero arresi. I Kiowa si arresero. Ma, dopo la Festa della Danza del Sole, nel maggio 1869, eccoli abbandonare di nuovo la riserva e unirsi ai Comanche-Quahadi, che combattevano allora contro l’Esercito, contro i cacciatori di bisonti e contro i coloni. Le aggressioni si concentravano nel Texas Nord-Occidentale, l’eterno nemico. Nel 1870 fecero ritorno di nuovo nella riserva, dove si trovavano 896 Kiowa, 300 Apache-Kiowa, 2.742 Comanche e 1.000 Comanche-Quadi.






Ma piccole bande, guidate da Lone Wolf, Satanta e White Horse (? – 1892), continuavano ad abbandonare la Riserva, assalivano centri di coloni nel Texas e rientravano subito dopo. Nel 1871 - dopo che un convoglio di carri era stato assalito nel Texas Nord-Occidentale e alcuni Texani erano stati uccisi - Satanta, Big Tree A’do-eet (1850 – 1979) e Satank Set-angia Sitting Bear (1800 – 1871) vennero tenuti agli arresti nella riserva e poi, incatenati, condotti nel Texas per il processo. Lungo il viaggio Satank venne ucciso mentre tentava la fuga, Satanta e Big Tree vennero portati dinanzi alla Corte a Jacksboro, Texas, e condannati a morte. Nella prigione Statale di Huntsville, Texas, la loro condanna venne commutata in ergastolo dal Governatore, ma nel 1873 essi vennero rilasciati perché facessero ritorno alla loro tribú. Ma anche questa volta fu impossibile impedire ai Kiowa di unirsi, in piccole bande, ai Comanche che continuavano a penetrare nel Texas e di partecipare a nuove aggressioni, come quella condotta dai Comanche ad Adobe Will, sotto la guida di Quanah Parker (1845 – 1911). Allorché il generale Nelson A. Miles penetrò nell’accampamento dei cacciatori di bisonti vide che questi ultimi avevano decapitato gli Indiani uccisi e ne avevano infilate le teste sui pali della staccionata.
Solo nel 1875 i Kiowa capitolarono definitivamente davanti al generale Miles. Nel 1879 i Kiowa, i Comanche, gli Wichita, i Caddo e altre tribú furono riunite nella riserva di Anadarko dove venne istituita una Polizia di Indiani Kiowa, diretta dal capitano Sankedory. Egli disponeva di 2 tenenti e di 4 sergenti. Nel 1892 i Kiowas entrarono a far parte di una truppa di Cavalleria Indiana (Troop L), di stanza nel Fort Sill e comandata dal tenente Scott. 


Tex n. 246, aprile 1981. Disegno di Galep.



Gli Apache Lipa Llanero erano una tribú di Apache stanziata nel New Mexico Nord-Orientale, nel Texas Nord-Occidentale e Sud-Occidentale, che nel secolo XVI risultò dalla fusione di altre tre tribú di Apache: i Querecho, i Paloma e i Carlana, che possono essere considerati i più abili tiratori di frecce di tutti gli Indiani del Nord America. Gli uomini si distenguevano per l’acconciatura dei capelli: tagliavano la metà sinistra della capigliatura al di sopra dell’orecchio, mentre lasciavano pendere liberamente la metà destra. Sotto il loro capo Cuelgas Castro (1792 – 1842), essi vennero decimati quasi interamente dai Texani, in una repressione che durò fin dopo la Guerra Civile. Una parte dei sopravvissuti venne portata nella riserva di Bosque Redondo, nel New Mexico Orientale. Verso il 1880 altri 350 vennero rinchiusi nella Riserva di Fort Stanton.





Mangas Coloradas Dasoda-hae Red Sleeves (1804 – 1863), fu uno dei piú grandi capi degli Apaches Mimbrenjo con la sua eccezionale altezza fisica: 2 metri e 5 centimetri! Quando, nel 1846, il generale Stephen Watts Kearny (1794 – 1848) prese il controllo del New Mexico, Mangas Coloradas uccise molti uomini che lavoravano nelle miniere di rame per vendicare la morte di alcuni Apache che, inviati a cena dai Bianchi, erano stati massacrati a sangue freddo. Avendo ricevuto numerose provocazioni da parte dei Visi Pallidi, fra le quali anche alcuni colpi di frusta, decise di entrare in guerra contro di loro e domandò l’alleanza di Cochise per poterli distruggere. Mangas Coloradas fu seriamente ferito ad Apache Pass, nel Sud dell’Arizona. Fatto prigioniero nel 1863, fu ucciso mentre tentava di evadere. Sembra che egli abbia tentato di fuggire in seguito alle torture fattegli da un funzionario con una baioneta rovente.
Satanta (1830 – 1878) fu capo dei Kiowa ed era noto come l’Oratore delle Pianure. Nel 1867 fu uno dei firmatari del trattato di Medicine Lodge, nel Kansas, che obbligò il suo popolo a ritirarsi in una Riserva. Fu fatto prigioniero dal generale George Armstrong Custer (1839 – 1876) e poco tempo dopo la sua cattura si uccise in prigione.





Nel maggio del 1869 il generale Ronald S. Mackenzie - detto “Bad Hand” e “No Finger Chief” - (1840 – 1889) intraprese la “pacificazione” di questa tribú brigantesca dei Kiowa, e Satanta (il più giovane e loro capo), Big Tree e Satank (1800 – 1871) furono fatti prigionieri. Prima del processo davanti al tribunale militare, Satank cerco di fuggire e fu ucciso. Gli altri due capi furono condannati prima a morte, poi all’ergastolo e infine liberati nel 1873.
Tante sono le storie che si raccontano di quel furbo capo Kiowa che era Satanta, come per esempio questa che segue. Al Cow Creek in pieno territorio Kiowa viveva il rancher Peacock. Vendeva del whiskey agli Indiani ed essi lo lasciavano in pace. Un giorno Satanta giunse alla fattoria per chiedere a Peacock una lettera di “raccomandazione”, per andare a fare “visita” a una carovana di carri. Voleva avere facile presa senza doversi battere, perché la sua tribú non poteva più permettersi di perdere altri guerrieri. Dì loro che io sono un grande e potente capo guerriero, ed essi devono darmi molto, gli dettò Satanta. Peacock invece scriveva: Questo è Satanta, il più grande bugiardo e mascalzone delle praterie. Quello che non riuscirà a mendicare da voi, ve lo ruberà.  Prendetelo a calci nel suo sporco sedere, quando arriverà al vostro campo. I coloni presero alla lettera questo invito, e Satanta, meravigliato, si fece tradurre da qualcuno questo scritto. Dopodiché radunò i suoi per l’attacco della fattoria di Peacock. Lo uccise insieme a tutti gli uomini del ranch, eccetto un vecchio che dormiva in una cassapanca. Poi incendiarono la fattoria, e portarono via tutto il whiskey che potettero trovare. Morale della favola: non era mai consigliabile dire a un Indiano quello che si pensava di lui.






Lone Wolf Gui-pah-gah The Elder (1820 – 1879), come capo dei Kiowas, fu uno dei nove firmatari Indiani del trattato di Medicine Lodge del 1867. Questo acordo fra Pellerossa e Visi Pallidi era il primo che obbligava gli Indiani ad andare nelle riserve. Quando suo figlio fu ucciso dai Bianchi, egli divenne loro ostile e li combatté fino al giorno in cui, nel 1875, fu catturato e mandato a Fort Marion, in Florida, dove morí. Suo altro figlio adotivo fu Lone Wolf The Younger (1843 – 1923), che portava lo stesso nome e divenne il capo tribú.
I Mogollon (o Mogayon) erano piccolo gruppo degli Apaches Occidentali, che abitava un altipiano desertico nei Monti Mogollon in Arizona. 

Tex n. 192, ottobre 1976. Disegno di Galep.



Il nome della tribù dei Tonkawa viene dal termine tonk-a-weya, che vuol dire "coloro che stanno insieme. Erano discendenti dalla famiglia linguistica Coahuiltek che fin dai tempi antichi, durante la dominazione Spagnola e fino al 1856 circa abitavano il Texas Centrale e che, a causa del loro cannibalismo rituale, vennero perseguitati da Indiani, Spagnoli, Messicani e Texani - fino al loro sterminio. Noah Smithwick (1808 – 1892), descriveva così queste usanze: Dopo aver ucciso e levato lo scalpo ai Comanche levavano la carne dalle ossa, e si facevano prestare da qualcuno un calderone, nel quale buttavano la carne dei Comanche insieme a granoturco e patate. Quando tutto era cotto e raffreddato, tutta la tribú si riuniva intorno al calderone e, affondando le mani, mangiava a crepapelle. Dopo il pasto si mettevano a dormire e dopo essersi riposati, continuavano la festa con la Danza dello Scalpo.
I Carlana erano un sottogruppo degli Apache Sud-Orientali all’epoca delle prime colonizzazioni Spagnole, che più tardi avrebbe formato nel Texas la tribú Lipan assieme agli Apache Querecho e Paloma.
I Cuartelejo erano sottogruppo degli Apache Occidentali nei tempi del primo dominio spagnolo, che più tardi formò - insieme agli Apache Faraone - la tribú dei Mescalero.






I Jicarilla (o Xicarillas, o Hickorias Ipa-n’de) erano una tribú degli Apache che abitava in territori che oggi corrispondono al Texas Ocidentale e Sud-Ocidentale e al New Mexico Nord-Orientale. Coltivavano campi e costruivano cestini in villaggi simili al pueblo, con annessi campi di mais che irrigavano. Nel secolo XVIII, per salvarsi dai Comanche, dai Wichitas e dagli Utes che li assalivano dalle loro steppe, cercarono rifugio nei pueblo. Anche i Jicarilla consideravano gli Americani come liberatori dalla schiavitù Ispano-Messicana, ma si rivoltarono contro di loro dopo che nel 1849 i primi coloni ebbero occupare le loro terre. Kit Carson (1809 – 1868), li combatté con una piccola truppa e nel 1851 li costrinse a un trattato di pace. I Jicarilla vennero condotti in una riserva presso  Fort Webster, da cui il commissario governativo li liberò perché non riceveva le razioni da distribuire loro. Nel 1853 abbandonarono la riserva e sopravvisero di rapine e di aggressioni. Una truppa USA, al comando del tenente Bell, cadde in un’imboscata e venne da loro annientata, a eccezione di 19 soldati. Il generale John Garland (1792 – 1861) li sconfisse definitivamente e il 30 luglio 1853 venne di nuovo stipulata la pace. Da quel momento I Jicarillas rimasero gente civile, l’Unione richiamò le proprie truppe dal West e abbandonò i fortini.







I Mescalero (detti anche Nadahéndé, Shis-Inday, Mashigalénde, Nagashgalí Dine’é, Inday, Indee) sono una sottotribú degli Apache Orientali, che dimorava nel New Mexico, fra il Rio Pecos e i Monti Sacramento, e che si formò nei primi tempi della dominazione spagnola dalla fusione delle tribú Faraone, Cuartelejo e Apache Vaquero per difendersi contro i Comanche. Nel XVIII secolo sono nemici giurati degli Spagnoli, che li temono come masnadieri e ladri di cavalli. Essi rapiscono donne e bambini dai pueblo e dai cosiddetti Apache Manss, che si sono stabiliti fra Tubac e Tucson nell’Arizona come agricoltori e vassalli dagli Spagnoli. Dopo l’annessione delle province del Messico Settentrionale agli USA, nel 1855, i Mescalero vennero battuti nella battaglia presso Penasco dal tenente Americano Richard Stoddert Ewell (1817 – 1872), con 180 dragoni. Alla morte del loro capo Palanquito - nello stesso anno - essi si rappacificano con gli Americani e si trasfericono in una Riserva. Fino a poco dopo lo scoppio della Guerra Civile essi si mantengono pacifici. Poi gli Americani ritirano le truppe dai Forti Occidentali e truppe del Texas irrompono nel New Mexico. 


Tex n. 459, gennaio 1999. Disegno di Villa.






I Mescalero - che erano così chiamati perché mangiavano la polpa dell’agave mezcal (o mescal), dalla quale ricavavano anche l'omonima bevanda alcoolica inebriante - abbandonano la Riserva e combattono i Texani. Nello stesso tempo, però, attaccano con 200 guerrieri la cava di Pino Alto e sono successivamente battuti dal Corpo di Volontari Arizona Guards. In seguito essi si alleano coi Mimbrenjo e coi Chiricahua che combattono tutti i Bianchi. Per contrastare le truppe Confederate che avanzano verso Occidente, nonché per porre termine alle ruberie degli Apache, avanzano ora dal Nord i Colorado Volunteers (i Volontari del Colorado), da Ovest il generale James Henry Carleton (1814 – 1873) con 300 Californiani e dal Sud quelli dell’Arizona ed al Passo Apaches annientano gli Apaches. Fort Stanton nel New Mexico, abbandonato dalle truppe Americane, viene occupato dai Californiani, mentre Kit Carson attaca il Dog Canyon, dove si erano rifugiati i Mescalero. Questi si arrendono e vengono sucessivamente (nel 1863) sistemati nella riserva di Bosque Redondo. Essi però l’abbandonano nel 1865, sotto il loro capo Ojo Blanco (Occhio Bianco), poiché non vanno d’accordo coi Navajo, che sono pure stati sistemati colà. Nel 1873 essi si stabiliscono nella loro propria riserva, nella loro terra di origine, fra il Pecos e i Monti Sacramento. La descrizione fatta in un libro scritto da Karl May (1842 – 1912) di Winnetou come capo dei Mescalero, non potrebbe essere più falsa - nemmeno se i suoi Mescalero li avesse chiamati Beduini. I Mescalero erano poco civilizzati e fra tutte le tribú Apache erano una delle meno importanti.





I Mimbrenjo (o Mimbres, termine derivato dallo spagnolo miembres, ovvero "pascolo"), erano una tribú del ceppo degli Apache che resiedeva in una zona situata fra l’Ovest dell’Arizona e il Sud-Ovest del New Mexico; appartenevano al gruppo degli Apache Occidentali. Quando nel 1832 il saggio e pacifico capo Juan José permise agli Spagnoli e ai Messicani di sfruttare le miniere di rame a Santa Rita del Cobre, una parte dei giovani della tribú, guidati da Black Knife (1816 – 1857), se ne staccò. Nel 1835 il capo Mangas Coloradas aveva così tanti guerrieri che attaccò le miniere coll’intenzione di riconquistarle. Allora il Governatore della provincia di Durango, in Messico, mise una taglia di 30 dollari su ogni scalpo di Apache, cosa che suggerì al comerciante di pellicce James Johnson di invitare i Mimbrenjo a una festa e di ucciderne la maggior parte, fra i quali anche il capo Juan José, con un cannone nascosto, allo scopo di togliere loro gli scalpi e guadagnarsi così il relativo premio.





Il capo Mangas Coloradas riuscì a salvarsi, e questo massacro, nonché la brutale tattica del Governatore, furono la causa di un'accerima guerra condotta per più di 30 anni degli Apache contro i Messicani. Il premio sugli scalpi fece sorgere nelle province di Chihuaha e Sonora un fiorente commercio di scalpi; per esempio il bandito John Gallantin, con la sua banda, vendette, senza il minimo rimorso, 300 scalpi ai messicani per una somma di 9.000 dollari. Durante la Guerra fra gli Americani e i Messicani, il capo Mangas Coloradas e i sottocapi Delgadito e Victorio Beduiat Bidu-ya ovvero Colui che Controla il suo Cavallo (1825 – 1880), si allearono con il generale americano Stephen Watts Kearny (1794 – 1848). Essi cacciarono i Messicani dalla miniera di rame e la fortificarono. Ma due anni dopo la conclusione della pace del 1848 - con la quale il Messico cedeva agli Stati Uniti la California, il Nevada, lo Utah, il Colorado, il Wyoming e il New Mexico - gli Americani presero possesso della fortezza dei Mimbrenjo.







Victorio è stato il leader della banda Chihenne degli Apache Chiricahua. Victorio ha lottato nel 1855 con Mangas Coloradas e con Cochise nel 1862 ad Apache Pass. Nel 1859 venne trovato oro sul Gila River e argento nelle montagne di Palo Alto. Quando il capo Mangas Coloradas cercò, con delle trattative, di dissuadere i cercatori dall’occupare le terre della sua gente, venne catturato e fustigato. Egli si alleò con Cochise e coi Navajo, e tese delle sanguinose imboscate contro gli Americani. Nel 1863 Mangas Coloradas viene catturato dalle truppe americane, e all’età di 70 anni, fucilato durante un tentativo di fuga. Successori dell’altissimo Mangas Coloradas furono Victorio, Acosta e i figli di Mangas Coloradas - Paquin, Cassari e Salvador. Questi però nel 1865, cedono alla pressione delle truppe Americane e accettano di stabilirsi nella Riserva di San Carlos.


Tex n. 152, giugno 1973. Disegno di Galep.



Durante la Guerra combattuta dai Chiricahua vi furono dei Mimbrenjo che non parteciparono ai fatti d’arme, ma rimasero nelle riserve, vi furono quelli che vi parteciparono solo saltuariamente, retornando ogni volta, e vi furono di quelli che si unirono ai Chiricahua. Ma il ruolo dei Mimbrenjo come tribú indipendente finì nel 1865. Victorio nel 1872 si trasferisce con la sua tribú a Tularosa, ma nel 1877 sono costretti ad andare a San Carlos. Così nel 1879 fuggirono e si stabilirono sulla Montagna Nera, ma nel mese di agosto 1880 l’Esercito li costringe a fuggire in Messico. Il 15 ottobre 1880 il colonnello Joaquín Terrazas (1829 – 1901) tende un'imboscata a Victorio sulle colline del Chihuahua. Victorio e altri 77 Apaches caddero in battaglia; era la fine delle Tigri del Deserto, dei Predatori della Sabbia! 




Wilson Vieira

N.B. trovate i link alle altre parti della Storia del West di W. Vieira andando sulla pagina delle Cronologie!