mercoledì 5 ottobre 2016

I BOVINI, I RE DEI BOVINI...E IL LORO REGNO! LA STORIA DEL WEST by WILSON VIEIRA (XXXIX PARTE)

di Wilson Vieira

Torna dopo due mesi la Storia del West narrata dal nostro Wilson "Piccolo Ranger" Vieira per i lettori di Dime Web (in realtà questa è la puntata di settembre leggermente in ritardo, ma recupereremo). Questo mese Wilson ci racconta delle tipologie dei bovini del West, dei loro allevatori e dei loro "regni".
Le illustrazioni non bonelliane, lo ricordiamo, sono state tutte scelte e posizionate nel testo dallo stesso Wilson. Buona lettura! (s.c. & f.m.)



L’allevamento dei bovini in America è vario come in nessun altro posto al mondo.
I bovini portati dai conquistatori spagnoli, dal sud verso il nordamerica erano di pura razza andalusa, mentre i primi colonizzatori della Nuova Inghilterra portarono dalla madrepatria le razze inglesi Durham e Devon e più tardi anche la razza nera scozzese Aberdeen-Angus.


Solamente la razza andalusa di Spagna fuggì nelle terre inesplorate e si moltiplicò a milioni di esemplari, sviluppandosi nella razza texana “Longhorn” che ancora oggi è, per il cowboy americano, il simbolo di una razza forte, combattiva e selvaggia.


La diffusione dell’allevamento bovino, molto al di là del Texas, le cui condizioni climatiche e geografiche avevano creato la razza Longhorn, porto ad avventurose prove di incroci fra la Longhorn e tutte le altre razze esistenti, allo scopo di creare la razza ideale e nello stesso tempo la più redditizia, che fosse adatta a tutto il territorio americano.

La razza Indiana Brahma, forte e resistente, sembrò, in un primo tempo, essere la migliore per tali incroci. Da Brahma e Longhorn si ottenne la razza Bralong; da Brahma e Hereford si ebbe la Braford, da Brahma con la Francese Charolaise nacque la Charbray; ma tutti gli incroci non si affermarono fino a quando non riuscì al "Re dei Bovini", Richard King, di creare, da un incrocio della razza celtica Shorthorn con la Brahma, la prima razza americana pura, la Santa Gertrudis.

I bovini di questa razza pesano circa 200 libbre più degli altri bovini della stessa età. Tutte queste razze Americane sono principalmente delle razze da carne, il che vuol dire che le mucche danno latte solamente fintanto che allattano un vitello. Le mucche da latte, come sono conosciute in Europa, sono mucche che dopo avere avuto un vitello danno grandi quantità di latte per tutto l’anno, il cowboy non le chiama “Cattle” o “Beef” come le altre, ma “Milk Cow”.

Di tutte le razze un tempo allevate, oggi esistono solo la pesante Hereford nel nordovest e la Santa Gertrudis nel sudovest.


Ken Parker 15 - settembre 1978 - cover di Ivo Milazzo


Per il cowboy, il bovino femminile chiamato “Calf”, dopo il primo anno di vita, diventa giovenca e dopo la prima filiazione mucca. Una giovenca è sessualmente matura dopo un anno ed ha un gestazione di nove mesi e,di regola, mette al mondo solo un vitello. Il manzo, invece, è sessualmente maturo a quindici mesi. Il vitello maschio, di un anno, viene chiamato “Yearling”, fino al terzo anno torello e dal terzo al quarto anno toro. Dopo il quarto anno tutte le bestie, senza distinzione di sesso vengono chiamate “Stock” o “Beef”. 




Il "Regno dei Bovini", è quel periodo compreso trai l 1865 ed il 1890, in cui i cowboys americani ed i "Re dei Bovini", fondarono i loro "Regni", prendendo possesso di tutta la fascia stepposa degli states e imprimendo al territorio ed alla gente la loro impronta.
Il "Regno dei Bovini" può essere considerato nel suo complesso il primo atto della nuova industria Americana del bestiame.

L’elemento caratteristico del "Regno dei Bovini" fu il fato che tutti gli uomini che vi facevano parte si uniformavano esclusivamente al codice d’onore non scritto dei cowboys.

Tex 311, settembre 1986 - la prima storia di Claudio Villa per Tex - cover di Galep

L’allevatore di bestiame si considerava e veniva considerato nella società americana, come un aristocratico, col quale non si potevano mescolare nemmeno i più grandi "imperatori" del dollaro, perché l’essere un allevatore non era soltanto un mestiere, ma anche un’etica.
Nessun’altra figura del Nuovo Mondo ha incarnato, in misura così perfetta, quell’ideale democratico di sapiente armonia fra libertà senza limiti ed autodisciplina nel rispetto reciproco, come l’allevatore di bestiame, il quale fu sempre alieno dal dispotismo tipico di certi conquistatori industriali, che nulla riconoscevano se non la potenza del denaro. Per l’allevatore, il rispetto di se stesso, l’onore proprio e quello di chiunque altro, anche dell’uomo di colore, contavano più di ogni altra cosa. Il suo "regno" era basato sul costante plebiscito dei suoi membri.

Cico Cowboy - maggio 2004 - cover di Gallieno Ferri


Per l'allevatore il cowboy non era un lavoratore socialmente sottoposto, ma un collaboratore con gli stessi diritti, indipendente e responsabile solo di fronte a se stesso, a cui attribuiva quindi la medesima considerazione che a se stesso. Per questo motivo, nel "Regno dei Bovini" non esistevano nemmeno problemi razziali. 



Ogni uomo che fosse capace a cavalcare e conoscesse il suo lavoro era cowboy, senza riguardo al suo essere nero, mulatto, cinese, indiano, meticcio o a qualunque differenza determinasse il colore della pelle o la nascita.
Per l’allevatore la parola data era sacra, gli ideali cristiani e cavallereschi dell’occidente erano ovvi, la tolleranza un tratto naturale della sua natura.

Zenith 580 - agosto 2009 - Cover di Gallieno Ferri
L’allevatore di allora oggi non esiste più, così come il “Regno dei Bovini”, ma la società americana guarda ancora a questa figura, come ad una solitaria elite della nazione. Di qui, l’odierna aspirazione di tante personalità in vista (per esempio L. B. Johnson, il cardiochirurgo Cooley ed altri ancora) alla nobile qualifica di Ranchers.

Rancher: possessore di un ranch, non sempre il proprietario, ma anche un amministratore o un affittuario. La parola è la forma americanizzata della parola messicana rancheroNel Texas, anche negli ultimi anni del "Regno dei Bovini", si designava col nome di ranchero anche il possessore di un piccolo ranch, che disponeva, relativamente, solo di poche bestie e di poco terreno. Nel nordovest lo si chiamava invece Small Rancher; di regola era anche una specie di colono, o proprietario di una casa colonica, che possedeva dei campi, allevava maiali e galline, coltivava ortaggi, ma oltre a ciò, aveva una piccola mandria e la corrispondente pastura che, molte volte, era affittata.
Il grande rancher era per lo più possessore e proprietario di più ranches, collegati da pascoli comuni, che a loro volta erano diretti da amministratori.

Tex 150 - aprile 1973 - cover di Galep
Le proprietà dei "Re dei Bovini", avevano un’estensione pari a principati, ducati o a regni europei: il Santa Gertrudis Ranch di Richard King, nel sudest del Texas, comprendeva 1.250.000 acri di terra da pascolo. Ancora oggi è così grande che la differenza nella crescita delle piante fra il confine a nord e il confine a sud è di un mese.
John Wesley Iliff (1831–1878), col suo enorme ranch, divenne "Re dei Bovini" del Colorado; Miller & Lux possedevano un impero che si estendeva dalla costa occidentale dell’Oregon, nel nord, fino alla California del Sud e con uno sperone nel Nevada.




Il "regno" di John S. Chisum (1824–1884) comprendeva la metà delle “Staked Plains” nel New Mexico; Charles Goodnight(1836–1929) e George W. Littlefield (1842–1920) si divisero il resto del deserto. Il Marchese Des Mores possedeva nel Dakota una zona di allevamento pari ad un principato.




Il tedesco Conrad Kohrs (1836–1920) fondò nel Montana un "regno" di grandezza enorme. Sia che si trattasse nel Wyoming di Alexander Swan (1831–1905), nel Nebraska dei fratelli Olive, nell’Oklahoma dei Millers, in Arizona di Mossman, o di "Re dei Bovini" come Abel “Shangai” Pierce (1834–1900), Columbus Slaughter (1837–1919), dei Driscills e degli Horrels nel Texas, i pascoli erano sempre di un’estensione enorme.






Raramente i fondatori erano nati dove avevano lasciato le testimonianze della loro attività. Molti provenivano dagli stati atlantici, Richard King (1824-1885) da New York, Dan Casement, dalla Pennsylvania, Charles Goodnight dall’Illinois, B. Farnell da New York, J. S. Chisum dal Tennessee, molti anche da altri paesi come Conrad Kohrs, Henry Miller e il Barone Richthofen dalla Germania; Henry Turnstall dall’Inghiltera, il Barone de Bonnemains e il Marchese Des Mores dalla Francia, Yun-Ting dalla Cina, Kwamoto dal Giappone, Patrick Driscill dall’Irlanda, John McGregor dalla Scozia, ecc.



La natura cosmopolita dell’allevamento del bestiame venne anche accentuata dalla pluralità delle classi sociali di provenienza.
Teddy Roosevelt ad esempio proveniva da una ricchissima famiglia dell’Est, George Littlefield dall’aristocrazia dei piantatori del Sud, Gregor Lang e M. McKenzie rappresentavano la borghesia Britannica, Pierre Wibaux proveniva da una famiglia borghese francese, arricchitasi nel campo tessile; Kohrs e Miller provenivano dalla classe dei salariati tedeschi; Richtofen dall’aristocrazia prussiana; Choteau dai bassifondi di Parigi; Des Mores dall’antica nobiltà cavalleresca borgognone. Parecchi "Re dei Bovini" erano anche di sangue misto, come i fratelli Olive, la cui madre era un'indiana Cherokee puro-sangue, oppure come Mullins, il cui padre era un indiano Teton-Sioux.

Tex 218 - novembre 1978 - cover di Galep


La maggior parte dei ranchers era talmente convinta della validità assoluta del loro codice d’onore (leggere questo codice su: Il cowboy: il solitario delle praterie, il rude eroe del Regno Selvaggio – VIII parte) che disdegnavano di portare con sé delle armi.
Chisum sosteneva: “ La maggior garanzia di non essere coinvolti in una sparatoria è di non portare armi”. Essi inoltre preferivano non fare promesse quando qualche cosa la si poteva dare o fare subito. Così, per esempio, sprezzavano assegni, cambiali e banconote perché questi rappresentavano delle promesse di pagamento. I ranchers pagavano sempre con oro sonante in mano, un’abitudine curiosa che indusse il texano Abel “Shangai” Pierce a farsi accompagnare sempre ed ovunque da un erculeo cowboy di colore che, in un sacco di pelle, portava quasi sempre con sé circa di 100.000 dollari in monete d’oro. Nessuno tentò mai di derubare Pierce, quantunque la cosa non sarebbe certamente stata difficile; ma sosteneva Pierce: “Ogni criminale sa esattamente che migliaia di cavalieri recupererebbero il denaro, restituendolo a me e che lui penzolerebbe dal ramo d’albero più vicino”.

Tex 486 - Aprile 2001 - Cover di Claudio Villa

I milioni di nuovi colonizzatori che recinsero i loro possedimenti col filo spinato, ponendo fine al libero pascolo, la vittoria su tempo e spazio da parte della ferrovia, la fondazione di migliaia di città e lo stabilirsi dell’autorità statale, pose fine, al temine del XIX secolo, al "Regno dei Bovini", al posto del quale rimase solo una industria razionalizzata dell’allevamento bovino, una produzione su scala agricolo-industriale di carne e di pelli, che non avevano più nulla in comune col romanticismo avventuroso degli anni precedenti, nel Old Wild West...





Wilson Vieira


N.B. Trovate i link alle altre puntate della Storia del West su Cronologie & Index!

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