domenica 26 giugno 2016

L’UOMO DEL WEST E LA SUA... VITA AMOROSA! LE DIVERSE ORIGINI STORICHE! LE INFINITE VARIETÀ DELL'EROTISMO! LA STORIA DEL WEST by WILSON VIEIRA (XXXVI PARTE)

di Wilson Vieira 

Pietanza davvero... piccante, quella che stavolta ci ha cucinato dal Brasile il nostro amico e collaboratore Wilson Vieira! Quando leggerete il testo preparato per Dime Web dal nostro super-esperto in Storia del West - nonché disegnatore e sceneggiatore nel fumetto internazionale - non potrete fare a meno di arrossire! ;-) Le illustrazioni non bonelliane, lo ricordiamo, sono state tutte scelte e posizionate nel testo dallo stesso Wilson. Buona lettura! (s.c. & f.m.)






Sulla vita sessuale durante il periodo pionieristico nel cosiddetto “Selvaggio West” è stato finora steso il velo di un’ignoranza quasi totale - sia da parte dei cronisti dell’epoca, sia da parte della storiografia e della epopea mitica postuma, sia infine da parte dei fantasiosi scrittori di storie d’avventura. Ci si limitava sempre a distinguere tra grossolane storie d’amore e una prostituzione appena accennata. Le ricerche di noi storici sulla realtà di allora mostrano invece che la vita sessuale di quei tempi non era meno multiforme, significativa e determinante di quanto lo sia stata per gli uomini di ogni altra epoca.
Tre diversi ordini, nettamente distinguibili tra loro, di considerazioni e di comportamenti sessuali convergevano nel West Americano. 


Zagor n. 140, marzo 1977. Disegno di Ferri


1) Gli Indiani - La vita sessuale era sregolata, dissoluta, libera da frustrazioni e multiforme per gli indigeni indiani. Per essi l’istinto sessuale era considerato come un impulso naturale, apportatore di gioia, e veniva soddisfatto senza alcuna limitazione. Senza problemi quindi si presentava ai loro occhi il rapporto fra i due sessi. L’omosessualità era per gli Indiani altrettanto ovvia e naturale quanto ogni altra funzione del corpo od ogni gusto personale. Di qui deriva il fatto che le conseguenze della frustrazione sessuale - come la brutalità, il sadismo e l’uso della violenza, o le risultanze secondarie di tale frustrazione, come l’ebbrezza del potere e della violenza - erano tutte cose sconosciute per loro. Lo scambio del partner, i giochi erotici di società, l’offerta della propria moglie come dono notturno per l’ospite, la vendita temporanea di mogli e figlie, ma anche la poligamia e i rapporti sessuali di una donna con più partner...: tutto ciò rientrava in una ovvietà priva di ogni tabù. Nella comunità coniugale e nei rapporti tra genitori e figli mancava perciò la maggior parte di quei problemi che sono presenti in società strutturate diversamente.  



Ken Parker n. 46, febbraio 1982. Disegno di Milazzo


2) I Conquistadores - L’istinto sessuale, paralizzato dalle massime cristiane sulla continenza e il peccato, spinse i Conquistadores spagnoli e i loro successori dal temperamento impetuoso, a una accentuazione del cosiddetto “decoro” morale-sessuale nel matrimonio e nella società, ma anche, non appena ci si allontanava dal cuore di questa società, a un impiego brutale e sadico della violenza, a orge sanguinose con donne appartenenti ad altre razze o meticce. Nella sfera istintiva dei tipi inattivi si nota una spinta più forte verso la violenza, il sadismo e sogni di potenza mascherati di religiosità.

3) Il Puritanesimo - Dagli eccessi del puritanesimo Inglese, che si irradiava dalle Colonie della Nuova Inghilterra e più tardi dai 13 Stati Americani sull’Atlantico, derivò una concezione ricca di tabù, secondo cui ogni vita sessuale implicava una peccaminosità rovinosa per il mondo. Nell’Età Vittoriana l’idea fissa dell’innocenza virginale venne spinta fino all’assurdo. Per i puritani Anglo-Americani ogni forma di soddisfazione dell’istinto sessuale era sospetta. La spossatezza susseguente al coito era considerata un assalto del demonio, le mestruazioni della donna erano sorgente di impurità contagiosa, il matrimonio passava come società fondata sulla reciproca penitenza, il coito era visto come un peccato che si giustificava solo perché volto alla procreazione della prole. Anche le più insignificanti deviazioni da questo codice avevano come immediata conseguenza l’ostracismo morale. Il risultato pratico di tutto ciò era non solo che le donne mettevano al mondo un figlio dopo l’altro, ma anche che ben presto esse appassivano e morivano precocemente. Il rapporto sessuale quindi significava per loro solo una sorgente di preoccupazioni, di sofferenze, di strapazzi e di paura della morte.




I primi Bianchi che si spinsero nel West - i cacciatori di animali da pelliccia e i Mountain Men - si convertirono velocemente alle concezioni indiane del sesso e si abbandonarono ben presto a una totale anarchia nella soddisfazione degli istinti, il che suscitò lo spavento e il profondo ribrezzo tanto dei commercianti di pelli indiani quanto dei colonizzatori spagnoli. Ma tutto ciò non sembra aver influito sulla spontaneità della vita sessuale dei Mountain Men... 

Nel Sud-Ovest, nella società americana che vi si andava costituendo, il rapporto tra sessi si rivestì con un carattere di accentuata galanteria cavalleresca. L’omaggio alla donna della propria razza come dispensatrice di gioia, condusse a un tale grado di adorazione cavalleresca, che per la donna le inevitabile conseguenze della procreazione divennero insopportabili. 



Ai pionieri di estrazione puritana che si spingevano verso il West, la libertà e la mancanza di istituzioni sociali di tipo inquisitorio offrì l’opportunità di liberarsi dai tabù precostituiti; ma nel corso di tale processo evolutivo è possibile osservare l’affermarsi di una brutalità gratuita, che si esprime nella violazione di donne indiane e anche di donne bianche e in una maggior frequentazione dei bordelli.
Molto in uso la sodomia, e ancor più frequente l’onanismo e l’omosessualità - tanto tra i puritani agricoltori, quanto tra i cercatori d’oro, i costruttori di ferrovie e i fondatori di città. Con l’estendersi della colonizzazione, che fu soprattutto impresa di una società maschile in cui le poche donne presenti svolgevano una parte subordinata e quasi da schiave, la famiglia divenne la colonna portante di questa società, e con essa divenne pure dominante il ruolo della donna. Più fortemente una donna sperimentava la sessualità come peso e afflizione, più essa invidiava all’uomo la sua estraneità fisica alle conseguenze del rapporto sessuale. Su queste basi, la donna dal comportamento mascolino acquistò sempre più importanza, cosicché  già nella seconda generazione di pionieri - i cui tabù morali erano ancor più forti e più inibenti di quanto non fossero stati per i Puritani degli Stati della Nuova Inghilterra - la donna appariva come “il miglior uomo”.




L’onnipresente rinuncia sessuale, uno dei tratti essenziali di quella società pionieristica maschile dominata dalla figura dela cosidetta “Mom”, si scaricava in quella sfrenata aggressività che è un tratto essenziale della storia della colonizzazione.

In questo crogiolo di multiformi frustrazioni si sviluppò la vita sessuale dei cowboy con la repentinità che è propria di ogni genuina trasformazione, finché i circa 30-50.000 uomini a cavallo gustarono, in spazi liberi e sconfinati, l’ideale di una illimitata libertà, e costituirono una società tipicamente maschile che, pur corteggiando la donna come femmina, rifiutava tuttavia il matrimonio e i legami statici della famiglia. Solo una minoranza sempre più sparuta di cowboy contrasse matrimonio. Gli altri rimasero liberi e assunsero sulla base dei loro bisogni erotici una presa di posizione del tutto priva di tabù di fronte alla sessualità, una posizione che può essere considerata senza paralleli nella Storia. Per il soddisfacimento delle loro esigenze si rivolgevano principalmente alle prostitute, con le quali, durante il periodo di vita stabile o in parte anche durante i mesi della disoccupazione invernale, contraevano un regolare matrimonio temporaneo.


Bella & Bronco n. 16, ottobre 1985. Disegno di D'Antonio


Qui il cowboy appariva come il perfetto cavaliere che dimostrava alla compagna del momento una deferenza cavalleresca. La raffinatezza e la fantasia erotica del cowboy, tanto celebrate dalle signore, assumevano dimensioni quasi... "orientali". La spregiudicata consapevolezza sessuale del cowboy, esibita disinvoltamente anche agli occhi del pubblico puritano, suscitava nei cittadini ribrezzo, disprezzo e paura, ma nel subconsciente dei pionieri maschili destava un’invidia sessuale che portò a brutali atti di forza. Per gli uomini della società pionieristica, condizionati da austeri precetti di astinenza, il cowboy non era solo “diverso” ma anche “anormale”. L’invidia sessuale suscitata nel subcosciente dell’elemento pionieristico femminile dalle gioie erotiche delle loro venali colleghe condusse ad assurde restrizioni sociali nei riguardi delle prostitute.

Ken Parker n. 41, agosto 1981. Disegno di Milazzo


Quando l’elemento femminile scarseggiava, spesso i cowboy uscivano da questa situazione "d’emergenza" con pratiche omosessuali; ma questa omosessualità si presenta priva di ogni carattere di dipendenza dalla donna. Il cowboy, conscio di appartenere a una élite, non conosceva la sodomia. Egli disprezzava il contatto carnale con gli animali più d’ogni altra cosa al mondo, il che spiega la sua profonda antipatia per il pastore di pecore, al quale si attribuivano invece pratiche del genere, e anche la sua resistenza a lasciarsi integrare nella società pionieristica puritana nella quale i contatti sessuali con animali erano assai frequenti. Sebbene totalmente libera, mediatrice di felicità e disinibita, la vita sessuale del cowboy non giunse mai a quella sfrenata cupidigia che spesso spiana la via dell’aggressività. Anzi, si avverava il contrario; un uomo che si permetteva di violare anche leggermente il severo codice della cavalleria nei riguardi della donna, sapeva di esporsi all’ostracismo della società cavalleresca. Per questa ragione le descrizioni di brutalità e di eccessi di origine sessuale commessi da cowboy sulle donne sono dei grotteschi falsi storici che vanno spiegati solo con quelle frustrazioni ancor oggi operanti nella società americana.

Ken Parker n. 36, novembre 1980. Disegno di Milazzo


Ci sono noti invece casi di gravissime aggressioni ed eccessi di brutalità e di sadismo, usate nei confronti di donne specialmente indiane e messicane, da parte dei soldati dell’esercito USA. Poiché gli uomini dell’esercito erano quelli che nella società maschile americana godevano del minor grado di libertà personale, la professione del soldato era per il cowboy la più sospetta di tutte e il suo disprezzo per gli uomini in uniforme era duro a morire.
Le conseguenze in campo sanitario della sregolatezza sessuale, le malattie veneree, sono frequentissime nella vita del cowboy. La diffusissima gonorrea poteva venir curata solo a prezzo di grandi sofferenze fisiche, la sifilide era un contagio che arrecava un deperimento organico capace di portare alla morte. Alle cure contro la sifilide a base di mercurio, esigenti sacrifici e accompagnate da noiosi effetti secondari, il cowboy preferiva per lo più la morte in qualche posto selvaggio o in combattimento. La stessa mancanza di aggressività che si osserva negli abitanti delle isole dei Mari del Sud, la cui vita sessuale non conosce né regole né tabù, è pure riscontrabile in certa misura nel cowboy americano nei suoi rapporti con gente di carattere e di mentalità differenti. Qui il suo comportamento è palesemente tollerante.






Ma la stessa brutalità che si trova in società fortemente condizionate da tabù sessuali, per esempio nell’esercito, appare anche nella società puritana e in quella americana che ha favorito tanto efficacemente la scomparsa degli Indiani, dei cacciatori di pellicce, dei Mountain Men, del cittadino cavalleresco del Sud e del cowboy. Naturalmente operano qui anche altri fattori chiave, ma uno dei più importanti senz’altro è la profonda frustrazione sessuale...


Wilson Vieira

N.B. Trovate i link alle altre puntate della Storia del West su Cronologie & Index! 

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