domenica 1 giugno 2014

THE DARK SIDE OF TEX! INTRODUZIONE - "A": DA "AGHRAN" A "ARYMAN"

di Massimo Capalbo


Beh... siamo proprio dei pazzi scatenati! Mentre ancora proseguiva con grande successo di lettori e di critica L'Atlante di Mister No (inaugurato l'8 giugno 2013), il 6 marzo 2014 gli si affiancava - con immediato e identico apprezzamento - gli Zagor Monsters... Non paghi (ecco perché ci definivamo "pazzi scatenati") eccoci adesso - mentre i due suddetti dizionari enciclopedici bonelliani sono ancora in corso d'opera - a vararne un terzo, dedicato al filone orrorifico delle avventure di Tex - come l'autore meglio vi spiegherà nell'introduzione che segue! Quando Max Capalbo ce lo aveva proposto, questo suo nuovo immenso lavoro, circa un mesetto prima del presente lancio, noi redattori di Dime Web non stavamo più nella pelle: non vedevamo l'ora di iniziarlo a leggere! Buon divertimento! (s.c. & f.m.)


Cover di Sandro Scascitelli per Tex Willer Magazine n. 6. Appena l'abbiamo vista in rete ce ne siamo subito innamorati!
 

Il titolo di quest’opera non deve trarre in inganno i lettori texiani. Il dark side cui facciamo riferimento non ha nulla a che vedere con la personalità del nostro amato ranger, il quale, come ben sappiamo, è un eroe tutto d’un pezzo, e in quanto tale non nasconde alcun lato oscuro, e nemmeno - beato lui! - dubbi o debolezze. Ciò di cui parliamo è invece il lato oscuro della saga texiana, vale a dire quel nutrito filone di storie dove Aquila della Notte e i suoi pards s’imbattono in maghi, streghe, fantasmi, zombi, extraterrestri, licantropi, animali mostruosi e altre creature e personaggi da incubo. Il creatore di Tex, Giovanni Luigi (GL) Bonelli, ideò il suddetto filone con l’intento di concedere un’alternativa alle tematiche tipicamente western, che correvano il rischio di apparire troppo ripetitive (Graziano Frediani in G. L. Bonelli. Sotto il Segno dell’Avventura, allegato all’Almanacco del West 2002, p. 61). Inoltre, questo tipo di storie consentì allo sceneggiatore milanese di dare sfogo alla sua passione per la letteratura fantastica: tra i suoi scrittori preferiti, infatti, figuravano nomi come Jules Verne, il padre della fantascienza classica, Henry Rider Haggard (autore de Le miniere di re Salomone [1885] e La donna eterna [1887]), Paul Benoît (L’Atlantide [1919]). Alla suddetta passione, GL univa anche quella per tre celebri fumetti americani degli anni Trenta dove il fantastico la faceva da padrone: il Flash Gordon di Alex Raymond e il Brick Bradford di William Ritt e Clarence Gray, che erano, come sappiamo, due serie di fantascienza; il Mandrake di Lee Falk e Phil Davis, che presentava numerosi elementi soprannaturali. 


Schizzi per il Tex di Magnus

 
Frutto delle suggestioni letterarie e fumettistiche assorbite nel corso degli anni dal grande GL (e anche, come vedremo, di suggestioni cinematografiche, sebbene il cinema horror e fantastico abbia esercitato su Bonelli senior un’influenza minore rispetto a quella esercitata sul figlio Sergio), le storie texiane ai confini della realtà hanno fornito un contributo notevole, se non determinante, allo straordinario successo del ranger. Basti solo pensare all’enorme importanza che rivestono nella saga due figure come il mago Mefisto, il più acerrimo avversario di Tex, e l’occultista El Morisco, il quale è invece uno dei migliori amici dell’eroe. Il filone fantastico texiano – che è stato florido nei primi trent’anni di vita editoriale del personaggio (gli anni, per l’appunto, in cui GL è stato al timone della serie), per poi assottigliarsi sempre di più, fino a quasi scomparire – comprende alcuni delle avventure più belle di Aquila della Notte - avventure che mostrano un West molto diverso da quello tradizionale, un West magico, tenebroso e inquietante. A parte GL, gli sceneggiatori che si sono cimentati più spesso con questo Tex alternativo sono Nolitta, Nizzi, Boselli e Medda; mentre, per quanto concerne i disegnatori, troviamo ai primi posti Galep - l’altro, indimenticabile papà del ranger - e Letteri, seguiti da Civitelli, Nicolò, Fusco, Gamba, Muzzi, Villa, Ticci, Venturi, Brindisi, Bianchini e Santucci, De Angelis e Suarez.

Tex a Sarno, 2010. Illustrazione di Bruno Brindisi

 
E’ bene precisare che il nostro lavoro - simile nella struttura a Zagor Monsters e all’Atlante di Mister No – verte principalmente sul Tex horror, cioè su tutte quelle storie che, per usare le evocative parole di Rudi Bargioni ed Ettore Lucotti, si riempiono di atmosfere sottili dove il regno della ragione vacilla e dove prendono forma e parola i morti e le creature innominabili (Tex Willer. Analisi semiseria del più popolare fumetto italiano, Edizioni Gammalibri, 1979, p. 93). Pertanto, non abbiamo preso in considerazione tutto il filone fantastico di Tex; non troverete, ad esempio, alcuna voce relativa al Custode della Fiamma, l’anziano e fanatico sacerdote azteco del n. 15, e nemmeno al Principe Nero, il tiranno dell’incredibile Città d’Oro (nn. 43/44). Essi infatti, come pure altri insoliti personaggi della serie (l’azteca Esmeralda, i vichinghi dello Yukon, l’alchimista Sebastian ecc.), hanno poco a che vedere con il genere di cui stiamo parlando (ma ad alcuni di loro – Esmeralda, per esempio - accenneremo comunque). Grossomodo, possiamo dividere l’horror texiano in due categorie: quello soprannaturale, in cui rientra la maggior parte delle storie fantastiche del ranger; e quello realistico, che, sebbene sia più circoscritto, non manca certo di figure memorabili. Il primo è rappresentato appunto da Mefisto, nonché dai vari Yama, Rakos, Mitla, Loa, Zhenda, Mah-Shai, Vindex ecc., ai quali bisogna aggiungere – oltre, ovviamente, ai mostri e agli alieni affrontati dai quattro pards – oggetti dai pericolosi poteri magici, quali l’Idolo di Cristallo e la Sacra Lancia.


Disegno di Villa


Il secondo comprende invece: terribili assassini seriali come il Tagliatore di Teste e lo Sventratore; spettri falsi ma sanguinari come il Cavaliere senza Testa; sette assassine come i Figli di Satana e i Thugs (le sette cinesi, invece, c’entrano poco con l’horror, pertanto le abbiamo escluse); banditi che uniscono un aspetto spaventoso a una lucida follia omicida come Jack Thunder. A metà tra l’horror fantastico e quello realistico si collocano poi il Maestro, gli Uomini Giaguaro, i Guerrieri Lupo, Baron Samedi, il demone Bes, la Tigre di Pietra. Va detto inoltre che, per quanto riguarda i personaggi, non tutti quelli inclusi nell’opera sono nemici del ranger: oltre al già citato El Morisco, troverete infatti il saggio stregone dei Navajo, Nuvola Rossa; altri stregoni indiani come Ho-Yan e Mangos; le streghe buone Na-Ho-Mah e Raskal; fantasmi in cerca di giustizia o di vendetta (Colorado Belle, padre Matias, Nana, la Dama di Picche). In totale, le voci sono oltre sessanta, a dimostrazione di quanto sia ricco e variegato il Weird West texiano. Concludiamo augurandovi buona lettura e augurandoci che The Dark Side of Tex incontri lo stesso apprezzamento di cui hanno finora goduto i lavori su Mister No e Zagor. 


La Repubblica lancia la ristampa a colori di Tex (2007)



LEGENDA 
  • I nomi in stampatello e grassetto rimandano a una voce dell’opera. Fanno eccezione i nomi del protagonista della serie, TEX, e quelli dei suoi pards – KIT CARSON, TIGER JACK, KIT WILLER - che sono sempre scritti in questo modo, tranne quando sono inseriti nei crediti di una storia o fanno parte del titolo di un libro (ad esempio: Atlante di Tex). 
  • Con l’unica eccezione di TÉNÈBRES, RAPHAEL, i personaggi dalla doppia identità sono stati indicati con la loro identità fittizia piuttosto che con il nome vero (ad es.: TAGLIATORE DI TESTE invece che BARRERA, JUAN; SVENTRATORE invece che BARLOW, SALLY).
  • Alcuni personaggi sono stati indicati con il soprannome piuttosto che con il nome vero (ad es.: COLORADO BELLE invece che MORROW, ALICE; EL MORISCO invece che JAMAL, AHMED). Riguardo al citato EL MORISCO, la voce a lui dedicata è stata inserita sotto l’iniziale del soprannome vero e proprio – quindi la M -, invece che sotto la E, cioè l’iniziale dell’articolo. 
  • Per quanto riguarda la serie regolare, il titolo attribuito a ciascuna storia è tratto da uno degli albi che la compongono ed è quello, a nostro avviso, più rappresentativo, quello che meglio sintetizza la trama o che, rispetto ai titoli degli altri albi, richiama la storia alla memoria dei lettori in modo più efficace (anche se, in alcuni casi, il nostro titolo non coincide con quello usato abitualmente dai lettori). Ad esempio, la storia dei nn. 265-268 viene indicata con il titolo del n. 267, Tex contro Yama, perché esso è, per l’appunto, più rappresentativo rispetto a L’ombra di Mefisto (n. 265), La strega (n. 266) e I Figli del Sole (n. 268).

Il Tex di Filippucci


Nota sui collegamenti ipertestuali

The Dark Side of Tex è un "lavoro in corso" che si svilupperà nei prossimi mesi, abbracciando numerosi post - uno per ogni lettera dell'alfabeto - fino ad arrivare alla conclusione.
I collegamenti ipertestuali fra le varie voci non saranno dunque possibili tutti e subito... e vi spieghiamo subito perché!
Collegheremo con link diretti ogni riferimento ad altre voci dell'opera partendo necessariamente dalle voci già apparse.
Ci preme dunque ribadire e sottolineare che, non essendo possibile creare link a post futuri, ricostruiremo tutti i link a ritroso solo quando sarà possibile. I link saranno però sempre e soltanto fra URL diverse e non all'interno di uno stesso post. Vorrete perdonarci (e segnalarci!) eventuali errori e omissioni! I link - essendo come abbiamo detto sopra fra URL diverse - porteranno sempre e comunque all'inizio di un altro post e non esattamente alla voce di riferimento.
Per facilitare fin dall'inizio l'uso dell'opera, abbiamo creato una pagina apposita di collegamenti alle varie voci, alla quale potete accedere dovunque siate, andando sotto al logo Dime Web: anche in questo caso il link vi porterà al post giusto, scorrendo il quale troverete in un attimo la voce cercata!


L'album delle figurine di Tex. Disegno di Galep



A
AGHRAN
AKHRAN
ARYMAN





AGHRAN
 
Il demone ombra che in Minaccia nelle tenebre (M. Boselli [sog.&scen.] – G. Franzella [dis.], Color Tex n. 8) tormenta il senatore texano Falkner. Nella sua villa di campagna, questi racconta a TEX e CARSON - accorsi da lui assieme a TIGER JACK dopo aver ricevuto una sua richiesta d'aiuto - che a inviargli contro la terribile entità – tramite un flauto con sopra scritta una maledizione in lingua turanica – è stato un suo ex compagno di università, Bruce Sangston, il quale ha voluto in tal modo vendicarsi per un recente torto subito.

Color Tex n. 8, novembre 2015. Disegno di Liberatore

Mediante il flauto inviatogli dal vendicativo Bruce Sangston, l'ignaro Falkner evoca il demone Aghran - Color TEX 8, p. 6

Il senatore racconta ai due ranger che Aghran si è impossessato della sua ombra - Color TEX 8, p. 7


Sangston – che abita nel quartiere cinese di Galveston dopo aver vissuto per tanti anni in Oriente - è un grande esperto di arti occulte: ciò gli ha permesso di lanciare il suo sortilegio contro Falkner, il quale, mettendosi in bocca il suddetto flauto, ha evocato Aghran senza rendersene conto. Il demone ha preso possesso dell'ombra del senatore, tant'è che questa ha finito per assumere le sue mostruose sembianze. Poiché anch'essi vedono la suddetta ombra, TEX e CARSON decidono di rivolgersi al loro amico EL MORISCO, il quale, giunto nella villa di Falkner, traccia sul pavimento del suo studio un pentacolo di protezione magica con una candela a ciascun angolo. L'occultista egiziano crede erroneamente che l'ombra sia lo stesso Sangston ed è convinto che costui assumerà una sostanza fisica, diventando così vulnerabile alle pallottole dei due ranger. Non essendo preparato ad affrontare Aghran, EL MORISCO si rivela impotente quando, scoccata la mezzanotte, il demone compare alle spalle di Falkner. Dopo aver fatto spegnere le candele, Aghran spinge la sua vittima ad abbandonare il pentacolo e ad entrare in un'altra stanza. TIGER segue il senatore, ma non può fare nulla contro il demone, che lo ferisce al petto con i suoi artigli, facendogli perdere i sensi. TEX e TIGER soccorrono il loro pard e trovano accanto a lui il corpo senza vita di Falkner, sul cui volto è stampata un'espressione di puro terrore.

Per superare le difese approntate da El Morisco, il demone gioca d'astuzia - Color TEX 8, p. 15

TEX e CARSON non riescono a salvare Falkner - Color TEX 8, p. 18

Sangston sta per imparare a sue spese che "chi di Aghran ferisce, di Aghran perisce" - Color TEX 8, p. 31

 
Una settimana più tardi, EL MORISCO – il quale ha appreso dall'amico cinese Zhu Heng che Falkner è stato ucciso appunto da Aghran - decide di tendere una trappola a Sangston. E' lo stesso Zhu Heng a organizzare l'incontro tra i due, che ha luogo nell'abitazione del perfido mago, un elegante appartamento posto sul retro di una fumeria d'oppio (il cui proprietario è Sangston medesimo). Mentre l'egiziano parla con il suo ospite, che si accende una sigaretta dopo l'altra, TEX e CARSON entrano nella fumeria e, fingendo di drogarsi, si preparano a neutralizzare le guardie dello stregone. Quest'ultimo non tarda a scoprire le vere intenzioni di EL MORISCO, ma ciò non impedisce all'occultista di mettere in atto il suo astuto tranello. Vedendo che la sua ombra inizia a modificarsi, lo sbigottito Sangston chiede all'egiziano come ha fatto a ingannarlo. Come ho fatto? – risponde EL MORISCOUn trucco semplicissimo! Ho sostituito le cartine delle tue sigarette, Sangston!... Zhu mi aveva informato delle tue abitudini… e sull'interno di ciascuna di esse Zhu e io abbiamo scritto in inchiostro invisibile il testo dell'incantesimo!... Ne hai fumate una mezza dozzina… direi che questo dovrebbe accelerare il processo, no?. In preda alla disperazione, Sangston tenta di uccidere EL MORISCO con un pugnale, ma TEX, entrato nell'appartamento assieme a CARSON, gli fa volare via l'arma con un preciso colpo di pistola. A questo punto, Aghran si materializza in tutta la sua mostruosità e, incurante dei proiettili dei due pards, divora lo stregone, per poi scomparire.

Il demone divora corpo e anima di Sangston - Color TEX 8, p. 33

Montague Rhodes James (1862-1936), indiscusso maestro della ghost story

Illustrazione di James McBryde per Fischia e verrò da te, ragazzo mio (dalla prima edizione originale della raccolta Racconti di fantasmi di un antiquario, 1904)

 
Curiosità: Minaccia nelle tenebre è ispirata – almeno per quanto riguarda lo spunto iniziale - a un famoso racconto dello scrittore inglese Montague Rhodes James (1862-1936): Fischia e verrò da te, ragazzo mio (1904). Parkins, il protagonista di questa inquietante ghost story, è un professore di Cambridge che, soffiando in un antico fischietto sul quale sono incise due iscrizioni in latino, evoca involontariamente una minacciosa creatura ultraterrena. Essendo immateriale, la malvagia entità si fa un corpo con le lenzuola di un letto vuoto che si trova nella camera d'albergo di Parkins e, scesa la notte, aggredisce quest'ultimo. Il professore, però, riesce a salvarsi grazie al tempestivo intervento di un altro ospite dell'hotel, il colonnello Wilson.



AKHRAN

Negromante egizio - gran sacerdote del tempio di Ptah - vissuto all’epoca di Amenofi IV, il faraone meglio conosciuto come Akhenaton o Ekhnaton (1350 a.C. - 1336 o 1334 a.C.). Ne Il ritorno del Morisco (M. Boselli [sog.&scen.] – G. Letteri [dis.], nn. 452-454), la tomba di Akhran viene scoperta, nel deserto di Sakkara, dal giovane EL MORISCO (siamo nella prima metà dell’800, al tempo del pascià Mehmet Alì) e dai suoi amici egittologi Octave e Davids. La mummia del sacerdote - contenuta nella statua del medesimo, posta all’entrata della tomba – viene rubata dalla setta dei Figli di Horus, proprio mentre EL MORISCO e gli altri, entrati nella camera funeraria, aprono il sarcofago, trovandolo vuoto.


Tex n. 452, giugno 1998. Disegno di Villa
Il giovane El Morisco e i suoi amici Octave e Davids nella tomba di Akhran – TEX 452, p. 51

Il Gran Sacerdote dei Figli di Horus e sua sorella Sekhmet nel tempio del pueblo – TEX 454, p. 65



La setta, ferocemente nazionalista e xenofoba, era stata fondata – almeno secondo quanto affermato dai loro membri, con cui EL MORISCO (che all’epoca si faceva chiamare con il suo vero nome: Ahmed Jamal) era entrato in contatto – dallo stesso Akhran, allo scopo di contrastare Akhenaton, che aveva rinnegato le tradizionali divinità egizie sostituendole con il dio unico Aton, rappresentato dal disco solare. Decisi a realizzare l’obiettivo del loro fondatore, cioè riportare in auge l’antica religione e gli antichi dei dell’Egitto, i Figli di Horus vogliono resuscitare la mummia di Akhran, ma la sacerdotessa della setta – la bella Nephret, amica di EL MORISCO nonché discendente del negromante – si oppone. Tradendo i suoi fanatici compagni, Nephret trafuga la mummia con l’aiuto di Octave (ritornato in Egitto dopo che, assieme a EL MORISCO e a Davids, era fuggito perché minacciato dalla setta), per poi trasferirsi con lui nel Nuovo Messico. Qui i due si sposano e assumono una nuova identità, quella di don Octavio e doña Miranda Gomez de La Serna. Molti anni dopo, i Figli di Horus giungono in America per riprendersi la mummia di Akhran e vendicarsi di EL MORISCO e dei suoi amici. Il Gran Sacerdote e la sacerdotessa della setta sono i figli che che Nephret aveva avuto dal precedente capo dei Figli di Horus: il primo (di cui non conosciamo il nome) assomiglia molto allo stesso Akhran, mentre la seconda - che si chiama Sekhmet, come la dea dalla testa di leone prediletta di Akhran - assomiglia come una goccia d’acqua a sua madre.


Tex n. 453, luglio 1998. Disegno di Villa

I Figli di Horus si apprestano a sacrificare Miguel e Juanita – TEX 454, p. 95


Oltre a far rapire, dal comanchero Juan Raza, i loro fratellastri, cioè i due figli di Nephret e don Octavio, i gemelli Miguel e Juanita, il Gran Sacerdote e Sekhmet uccidono Davids (che era diventato il direttore del Museo Archeologico di Chicago) e s’impossessano di due degli oggetti sacri che questi aveva trovato nella camera funeraria di Akhran: il caduceo e l’Occhio di Horus. Inoltre, la setta – che ha tra i suoi membri il nano assassino BES - riesce a tornare in possesso della mummia del negromante, custodita a Durango (Messico) nel museo privato del professor Guillermo, un egittologo dilettante amico di EL MORISCO. Quest’ultimo - che ha con sé altri due oggetti appartenuti ad Akhran: l’Ankh e lo Specchio di Hathor – viene inseguito e catturato, assieme al maggiordomo Eusebio, dai Figli di Horus, ed è costretto a consegnare l’Ankh alla sacerdotessa. Sekhmet vuole anche lo Specchio di Hathor, ma EL MORISCO ed Eusebio riescono a fuggire e vengono poi soccorsi da TEX e CARSON, i quali uccidono alcuni uomini della setta e costringono alla fuga la sacerdotessa e l’inquietante BES. I due pards, assieme al ranger in pensione Jesse Hawks (che lavora al servizio di don Octavio), sono proprio sulle tracce del rapitore di Miguel e Juanita, il citato Raza, che però ha già consegnato i gemelli al Gran Sacerdote, il quale intende sacrificarli. Infatti, per riportare in vita Akhran, è necessario, oltre al potere dell’Ankh, il sangue e il cuore dei discendenti del negromante, quali sono appunto i figli di Nephret e don Octavio. Quest’ultimo è creduto morto da MORISCO e Hawks, ma invece, come vedremo, è vivo e vegeto. Il luogo scelto dalla setta per compiere il sacrificio è un antico pueblo che si trova nella Sierra Madre, sul Pico del Diablo.


Tex n. 454, agosto 1998. Disegno di Villa

La mummia di Akhran si sveglia – TEX 454, p. 103


I due pards e i loro amici si lanciano all’inseguimento dei Figli di Horus, che però hanno bloccato la pista sulla Sierra provocando una frana. Nonostante sia notte, i Nostri decidono di oltrepassare la frana per mezzo di una corda, stando attenti a non precipitare nel turbinoso Rio Oro. Hawks però non ce la fa e cade nel fiume; TEX, allora, si cala per soccorrerlo, ma precipita a sua volta e sbatte la testa su uno scoglio, perdendo i sensi e finendo in un gorgo. Si risveglia, il giorno dopo, in un canale sotterraneo, che scorre all’interno di una caverna, dal cui soffitto s’intravede la luce del sole. TEX inizia quindi ad arrampicarsi e sbuca infine nella camera sotterranea – il kiwa – del pueblo. In superficie, i Figli di Horus si preparano a sacrificare i gemelli: tramontato il sole, i due vengono posti in altrettanti sarcofaghi, in mezzo ai quali viene collocata, in posizione eretta, la mummia di Akhran. Sekhmet, mascherata come la dea omonima, è incaricata di uccidere Miguel, mentre un altro membro della setta - mascherato da Anubi, il dio dei morti, dalla testa di sciacallo - dovrà occuparsi di Juanita. Quando però il Gran Sacerdote, che impugna l’Ankh, ordina ai due di affondare il pugnale, Sekhmet – che in precedenza aveva già manifestato un ripensamento – non ha il coraggio di uccidere Miguel. Il Gran Sacerdote ordina allora ad Anubis di eseguire il suo compito, ma questi viene improvvisamente colpito da Juan Raza. Il comanchero - pentitosi di aver rapito Miguel e Juanita, ai quali si è anche affezionato - si fa strada con il suo fucile e libera i gemelli, pure loro affezionatisi a lui. Lo scontro fra Raza e gli uomini della setta è impari, ma a dargli manforte arriva TEX, sbucato dal kiwa. Coperto dal ranger, il comanchero si rifugia con i gemelli nella camera sotterranea. Mentre i Figli di Horus cercano di stanarli, il Gran Sacerdote convince Sekhmet a versare con lui il proprio sangue per completare il rito. Così facendo, essi riescono a riportare in vita la mummia, che apre gli occhi e comincia a muovere le braccia.

Colpita dal raggio riflesso dallo Specchio di Hathor, la mummia prende fuoco – TEX 454, p. 105

Locandina italiana del film La Mummia (Terence Fisher, 1959)


Proprio in quel momento, però, sopraggiungono EL MORISCO e gli altri, tra cui c’è anche Hawks, sopravvissuto alla caduta nel fiume. Servendosi dell’Occhio di Horus che tiene appeso al collo, il Gran Sacerdote colpisce i suoi nemici con una sorta di raggio accecante, ma MORISCO, con lo Specchio di Hathor, rimanda il raggio contro il fanatico egiziano. A venire colpita è anche la mummia, che prende subito fuoco e finisce carbonizzata. Vistosi sconfitto, il Gran Sacerdote tenta di sparare all’odiato MORISCO, ma viene ucciso da Anubis, il quale altri non è che don Octavio. I “Figli di Horus” mi avevano rapito, simulando la mia morte… - racconta l’egittologo - fino a pochi minuti fa ero sotto l’influsso di una potente droga… la ferita alla testa mi ha riportato bruscamente in me!... . Don Octavio rivela inoltre a EL MORISCO – il quale ignorava che la moglie dell’amico fosse proprio la sua cara Nephret, e non riusciva a spiegarsi l’eccezionale somiglianza tra quest’ultima e Sekhmet – l’identità della ragazza, la quale, perdonata da Miguel e Juanita, si ricongiunge infine con sua madre e viene accolta nella famiglia de La Serna. Un finale che, a nostro avviso, pecca di buonismo: infatti, se è vero che Sekhmet ha rifiutato di uccidere Miguel ed era succube del Gran Sacerdote, è altrettanto vero che si è resa comunque complice delle malefatte compiute dalla setta; non solo, ma essa ha ucciso personalmente il povero Davids. Tutto ciò viene dimenticato troppo facilmente da don Octavio e dallo stesso EL MORISCO. D’altra parte, il buonismo è un tipico difetto del pur bravo Boselli, come dimostra anche la figura di Juan Raza, comanchero dal cuore tenero nonché futuro ranger.


L’Ankh del faraone Tutankhamon


Curiosità: Akhran rappresenta, con le dovute differenze, la versione texiana di Imhotep e Kharis, i due sacerdoti egizi che resuscitano rispettivamente ne La Mummia, il celebre horror della Universal diretto da Karl Freund nel 1932, e nel suo omonimo remake, girato invece da Terence Fisher per la Hammer nel 1959. Peraltro, il negromante non è l’unica mummia vivente comparsa sulle pagine di TEX, visto che prima di lui c’erano stati i FIGLI DELLA NOTTE e RAKOS, il quale è anch’esso un sacerdote dell’antico Egitto e viene pure citato, nel n. 452, da Eusebio. Attraverso la figura di Akhran, Boselli ha inserito nella storia uno dei temi ricorrenti delle saghe di Martin Mystère e di Zagor: il mito di Atlantide. L’Ankh – il magico oggetto a forma di croce ansata che Akhran usava nei suoi riti di negromanzia e grazie al quale egli stesso viene riportato in vita - è infatti composto, come intuisce il professor Guillermo, di oricalco, lo speciale metallo rossastro che, secondo Platone (il creatore del mito atlantideo), veniva estratto nel continente perduto. I riferimenti ad Atlantide non si fermano qui; nel n. 454, il Gran Sacerdote dei Figli di Horus dice alla sorella Sekhmet, riguardo al Pueblo sul Pico del Diablo: La gente che lo costruì è della nostra stirpe!... Come gli Anasazi dell’Arizona, come i Maya dello Yucatán… questi popoli e noi Egizi abbiamo una stessa, comune origine nell’antica patria perduta!... Atlantide, il continente scomparso!... Da quella terra ebbero origine la civiltà egizia e quella americana, da là arrivarono gli dei!... .

La mappa di Atlantide secondo Paul Schliemann, figlio del celebre scopritore di Troia


Il collegamento tra Atlantide e l’Egitto non è frutto della fantasia di Boselli, visto che fu lo stesso Platone a mettere in relazione il continente perduto e la terra dei faraoni: nel Timeo e nel Crizia, i famosi Dialoghi scritti dal filosofo ateniese nel 340 a. C., sono proprio gli egizi - per l’esattezza i sacerdoti di Iside - a descrivere al legislatore greco Solone, in visita al loro Paese, l’isola di Atlantide, la quale, prima di inabissarsi, estendeva il suo dominio sull’Europa occidentale e su tutto il Nordafrica, Egitto compreso. Il collegamento tra Atlantide e le civiltà del Nuovo Mondo (e quindi di queste ultime con l’antico Egitto) venne invece ipotizzato all’indomani della scoperta delle Americhe. Come si legge nell’Enciclopedia dei Misteri (a cura di Alfredo Castelli, Mondadori, 1993), quando, nel 1492, Cristoforo Colombo scoprì che, al di là dell’Atlantico, esisteva davvero una terra […] il filosofo inglese Francis Bacon suggerì che avrebbe potuto trattarsi del continente descritto nel Crizia. […] Dopo la Conquista, si scoprì pure che un’antica leggenda degli indigeni del Messico […] iniziava con queste parole: “Gli Uexotzincas, i Xochimilacas, i Cuitlahuacas, i Matlatzincas, i Malincalas abbandonarono Aztlan e vagarono senza meta”. Aztlan era un’isola dell’Atlantico, e le antiche tribù avevano dovuto lasciarla perché stava sprofondando nell’oceano. Dall’isola i superstiti avevano preso il nome: si facevano infatti chiamare Aztechi, ovvero “Abitanti di Aztlan”. Qualcuno – continua Castelli – cominciò a rilevare alcune analogie tra la civiltà dell’antico Egitto e quelle dell’America Centrale: costruzioni piramidali, imbalsamazione, anno diviso in 365 giorni, leggende, affinità linguistiche. Atlantide sarebbe stata dunque una “sorta di ponte naturale” tra le due civiltà, esteso, probabilmente, tra le Azzorre e le Bahamas. Si tratta di un’ipotesi indubbiamente suggestiva, ma che finora non ha trovato nessuna autentica prova a suo sostegno, checché ne dicano gli atlantologi. Tornando ad Akhran, è interessante notare come TEX rimanga alla fine scettico sulla sua resurrezione. Infatti, quando CARSON, osservando la carcassa bruciata del negromante, dice che gli era persino sembrato di averla vista muoversi, il Nostro risponde: Sarà stata un’illusione ottica!. Come sappiamo, invece, Akhran era tornato davvero in vita, seppure per poco.



ARYMAN

Grosso e mostruoso pipistrello infernale che compare in Tex contro Yama (G. L. Bonelli [sog.&scen.] – A. Galleppini [dis.], nn. 265-268). Aryman è il principale alleato di YAMA, il quale, ogniqualvolta intende ricorrere al suo aiuto, deve toccare con la mano sinistra il sigillo posto sulla speciale calotta donatagli dal padre MEFISTO e pronunciare la formula Hari, Hari, Aryman!.

Tex n. 265, novembre 1982. Disegno di Galep


Quando, all’inizio della storia, YAMA manda un avvertimento a TEX e ai suoi pards – i quali si trovano a bordo di un veliero partito da Veracruz e diretto a Tampa, in Florida -, Aryman dà il suo contributo, bussando con le ali all’oblò della loro cabina e impressionando KIT WILLER e TIGER JACK. E’ soprattutto nella seconda parte, però, che il diabolico pipistrello fa vedere di cosa è capace. Oltre a percepire, a Tampa, l’aura di TEX, riuscendo a rintracciare in breve tempo lui e i pards, Aryman mette in guardia YAMA su EL MORISCO (che fornirà un aiuto decisivo a TEX e compagni) e spia – non visto - le mosse dei Nostri, fornendo puntualmente al suo alleato preziose informazioni, che però non vengono sempre sfruttate a dovere. C’è da dire, infatti, che Aryman dimostra maggiore saggezza e intuito rispetto a YAMA, sul quale esprime, quando ormai la partita con TEX è irrimediabilmente compromessa, un giudizio poco lusinghiero ma ineccepibile: […] Nonostante i molti aiuti ricevuti dal mio mondo e il prezioso insegnamento avuto dal padre, Yama è ancora ben lontano dal rappresentare la centesima parte del potere del grande Mefisto!.

Aryman con Mefisto e Yama – TEX 265, p. 53

Per impressionare i pards, Aryman bussa con le ali all’oblò della loro cabina – TEX 265, p. 78


Tra le sequenze che vedono protagonista questo insolito pipistrello (che è precisamente un vampiro), ce ne sono almeno quattro degne di menzione: la scena, ambientata a Tampa, dove esso si getta in picchiata contro TEX, che però, avvertito da TIGER, riesce a schivarlo; quella in cui Aryman, chiamato da YAMA, si materializza davanti ai discendenti degli aztechi stringendo tra gli artigli una specie di uovo di cristallo, che poi lascia cadere a terra facendo apparire un drago che indossa un casco di piume (per questo motivo, il mostro viene inizialmente scambiato dagli indios per il dio Quetzalcoatl, il Serpente Piumato); la scena in cui, dopo aver afferrato il cappello di CARSON per poi lasciarlo cadere in una sorgente (da cui apparirà YAMA), il pipistrello viene sfiorato dai proiettili sparatigli dal ranger, e, rivolto a questi, pensa: Vecchio balordo… ; infine, la sequenza, involontariamente comica, nella quale Aryman dialoga con un avvoltoio. Il pipistrello sta sorvolando la Sierra Hermosa sulle tracce dei quattro pards, quando nota uno stormo di avvoltoi intenti a divorare due cadaveri (quelli degli aztechi uccisi da TEX e CARSON); sceso a terra, chiede a uno dei rapaci: Hai visto dove sono andati gli uomini rimasti vivi?, e l’avvoltoio risponde: Quattro stanno seguendo le alture e altri tre [gli aztechi sopravvissuti, nda] scendono a fondo valle. Aryman ringrazia il rapace, che aggiunge: Stai lontano dai quattro, però!. Portano con loro la morte!. Si tratta di una sequenza dal sapore disneyano, che nel TEX di oggi sarebbe impensabile, come impensabile sarebbe lo stesso Aryman, che è senza dubbio il più grottesco villain mai apparso nella saga.


Tex n. 267, gennaio 1983. Disegno di Galep

Tex evita per un soffio Aryman – TEX 267, p. 12

Con l’aiuto del pipistrello infernale, Yama impressiona gli indios della Sierra Hermosa – TEX 267, p. 37


Curiosità: Gianluigi Bonelli ha dato al pipistrello infernale un nome molto significativo: Aryman, Ahriman o Arimane è infatti, nello Zoroastrismo (l’antica religione persiana), lo Spirito del Male, il Signore delle Tenebre; un equivalente, insomma, di ciò che Satana rappresenta nel Cristianesimo. Ne Il Diavolo dall’A alla Zeta, volumetto allegato al secondo Speciale Dylan Dog, si legge che Ahriman creò ben 99.999 malattie per tormentare la Terra. Pur non essendo potente quanto il demone persiano da cui prende il nome, l’Aryman texiano - come dice MEFISTO a YAMA - non solo è il signore del Terzo Cerchio, il che gli dà poteri assoluti sui piccoli regni oscuri, ma fa anche parte della Grande Fratellanza dei Sette Cerchi, e come tale può ottenere aiuto e collaborazione dagli altri signori dei cerchi superiori. Alla fine, però, l’alleanza con YAMAMEFISTO in persona che mette Aryman al servizio del figlio) non giova affatto al pipistrello, come si evince dai suoi pensieri a p. 63 del n. 268: E’ sempre stata gente pericolosa (si riferisce ovviamente ai quattro pards, nda), ma ora che ha dimostrato di poter combattere il potere di Yama, va tenuta strettamente sotto controllo. Sarebbe molto triste anche per me, se dovessi tornare entro i confini dei cerchi superiori portando la notizia della sconfitta di Yama. Perderei il privilegio di… . Aryman non conclude il pensiero, perché proprio in quel momento nota gli avvoltoi di cui abbiamo già parlato, ma dato che YAMA viene poi effettivamente sconfitto, è facile immaginare che il povero pipistrello sarà degradato: verrà cioè espulso dalla Grande Fratellanza dei Sette Cerchi, oppure perderà il dominio del Terzo Cerchio

Tex n. 268, febbraio 1983. Disegno di Galep

Aryman chiede informazioni a un avvoltoio – TEX 268, p. 64

Manufatto di bronzo raffigurante il demone persiano Arimane

 

Massimo Capalbo

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1 commento:

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