domenica 24 novembre 2013

LA CASA DELLE ANIME PERSE. SAGUARO 17

di Filippo Pieri

Dopo vari albi in cui la continuity della serie era molto serrata, assistiamo ora a un paio di albi interlocutori - questo e il prossimo. Nel presente fascicolo Enna affronta lo spinoso tema dei reduci del Vietnam. La guerra del ‘Nam è considerata da molti storici come il primo conflitto non convenzionale ad aver avuto sui soldati che l’hanno vissuta un impatto traumatico superiore a tutte le altre guerre combattute fino ad allora - che pure non furono certo prive di atrocità. Questo perché i Vietcong erano un nemico quasi invisibile che costringeva i soldati a stare all’erta ventiquattrore su ventiquattro, in un territorio ostile più del West ottocentesco di Tex. E quando tornavano a casa, non erano accolti con tutti gli onori come i reduci delle altre guerre. Il governo li abbandonava velocemente al loro destino e questi ragazzi, che avevano sacrificato i migliori anni della loro vita, si trovavano a vivere da disadattati - feriti nel corpo e nell’anima.


Il personaggio di Rambo, interpretato al cinema da Sylvester Stallone, rende bene l'idea del reduce disadattato.



Più tardi rispetto al periodo in cui sono ambientate le storie di Saguaro, verrà riconosciuta ai soldati la PTSD, ovvero lo stato di Post Traumatic Stress Disorder, disturbo che porta irritabilità, insonnia, sensi di colpa e più in generale un senso di inadeguatezza che fa diventare difficile il ritorno alla vita di tutti i giorni. Aaron Lansky, un ex commilitone di Saguaro che ha perso l’uso delle gambe in Vietnam e adesso lavora in una casa famiglia a Georgetown, chiede aiuto a Thorn. Lo sceriffo del paese Tate è deciso a far chiudere l'istituto dopo la morte di una ragazza che lavorava lì, Lorie Shiller, a opera del paziente Guy Morrison. La verità alla fine salterà fuori e farà cadere quel velo di ipocrisia che circonda i protagonisti di questa vicenda. 


Il gabbiano Jonathan Livingston (1970) di R. Bach: un "manifesto" per un paio di generazioni!



Un passo fondamentale nella vicenda lo svolge il libro della ragazza morta, Il gabbiano Jonathan Livingstone di Richard Bach. Nel volume il gabbiano diventa un simbolo, perché rifiuta di uniformarsi alla massa per ascoltare e seguire la propria voce interiore. Un po’ come Saguaro, quindi. Curiosamente il libro viene disegnato come un tomo alto come Ulisse di James Joyce, mentre invece di pagine ne ha appena 100 - in gran parte occupate da fotografie!
Da notare dei goof (come vengono definite le sviste in fase di montaggio nel cinema) dei disegnatori. Saguaro parte da Window Rock in motocicletta con gli occhiali da sole, pagina 16, vignetta 2. Nella vignetta 5 della stessa pagina sembra averli tolti, ma nella vignetta 6 di pagina 17 ce li ha di nuovo. A pagina 18, vignetta 3 li perde di nuovo ma li ritrova nella pagina seguente, finché non se li toglie definitivamente nella vignetta 6 di pagina 19. A pagina 25 invece il vecchio di nome Lou parla a Lou (evidentemente il ballon andava girato alla persona di fronte a lui, con la quale sta parlando).


Saguaro n. 17, ottobre 2013. Disegno di Furnò.



Saguaro 17
ANIME PERDUTE
Ottobre 2013
Pagg. 100, Euro 2.90
Testi: Bruno Enna
Disegni: Fabrizio Busticchi & Luana Paesani
Rubriche: Gianmaria Contro
Copertina: Davide Furnò

Filippo Pieri 


N.B. Trovate le altre recensioni bonelliane sul Giorno del Giudizio!

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