giovedì 19 settembre 2013

CRONOLOGIA RAGIONATA DELLA COLLANA "I PROTAGONISTI" - NONA E ULTIMA PARTE: HERMAN LEHMANN

di Francesco Manetti

Sono passati quasi tre mesi dalla precedente puntata della nostra Cronologia Ragionata della Collana I Protagonisti, iniziata con il post pubblicato l'antivigilia di Natale del 2012, dopo un "antefatto" apparso su Dime Web il 6 novembre dello stesso anno.
Dunque, nonostante "i buoni propositi" iniziali di chiudere la "pratica" nel giro di qualche settimana, siamo rimasti piacevolemente in compagnia dell'immortale Albertarelli per oltre 300 giorni! I motivi sono tanti, ma i principali sono quattro: il periodo estivo, l'infoltirsi dei contributi dei nostri meravigliosi e indispensabili collaboratori esterni (che ha portato per i due curatori dei Quaderni Bonelliani a un aumento dell'impegno "redazionale" a discapito del lavoro "creativo"), l'arrivo dell'Atlante di Mister No di Max Capalbo (il più grande progetto bonelliano del nostro blog, che comporta, per ottenere la massima accuratezza possibile che tale opera si merita, un grande lavoro di impaginazione ed editing) e i rinnovati contributi del sottoscritto al mondo dell'editoria fumettistica (Alan Ford TNT Edition della Mondadori, che segue l'esperienza del 2011/12 di Alan Ford Story, condivisa con Moreno Burattini). E lo stesso discorso vale anche per la Cronologia di Carl Barks, ferma per il momento alla Decima Parte del 2 giugno 2013...
Ora, finalmente, ci siamo! Il sipario sta per chiudersi, almeno sul West. Sale sul palcoscenico l'ultimo fascicolo della serie, concluso da uno straordinario Sergio Toppi (da pag. 50) a causa dell'improvvisa scomparsa di Albertarelli.

Ringraziamo Ned Bajalica (grande collaboratore di Jacovitti, come più volte ricordato in Dime Web) per aver citato questa cronologia in un post dedicato ad Albertarelli sul suo bel blog!

Herman Lehmann, in abiti tradizionali pellerossa.



L'indiano bianco

a) La storia

La vicenda inizia sull'albo nel 1870, presentando la numerosa famiglia Buchmeier-Lehmann, di origine prussiana. Il doppio nominativo si spiega col fatto che la madre del protagonista del n. 10, Augusta Johanna, dopo la morte del secondo marito Ernst Moritz Lehmann (padre di Herman), avvenuta nel 1862, si era risposata: Philip Buchmeier era il suo terzo marito, anch'egli tedesco di Prussia. Di tre delle quattro sorelle di Herman (Emeliyn, Caroline Wilhelmina e Mathilde) è addirittura incerta la paternità: Herr Philip o Herr Ernst Moritz? La prolifica Augusta (Herman aveva anche due fratelli) si è portata il segreto nella tomba!
Herman nacque a Mason, nel cuore del Texas, il 5 giugno 1959. Il 16 maggio 1870, una banda formata da una decina di Apache (forse della tribù dei Lipan) capeggiati dal valente guerriero Carnoviste, rapì Herman e suo fratello Willie. La storia narrata da Albertarelli qui diverge da altre fonti. Nell'albo vediamo Willie che si allontana con un gruppo di indiani mentre Herman rimane con Carnoviste: in una didascalia si spiega che Willie, ritrovato da un carrettiere, sarebbe stato riconsegnato alla famiglia. Da più parti si legge invece che la liberazione di Willie sarebbe dovuta al sergente di colore Emanuel Stance, del Nono Cavalleggeri, reggimento dei cosiddetti Buffalo Soldiers - famigerati per le loro "azioni militari" in Italia nelle ultime fasi della Seconda Guerra Mondiale (con la 92ª divisione di fanteria).
Nei primi giorni del sequestro, il giovane Lehmann fu costretto a subire ogni tipo di umiliazione, tortura e sottomissione da parte dei pellerossa. Gli fu persino fatto credere - crudelmente - che i suoi genitori e tutta la sua famiglia erano stati uccisi. Ma, grazie alla sua tenacia e al suo coraggio, fu infine accettato come uno degli indigeni. Herman divenne così En Da o Indot (Ragazzo Bianco) e fu adottato da Carnoviste e da sua moglie Laughing Eyes (Occhi Ridenti). Nel 1871 si interessò al rapimento persino il celeberrimo generale William T. Sherman.


Accampamento di Apache Lipan, presso i quali Lehmann visse dal 1870 al 1877.



Gli anni passarono. Indot uccise il suo primo uomo nel 1875 e nello stesso anno partecipò a uno scontro con i Texas Rangers. Nel 1876 Carnoviste fu assassinato da un medicine man degli Apache e Ragazzo Bianco lo vendicò, giustiziandone l'omicida. Dovette abbandonare però la tribù e trovare rifugio presso i Comanche. Nel 1877 rimase coinvolto nella Buffalo Hunter's War in Texas, l'ultimo grande scontro fra bianchi e indiani nella zona.
Dopo aver vissuto due anni nella riserva Kiowa-Comanche di Fort Sill (Oklahoma), con la gente del capo Quanah, l'ormai ventenne Herman fu riportato dalla sua vera famiglia. Il ritorno alla civiltà fu lento, graduale, doloroso, inquietante. Dovette ricominciare ad apprezzare il cibo dei bianchi, il linguaggio dei bianchi e... i letti dei bianchi!
Hermann si sposò una prima volta nel 1885 e una seconda nel 1896. Ebbe cinque figli. Si esibì in fiere e spettacoli e scrisse un celebre libro di memorie nel 1927, Nine Years among the Indians (cioè Nove anni con gli Indiani). Le sue "origini indiane"  (in quanto figlio adottivo di Quanah) gli furono riconosciute nel 1908, quando il Governo gli concesse 160 acri di terra in Oklahoma; Lehman scelse un sito nei pressi di Grandfield, nel sud dello Stato, e qui si trasferì nel 1910. Morì il 2 febbraio 1932 a Loyal Valley, nella stessa contea del Texas dove era nato 73 anni prima. Secondo sua nipote Ester Lehman era malato da molto tempo di cancro.


La tomba di Lehmann, in Texas.



b) Le rubriche: curiosità e commenti

L'indiano bianco, oltre a essere il sottotitolo dell'albo, è anche - come di consueto - il titolo della rubrica d'apertura firmata da Albertarelli. L'autore sposa la tesi - rispettabile e in parte condivisibile, anche se un po' "anarchica", a dire il vero - per cui i rapiti dai pellerossa non erano del tutto vittime: la loro nuova vita consentiva loro di abbandonare, come dice Albertarelli, il carico più pesante, per un bambino: quello degli obblighi convenzionali, delle responsabilità imposte con l'educazione e lo studio, di tutte quelle forme di comprensione sociale e familiare che soffocano gli istinti naturali.
La bibliografia è sostituita da un box, con un messaggio ai lettori di Sergio Bonelli, toccante comunicato che qui sotto vi proponiamo integralmente, con un'adeguata scansione. Lo scritto si ricollega all'analogo intervento bonelliano, dedicato alla morte di Albertarelli, pubblicato sul n. 3 della collana e da noi riportato nel corso della seconda parte della nostra Cronologia.




Chiude il fascicolo un articolo - anche questo di Albertarelli - che si fregia di un titolo piuttosto crudo e diretto: Il solo indiano buono è l'indiano morto. E' la storia - triste, spaventosa, reale - dello scontro fra due razze e due culture inconciliabili, una guerra (un genocidio?) che durò secoli, combattuta nel nome dell'espansione territoriale.


La copertina della Collana I Protagonisti n. 10, giugno 1975. Disegno di Albertarelli

Quarta di copertina del n. 10: quadro d'insieme dei nove numeri precedenti.



I Protagonisti 10
HERMAN LEHMANN
Giugno 1975
pag. 108, £ 800
Testi: Rino Albertarelli
Disegni: Rino Albertarelli (da pag. 7 a pag. 49) e Sergio Toppi (da pag. 50 a pag. 102)
Frontespizio: Rino Albertarelli
Copertina: Rino Albertarelli
Rubriche: Rino Albertarelli, Sergio Bonelli
Direttore responsabile: Sergio Bonelli
Casa editrice: Daim Press
3a copertina: elenco degli arretrati
4a copertina: collage delle copertine da 1 a 9


Francesco Manetti

P.S. Trovate i link a tutti gli altri post dedicati alla Collana I Protagonisti sulla pagina delle Cronologie!

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