sabato 29 giugno 2013

DIME WEB SUL SITO DELLA SERGIO BONELLI EDITORE!

Bonelli dime news: parliamo di noi

Appena arrivata l'estate del 2013 il sito della Sergio Bonelli Editore si è finalmente rinnovato, con una veste grafica decisamente più moderna e accattivante!
La notizia non poteva che farci un immenso piacere, anche perché noi di DW siamo veramente affezionati a quell'indirizzo Internet...

Forse non tutti sanno che nel 2000 - quando all'epoca eravamo ancora, seppur per poco, redattori e curatori di Dime Press - partecipammo alla costruzione di Sergiobonelli.it, scrivendo le schede per i numeri arretrati di Nick Raider (Ceri) e di Tex (Manetti).
E tredici anni dopo è stata davvero una bella sorpresa trovarci ancora presenti nella pagina dedicata allo Staff del Sito! Desideriamo perciò ringraziare la Sergio Bonelli Editore e i nuovi e vecchi curatori del sito della Casa Editrice per non aver cancellato il nostro piccolo, storico contributo - e per aver citato i nostri nomi più volte nelle sezioni riguardanti la saggistica, le fanzine, etc.!
Ma le connessioni fra Dime Web e il sito della SBE non si fermano qui! L'Atlante di Mister No è citato ben due volte nelle pagine elettroniche di Via Buonarroti: nelle Notizie Flash e nella Home Page di Mister No!


Il curioso ed efficace montaggio di immagini (un mondo che abbiamo usato come illustrazione della voce Africa dell'Atlante di Mister No sul logo dylandogghiano di Dime Web) che appare nel sito della SBE

(s.c. & f.m.)

N.B. Trovate nella pagina a loro dedicata le altre Bonelli News!

giovedì 27 giugno 2013

CRONOLOGIA RAGIONATA DELLA COLLANA "I PROTAGONISTI" - OTTAVA PARTE: BILL DOOLIN E LA MORTE DEL FAR WEST

di Francesco Manetti

Dopo oltre due mesi di iato e con un imperdonabile ritardo sulla tabella di marcia (dovuto al recente, graditissimo infittirsi di collaborazioni esterne su Dime Web e al conseguente aumento di "lavoro redazionale" da parte del sottoscritto) si avvia finalmente a conclusione la Cronologia della Collana I Protagonisti di Albertarelli. Ecco la penultima puntata.
Una nota prima di iniziare. Per sottolineare come Doolin, i Dalton e gli altri banditi americani di fine Ottocento fossero il violento risultato della fine della Frontiera - accelerandone nel contempo la scomparsa - ho scelto una serie di immagini crude, volutamente mortuarie, come corredo iconografico dell'articolo. Non sono per stomaci deboli! Ricordo però che non si tratta di illustrazioni horror, gore, splatter, etc., ma di reali documenti d'epoca, perfettamente contestualizzabili.




La tomba di Bill Doolin, in Oklahoma.



Compagno del vento


a) La storia 

William "Bill" Doolin nacque nel 1858 nella Contea di Johnson, in Arkansas.
Con la sua attività criminosa e le sue pistole avrebbe incarnato la morte del Far West.
Figlio di Michael Doolin e Artemina Beller, il giovane Bill lasciò la famiglia nel 1881 per intraprendere la carriera di cowboy nel Territorio Indiano. Il suo primo impiego fu sotto Oscar Halsell, nativo del Texas. In questo periodo Doolin lavorò con altri noti cowboy e fuorilegge del tempo: George "Bitter Creek" Newcomb, Charley Pierce, Bill Power, Dick Broadwell, Bill "Tulsa Jack" Blake, Dan "Dynamite Dick" Clifton, ed Emmett Dalton.
Con l'ingigantirsi dei ranch e la diffusione sempre maggiore degli steccati di recinzione e del filo spinato il mestiere del "conduttore di mandrie" era destinato a scomparire, insieme all'idea stessa di Frontiera. Andavano dunque trovati altri "sbocchi professionali"... e non sempre si trattava di sbocchi legali!
Il primo incontro/scontro documentato di Doolin con la legge avvenne il 4 luglio 1890 (in altre sedi si parla del 1891), a Coffeyville nel Kansas. Per festeggiare la ricorrenza della tanto decantata Indipendenza americana dall'Europa Doolin e alcuni suoi amici si ubriacarono pesantemente: quando gli uomini di legge tentarono di requisire loro le bottiglie di whiskey ne seguì una violenta sparatoria. Due degli uomini con la stella vennero feriti e Doolin sfuggì alla cattura scappando lontano da Coffeyville. Bill entrò così nella Banda Dalton, nel 1891: il primo colpo fu la rapina al Texas Express, un treno carico d'oro. Altri assalti ai convogli ferroviari avvennero nell'estate del 1892. Il 5 ottobre di quell'anno la Banda Dalton tentò di rapinare due banche contemporaneamente, a Coffeyville. Fu un fallimento totale! La conseguente sparatoria tra cittadini e uomini di legge di Coffeyville, contrapposti ai banditi, lasciò sul terreno quattro dei cinque membri della gang; solo Emmett Dalton si salvò. Gli storici hanno scritto da più parti che esisteva un sesto membro della banda, nascosto in un vicolo a occuparsi dei cavalli, pronti per la fuga. Chi fosse questo sesto uomo è ancora oggi un'incognita. Emmett Dalton non rivelò mai la sua identità, ma molti pensano che l'uomo misterioso non poteva essere che Bill Doolin.


La morte del Far West. Fine della Banda Dalton!



La serie di rapine continuò nell'autunno del 1892: il 1° novembre Doolin formò una sua banda personale, quella che poi sarebbe diventata universalmente nota come Mucchio Selvaggio (the Wild Bunch), ispirando film, fumetti, romanzi e così via (si parla anche di Banda Doolin o Banda Dalto-Doolin). Il primo colpo fu l'assalto a una banca di Spearville, nel Kansas. Dopo la rapina la banda fuggì con Oliver "Ol" Yantis nel Territorio dell'Oklahoma, per rifugiarsi presso la casa della sorella dello stesso Yantis. Meno di un mese dopo la banda fu individuata. Oliver rimase ucciso nella paratoria, ma il resto della banda riuscì a sfuggire.
Due ragazze adolescenti - Little Britches e Cattle Annie - seguivano come groupies ante-litteram la banda di fuorilegge e avvertivano i componenti ogni volta che le forze dell'ordine erano sulle loro tracce. Alcune fonti indicano che fu proprio Doolin a dare alla giovane banditessa Jennie Stevens il soprannome di Little Britches ("calzoncini" o "braghette").



 

La morte del Far West. Fine dei gangster a Coffeyville.







Per tutto l'inverno il Mucchio Selvaggio seminò il terrore nelle banche e sulle rotaie. Nel marzo 1893 Doolin sposò la figlia di un notaio, la bellissima Edith Ellsworth, a Ingalls, Oklahoma. Poco dopo Doolin e la sua banda assaltarono un treno nei pressi di Cimarron, nel Kansas: durante una sparatoria con gli stellati Doolin fu colpito e ferito gravemente a un piede. Questo incidente avrebbe deciso il suo destino - oltre tre anni dopo!
Il 1 ° settembre 1893 quattordici vice-sceriffi entrarono a Ingalls per mettere il sale sulla coda della banda Doolin, in un'azione che sarebbe stata poi conosciuta come la Battaglia di Ingalls. Durante la sparatoria tre marshal furono uccisi, insieme a due cittadini che si trovavano nel luogo sbagliato nel momento sbagliatro; tre membri della banda furono feriti, e un altro fuorilegge ("Arkansas" Tom Jones) fu colpito e catturato. Doolin sparò e fece fuori il vice-marshal Richard Speed.
Nemici giurati del Wild Bunch furono i cosiddetti Tre Guardiani (the Three Guardsmen), ovvero gli uomini di legge Bill Tilghman, Chris Madsen e Heck Thomas. Molti membri della banda Doolin furono catturati o uccisi entro la fine del 1894, e tra questi Bill Dalton, centrato dai marshal.



Bill "Tulsa Jack" Blake, uno dei gangster di Doolin.



Numerose e ricchissime taglie furono poste sul capo dei componenti il Mucchio Selvaggio - attirando ogni sorta di giustizieri. Il 1 ° maggio 1895 i membri della banda Charlie Pierce e George "Bittercreek" Newcomb furono uccisi dai cacciatori di taglie conosciuti come The Dunn Brothers, ovvero i fratelli maggiori della giovanissima ragazza di George Newcomb, Rose Dunn. Da più parti fu sostenuto che fu lei a tradire Newcomb, ma è più probabile che i Dunn riuscirono a trovare il nascondiglio dei fuorilegge semplicemente tallonando di nascosto la sorella.
Doolin fuggì nel Territorio del New Mexico, nascondendosi con il bandito Richard "Little Dick" West (e, tanto per sdrammatizzare e alleggerire la cronistoria con una battuta, mi cheido se anche allora, alla fine del XIX secolo, questo singolare dickname - pardon! - nickname, facesse lo stesso effetto di oggi...) durante tutta l'estate del 1895. Alla fine di quell'anno, Doolin e sua moglie trovarono per qualche tempo rifugio dalle parti di Burden, nel Kansas; successivamente i coniugi si trasferirono nella località termale di Eureka Springs, in Arkansas, dove Doolin, grazie ai fanghi curativi, riuscì anche ad alleviare i reumatismi dei quali soffriva per la ferita dovuta al colpo di pistola al piede del '93. Fu proprio a Eureka Springs che, in uno stabilimento termale pubblico, Doolin venne catturato da Bill "Zio Bill" Tilghman: era il 15 gennaio 1896.
Rinchiuso nel carcere di Guthrie con la prospettiva di una lunga condanna, Doolin riuscì a evadere il 5 luglio e si rifugiò con la moglie in Lawson nel Territorio dell'Oklahoma. Fu in quella cittadina che il 24 agosto Bill arrivò alla fine della sua pista, ucciso a colpi di fucile dal vice sceriffo Heck Thomas.



La morte del Far West. Il cadavere di Bill Doolin, crivellato di colpi, in una foto scattata nell'agosto 1896.



William Doolin è sepolto nel settore Boot Hill (dove venivano sepolti quelli morti con gli stivali ai piedi, cioè nei conflitti a fuoco) del Summit View Cemetery a Guthrie, in Oklahoma, accanto al fuorilegge Elmer McCurdy.
Con la fine del 1898, i restanti componenti del Mucchio Selvaggio erano ormai tutti morti, dopo essere stati uccisi in varie sparatorie con uomini di legge. Heck Thomas aveva rintracciato la maggior parte di loro.



b) Le rubriche: curiosità e commenti

L'articolo introduttivo dell'albo - firmato come di consueto da Rino Albertarelli - è Compagno del Vento. Nel testo l'autore riconduce su un piano di quotidianità e di banalità non solo la figura del "criminale comune" Bill Doolin, allontanando ogni tentativo successivo (della letteratura, della saggistica western...) di inserirlo in una sorta di grottesco Pantheon della Frontiera, ma l'istituzione stessa del mandriano! Normalizzare il cowboy significa normalizzare l'intero Far West. Gli americani parlerebbero di debunking. Diavolo d'un Albertarelli! La bibliografia - come sempre - è notevole: oltre 20 volumi in inglese. Nell'articolo di chiusura, Il codice d'onore del pistolero, il Maestro cerca di comprendere le ragioni storico-sociali del gunman americano. Il ritratto degli Stati Uniti ottocenteschi che ne esce fuori è impietoso: una non-civiltà la quale, affrancatasi con la violenza dalla culla europea, regredisce a uno stadio semi-tribale. Il proiettile diventa così il fonema unico.


 
La copertina di Rino Albertarelli per la Collana I Protagonisti n.9


I Protagonisti 9
BILL DOOLIN 

Maggio 1975
pag. 108, £ 800
Testi: Rino Albertarelli
Disegni: Rino Albertarelli
Frontespizio: Rino Albertarelli
Copertina: Rino Albertarelli
Rubriche: Rino Albertarelli
Direttore responsabile: Sergio Bonelli
Casa editrice: Daim Press
3a copertina: elenco degli arretrati
4a copertina: pubblicità del n. 10




Francesco Manetti

P.S. Trovate i link a tutti gli altri post dedicati alla Collana I Protagonisti sulla pagina delle Cronologie!

BANG, SEI MORTO. SAGUARO 13

di Filippo Pieri 


Saguaro un anno dopo. Dodici numeri sono passati dall’inizio della serie che oggi possiamo definire solida e robusta, con una continuity abbastanza stretta; adesso si chiude un ciclo per aprire nuovi e inaspettati scenari. Se paragonassimo il fumetto a un telefilm dei nostri giorni, potremmo dire che si conclude la prima stagione della serie con il processo a Folsom. Per chi non ha letto i numeri precedenti, all’inizio dell’albo viene riepilogato - con una ricostruzione dell’accusa attraverso il testimone - come siamo arrivati fino a qui. Il verdetto sembra scontato con la condanna all’ergastolo del cattivo e il piccolo Miguel destinato a entrare in un programma di protezione testimoni.
A mescolare le carte però ci pensa il villain Cobra Ray che in passato era stato assunto proprio dall’imputato per eliminare Miguel, testimone chiave dell’accusa. E visto che non ci era riuscito Folsom aveva fatto rapire la sua famiglia (vedi la recensione di Saguaro n. 11)



Sopra: autoritrattto di Elisabetta Barletta (dal sito della SBE); sotto: foto dell'autrice con il suo albo (da Facebook)
Cobra Ray si introduce nel palazzo di giustizia dove c’è il processo, Saguaro lo riconosce e lo insegue fin fuori dall’edificio dove in un vicolo si fa sorprendere fin troppo facilmente dal suo nemico che lo mette KO e gli ruba la pistola e il coltello. Dopo aver creato un diversivo all’interno del palazzo, scatta il protocollo di emergenza per l’imputato che viene accompagnato dalla guardie su un furgone sul retro. Qui il nemico di Saguaro mette in atto la sua vendetta contro Folsom e Thorn uccidendo il primo e facendo in modo che il secondo sia sospettato dell’omicidio e costretto alla fuga per dimostrare la propria innocenza.
Un albo ben confezionato dal creatore della serie, che nella seconda parte ha un ritmo adrenalinico che coinvolge sempre più. La disegnatrice dell’albo si segnala soprattutto per rompere regolarmente la gabbia Bonelli, cambiando dimensione a una delle tre strisce orizzontali (una più grande e due piccole) che, a nostro parere, non modificano nulla nella narrazione della storia e infastidiscono i bonelliani più tradizionalisti, che apprezzano sì la rottura della gabbia, ma solo quando essa è motivata graficamente (come, per esempio, con le vignette verticali di pag. 47 e 58).


Copertina di Saguaro n. 13, giugno 2013. Disegno di Furnò.







Saguaro 13
SENTENZA DI MORTE
Giugno 2013
Pagg. 100, € 2.90
Testi: Bruno Enna
Disegni: Elisabetta Barletta
Rubriche: Gianmaria Contro
Copertina: Davide Furnò


Filippo Pieri 

N.B. Trovate le altre recensioni bonelliane sul Giorno del Giudizio!

DIME WEB (E DIME PRESS) SU CRONACA DI TOPOLINIA!

L'amico Daniele Bevilacqua, grande esperto del comic e uno dei più assidui e valenti collaboratori di Dime Press, ha pubblicato su Cronaca di Topolinia n. 10 del giugno 2013 (l'imperdibile rivista d'informazione fumettistica di Salvatore "Tao" Taormina), un coinvolgente e puntuale articolo che ci riguarda da vicino - inserendolo nella sua rubrica zagoriana Darkwood Monitor (che, in un gioco di richiami, era a sua volta un magazine)!
Commossi e in preda alla nostalgia, ringraziamo con tutto il cuore Daniele e invitiamo i nostri lettori ad approfondire la questione... (s.c. & f.m.)


Moreno Burattini con Cronaca di Topolinia n. 10 (dal suo blog)

La copertina di Cronaca di Topolinia n. 10, giugno 2013 (grazie a Franco Lana)

Il sommario di Cronaca di Topolinia n. 10, con in bell'evidenza il richiamo all'articolo di Bevilacqua su Dime Web e Dime Press (grazie a Franco Lana)

La prima pagina dell'articolo di Bevilacqua dedicato a Dime Web / Dime Press: per la seconda parte... potete procurarvi la versione cartacea di Cronaca di Topolinia (consigliatissima!) rivolgendovi al mitico Tao tramite il suo sito!

venerdì 21 giugno 2013

L'ATLANTE DI MISTER NO. "B": DA "BAHIA" A "BUSH NEGROES"

di Massimo Capalbo

La prima parte dell'Atlante di Mister No - pubblicata su Dime Web l'8 giugno 2013 - è stata un grande successo! La lettera A del nostro più vasto progetto bonelliano è balzata rapidamente al primo posto degli articoli più letti negli ultimi 30 giorni, stabilizzandosi sulla quinta posizione assoluta degli interventi più visitati sui Quaderni.
Il 14 giugno 2013 ne ha parlato anche il sito ufficiale della Sergio Bonelli Editore, con un lusinghiero annuncio: L'Atlante di Mister No su Dime Web - Massimo Capalbo propone su Dime Web un approfondito e appassionante Atlante di Mister No a puntate. Un'opera che, seguendo l'ordine alfabetico, cataloga, analizza e si sofferma con cura sul mondo del nostro pilota amazzonico, sezionandolo con attenzione maniacale e accompagnando ogni scheda con foto, tavole e vignette tratte dagli albi della serie.
Tutto questo è per noi motivo di soddisfazione e orgoglio. Grazie a Max! E ovviamente grazie anche a tutti i nostri amici lettori: siamo certi che gradirete anche questa seconda parte, con le 13 voci della lettera B! (s.c. & f.m.)


Un evocativo Mister No in edizione turca!



Legenda
  • I nomi in stampatello e grassetto rimandano a una voce dell’Atlante.
  • I nomi dei personaggi cui è dedicata una voce sono indicati per cognome - ovviamente se questo è conosciuto (per esempio: AMARAL, STELIO; REMY, ANOUK). In alcuni casi, però, abbiamo optato per il soprannome (per es.: ESSE-ESSE invece che KRUGER, OTTO). Riguardo poi a personaggi come O BISPO ed EL LOCO, le voci a loro dedicate sono state inserite sotto l’iniziale del nome, invece che sotto l’iniziale dell’articolo: per es., EL LOCO, si trova alla lettera L di LOCO e non alla lettera E di EL (che in spagnolo è appunto un articolo e corrisponde al nostro IL).
  • I personaggi dalla doppia identità sono stati indicati con il nome della loro identità fittizia piuttosto che con il nome vero (ad es.: DEMONE ETRUSCO, GIUSTIZIERE DI BONAMPAK).
  • Quando i personaggi vengono citati in una voce che non è a loro dedicata, solo il cognome è scritto in neretto e stampatello, in modo da rimandare immediatamente alla lettera sotto la quale sono stati inseriti (per es.: nel testo della voce ANACONDA, il personaggio Daniel Murdock è citato come Daniel MURDOCK). L’unica eccezione a questa regola riguarda il protagonista della serie, il cui nome - attenzione: non il nome proprio Jerry Drake, ma appunto il soprannome MISTER NO - è sempre scritto in neretto e stampatello, tranne ovviamente quando è inserito nel titolo di un fumetto o di un libro (per es.: Mister No Index Illustrato, Mister No Riedizione If).
  • Per quanto riguarda la serie regolare, il titolo attribuito a ciascuna storia è tratto da uno degli albi che la compongono ed è quello, a nostro avviso, più rappresentativo, quello che meglio sintetizza la trama o che, rispetto ai titoli degli altri albi, richiama la storia alla memoria dei lettori in modo più efficace. Per esempio, la storia dei nn. 17-20 viene indicata con il titolo del n. 19, "Operazione Poseidon" perché esso è più rappresentativo, più calzante rispetto ad Agente segreto Zeta 3 e Tragica palude, che sono i titoli rispettivamente del n. 17 e del n. 19 (del tutto avulso poi il titolo del n. 20, Evasione!, visto che si riferisce alla storia successiva). 

Per le Note sui collegamenti ipertestuali e le Note sulle illustrazioni vedi la prima parte.







B 
BAHIA
BARLINGTON, BAT
BATAAN
BARROSO, sergente ULYSSES
BECERRA, JORGE
BELÉM
O BISPO
BIRMANIA
BORIS, KLAUS e UGARTE
BRASILE
BRASILIA 
BURNS, IRA
BUSH NEGROES


BAHIA

Capitale dello Stato brasiliano omonimo, Bahia - il cui nome per intero è São Salvador da Bahia de Todos os Santos - è una città visitata spesso da MISTER NO, che ama frequentare il caratteristico quartiere vecchio, il Pelourinho, la spiaggia di Itapoan e il porto di Santa Maria. Il pilota vi ha anche un caro amico, GETULIO.

Mister No contro il campione mondiale di capoeira Antonio Moraes (MNO 3, pag. 47)

 
Nella serie, Bahia funge solitamente da punto di partenza delle avventure ambientate nel SERTÃO, a cominciare dalla memorabile L’ultimo cangaceiro (G. Nolitta [sog.&scen.] – F. Bignotti [dis.], nn. 3-5). In una delle sequenze iniziali di quest’avventura, MISTER NO impara a sue spese cosa sia la capoeira, l’elegante lotta inventata dagli schiavi neri, oggi famosa in tutto il mondo. Allettato dai cinquemila cruzeiros in palio e convinto che la capoeira sia simile alla boxe classica, MISTER NO accetta la sfida del campione Antonio Moraes, il quale, davanti a un folto pubblico, lo mette al tappeto in pochi minuti. Sempre riguardo alla capoeira, ne I ribelli del Sertão (L. Mignacco [sog.&scen.] – O. Suarez [dis.], nn. 286-287), altra storia ambientata, in parte, a Bahia, MISTER NO fa amicizia con i capoeiristas di Mestre Zulu, soprattutto con la bella e combattiva Margarida Bejoqueira.


Copertina di Mister No n. 286, marzo 1999



Curiosa è poi la disavventura baiana del pilota ne Il profeta (G. Nolitta [sog.&scen.] – F. Bignotti [dis.], nn. 116-119): alcuni malfattori vendono a MISTER NO – alla ricerca di pneumatici di ricambio per la jeep che un amico gli ha prestato – le gomme che hanno sottratto alla medesima jeep. Scoperto l’inganno, MISTER NO riesce a riprendersi i soldi, ma viene inseguito dai suddetti criminali armati di coltelli e si salva solo grazie all’incontro casuale con una sua vecchia conoscenza, la sensuale Miranda CORDEIRO



Un suggestivo scorcio di Bahia (MNO 116, pag. 78)


 
Tra le altre storia ambientate a Bahia, meritano senz’altro di essere citate La donna del mistero (A. Ongaro [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], nn. 152-154) e Magia nera (G. Nolitta [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], Speciale n. 1). La prima richiama alla mente, per tematiche e atmosfere, i film noir degli anni Quaranta; come in molti di essi, al centro del complicato intreccio imbastito da Alberto Ongaro vi è una dark lady: la bellissima messicana Lupe Herreira alias Grace Felix, la quale inscena la sua morte e cambia identità, e persino alcuni particolari del suo aspetto fisico, allo scopo di vendicarsi dell’assassino di sua madre, il miliardario Theo Aristides. Da vera femme fatale, Lupe/Grace manipola cinicamente gli uomini: lo fa con il marito, l’avvocato Gilberto Felix, che per amor suo diventa un assassino e viene infine da lei ucciso; e lo ha fatto, anni prima, con un ex compagno d’armi di MISTER NO, l’olandese Pieter Bogghedal alias Bog, a cui, oltre a far perdere la testa, la donna ha soffiato il malloppo di una rapina. Solo MISTER NO riesce, ma davvero a stento, a non farsi ammaliare dalla dark lady messicana.


Mister No n. 152, gennaio 1988. Disegno di Diso.


 
Lupe Herreira alias Grace Felix, una dark lady messicana a Bahia (MNO 154, pag. 37)



Se la Bahia mostrata ne La donna del mistero è soprattutto quella alto-borghese, quella dei cottage e delle lussuose ville con piscina; la Bahia di Magia nera è, al contrario, quella popolare. In questa storia, uno dei tanti capolavori della coppia Nolitta-Diso, il pilota e il suo cliente, il professor Albert Polansky, entrano in contatto con l’affascinante mondo della magia brasiliana, frutto della mescolanza tra il cattolicesimo degli ex dominatori portoghesi, le credenze degli schiavi africani e quelle degli indios. Sono precisamente due i culti che Bonelli/Nolitta, grande esperto in materia, fa conoscere ai lettori: da una parte, l’innocuo catimbò, rappresentato dal corpulento imbroglione Mestre Joaquim; dall’altra, la tenebrosa quimbanda, rappresentata dal carismatico CONGO VEVÉ


Mestre Joaquim esegue il suo rito (MNO Speciale 1, pag. 49)
 
Bahia oggi




BARLINGTON, BAT

Un grande amico di MISTER NO, nonché il suo istruttore di pilotaggio e il suo mentore. L’incontro tra i due viene narrato ne Le Tigri Volanti (L. Mignacco [sog.&scen.] – F. Bignotti [dis.], nn. 145-148), dove MISTER NO rievoca, davanti ad alcuni amici - tra i quali il suo ex commilitone Larry TREE -, un importante tassello del proprio passato. Jerry Drake conosce William Bat Barlington nel settembre del 1940, all’aeroporto di Caniff Field, nei pressi di San Francisco. Lo scanzonato e apparentemente cinico Bat, che ha lavorato in passato come pilota postale, si guadagna da vivere portando i clienti a spasso nei cieli della California, a bordo del suo Bellanca P-200. Questo aereo avrà per il pivello Jerry Drake una speciale importanza: il quadrifoglio che Bat ha dipinto sulla carlinga come suo portafortuna personale sarà adottato anni dopo da MISTER NO, che se lo farà cucire sulla manica destra del giubbotto e della maglia; il metodo usato da Bat per far partire il suo capriccioso Bellanca – un calcio al cruscotto – verrà ripreso dal nostro Jerry con il suo altrettanto capriccioso PIPER; inoltre, sarà proprio il Bellanca di Bat il primo aereo pilotato da MISTER NO, nel corso di un avventuroso volo che si concluderà con la distruzione del velivolo. Rimasti senza aereo e quindi senza lavoro, Bat e MISTER NO si arruolano, nella primavera del 1941, nelle TIGRI VOLANTI, i piloti volontari americani che, a bordo dei caccia Curtiss P40, cercano di contrastare i giapponesi in BIRMANIA e Cina. Bat viene nominato dal colonnello Claire Lee Chennault comandante della squadriglia delle TIGRI VOLANTI, di cui fanno parte, oltre a MISTER NO, anche il texano Bill CARSON e il sopraccitato Larry TREE. E’ proprio quest’ultimo, alla fine del racconto di MISTER NO, a rivelare al Nostro che Bat è probabilmente morto: di lui non si è saputo più nulla dopo che il suo aereo era stato abbattuto ed egli aveva dovuto paracadutarsi sulla giungla birmana.


Copertina di Mister No n. 145, giugno 1987


 
In realtà, Bat è ancora vivo, come scopre MISTER NO ne Il ritorno delle “Tigri” (L. Mignacco [sog.&scen.] – F. Busticchi e L. Paesani [dis.], nn. 212-213). Ormai stabilitosi in BIRMANIA da quindici anni, Bat vuole vendicarsi dei trafficanti di oppio del generalissimo Thai, i quali hanno bombardato il villaggio in cui viveva, uccidendo la sua famiglia. A questo scopo, Bat si è arruolato nell’esercito privato del ricco mercante Thakin Soon, il quale ha formato una squadriglia aerea – le Nuove Tigri Volanti - per distruggere le piantagioni di papavero e il quartier generale di Thai, situati nel Triangolo d’Oro, una regione a cavallo tra BIRMANIA, Laos e Thailandia. Assieme a Bill CARSON e ad altri piloti, MISTER NO ed ESSE-ESSE si uniscono a Bat e riescono, dopo varie peripezie, a sgominare i trafficanti.


Bat Barlington (MNO 146, pag. 43)



Scopriranno, però, di essere stati ingannati da Thakin Soon, il quale è in combutta con la Yakuza, la mafia giapponese, che intende sottrarre alle Triadi cinesi, alleate di Thai, il controllo del mercato dell’oppio e dell’eroina. Alla fine della storia, MISTER NO verrà a sapere che Bat si è vendicato di chi lo ha manipolato, e lo ha fatto con molta astuzia: conoscendo l’abitudine di Thakin Soon di ricevere i monaci buddisti nella sua villa per far loro le elemosine, Bat si è travestito da monaco e ha ucciso il suo ex datore di lavoro, per poi andarsene indisturbato. L’ultima apparizione di Bat nella serie ha luogo nell’episodio Birmania misteriosa (L.Mignacco [sog.&scen.] – F. Busticchi e L. Paesani [dis.], nn. 332-333), in un flashback ambientato al tempo delle TIGRI VOLANTI


Il Bellanca di Bat nel bel mezzo di un uragano (MNO 145, pag. 85)


 
Curiosità: Nella storia Le Tigri Volanti, il nome dell’aeroporto in cui MISTER NO incontra Bat - Caniff Field - e quello dell’albergo cinese in cui i due amici alloggiano - Milton Hotel – sono un chiaro omaggio di Mignacco a Milton Caniff, grande fumettista americano, le cui opere più famose - Terry e i pirati e Steve Canyon - hanno a che fare proprio con l’aviazione e l’Estremo Oriente. Anche la pipa che Bat si mette a fumare in Cina è probabilmente una citazione di Caniff, dal momento che fuma la pipa pure Pat Ryan, amico e mentore di Terry Lee, il giovane protagonista di Terry e i pirati.


La striscia introduttiva di Terry and the Pirates (Caniff, 1934)


Questa della pipa e quelle sopra menzionate non sono, tuttavia, le uniche citazioni inserite da Mignacco attraverso il personaggio di Bat: infatti, a p. 66 del n. 145 c’è un omaggio dello sceneggiatore a Air Mail di Attilio Micheluzzi e nell’ultima vignetta della medesima pagina, dove si parla dei trascorsi di Bat come controfigura per i voli acrobatici nel cinema, si riconosce, in primo piano, il celebre attore James Cagney, protagonista, nel ruolo di un pilota di aerei, del film Brume (Howard Hawks, 1936). La storia presenta altre citazioni, che però non riguardano specificatamente Bat: per questo motivo parliamo di esse non qui ma nella voce TIGRI VOLANTI


Mister No n. 213, febbraio 1993. Disegno di Diso


Bat preannuncia, in modo sibillino, la sua vendetta su Thakin Soon (MNO 213, pag. 93)

Le vere Flying Tigers
 


BARROSO, sergente ULYSSES 
 
Buffo e ottuso poliziotto di MANAUS che detesta MISTER NO, ritenendolo solo un perdigiorno e un ubriacone (non che abbia poi tutti i torti). Barroso compare già nella prima storia, Mister No (G. Nolitta [sog.&scen.] – G. Ferri [dis.], nn. 1-2), ma è negli episodi successivi che diventa protagonista, suo malgrado, di spassose gag. Degna di menzione, in particolare, la divertente scena de I pirati del fiume (G. Nolitta [sog.&scen.] – F. Bignotti [dis.], nn. 7-10) in cui il sergente arresta MISTER NO dopo che questi, per sfuggire ai suoi avversari, si è nascosto nella barca di un pescatore e vi ha passato l’intera notte.


Il sergente Barroso minaccia Mister No (MNO 1, pag. 16)



Convinto che la cattura del pilota gli frutterà una promozione, Barroso costringe MISTER NO a seguirlo in caserma; durante il tragitto, però, il puzzo di pesce che impregna i vestiti del pilota attira decine di gatti randagi, che formano una sorta di corteo al seguito dei due. La cosa suscita l’ilarità degli astanti e l’imbarazzo del sergente, che viene poi duramente redarguito da un tenente della polizia.


Copertina di Mister No n. 9, febbraio 1976



A Barroso, che è costretto a lasciare MISTER NO al suo superiore e che vede ormai sfumata la promozione, non resta che scaricare la sua rabbia sui gatti, rendendosi ancora più ridicolo. Dopo Uno sporco affare (G. Nolitta [sog.&scen.] – F. Donatelli [dis.], nn. 16-17), il buffo poliziotto viene accantonato da Nolitta e dagli altri sceneggiatori, e le sue apparizioni si faranno sempre più sporadiche, come si può vedere dalla distanza che separa le storie in cui compare: L’aereo scomparso (E. Missaglia [sog.&scen.] – B. Marraffa [dis.], nn. 55-56); Missione Uragano (E. Missaglia [sog.&scen.] – B. Marraffa [dis.], nn. 119-121); Avventura a Manaus (G. Nolitta [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], Speciale n. 7); Due nel mirino (L. Mignacco [sog.&scen.] – D. e S. Di Vitto [dis.], n. 217).


Mister No fa - a modo suo! - la doccia a Barroso (MNO 10, pag. 96)


BATAAN

Penisola delle Filippine nota per un importante episodio della SECONDA GUERRA MONDIALE: la drammatica ritirata dei soldati americani davanti all’avanzata giapponese (gennaio-aprile 1942). Nella finzione narrativa, anche MISTER NO ha partecipato a questa ritirata, come egli stesso racconta in Mister No va alla guerra (G. Nolitta [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], nn. 51-53), Prigioniero di guerra (L. Mignacco [sog.&scen.] – D. e S. Di Vitto [dis.], nn. 225-226) e Storia di un soldato (M. Masiero [sog.&scen.] – R. Calegari [dis.], nn. 345-346).


Copertina di Mister No n. 52, settembre 1979



Nell’avventura di Nolitta e Diso, il pilota rievoca le sue prime esperienze belliche nelle Filippine: inizialmente assegnato al 59° Stormo presso la base di San Manuel, il Nostro partecipa eroicamente a molte battaglie aeree sul Golfo di Lingayen, ma viene poi radiato dall’aviazione per motivi disciplinari e arruolato nella Compagnia C del 3° Battaglione della 31ª Divisione di Fanteria. Durante la ritirata di Bataan, MISTER NO, assieme al commilitone George REDFORD, porta a termine un’importante missione, facendo saltare in aria un ponte utilizzato dalle truppe giapponesi. Nella seconda avventura, il pilota, raggiunto a MANAUS dall’ex commilitone Alan CHAMBERS (anche lui aggregato alla Compagnia C al tempo della suddetta ritirata), rievoca la nascita della loro amicizia e la sua cattura a opera dei giapponesi, i quali da Bataan lo trasferirono in un campo di concentramento in BIRMANIA.

 
Mister No uccide un soldato giapponese (MNO 53, pag. 43)



In Storia di un soldato, infine, MISTER NO, dopo aver ricevuto una lettera proveniente dagli STATI UNITI, racconta all’amico PAULO ADOLFO un episodio avvenuto prima della succitata cattura e che ha come co-protagonista un altro suo commilitone, Matt Stone, conosciuto dal Nostro sull’isolotto fortificato di Corregidor, ultimo baluardo americano nelle Filippine. Proveniente da una ricca famiglia di Baltimora e impiegato dall’esercito come interprete, Stone ha il suo battesimo del fuoco nella giungla di Bataan: la missione cui partecipa, sotto il comando del tenente Colter, ha come obiettivo quello di mettere al sicuro alcune famiglie filippine che rischiano di subire la rappresaglia giapponese. Rientrati a Corregidor, Colter e i suoi uomini riferiscono che Stone ha disertato e che i filippini sono stati tutti uccisi dai giapponesi.


Mister No spia lo sbarco di incursori giapponesi (MNO 225, pag. 22)



Convinto che la verità sia un’altra, MISTER NO viene inviato a Bataan per rintracciare Stone, proprio assieme al gruppo del tenente Colter. Dopo essere scampato a un tentativo di omicidio da parte dei suoi compagni, MISTER NO scopre quello che già sospettava: i filippini sono vivi e il suo amico, che è ospite nel loro villaggio, non è un disertore. Stone gli racconta che Colter, colpevole di aver provocato la morte di una ragazza del villaggio, lo ha abbandonato sul posto per evitare di essere denunciato. MISTER NO, Stone e i filippini cercano di catturare la squadra di Colter, ma l’imprevisto attacco dei giapponesi costringe entrambi i gruppi a far fronte comune. Alla fine Stone morirà da eroe, salvando la vita proprio al tenente Colter, che in seguito, condannato dalla corte marziale, si suiciderà in cella per il rimorso. Terminata la sua rievocazione, MISTER NO – impegnatosi, dopo la guerra, affinché a Matt Stone venisse assegnata una medaglia al valore – dice a PAULO ADOLFO che, nella lettera speditagli dalla sorella di Stone, questa lo informa che Matt ha finalmente ricevuto la suddetta medaglia.


Matt Stone (MNO 346, pag. 75)

Bataan, 1942. Soldati americani prigionieri dei giapponesi, poco prima della famigerata "marcia della morte".



BECERRA, JORGE

Compare nella storia amazzonica per eccellenza, I cacciatori di teste (G. Nolitta [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], nn. 31-33), ed è un mercante che vive nella giungla ecuadoregna, dove traffica con le tribù indigene, vendendo loro armi e altri materiali in cambio di pelli.


Copertina di Mister No n. 33, febbraio 1978



Come fanno notare Roberto Altariva e Angelo Palumbo nel Mister No Index Illustrato 1-100 (Paolo Ferriani Editore, Inverno 2003-2004) Becerra, al pari dei fratelli William e Daniel MURDOCK (altri due importanti personaggi dell’episodio), è una figura dotata di luci e ombre: non un buono ma nemmeno un vero, assoluto cattivo.


La morte di Becerra (MNO 33, pag. 39)



Becerra, infatti, unisce ammirevoli slanci di altruismo (basti pensare alla scena in cui salva la vita a MISTER NO, affrontando coraggiosamente l’ANACONDA) a meschini imbrogli (la truffa compiuta ai danni di Daniel MURDOCK); rispetta i JIVARO del capo Unta Yangora, ma poi, accecato dall’avidità, finisce per causarne la rovina, trascinando in essa anche se stesso. La sorte di questo personaggio, in bilico tra bene e male, è atroce: ucciso dai vendicativi Aguaruna - che assaltano il villaggio di Unta Yangora, massacrando tutta la tribù - Becerra viene decapitato, e la sua testa, così come quella di Daniel e delle guide indigene Francisco e Marcos, viene trasformata nel macabro trofeo noto come tsantza.

Jorge Becerra (MNO 32, pag. 35)




BELÉM

Capitale dello Stato del Pará, Belém (in portoghese: Betlemme) è uno dei principali porti del BRASILE. Al pari di BAHIA, è una città dove MISTER NO capita spesso: ora di ritorno da qualche lunga trasferta, come ne Il Piper rubato (L. Mignacco [sog.&scen.] – O. Gramaccioni [dis.], n. 343) e in Qualcosa è cambiato (G. Nolitta [sog.& scen.] – D e S. Di Vitto [dis.], nn. 364-366); ora in partenza per qualche località vicina come Fortaleza o Pecém.


Il panorama di Belém (MNO 24, pag. 31)



Essendo un amante della bottiglia, il pilota non manca mai di frequentare i bar della città: in particolare, il bar Iemanjá e il bar di Fernando. Il primo, che porta il nome di un’importante divinità del candomblé (la religione afro-brasiliana diffusa in tutto il Nordeste), compare in Atlantico! (G. Nolitta [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], nn. 24-26), Inferno di ghiaccio (E. Missaglia [sog.&scen.] – F. Civitelli [dis.], nn. 92-94) e nella summenzionata Qualcosa è cambiato, dove Efisio, titolare del bar, informa MISTER NO degli importanti cambiamenti avvenuti a MANAUS durante la sua assenza.


Mister No con Efisio, titolare del Bar Iemanjá (MNO 24, pag. 33)



Il bar di Fernando è invece teatro, nell’episodio Gli spietati (G. Nolitta [sog.&scen.] – D. e S. Di Vitto [dis.], nn. 139-143), di una rissa tra MISTER NO (affiancato poi dall’amico Walter MURPHY) e alcuni ricchi e arroganti turisti americani. Non bisogna poi dimenticare il bar Ipanema, di proprietà delle amiche del pilota IRENE, MADALENA e MARIA: è in questo locale che, nella parte iniziale della storia Africa! (G. Nolitta e L. Mignacco [sog.&scen.] – L. Dell’Uomo [dis.], nn. 167-169), MISTER NO, per difendere Madalena, prende a pugni il suo violento amante Geraldo Leão, aspirante governatore del Pará.


Rissa nel bar del disperato Fernando (MNO 139, pag. 74)



Per sfuggire agli scagnozzi di Leão, decisi a fargli la pelle, MISTER NO s’imbarca su un cargo che egli pensa sia diretto a RIO DE JANEIRO o in qualche altra città brasiliana. Destinazione della nave è invece la Costa d’Avorio, che diventa così la prima tappa della lunga trasferta africana del pilota. Al termine di questa trasferta, MISTER NO festeggerà il suo ritorno in BRASILE proprio all’Ipanema, come si vede nel finale di A volo radente (L. Mignacco [sog.&scen.] – R. Diso e F. Devescovi [dis.], nn. 198-199). 


Mister No scazzotta l'arrogante Gerardo Leão nel Bar Ipanema (MNO 167, pag. 28)

Copertina di Mister No n. 343, dicembre 2003

 

Un Omnibus Zeppelin di Belém nel 1957 (linea Viaggi Trionfo).


L'Omnibus Zeppelin di Belém - una caratteristica della cità negli anni '50 - mentre fa rifornimento.





BIRMANIA

In questo Paese asiatico, ricoperto da una fitta foresta tropicale, MISTER NO ha vissuto alcune delle sue numerose esperienze belliche, raccontate nelle storie Le Tigri Volanti (L. Mignacco [sog.&scen.] – F. Bignotti [dis.], nn. 145-148) e Prigioniero di guerra (L. Mignacco [sog.&scen.] - D. e S. Di Vitto [dis.], nn. 225-226). Nella prima, sono due le principali ambientazioni birmane: la capitale Rangoon, teatro di scazzottate e bevute tra i piloti della R.A.F. (Royal Air Force, le forze aeree britanniche) e il terzetto formato da MISTER NO, Bat BARLINGTON e Bill CARSON; l’aeroporto di Kyedow, dove Jerry Drake e i suoi compagni compiono il loro addestramento.


Mister No e Bat Barlington appena sbarcati a Rangoon (MNO 146, pag. 58)




Copertina di Mister No n. 225, febbraio 1994



E’ in questo aeroporto che Bat, in una buffa scena, salva la vita a MISTER NO, uccidendo un cobra che si era infilato tra le lenzuola del suo letto; ed è nei cieli birmani che, sempre Bat, insegna a MISTER NO molti trucchi, che il Nostro metterà poi a frutto quando, nei cieli della Cina, si scontrerà con gli Zero giapponesi. Assai più drammatica l’esperienza birmana di MISTER NO narrata in Prigioniero di guerra. Il campo di concentramento in cui, nel 1942, il soldato Drake viene deportato assieme a molti altri commilitoni sorge nel bel mezzo della giungla birmana. Sebbene i prigionieri, impiegati dai giapponesi per costruire una pista d’atterraggio, vengano trattati bene - ciò grazie all’accordo tra il colonnello inglese Morrison e il comandante del campo, il colonnello Omoto -, MISTER NO vuole scappare a ogni costo, e ci riesce quando - esortato da un compagno di prigionia, l’inglese Jimmy COLLINS - ruba un aereo giapponese, con cui raggiunge il comando britannico a Ceylon.



Mister No giunge nel campo di prigionia giapponese, nella giungla birmana (MNO 225, pag. 44)



Il pilota ritorna poi in BIRMANIA, guidando un commando di sabotatori, assieme ai quali distrugge il campo e uccide tutti i giapponesi, compreso il colonnello Omoto. La riuscita della missione ha però un sapore amaro per MISTER NO, sia per la morte dei suoi compagni e di un’intera famiglia birmana (il partigiano Tung e le sue tre figlie) che aveva aiutato lui e gli altri membri del commando; sia per la scoperta che la sua fuga dal campo era stata pagato a caro prezzo dagli altri prigionieri. COLLINS gli racconta infatti che Omoto, per dare un esempio ai prigionieri e scoraggiare altri tentativi di fuga, aveva fatto seppellire vivi, con la terra fino al collo, dieci di essi più il colonnello Morrison, il quale, per riscattare il suo onore, aveva addirittura chiesto di essere punito al posto dei suoi soldati. Ritornato infine a Ceylon, MISTER NO rifiuta il reintegro nell’aviazione americana perché litiga con un colonnello della R.A.F., che mostra disprezzo verso i birmani rimasti uccisi nella suddetta missione.


Mister No e i suoi amici davanti alla pagoda di Shwedagon, importante monumento di Rangoon (MNO 212, pag. 41)


La copertina di Mister No n. 332, gennaio 2003



A causa di questo atto d’insubordinazione, il Nostro viene mandato a GUADALCANAL, nella sua vecchia compagnia di fanteria, dove ritrova l’amico Alan CHAMBERS. MISTER NO rimette piede in Birmania ne Il ritorno delle “Tigri” (L. Mignacco [sog.&scen.] – F. Busticchi e L. Paesani [dis.], nn. 212-213) e in un episodio della trasferta asiatica, Birmania misteriosa (L.Mignacco [sog.&scen.] – F. Busticchi e L. Paesani [dis.], nn. 332-333). Nella seconda storia, MISTER NO si reca nel piccolo villaggio di Shandyy per far visita all’amico Twang, conosciuto ai tempi delle TIGRI VOLANTI, quando questi gli faceva da aiutante e l’aveva soprannominato Jerry Il Drago. Twang però è stato assassinato, e i responsabili, di questo e di altri delitti avvenuti nei dintorni di Shandyy, sembrano essere i Manusiha, una setta segreta di uomini-belva.



Mister No porta il piccolo Luke a fare un giro su un Curtiss P40, l'aereo delle Tigri Volanti (MNO 333, pag. 98)



Aiutato da ESSE-ESSE e VAN DE VEER, MISTER NO scoprirà i veri colpevoli: il pilota americano (ex Tigre Volante) Bill Cooper, che gestisce la flottiglia aerea del ricco signor Lao, proprietario di un piccolo aeroporto nella giungla, costruito dai giapponesi durante la guerra; il socio di Cooper, Wayne Smith; e il signore della droga Charlie Wong. Cooper – che, a insaputa dell’onesto Lao, usa l’aeroporto come stazione di rifornimento per gli aerei dei trafficanti di oppio - ha organizzato con i suoi complici gli omicidi attribuiti ai Manusiha allo scopo di spaventare e mandare via Lao, per poi rilevare la sua flottiglia aerea. Alla fine, però, saranno proprio i Manusiha a fare giustizia di Wong e degli esecutori materiali dei delitti, mentre Cooper e Smith verranno arrestati dalla polizia birmana. Storia senza infamia e senza lode, Birmania misteriosa presenta pochi motivi d’interesse: tra questi, la scena conclusiva, nella quale MISTER NO - per fare un regalo al figlio di Twang, il piccolo Luke - torna a pilotare un Curtiss P40, l’aereo delle TIGRI VOLANTI.

Mister No n. 345, febbraio 2004. Disegno di Diso.


La didascalia del settimanale Yank dell'Esercito USA dice: Scambio di pipe in Birmania (1945)



Curiosità: La principale ispirazione di Prigioniero di guerra è il celebre film di David Lean Il ponte sul fiume Kwai (1957), anch’esso ambientato in un campo di prigionia giapponese in Birmania. Se MISTER NO ricopre un ruolo simile a quello di William Holden, che nel film interpreta il soldato americano Shears; il colonnello Morrison è chiaramente mutuato dal tenente colonnello Nicholson, interpretato da Alec Guinness.



O BISPO

Quello che si dice una simpatica canaglia. Tra i più indovinati personaggi misternoiani di Alfredo Castelli, O Bispo (in portoghese: Il Vescovo) è un prete spretato che si è dato al crimine, occupandosi principalmente di traffico di droga e di armi. Compare per la prima volta in Trappola mortale (A. Castelli [sog.&scen.] – F. Bignotti [dis.], nn. 49-51), avvincente storia ambientata tra BRASILE (MANAUS, Santarém) e COLOMBIA (Bogotá, La Pedrera). Bispo, che ha il suo covo nella piccola chiesa del cimitero di Santarém, è la persona cui si rivolge MISTER NO per ottenere informazioni su Hans Martin, ex capo della rete brasiliana della CIA e presunto rapitore della spia Delia NORRIS. Bispo si dice disposto a aiutarlo, a patto però che il pilota disputi un incontro truccato di boxe con un colosso soprannominato O Campeão.


La copertina di Mister No n. 49, giugno 1979



Bispo porta Mister No nella sua insolita chiesetta (MNO 49, pag. 79)


MISTER NO accetta, ma a match concluso, Bispo non gli fornisce alcuna informazione, e il pilota sfoga la sua rabbia prendendolo a cazzotti. L’astuto spretato, che nonostante tutto prova simpatia per MISTER NO, ritorna ne L’uomo che sapeva troppo (A. Castelli [sog.&scen.] – F. Civitelli [dis.], nn. 98-99). In questa storia, MISTER NO, per ottenere ancora una volta da Bispo informazioni su Delia NORRIS (la quale, ingannandolo nuovamente, coinvolge il pilota in un altro losco piano della CIA), accetta addirittura di fare da corriere della droga: si fa infatti consegnare da un complice dello spretato un pacchetto contenente cocaina. Dopo aver rischiato la vita (gli uomini della CIA lo salvano da un nemico di Bispo, che stava per sparargli alle spalle), il pilota costringe lo spretato a fornirgli le suddette informazioni, mandandogli letteralmente in fumo la droga. 



Mister No manda in fumo la cocaina delo spretato (MNO 99, pag. 31)



La storia dove Bispo ricopre il ruolo più importante è certamente La miniera della paura (A. Castelli [sog.&scen.] – R. Taito, nn. 136-138), ambientata nella regione di Serra Pelada (AMAZZONIA brasiliana), in un villaggio di GARIMPEIROS (cercatori d’oro). Uno di essi, Zé Rodriguez, ha reso l’amico MISTER NO comproprietario di una concessione aurifera e si è impossessato di documenti che testimoniano dei sistemi criminali con cui Bispo e il suo socio, il malvagio colonnello de Moura, sono diventati padroni di buona parte delle miniere della zona. Per fermare Zé Rodriguez, inoltratosi nella giungla per raggiungere il più vicino posto di polizia, Bispo costringe MISTER NO a guidare sulle tracce del fuggitivo alcuni scagnozzi di de Moura. Se il pilota non farà ritorno entro due settimane con la testa di , de Moura ucciderà le sue amiche IRENE, MADALENA e MARIA, costrette a lavorare nel bordello del villaggio. Sfruttando le insidie della natura e aiutato dagli indios, MISTER NO si sbarazza degli uomini del colonnello e viene condotto dagli indigeni nel loro villaggio, dove ritrova l’amico Zé Rodriguez.




La copertina di Mister No n. 137, ottobre 1986



Il capo degli indios consegna al pilota una bibbia, appartenuta al missionario che aveva convertito la tribù; missionario che si rivela essere proprio Bispo. Sperando di scuotere la coscienza dello spretato, MISTER NO ritorna nel villaggio dei cercatori d’oro e mostra a Bispo, al posto della testa di , la suddetta bibbia. Vedendola, Bispo rimane turbato e minaccia il pilota, ma poi, inaspettatamente, elimina a sangue freddo de Moura. Quindi, con grande faccia tosta, va dai GARIMPEIROS e dice a questi di averli liberati dalla tirannia del colonnello, trasformandosi ai loro occhi in un eroe. Il divertente finale dell’episodio mostra Bispo intento, come prima, a sfruttare i poveri cercatori d’oro, ma stavolta per conto del governo brasiliano, che ha nazionalizzato le miniere di Serra Pelada.



Da ex sacerdote, Bispo nomina Dio spesso e volentieri (MNO 137, pag. 11)

L’ultima apparizione dello spretato ha luogo in Soldi sporchi (M. Masiero [sog.&scen.] – F. Busticchi e L. Paesani [dis.], nn. 355-356), episodio ambientato nella città brasiliana di Recife. Bispo, che ha dovuto fuggire da Serra Pelada per evitare di essere linciato dai GARIMPEIROS, è diventato, a Recife, uno degli allibratori del boss Roberto Guimarães, che controlla le scommesse sui combattimenti clandestini tra cani. Con i soldi delle scommesse, lo spretato ha finanziato il locale Meia Luna di IRENE, MADALENA e MARIA, ma poi, dopo aver tentato di fare un colpo gobbo ai danni di Guimarães, ha perso una grossa somma, e il boss minaccia di uccidere lui e le tre ragazze se il denaro non gli verrà restituito. Ad aggiustare le cose provvederà MISTER NO, il quale, alleandosi con Paco Fera, rivale di Guimarães, sconfiggerà quest’ultimo, che finirà sbranato da uno dei suoi cani da combattimento. Il Bispo all’opera in questa storia è tuttavia solo la pallida ombra di quello delle tre avventure precedenti: trasformandolo in un alleato di MISTER NO, Masiero ha infatti privato Bispo di quelle azzeccate caratteristiche di cui lo aveva dotato il suo creatore Castelli, ovvero l’ambiguità, la faccia tosta e la simpatia canagliesca.




BORIS, KLAUS e UGARTE

Tre bizzarri personaggi che compaiono ne L’oro del fiume (T. Sclavi [sog.&scen.]-M. Bianchini [dis.], nn. 159-161). Ciascuno di essi è ispirato a un celebre attore: Boris a Boris Karloff, Klaus a Klaus Kinsky, Ugarte a Peter Lorre, più precisamente al personaggio che quest’ultimo interpretava in Casablanca (Michael Curtiz, 1939), il criminale chiamato, per l’appunto, Ugarte. Oltre alle fattezze cinematografiche, i tre presentano singolari caratteristiche: Boris, ex commilitone di MISTER NO, è privo della mano destra, e al suo posto ha una mano posticcia che cela un’affilata lama; Klaus, il più cattivo del terzetto, usa come arma un lanciafiamme; Ugarte parla con la esse sibilante ed è indubbiamente il più buffo dei tre.


 
La copertina di Mister No n. 160 (ottobre 1988)


Boris, Klaus e Ugarte giungono in AMAZZONIA per recuperare otto quintali d’oro che, anni prima, loro stessi, assieme all’ex gangster Karl Pachino, avevano rubato dal campo aurifero nel quale lavoravano (di proprietà della compagnia americana Forbes Rubber) e nascosto sul fondo di uno dei tanti fiumi della giungla. Pachino, l’unico del gruppo a possedere la mappa con l’ubicazione dell’oro, aveva poi tentato di riprendersi da solo le pepite, ma il suo tentativo era fallito e lui era stato dato per morto. Recuperata la suddetta mappa, Boris e i suoi complici raggiungono – a bordo della chiatta del francese Simon, e assieme a MISTER NO e alla bella Audrey SMITH, vedova del suddetto Karl – il punto in cui dovrebbe trovarsi l’oro, ma invece di diventare ricchi (le pepite, come scopre il pilota nel finale della storia, erano state trafugate dall’astuto Simon), i tre fanno una brutta fine: Ugarte è torturato a morte dal redivivo Pachino; Boris viene sgozzato con la sua stessa lama sempre da Pachino; mentre l’ormai impazzito Klaus, nel tentativo di uccidere MISTER NO (che egli crede sia l’assassino dei suoi due compari), viene divorato dal fuoco del suo stesso lanciafiamme ed esplode, infine, in mille pezzi. 


Boris (al centro), Klaus (a destra) e Ugarte (a sinistra). (MNO 159, pag. 86)


 
Curiosità: Nello stesso anno – il 1988 - in cui è stata pubblicata quest’avventura, il cinefilo Sclavi ha utilizzato Karloff, Kinski e Lorre anche nella storia di Dylan Dog Cagliostro! (n. 18), precisamente nel ruolo di tre detenuti. Anch’essi - come i misternoiani Boris, Klaus e Ugarte - fanno una brutta fine.


Mister No n. 161, ottobre 1988. Disegno di Diso



Klaus trasformato in una torcia umana (MNO 161, pag. 61)



BRASILE

Il Paese adottivo di MISTER NO, dove sono ambientate gran parte delle sue avventure. Al pari di quelle asiatiche, le storie brasiliane del pilota si possono dividere in due gruppi: quelle che si svolgono a MANAUS e nella porzione brasiliana della foresta amazzonica; e quelle ambientate nel resto del gigantesco Paese, in luoghi selvaggi come il PANTANAL e il SERTÃO, o in città quali BELÉM, BAHIA, RIO DE JANEIRO, BRASILIA, Fortaleza, Natal, Recife ecc. (salta subito all’occhio l’assenza di San Paolo, che compare di sfuggita in pochissimi episodi). 


Le spettacolari cascate di Iguaçu, nell’estremo sud del Brasile – MNO 86, p. 69


La copertina di Mister No n. 198, novembre 1991



Entrambi i gruppi offrono uno spaccato realistico e molto dettagliato del Brasile degli anni Cinquanta e dell’inizio dei Settanta (ci riferiamo, in questo caso, alla saga dell’addio), e, più in generale, della società e della cultura brasiliana, così come della storia e della geografia. Non c’è lettore misternoiano a cui non siano familiari parole ed espressioni come rapaz, garota, puxa vida, embora, até logo, ‘ta bom ecc.; o che non sappia chi fossero i CANGACEIROS e cosa siano la cachaça, i quindim, la jangada, la macumba, l’ayahuasca; o ancora, che ignori i nomi dei fiumi brasiliani più importanti, delle principali tribù indigene e così via. Insomma, per citare il giornalista Francesco Specchia, dice sul Brasile più un Mister No che tutto il National Geographic (cfr. La vita di Sergio Bonelli il suo fumetto più riuscito, articolo pubblicato il 27-09-2011 sul sito Liberoquotidiano).


I frivoli discorsi delle signore dell'alta società brasiliana (MNO 197, pag. 22)



In effetti, gli sceneggiatori misternoiani, a cominciare ovviamente da Nolitta, forniscono al lettore un mare di informazioni su questo enorme e complesso Paese, riuscendo sempre a non cadere nel didascalismo o nei facili stereotipi.
Un importante aspetto del Brasile che emerge fin dai primi episodi di MISTER NO è la fortissima disparità sociale: da una parte, una minoranza di super ricchi, rappresentata dagli industriali e dai fazendeiros, i grandi proprietari terrieri, i quali, soprattutto nelle zone più selvagge, si comportano come autentici signori feudali; dall’altra, una massa di poveri, che combattono una dura e quotidiana lotta per la sopravvivenza. La simpatia di Nolitta va ovviamente a questi ultimi, in mezzo ai quali il suo MISTER NO si è integrato alla perfezione.


La povera gente del Brasile trova sempre la forza di andare avanti... (MNO 198, pag. 59)



La storia in cui è più evidente la contrapposizione Brasile ricco/Brasile povero è senza dubbio la drammatica Uomini e belve (G. Nolitta [sog.&scen.] – D. e S. Di Vitto [dis.], nn. 196-198), ambientata a Ilha Grande, un’isola a sud-ovest di RIO DE JANEIRO. In questo luogo convivono due realtà antitetiche: un penitenziario, con il suo carico umano di odio e sofferenza (come si legge nel riassunto a p. 5 del n. 197) e la lussuosa villa del ricchissimo Apollo SANTANA, il quale ospita nella sua abitazione il fior fiore dell’industria e del latifondo brasiliani. Ad Apollo e ai suoi amici, dipinti da Nolitta come individui vacui e arroganti, fanno da contraltare, oltre ai detenuti del penitenziario, i parenti dei medesimi, i quali, stipati in uno scalcinato battello, si recano a Ilha Grande per visitare i loro cari. MISTER NO - che partecipa alla festa di Apollo perché questi, oltre ad aver invitato la sua fiamma del momento, la frivola Aurora de Oliveira, ha ingaggiato il musicista Dana WINTER, grande amico del pilota - nutre un profondo disprezzo per il giovane milionario e i suoi ospiti, un disprezzo che non cerca in alcun modo di nascondere e che dà luogo a situazioni divertenti. Vale la pena citare, ad esempio, il singolare brindisi che il pilota rivolge ad alcuni conoscenti di Aurora, uno dei quali si vanta di possedere una Ferrari 342 modello America: Brindo alla salute delle vostre Ferrari, delle vostre Porsche, delle vostre Mercedes, signori…Ma non certo alla vostra! Certe specie umane dovrebbero estinguersi come è successo ai dinosauri!. Ben diverso, invece, è l’atteggiamento di MISTER NO nei confronti dei parenti dei detenuti, i quali, malgrado la loro miseria, possiedono una sorprendente forza interiore, una vitalità contagiosa, come si vede nella toccante scena finale, quando i passeggeri del battello, tristi dopo aver lasciato Ilha Grande, ritrovano l’allegria improvvisando una canzone. Sangue del demonio! – pensa MISTER NO - Che gente incredibile e che straordinario, incomprensibile Paese ‘Ta bom! ‘Ta bom! Ho ricevuto il vostro messaggio, amigos brasileiros!...La vita deve ricominciare sempre!


Albert Polansky smaschera Mestre Joaquim (MNO Speciale 1, pag. 53)


Uno dei mezzi grazie al quale i brasiliani poveri trovano la forza di andare avanti è sicuramente la magia, la credenza in un mondo popolato da entità ultraterrene che la gente cerca di ingraziarsi in vari modi. Sebbene non sia né ingenuo né superstizioso, MISTER NO porta rispetto per i numerosi culti praticati nel Paese e anche per quelle forme di magia spicciola che ruotano attorno a pittoreschi personaggi come il già citato Mestre Joaquim di Magia nera (G. Nolitta [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], Speciale n. 1). In una interessante sequenza, il suddetto guaritore – che, recitando alcune litanie e soffiando addosso ai suoi fedeli il fumo della sua pipa, finge di togliere loro vari malanni - viene smascherato dal cliente di MISTER NO, l’ultrascettico Albert Polansky. Quest’ultimo è convinto di aver compiuto un’azione meritoria, ma viene aggredito dai fedeli di Mestre Joaquim e il pilota è costretto a intervenire in sua difesa. Il trambusto che ne segue fa scoppiare, nell’abitazione del guaritore, un incendio, e i due gringos vengono arrestati dalla polizia e finiscono in prigione. Qui Polansky chiede al pilota come mai, invece di prendersela con chi li imbrogliava, le persone presenti al rito hanno assalito lui, e la risposta di MISTER NO è assai significativa: Quella gente si è scagliata contro di voi perché, con il vostro intervento, l’avete privata dell’unica arma di cui disponeva per affrontare la vita: la speranza! Per questa povera gente la speranza è tutto, Polansky, e pur di mantenerla viva si sforza di credere perfino ai maneggi di piccoli imbroglioni come “Mestre Joaquim”…o come le centinaia di migliaia di guaritori, di stregoni, fattucchiere che quasi ogni notte accolgono nelle loro case frotte di poveracci.


La pittoresca festa del Boi Bumbá (MNO 343, pag. 78)


Oltre all’appassionante tema della magia, sulle pagine di MISTER NO non potevano mancare accenni a due grandi passioni del popolo brasiliano: il carnevale e il calcio. L’importanza del primo è ben riassunta dalle parole che, ne L’ultimo cangaceiro (G. Nolitta [sog.&scen.] – F. Bignotti [dis.], nn. 3-5), il tassista bahiano Oliveira dice a MISTER NO: […] il carnevale è una cosa molto importante per noi brasiliani…carnevale significa una ventata di allegria…significa dimenticare per qualche giorno le nostre antiche e sempre presenti disgrazie! Carnevale significa cachaca a volontà…e tanta musica…e le belle garotas che ballano il samba nelle vie…carnevale è l’occasione che anche i più poveri attendono per indossare il costume che hanno comperato con i risparmi di un duro anno di lavoro! In due episodi - L’orrenda invenzione (T. Sclavi [sog.&scen.] – F. Bignotti [dis.], nn. 138-139) e Ayahuasca (G. Nolitta [sog.&scen.] – M. Bianchini e M. Santucci/F. Civitelli [dis.], nn. 367-369) – viene mostrato il carnevale MANAUS, che Nolitta, nella seconda storia citata, definisce una povera, provinciale imitazione del carnevale di Rio. Ne La donna del mistero (A. Ongaro [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], nn. 152-154), invece, viene mostrato il carnevale di BAHIA, che appare più imponente di quello della capitale dell'AMAZZONIA.


La copertina di Mister No n. 223 (dicembre 1993)



Particolare poi la festa del Boi Bumbá, un carnevale originario del Nordeste ma diffuso pure nella regione amazzonica, che Mignacco, ne Il Piper rubato (L. Mignacco [sog.&scen.] – O. Gramaccioni [dis.], n. 343), descrive come una specie di guerra scherzosa fra le camicie rosse del “popolo”, seguaci del Boi garantido (Bue assennato, nda), e le camicie blu della “società”, guidate dal Boi caprichoso (Bue capriccioso, nda). Per quanto riguarda il calcio, che per i brasiliani rappresenta una vera e propria filosofia di vita, in tutta la serie vi è un unico episodio - Il campione (L. Mignacco [sog.&scen.] – G. Pallotti [dis.], nn. 223-224) – dove questo sport ha un ruolo centrale. La storia vede MISTER NO, ESSE-ESSE e PAULO ADOLFO togliere dai guai un talentuoso calciatore di MANAUS, Jesus de Rio Luna detto l’Indio, il quale, acquistato dalla prestigiosa squadra dei Millionarios di Bogotá, viene ricattato da alcuni malviventi colombiani per sabotare il derby con il Santa Fe. A risultare interessante non è però la trama in sé, ma alcuni aspetti come, ad esempio, il diverso atteggiamento di MISTER NO e ESSE-ESSE nei confronti del calcio: il primo, cresciuto con il baseball come gran parte degli americani, guarda annoiato, allo stadio di MANAUS, la partita della squadra locale, il Nacional, nella quale milita Jesus (prima del trasferimento in COLOMBIA); al contrario, ESSE-ESSE si esalta davanti alle prodezze dell’Indio e si vanta con il pilota di essere stato, da ragazzo, un ottimo portiere. Lo vediamo infatti, in una scena successiva, parare un tiro di Jesus esibendosi in un plastico tuffo. Simpatico poi l’omaggio di Mignacco al leggendario Pelé nella scena in cui PAULO ADOLFO augura a Jesus di indossare la gloriosa maglia della nostra Nazionale ai prossimi mondiali… e di vincere il campionato del mondo per tre volte…conquistando a titolo definitivo la Coppa Rimet che gli uruguaiani ci hanno “soffiato” nel ’50! 


Uno dei miti del Brasile, Pelé, mentre bacia la Coppa Rimet



Si tratta, per l’appunto, di un riferimento indiretto ma inequivocabile a Pelé, il quale, con i suoi gol e le sue giocate, portò la Nazionale brasiliana a vincere tre edizioni del mondiale - 1958, 1962 e 1970 -, il che valse alla Selecão la conquista definitiva della Coppa Rimet. Interessate anche il riferimento alla sfortunata finale del mondiale 1950, ricordata con grande rammarico dallo stesso PAULO ADOLFO: Eravamo in 220.000 a Rio per vedere l’ultima partita della coppa del mondo fra Brasile e Uruguay… avevamo la squadra più forte di tutti i tempi…tutti ci davano per favoriti! Quando segnò Friaça, all’inizio del secondo tempo, il Maracanà esplose di gioia. Poi venne il pareggio di Schiaffino al 66’… e la tragica rete di Ghiggia a dieci minuti dalla fine… La festa era finita, L’Uruguay era campione del mondo! Da allora ho giurato di non assistere mai più a una partita! In effetti, la suddetta sconfitta fu un trauma terribile per i tifosi brasiliani, alcuni dei quali addirittura si suicidarono subito dopo la partita. Nella saga del pilota c’è spazio pure per la musica brasiliana, anche se - fatta eccezione per qualche samba ballato da MISTER NO in dolce compagnia e per un fugace riferimento al cantante e chitarrista João Gilberto ne Il profeta (G. Nolitta [sog.&scen.] – F. Bignotti [dis.], nn. 116-119), è solo nella saga dell’addio che troviamo precisi riferimenti a una delle espressioni musicali più significative del Paese sudamericano: la bossa nova (di cui il succitato Gilberto fu uno degli inventori). Come spiegò lo stesso Sergio Bonelli a un lettore sulla Posta del n. 156, la bossa nova si affermò tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta, quindi in un periodo posteriore a quello in cui si svolgono le storie di MISTER NO e anteriore all’epoca di ambientazione della succitata saga (il 1970).


Il fuoriclasse Jesus tira e Esse-Esse para (MNO 223, pag. 53)



In Qualcosa è cambiato (G. Nolitta [sog.& scen.] – D. e S. Di Vitto [dis.], nn. 364-366) scopriamo che il pilota è un estimatore di Tom Jobim, il più importante compositore brasiliano. Appena sbarcato nel porto di BELÉM, dopo una lunga assenza dal BRASILE, MISTER NO sente le note di una canzone provenienti da un bar: …Si direbbe “Meditação”…No, è Insensatez”! Li ho sempre confusi questi due pezzi: si assomigliano un po’ troppo…eh! eh! tutta roba del grande Tom Jobim, comunque! Senti che ritmo! Ma no! “Chega de saudade”, ecco cos’è: la canzone simbolo e bandiera della bossa nova. Un altro celebre brano di Tom Jobim, Aguas de Março, viene cantato e suonato alla chitarra da Celina CAMARGO ne La foresta brucia! (G. Nolitta [sog.&scen.] – F. Busticchi e L. Paesani/R. Diso/D. e S. Di Vitto [dis.], nn. 371-373), davanti a MISTER NO ed ESSE-ESSE. E’ interessante notare che Jobim compose Aguas de Março nel 1972, mentre la storia in questione è ambientata due anni prima: difficile pensare a una svista cronologica di Bonelli/Nolitta (che annoverava, tra le sue tante passioni, la musica popolare brasiliana); piuttosto una licenza fumettistica, che peraltro risulta molto azzeccata. 


João Gilberto, uno dei più importanti musicisti brasiliani – MNO 116, p. 65



Celina Camargo canta Águas de Março, un classico di Tom Jobim (MNO 373, pag. 46)
 








BRASILIA 

Inaugurata ufficialmente il 21 aprile 1960, la capitale del BRASILE fu progettata dall’urbanista Lúcio Costa e dal famoso architetto Oscar Niemeyer, che diresse personalmente i lavori nel deserto del Planalto. A Brasilia – o, più precisamente, nei cantieri di costruzione della città (siamo all’incirca nel 1957) - è ambientato l’episodio Sentenze di morte (L. Mignacco [sog.&scen.] – M. Bianchini [dis.], nn. 207-208).


La copertina di Mister No n. 208, settembre 1992


L'assassino si appresta a uccidere l'architetto Morales (MNO 208, pag 51)


Fonte d'ispirazione: Il marchio giallo di Jacobs



In questa storia - un giallo di discreta fattura –, MISTER NO accompagna l’amico muratore Eduardo nei suddetti cantieri, che divengono ben presto teatro di misteriosi omicidi. A commetterli è un individuo con il volto celato da una maschera antigas, che usa firmare i suoi delitti con uno strano simbolo scritto con la vernice verde e costituito da un 3 posto all’interno di un cerchio. Le vittime, uccise nei modi più diversi, sono: il capomastro Silva, l’architetto Antonio Morales, il piastrellista Nestor Pineiro e il costruttore Mario Picasso. Solo grazie a MISTER NO, la polizia riesce, alla fine, a scoprire l’assassino, che è proprio un poliziotto: il sergente Esperança. Nella sua confessione, questi rivela di aver agito per vendetta: anni prima, a San Paolo, sua moglie e suo figlio erano stati tra le vittime del crollo di una palazzina popolare, il Blocco 3 (da cui il simbolo lasciato sui luoghi dei delitti), progettata e costruita rispettivamente da Morales e Picasso. Questi ultimi erano stati assolti nel processo a loro carico grazie a due testimoni corrotti: Silva e Pineiro. Se il sergente Esperança è un assassino che ha molte attenuanti, quindi non un villain nel senso pieno della parola; i personaggi più odiosi della storia sono proprio Morales e Picasso, mentre la figura più simpatica è senza dubbio l’architetto Nadine Fournier, una bella ragazza francese che ha un flirt con MISTER NO


Il sergente Esperança si tradisce e a Mister No non sfugge (MNO 208, pag. 90)


 
Brasilia ricompare all’inizio de La foresta brucia! (G. Nolitta [sog.&scen.] – F. Busticchi e L. Paesani/R. Diso/D. e S. Di Vitto [dis.], nn. 371-373): è nella capitale brasiliana, infatti, che MISTER NO incontra lo sfortunato avvocato Jean Meurisse (vedi Rudy WEBBER), paladino dei diritti dei più deboli, il quale si fa portare, a bordo del PIPER, a Castanheira, nello Stato di Acre. E’ di Brasilia anche il rivale di Meurisse, il subdolo avvocato Bochner, che tutela gli interessi della Burgama (vedi CAMARGO, CELINA).


Sullo sfondo, la Cattedrale di Brasilia, una delle opere più note dell'architetto Oscar Niemeyer (MNO 371, pag. 8)


L'avvocato Jean Meurisse (MNO 371, pag. 21)


Curiosità: Sebbene sia di colore verde, il simbolo con cui l’assassino di Sentenze di morte firma i suoi delitti è un’evidente citazione de Il marchio giallo, celebre storia (1953-54) di Blake e Mortimer, serie a fumetti creata nel 1946 dallo scrittore e disegnatore belga Edgar P. Jacobs. Anche il look assunto da Esperança quando commette i suoi delitti richiama un po’ quello del misterioso criminale de Il marchio giallo. Sempre riguardo a Sentenze di morte, è storico l’episodio della visione di Don Bosco, mostrata nel suggestivo prologo dell’episodio. Il 30 agosto 1883, il santo piemontese fece un sogno in cui aveva la visione di una ricchissima terra promessa situata in BRASILE, tra il quindicesimo e il ventesimo parallelo di latitudine sud: l’esatta localizzazione di Brasilia


Le avveniristiche architetture di Brasilia.
 



BURNS, IRA

Tra i più odiosi personaggi apparsi nella serie, Ira Burns è un regista sadico e totalmente privo di scrupoli: è infatti disposto a sacrificare persino vite umane pur di girare una scena emozionante. Nella storia Cinema crudele (A. Castelli [sog.&scen.] – F. Bignotti [dis.], nn. 69-72), Burns giunge con la sua troupe in AMAZZONIA – precisamente a Manicoré - per realizzare un film-documentario intitolato Olocausto indio. La suddetta troupe, a cui MISTER NO fa da guida, comprende anche l’avvenente Susan Stevens, attrice principale; lo sceneggiatore alcolizzato Al CASTLE; il primo attore Walker, che è della stessa pasta di Burns; Camilo Vargas alias Turax, un facchino dal fisico possente ma con la mente di un bambino, che pensa di essere un nuovo Tarzan.


La copertina di Mister No n. 70, marzo 1981



Alla troupe si unisce anche un poliziotto locale, il colonnello Camargo, con il preciso compito di controllare che i cineasti non infrangano la legge. In realtà, Camargo non tarda a farsi corrompere da Burns affinché chiuda un occhio sui suoi abusi, che non sono certo pochi e ai quali si oppone solo MISTER NO. Oltre a maltrattare gli indios e umiliare ripetutamente Turax, il regista fa torturare da Walker una povera scimmia e causa la morte dell’ingenuo tarzanide: infatti, quando Turax viene aggredito da un ANACONDA, Burns impedisce al cineoperatore di soccorrerlo e gli ordina di filmare la scena. Come se ciò non bastasse, il regista tenta di violentare una ragazza della tribù Tucuna, scatenando la furia degli indios. 

Ira Burns (MNO 70, pag. 51)


 
Le nefandezze commesse da Burns non resteranno impunite: il regista e il suo sodale Walker verranno uccisi da un misterioso assassino, il quale si rivelerà essere, alla fine della storia, un membro della troupe, l’operatore Carlos Rodriguez. Come scoprirà MISTER NO, Rodriguez – che muore mentre tenta la fuga - aveva voluto vendicare la morte della sua ragazza, una campionessa di nuoto che era stata divorata da uno squalo sul set di un documentario di Burns. Il cinico regista aveva fatto riprendere la scena e ci si era arricchito, vendendola alle televisioni. 


Mister No impartisce una meritata lezione a Burns (MNO 70, pag. 95)


 
Curiosità: Il titolo del film di Ira Burns, Olocausto indio, richiama alla mente il famoso horror di Ruggero Deodato Cannibal Holocaust (1980), e la cosa non è certo casuale. Infatti, nel n. 15 della rivista Il Fumetto (Anaf, Bologna, settembre 1981), Alfredo Castelli, parlando di Cinema crudele, fece la seguente dichiarazione: I cineasti sono ispirati ad alcuni cinematografari che ho avuto la sfortuna di incontrare a Leticia, Colombia, dove giravano l'abominevole “Cannibal Holocaust”. Senza arrivare a commettere tutte le nefandezze descritte nell'avventura, hanno comunque ucciso e torturato un buon numero di animali.


BUSH NEGROES 

Etnia del Suriname e della Guyana Francese formata dai discendenti degli schiavi neri che, a partire dal XVII secolo, per sfuggire ai colonizzatori europei, si rifugiarono nella giungla, dove ripresero a vivere alla stessa maniera dei loro antenati africani. Noti anche come Maroon, i Bush Negroes (letteralmente: Negri della boscaglia) compaiono ne L’uomo della Guyana (G. Nolitta [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], nn. 6-7), suscitando notevole stupore in MISTER NO, che all’inizio – vedendo i loro volti e il loro villaggio: un vero e proprio pezzo d’AFRICA in piena AMAZZONIA - pensa addirittura di essere vittima di un’allucinazione.


Mister No n. 6, novembre 1975. Disegno di Ferri

Mister No non crede ai suoi occhi: un villaggio africano in piena Amazzonia – MNO 6, p. 97

Il pilota alle prese con i Bush Negroes – MNO 7, p. 9


Il pilota teme inoltre che i Bush Negroes siano cannibali, ma la sua compagna Anouk REMY lo tranquillizza, dicendogli che si tratta di gente mansueta e inoffensiva. Tuttavia, smentendo le parole della bella francesina, gli indigeni si mostrano subito ostili, costringendo alla fuga MISTER NO e Anouk. Il comportamento dei Bush Negroes, che la ragazza non riesce a spiegarsi, è motivato dal fatto che, il giorno prima, i tre criminali marsigliesi inseguiti dai Nostri, oltre ad aver rapito il padre di Anouk: l’ex galeotto Julien Remy, hanno rubato agli indigeni una canoa e hanno fatto prigionieri due di essi, tra cui il capotribù. Alla fine dell’episodio, i Bush Negroes liberano i loro compagni, massacrando - con lance e frecce – i suddetti marsigliesi, i quali, poco prima, avevano catturato anche MISTER NO, il cui tentativo di liberare Remy padre e i due indigeni era fallito.


Mister No n. 7, dicembre 1975. Disegno di Ferri.

I Bush Negroes attaccano i criminali marsigliesi – MNO 7, p. 48


Prima di lasciare andare il pilota e l’anziano Remy, il capo dei Bush Negroes chiede loro se hanno intenzione di riferire alle autorità di Saint-Laurent-du-Maroni (la città guyanese dove vivono l’ex galeotto e sua figlia) quanto è successo nella foresta. MISTER NO gli dice di non preoccuparsi: Se questa faccenda venisse fuori, ci tireremmo addosso chissà quante e quali grane. […] Noi ce ne torneremo a Saint-Laurent con l’aria di chi ha semplicemente fatto una gita sul fiume… …e ci auguriamo che le erbe della giungla coprano al più presto, e per sempre, le ossa di questi tre tagliagole. Le parole del pilota convincono il capotribù: E’ quello che volevo sentirti dire. Andate pure, dunque: mi fido della vostra parola!



Il capo dei Bush Negroes si fida di Mister No e lo lascia andare via con Julien Remy – MNO 7, p. 57

Una famiglia di Bush Negroes del Suriname in una foto del 1915



Massimo Capalbo 


N.B. Oltre a seguire i link nel testo potete trovare i collegamenti alle altre lettere dell'Atlante nella pagina della Bussola!

P.S. del 5 luglio 2014: abbiamo integrato il post originale con la voce Bush Negroes!