martedì 12 febbraio 2013

MORTE CHIMICA. SAGUARO 9

di Filippo Pieri


Nel Maggio del 2012 la Sergio Bonelli Editore ha fatto uscire un nuovo fumetto avventuroso, Saguaro. Dopo molti anni di miniserie, ovvero di fumetti con una fine prestabilita, Saguaro è il ritorno della casa editrice milanese a una serie regolare, potenzialmente infinita. La scelta, soprattutto in un momento di crisi generale come questo, è certamente coraggiosa e potrebbe essere premiata dal pubblico bonelliano che ha bisogno di tempo per affezionarsi ad un personaggio.
Serie come Dylan Dog o Alan Ford ci hanno messo degli anni prima di esplodere e di diventare dei cult.


Il cactus saguaro.


Saguaro è il soprannome (che lui non ama) del protagonista, Thorn Kitcheyan. E' un "nativo americano", discendente dei Navajo; dopo aver combattuto nel Vietnam ed essere stato ferito seriamente nel Laos, torna a casa a Window Rock nella Contea di Apache, al confine tra l’Arizona e il Nuovo Mexico. In realtà la sua casa non esiste. Grazie forse anche al suo carattere spinoso ma generoso (Saguaro infatti è un cactus del deserto che al suo interno racchiude l’acqua fonte di vita), Thorn vive ai margini della civiltà in una roulotte usata senza elettricità e fuori dalla riserva. Ai nostalgici di Mister No, in questo e in altri aspetti un po’ lo ricorda. E forse non a caso, dato che sembra che sia stato lo stesso Sergio Bonelli, a suggerire di ambientare la serie in un’epoca passata, il 1972, dove il mondo era molto diverso da oggi. Questo permette al creatore del personaggio, il poliedrico Bruno Enna, capace di passare con disinvoltura dal mondo Disney a quello bonelliano, di occuparsi di un risvolto storico non molto conosciuto in Italia, quello della ribellione e protesta degli indiani, una sottotraccia che si preannuncia come ricorrente nella serie.
Saguaro è un personaggio forte e sicuro di sé, lontano per esempio dai tormenti degli eroi moderni come Nathan Never. Viene scelto per formare uno speciale gruppo federale che possa indagare su tutti quei casi in cui la polizia tribale non ha competenza o giurisdizione - e la prima persona che recluterà sarà la figlia dello sceriffo, Kai. Una spalla sicuramente convincente ma, come Thorn, priva di umorismo.


Bruno Enna, nell'interpretazione "disneyana" di Siniscalchi.



Ecco... se dobbiamo trovare un difetto alla serie, forse manca un comprimario divertente che bilanci un po’ la seriosità del protagonista. Quell’alchimia magica che troviamo per esempio tra Tex e Carson, o tra Zagor e Cico.
E lo si vede anche nell’albo di questo mese il numero 9 “Odio Cieco”.
Fabio Valdambrini, qui alla sua seconda prova sul personaggio dopo l’episodio d’esordio, si dimostra ancora più a suo agio con il personaggio e realizza un’ottima prova. Bruno Enna costruisce una sceneggiatura solida e convincente, che si apre al presente facendoci vedere il nostro eroe in pericolo, per poi con un flashback lungo tutto l’albo farci vedere come siamo arrivati a quel punto.


Fabio Valdambrini realizzò la copertina di Dime Press n. 10, nel lontano 1995.



Una donna navajo è morta in circostanze misteriose mentre era ricoverata in una clinica e il suo cadavere è scomparso. Il marito, un uomo violento e con numerosi precedenti, accusa la multinazionale che estrae l’uranio vicino alla riserva, la Rockwell, di aver ucciso la moglie, mentre nella riserva la mancata sepoltura del cadavere alimenta vecchie credenze popolari. Thorn e Kai seguono più piste finché non scoprono che le scorie della fabbrica hanno contaminato la falda acquifera. Questo porta il lettore a credere che la donna sia morta per questo. La verità però è un’altra e per certi versi è ancora più triste. La donna era incinta di un uomo che non amava più e che non avrebbe lasciato solo per rispetto della famiglia. Cosi aveva deciso di abortire ed erano state le conseguenze di quel gesto a ucciderla. Il marito, scoperta la tragica verità, tenta di uccidersi, ma Saguaro glielo impedisce perché non può permettegli di cavarsela cosi. Nell’albo viene affrontato anche il tema - ricorrente nella serie - delle tensioni sociali tra bianchi e rossi, violenza che scoppierà in città e causerà un morto.
Buona anche la copertina di Davide Furnò, anche se la posizione con cui Saguaro si aggrappa alla montagna non convince del tutto e non si spiega il perché il pellerossa tenga la pistola con la sinistra quando Jack è destro. Ma non è la prima volta che succede su un albo Bonelli...



La copertina di Saguaro n. 9, febbraio 2013. Disegno di Furnò.



Saguaro 9
ODIO CIECO
Febbraio 2013
pagg. 100, € 2,90
Testi: Bruno Enna
Disegni: Fabio Valdambrini
Rubriche: Gianmaria Contro
Copertina: Davide Furnò


Filippo Pieri

N.B. trovate le altre recensioni bonelliane sul Giorno del Giudizio!

2 commenti:

  1. Cari Ceri e Manetti,
    voi che sapete tutte le Bonelli News, è vero come ho letto in un altro blog che le vendite di questo fumetto sono in calo e addirittura si starebbe pensando di trasformare la serie in miniserie?
    Io ho trovato questo numero inferiore ai due precedenti, ma in linea con la media vista finora. Valdambrini poi mi è sembrato migliorato rispetto a quando disegnava Mister No.
    Ciao, Romolo

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    1. Ciao, Romolo! Purtroppo rispondiamo con ritardo al tuo commento a causa di una mancata segnalazione del medesimo... Ancora, però, non sappiamo niente di preciso. Attendiamo.

      Inoltre, cogliamo l'occasione per segnalare la rimozione di un altro commento a questo post, intervento ricco di imperativi e bruschi consigli, inserito da un tizio anonimo molto scocciato perché secondo lui - usando l'abominevole anglicismo tanto di moda, ovvero "spoiler", che credevamo appartenere, in italiano, soltanto all'argot delle corse automobilistiche - gli avevamo rovinato la lettura dell'albo. Io dico: se non hai ancora letto il fumetto aspetta di averlo fatto prima di leggere la recensione, se hai paura che due accenni alla storia possano rovinarti la giornata!

      ;-)

      DW

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